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CARATTERISTICHE DELLA GLOBALIZZAZIONE

Per leggere la globalizzazione e le sue caratteristiche, Neil J. Smelser (1997) parte

descrivendo quattro rivoluzioni che si sono affermate in questo specifico contesto:

1) La continua crescita economica a livello mondiale ha determinato l’espansione e

l’incremento del capitalismo internazionale basato sul mercato e, nel contempo, il

collasso delle alternative costituite dalle altre vie;

2) La continua affermazione delle conquiste democratiche, il cui impulso e i cui valori

hanno contagiato anche il mondo socialista, determinandone il crollo;

3) La rivoluzione nella solidarietà e nell’identità, che comporta la riaffermazione di

gruppi e movimenti subnazionali, basati sull’appartenenza regionale, religiosa, di

razza, di linguaggio, di genere, i quali premono per l’affermazione dei loro diritti ed

esprimono la loro lealtà non più alla classe o allo Stato, ma ai propri gruppi di

appartenenza;

4) La rivoluzione ambientale che se, da un lato, scaturisce dall’impatto distruttivo

sull’ambiente naturale causato proprio dallo sviluppo, dall’altro, ha scatenato una

mobilitazione delle coscienze intorno a questo tema, con il relativo sforzo di attuare

politiche ed interventi mirati al raggiungimento di un equilibrio sostenibile fra il

dominio della natura e la sua conservazione.

CONSEGUENZE DELLA GLOBALIZZAZIONE

La globalizzazione porta con sé sia vantaggi che svantaggi. Secondo Zygmunt Bauman

(1999), una delle conseguenze della globalizzazione è che “il globale finisce sempre per

diventare locale e individuale” perché i problemi vengono creati dall’economia

sovranazionale ma le soluzione rimangono a livello locale e devono essere gestite da Stati

Nazione sempre più impotenti. Questo comporta anche una crescita delle ingiustizie sociali:

ci sono infatti pochi ricchi globali e molti poveri locali.

Touraine (2000) afferma che una delle conseguenze della globalizzazione è la crisi della

democrazia. Infatti i comportamenti economici sono assoggettati alle imprese multinazionali

e c’è stato un indebolimento dello Stato Nazione e della mobilitazione sociale. I rischi che

questo comporta sono la rinuncia da parte dei giovani allo status di cittadino con diritti di

consumatore ma anche una società civile chiusa che richiami lo stato comunitario.

Manuel Castells (2001), invece, mette in evidenza i due volti della globalizzazione dei

mercati, le due categorie che si contrappongono in questo contesto:

- Da un lato, le tecno-élites → Secondo i profeti della tecnologia, che credono davvero

nelle virtù magiche del mercato, ogni cosa andrà per il meglio, purché si dia libero

corso alla capacità inventiva e alla concorrenza. Saranno necessari solo pochi

provvedimenti per prevenire la corruzione e rimuovere gli ostacoli burocratici lungo la

strada che ci farà spiccare il volo verso l’iper-modernità;

- Dall’altro, i neoluddisti → Chi, viceversa, non è appassionato di Internet, ma vive

sulla propria pelle i licenziamenti, la mancanza di servizi sociali fondamentali, il

crimine, la povertà, e ha tutta la vita messa sottosopra. I neoluddisti pensano che la

globalizzazione non sia altro che una riedizione della tradizionale ideologia

capitalistica.

Richard Sennett (2006) cerca di far comprendere quali conseguenze ha la globalizzazione

sul modo di lavorare e, in generale, sulla vita della popolazione. Nello specifico, per

descrivere il cambiamento nell’architettura delle istituzioni prende come modello l’MP3: in

base a delle skill specifiche, si assumono ruoli con competenze verticali sino al

completamento del task. Questo modello porta a precariato e proliferare di contratti a

termine.

Stiglitz (2006) e, più in generale, la Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi (Settembre 2009), ha

cercato di delineare anche gli aspetti positivi della globalizzazione, dando anche una

risposta politica e cercando quindi di costruire una globalizzazione che funziona.

Inizialmente la Commissione usa il PIL come indice determinante del benessere dei cittadini

ma incappa nel problema di avere paesi ricchi ma con gente povera. Per avere invece

un’analisi più equa e giusta si dovrebbe prendere in considerazione il benessere materiale

(attenzione al reddito e al consumo e non alla produzione, riferimento al nucleo familiare,

enfasi su disuguaglianze, studiare prestazioni dirette tra soggetti, misurare i servizi dello

Stato in base all’impatto sul benessere dei

singoli) e benessere non materiale (attenzione al tempo libero e alle relazioni sociali,

attenzione alle fragilità). Quindi per Stiglitz si deve riformare la globalizzazione

focalizzando l’attenzione su povertà, lavoro e disoccupazione, piuttosto che l’inflazione;

pensando al debito pubblico e potenziando un mercato equo; dando attenzione alla

sostenibilità e all’ecologia.

ANALISI PRIMARIA E SECONDARIA… come

rilevare le informazioni per la ricerca?

Le informazioni per la ricerca possono essere rilevate attraverso tecniche di analisi primaria

o di analisi secondaria:

- ANALISI PRIMARIA→ L’analisi dei dati avviene direttamente tramite indagini ad hoc.

Si tratta di un’indagine costruita intorno a specifici obiettivi;

- ANALISI SECONDARIA → L’analisi avviene indirettamente, attingendo a

informazioni già raccolte da altre fonti statistiche: si tratta insomma di una rianalisi di

file già esistenti. Un’analisi di questo tipo presenta notevoli vantaggi economici, in

quanto consente un risparmio di tempo e risorse. Le informazioni a disposizione per

quest’analisi sono però state raccolte con finalità diverse da quelle del contesto in cui

vengono riutilizzate e per questa ragione è sempre necessario chiedersi quanto le

informazioni a disposizione siano adeguate per la ricerca che stiamo svolgendo,

ripercorrendo il processo di produzione dei dati (parliamo quindi di metadati).

Esempio di uso di dati secondari: studio sul suicidio di Durkheim

In quella che può essere considerata la prima ricerca della sociologia, il grande sociologo

francese Émile Durkheim prende in esame un fenomeno ai suoi tempi assai discusso, il

suicidio, proponendosi di applicare tecniche di analisi quantitativa a un problema sul quale

per secoli si era fatta solo della speculazione filosofica. E lo fa proprio a partire dalle fonti

statistiche ufficiali: prende in esame il totale dei suicidi registrati per singolo anno (nel

periodo compreso tra il 1841 e il 1878) in undici paesi europei e li analizza tramite tecniche

di analisi secondaria, finalizzata alla comparazione dei dati in base a caratteristiche

demografiche, geografiche e sociali. Sono state fatte ipotesi sull’esistenza di una relazione

tra religione e suicidio e per questo sono stati confrontati paesi protestanti e cattolici ed

emerso che il suicidio varia in ragione inversa al grado di integrazione religiosa della società.

Successivamente, sono stati sudiati altri fattori come il ruolo della famiglia, per capire se il

suicidio fosse legato al fatto di essere soli o meno, e si è definito che la presenza di una

famiglia diminuisce il tasso di suicidi. Ultimo fattore preso in causa è la politica perché si è

notato che, nei momenti storici in cui ci sono maggiori tensioni sociali, diminuiscono i suicidi

perché c’è maggiore coesione sociale. Una criticità di questo studio però è che sono stati

presi in considerazione solo i suicidi avvenuti e registrati come tali, ma sarebbe stato utile,

prendere in considerazione anche i tentati suicidi e la veridicità delle registrazioni dei suicidi,

approfondimenti che sarebbero stati possibili con i metadati.

TIPI DI DATI e DATA WAREHOUSE

I dati possono essere di vario tipo:

- MICRODATI → Parliamo di microdati quando le fonti statistiche ufficiali mettono a

disposizione delle matrici di dati casi x variabili. Si tratta quindi del complesso dei dati

elementari, cioè le singole istanze relative alle unità di rilevazione o di analisi

osservate nelle indagini statistiche.

- MACRODATI → Si tratta di un complesso di dati aggregati, costruiti a partire dai

microdati.

Inoltre parlare di dati e METADATI non è la stessa cosa. I metadati sono essenziali per

garantire la comprensione, l'efficienza e l'efficacia nella gestione dei dati, specialmente in

contesti come la ricerca scientifica, la gestione delle risorse informatiche e la condivisione di

dati su larga scala.

Elemento fondamentale dei dati è, ovviamente, la loro accessibilità: è infatti importante che

l’accesso ai dati avvenga in maniera trasparente e tempestiva. I dati sono presenti nei

cosiddetti DATA WAREHOUSE, portali online che ci consentono l’interrogazione,

l’estrazione di dati e la generazione di report contenenti dati aggregati. Esiste anche il

Datawarehouse ISTAT, una banca dati di carattere generale più importante con accesso

libero e gratuito per tutti. Offre un patrimonio informativo statistico completo e omogeneo. I

contenuti di I.Stat sono costantemente aggiornati e i dati sono organizzati per temi, sono

presentati in forma aggregata in tavole multidimensionali, con la possibilità di comporre

tabelle e grafici personalizzati, agendo sulle variabili, i periodi di riferimento e a disposizione

di testate e fiancate.

FONTI STATISTICHE UFFICIALI

Le fonti statistiche ufficiali sono qualsiasi ente o istituto che consenta di acquisire

informazioni o dati riguardanti fenomeni, avvenimenti, gruppi sociali spazialmente o

temporalmente definiti. Queste fonti forniscono grandi opportunità per la ricerca sociale,

esse, infatti, consentono:

- l’analisi e la descrizione della struttura della società

- lo studio delle ripartizioni territoriali

- lo studio comparato tra le nazioni

- studi nel tempo

- studi su campioni probabilistici

Ma ovviamente, le fonti statistiche ufficiali presentano anche dei limiti. La natura dei dati,

infatti, non sempre soddisfa le esigenze del ricercatore: questo perché i dati amministrativi

sono limitati a variabili fattuali, cioè oggettive e comportamentali, mentre restano esclusi

quelle relative alla sfera soggettiva di opinioni, motivazioni, atteggiamenti, rilevabili con le

indagini ad hoc.

Fonti nazionali e internazionali

Le fonti statistiche ufficiali si distinguono in nazionali e internazionali. In Italia, le fonti

statistiche ufficiali nazionali si trovano all’interno del Sistema Statistico Nazionale (SISTAN),

una rete di circa 10mila operatori pubblici e privati, coordinata dall’Istituto Nazionale di

Statistica (ISTAT). Ne fanno parte Istat, Uffici di statistica delle amministrazioni centrali e

locali, delle camere di commercio e di alcuni enti privatizzati. Le f

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Publisher
A.A. 2024-2025
37 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher susannaprt di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia della ricerca sociale e analisi dei consumi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Fornari Rita.