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ROI.
Utilizzando l'EVA tutte le unità di business hanno obiettivi di reddito che dipendono unicamente
dall'entità del capitale investito e dal costo medio ponderato del capitale. Al contrario, gli incentivi
che il ROI produce cambiano da una divisione all'altra in funzione della loro attuale redditività. Una
divisione che conseguisse un ROI del 20% sarebbe restia a investire in progetti che prospettassero
un valore di ROI analogo o inferiore. Utilizzando il ROI si demotivano le divisioni caratterizzate da
alta redditività a compiere nuovi investimenti, mentre quelle che conseguono bassi rendimenti sono
incoraggiate a compiere investimenti sia pure con rendimenti attesi inferiori di quelli rifiutati dalle
divisioni redditizie.
Decisioni che accrescono il ROI di una divisione possono ridurre la ricchezza prodotta. Se la
performance del centro di investimento è misurata in termini EVA, allora investimenti che generano
un risultato operativo superiore al costo del capitale investito aumentano sempre il valore dell'EVA
e conseguentemente risultano attraenti.
Utilizzando l'EVA si possono userà tassi di rendimento diversi per attività diverse. In definitiva,
utilizzando l'EVA è possibile rendere il sistema di controllo manageriale coerente con lo schema
concettuale del capital budgeting. Conseguentemente a una certa catagorica di attività
immobilizzate si dovrebbe associare il medesimo rendimento richiesto qualora fosse la BU, a
prescindere cioè dallo specifico livello di redditività della divisione che compie l'investimento. In
tal modo, i responsabili divisionali sono incoraggiati ad assumere decisioni d'investimento coerenti
con le attese di rendimento dell'impresa.
I valori dell'EVA sono correlati positivamente e significativamente con il valore di mercato
dell'impresa e incentivare il management ad aumentar e il valore dell'EVA significa influenzare
indirettamente la crescita del valore per la proprietà.
Il legame tra EVA e valore di mercato delle azioni risolve un altro problema che si ha quando le
divisioni non sono imprese indipendenti quotate in borsa e non si conosce il loro valore di mercato.
In queste condizioni non si è in grado di capire quanto una singola divisione abbia o no contribuito
alle variazioni del prezzo delle azioni dell'impresa nel suo complesso, mentre il calcolo dell'EVA è
sempre possibile.
L'EVA costituisce una sorta di scudo contro il rischio collegato alle variazioni dei prezzi azionari
che i manager non controllano, se non in parte.
In definitiva, il migliore criterio indiretto per favorire a livello divisionale la creazione di valore per
gli azionisti è chiedere ai manager delle divisioni di ottenere valori positivi dell'EVA. Se l'EVA è
utilizzato come parametro di misurazione della performance, allora i manager saranno motivati a
compiere azioni volte ad accrescere il valore e pertanto ad aumentare la ricchezza per gli azionisti.
Questo meccanismo diventa comprensibile se si considera la formula del calcolo dell'EVA:
EVA = Capitale investito x (ROI – costo ponderato del capitale)
Per incrementare il valore dell'EVA è possibile procedere nei seguenti modi: effettuare nuovi
investimenti in attività, prodotti e/o linee di business che prospettano un ROI superiore al costo
medio ponderato del capitale; allineare attività, prodotti e/o linee di business il cui ROI risulti
inferiore al costo medio ponderato del capitale; intervenire sulla struttura finanziaria per abbassare
il costo del capitale; incrementare i ricavi, i margini percentuali di profitto o il tasso di rotazione del
capitale ma senza influenzare le altre variabili dell'equazione.
11.5 Una sintesi sull'utilizzo dell'EVA
Le debolezze concettuali del ROI nel valutare le performance sono però reali e incoraggiano spesso
i responsabili delle divisioni ad adottare comportamenti contrari agli interessi dell'impresa.
L'EVA è un indicatore più oneroso da gestire ma più efficace come strumenti di misurazione della
performance economica, sebbene non risolva tutti i problemi della redditività di un centro di
investimento. L'EVA non consente di risolvere la questione che riguarda la contabilizzazione delle
attività immobilizzate. Se le immobilizzazioni sono inserite nella base d'investimento al costo
storico allora il CEO di una divisone può aumentare l'EVA avviando azioni contrarie agli interessi
dell'impresa. La questione potrebbe essere evitata adottando politiche di ammortamento
caratterizzate da quote crescenti nel tempo, una pratica però mai adottata nella prassi perché
decisamente contro-intuitiva, non contabile e costosa da gestire. Viceversa, se le immobilizzazioni
fossero inserite nella base d'investimento al valore contabile netto analogamente a quanto accade
con il ROI, il valore dell'EVA crescerebbe automaticamente con il trascorrere del tempo riducendo
nei manager la motivazione a investire. I nuovi investimenti deprimono l'EVA nei primi anni della
vita economica a motivo dell'alto valore contabile netto e del conseguente alto valore.
Un altro problema è legato al fatto che alcune attività potrebbero essere sottostimate o non stimate
affatto se trattate come costi di periodo anziché essere capitalizzate. L'EVA incentiva la
capitalizzazione perché essa presenta a regime un valore dell'EVA più basso di quello che si
manifesterebbe trattando i costi capitalizzatili come di competenza del periodo.
Tenuto conto di tutti questi problemi esposti, alcune imprese decidono di escludere le attività
immobilizzate dalla base d'investimento. Esse associano dunque un capital charge solo alle attività
controllabili dal manager delle divisioni, mentre la holding controlla quelle immobilizzate con
criteri diversi. Qualora esclusi dalla base di investimento, gli investimenti in attività possono essere
controllati dalla casa madre: ex ante, attraverso il processo di valutazione economica degli
investimenti e ex post, attraverso una serie di revisioni volte a stabilire se i flussi di cassa abbiano
poi effettivamente avuto la manifestazione quantitativa e temporale prevista.
L'EVA poi presenta poi dei problemi di oggettività della misurazione, non solo perché le rettifiche
da apportare al risultato economico richiedono una significativa discrezionalità, ma anche perché i
manager possono influenzare i valori i valori dell'EVA al pari dei valori contabili. Infine l'EVA non
è il reddito economico giacché riflette il risultato economico di transazioni già avvenute. Ha il focus
sulla performance passata. Al contrario, il reddito economico riflette sopratutto aspettative di
crescita dei flussi di cassa futuri. L'EVA rimane un indicatore imperfetto delle variazioni del reddito
economico di imprese il cui valore fosse in grande misura da ricondurre ad aspettativa di crescita
anche se valutare il management sul corso delle azioni potrebbe motivarlo a tentare di influenzare
illecitamente le aspettative sul mercato.
11.5.1 Misure sintetiche di performance di mercato versus misure sintetiche di
performance di bilancio
Il controllo deve avvalersi di molteplici criteri che integrano le valutazioni economiche con
valutazioni di altra natura. Ci sono degli indicatori di sintesi che riassumo le conseguenze della
maggior parte delle decisioni dei manager. Se l'impresa è quotata in borsa esiste un indicatore di
mercato della performance che reclamerebbe una maggiore importanza considerata la sua
oggettività, precisione e facilità di comprensione. Il più importante indicatore di performance
dell'impresa nel periodo, denominato reddito economico o economic income. È indubbio che un
obiettivo centrale del manager sia quello di fare crescere questo valore e dunque di creare ricchezza
per gli azionisti.
Gli indicatori sintetici di mercato soffrono di una severa limitazione, riconducibile alla loro scarsa
controllabilità e al dovere disattendere il principio di allineamento fra autorità e responsabilità,
secondo il quale le persone dovrebbero essere ritenute responsabili di ciò che controllano. Il prezzo
delle azioni è influenzato da molti fattori e il suo cambiamento in un certo periodo non riflette
soltanto la perfomance passata ma le attese di mercato. Potrebbe essere rischioso valutare la
perfomance e basare gli incentivi per un manager sui valori di mercato, potendo quest'ultimi
rappresentare non tanto la perfomance, quanto piuttosto le attese di perfomance. I valori di mercato
non si riferiscono solo a una perfomance già realizzata ma rappresentano anche aspettative. Se
compensi rilevanti fossero collegati al prezzo delle azioni allora i manager potrebbero essere portati
a diffondere informazioni non riservate su progetti d'innovazione o di acquisizione o informazioni
non veritiere volte a influenzare le aspettative di mercato, nonostante tutto questo possa danneggiare
l'impresa. Se si valutano i responsabili di una divisione in base all'EVA e non al reddito economico
allora si aumenta la controllabilità della misurazione da parte del management e si evitano
tendenzialmente pericolose distorsioni di comportamento.
Taluni affermano che sia possibile migliorare le misure sintetiche di mercato rendendole relative e
maggiormente rappresentative degli aspetti controllabili. Gli indicatori sintetici di natura contabile
come il reddito o l'EVA rimangono pertanto i criteri più attendibili e diffusi di valutazione della
performance dei manager divisionali, anche a livelli gerarchici inferiori a quelli del top management
team. 11.6 I prezzi di trasferimento
Se due o più centri di profitto o di investimento sono congiuntamente responsabili dello sviluppo,
della produzione e della commercializzazione di un prodotto, allora è necessario che il reddito
generato dalla vendita sia ripartito tra ciascuno di essi. Il prezzo di trasferimento consente di
determinare il ricavo della divisone fornitore e il costo di quella cliente e pertanto il reddito di
entrambe.
Un prezzo di trasferimento valorizza i prodotti forniti da un centro di profitto ad altri centri di
responsabilità. È per gli scambi interni, l'equivalente del prezzo di mercato, che misura il valore
degli scambi tra un'azienda e i suoi clienti esterni. Sono un ricavo per i centri di responsabilità
poiché vendono il prodotto e un costo per un centro di profitto poiché lo ricevono e quindi lo
acquistano.
Ci sono due tipi generali di prezzi di trasferimento: il prezzo basato su valori di mercato e il prezzo
basato sul costo.
Se esiste un prezzo di mercato per il prodotto scambiato, allora un prezzo di trasferimento basato su
valori di mercato è preferibile a un prezzo di trasferimento basato sul costo