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Stati Uniti si sono cominciate a scrivere storie letterarie di nuova impostazione.
Può essere utile soffermarsi in modo su due dei momenti storicamente cruciali e fondanti del
dibattito novecentesco e su alcune delle proposte di maggior spessore teorico: quelle del formalismo
sovietico e dello strutturalismo praghese.
Se si esamina, anzitutto, la tradizione degli studi formalistici, si possono trovare posizioni, rispetto
al problema della storia letteraria, più complicate e interessanti di quello che ci si potrebbe
aspettare. I formalisti russi, infatti, non si limitavano a studiare la letteratura solo da un punto di
vista teorico e astratto, ma riflettevano anche sulla storia letteraria, cioè su come le forme letterarie
cambiano nel tempo. A questo proposito, Ceserani cita Boris Ejchenbaum → egli sottolinea che,
anche se i formalisti erano interessati principalmente ai procedimenti formali (cioè, agli aspetti
tecnici e stilistici delle opere), a un certo punto hanno iniziato a riflettere su come questi
procedimenti si evolvono storicamente. Questo ha portato a uno spostamento dalla semplice analisi
formale alla considerazione del contesto storico e del cambiamento delle forme letterarie nel tempo.
Viene, cioè, a crearsi una duplice prospettiva: quella dello studio teorico (→ capire le tecniche
letterarie) e quella dello studio storico (→ analizzare l’evoluzione di queste tecniche nel corso del
tempo, per capire come e perché certi procedimenti diventano più o meno importanti in diverse
epoche). Questa combinazione di teoria e storia ha portato a una visione più complessa della
letteratura. I formalisti, infatti, si sono resi conto che le tecniche letterarie non restano sempre
uguali, ma acquistano significati diversi a seconda del contesto storico.
Günther, uno studioso tedesco, spiega che i formalisti hanno dato vita al primo progetto di una
storia strutturale della letteratura, diversa dalla storia tradizionale. La storia strutturale, infatti, non
si occupa di eventi storici, di biografie degli autori, come faceva la storia letteraria tradizionale, o di
interpretazioni globali delle singole opere; ma si occupa invece di processi e cambiamenti delle
forme letterarie nel tempo, di connessioni e relazioni tra le strutture della letteratura (ES come
cambia la funzione dell’eroe in epoche diverse).
Dunque, i formalisti, anche se spesso criticavano la storia letteraria tradizionale, avevano comunque
un forte senso della storia, perché erano consapevoli che il loro presente faceva parte di un processo
storico. Inoltre, nonostante la loro attenzione alla forma, riconoscevano l’importanza dei grandi
periodi culturali e dei cambiamenti sociali e storici, che influenzavano le forme letterarie.
Per esempio, Viktor Šklovskij, uno dei principali esponenti del formalismo russo, è noto non solo
per gli smontaggi di testi e lo studio di procedimenti formali, ma anche per aver lanciato alcune
ipotesi di revisione formalistica della storia letteraria. Secondo Šklovskij, infatti, le forme letterarie
cambiano seguendo un ciclo: alcune forme e stili diventano dominanti e riconosciuti (vengono
“canonizzati”), ma con il tempo si fossilizzano, perdendo la loro forza innovativa e diventando
prevedibili o “invisibili” agli occhi del pubblico. A questo punto, una nuova forma, prima marginale
o non canonizzata, emerge e prende il loro posto, portando freschezza e innovazione. Questo
processo è definito come “decanonizzazione” della vecchia forma e “canonizzazione” di quella
nuova. Šklovskij paragona questo processo al passaggio di un’eredità in famiglia parlando di legge
della canonizzazione del ramo cadetto → invece di passare direttamente dal padre al figlio, l’eredità
passa da uno zio a un nipote → quindi, una scuola letteraria dominante viene “superata” da una
forma nuova che non nasce direttamente da essa, ma piuttosto da una corrente “laterale” o
marginale, che nel frattempo si è sviluppata in silenzio. Questa nuova corrente porta elementi
innovativi, spesso presi da stili considerati minori, popolari o dimenticati. Secondo il formalista
russo, ogni nuova scuola letteraria compie una sorta di “rivoluzione” rispetto a quella precedente →
la nuova corrente, cioè, sovverte le forme canonizzate dominanti e diventa essa stessa la nuova
norma. Tuttavia, la vecchia corrente non scompare del tutto: continua a esistere “in sottofondo” e
potrebbe risorgere in futuro, magari combinandosi con nuovi elementi. Questo processo ciclico
mantiene viva e dinamica l’evoluzione letteraria.
Queste teorizzazioni, però, sono parse, a coloro che le hanno rielaborate, criticate o studiate, troppo
rigide e meccaniche. Tuttavia, non bisogna dimenticare che questi studi, risalenti in origine agli anni
immediatamente successivi al 1917 e portatori anche in campo letterario di una forte carica
rivoluzionaria, esercitarono sicuramente un influsso forte e positivo in tempi diversi su parecchi
studiosi di letteratura, soprattutto in due direzioni: lo spostamento d’accento, nelle questioni
riguardanti la storia letteraria, dai fenomeni esterni a quelli interni ai testi, e lo spostamento
d’accento dai fenomeni della continuità storica a quelli della discontinuità, alle problematiche della
rottura. Nelle teorizzazioni della fase più matura ed estrema del formalismo russo ebbe un posto
centrale e importante la questione della storia letteraria. Negli anni fra il 1925 e il 1929, Boris
Ejchenbaum, Jurij Tynjanov e Roman Jakobson scrissero alcuni saggi brevi e densi, ma di
straordinario interesse, su questo problema. Jakobson, approfondendo gli studi linguistici e
portando avanti alcune intuizioni di Saussure, cominciò a interessarsi, accanto alle questioni di
sincronia, anche di quelle di diacronia. Trasferendo questi concetti dalla linguistica alla scienza
letteraria, Jakobson e Tynjanov formularono nel 1928 una specie di manifesto, Problemi di studio
della letteratura e del linguaggio, che in otto sintetiche tesi proponeva in modo nuovo,
differenziandosi nettamente dalle teorizzazioni del primo formalismo, i problemi della storia
letteraria.
Ceserani rappresenta schematicamente la differenza fra le due posizioni contrapposte, cioè fra la
concezione genetica (tradizionale) e quella evolutiva (strutturale), nel seguente modo:
4 5
Questa concezione si concentra sullo studio delle origini e delle cause che portano alla creazione di un’opera letteraria,
4
cercando di spiegare “come” e “da dove” l’opera sia nata, guardando dunque agli influssi esterni.
Questa concezione si basa sull’idea che la letteratura non nasce come risultato diretto di fattori esterni (come la vita
5
dell’autore o il contesto sociale), ma evolve seguendo dinamiche interne al sistema letterario stesso; studia, dunque, il
cambiamento delle opere letterarie nel tempo, come se fosse un organismo che evolve, con nuovi generi e forme che
nascono, si sviluppano e a volte scompaiono; si concentra, inoltre, su leggi e regolarità nei cambiamenti delle forme
letterarie, analizzando come un genere o uno stile si trasformi influenzando altre opere.
concezione genetica (tradizionale) concezione evolutiva (strutturale)
⬧ ⬧
concepisce l’opera come insieme di concepisce l’opera come testo letterario,
informazioni disparate (biografia con attenzione ai suoi aspetti formali e
dell’autore, contesto storico, ecc.), stilistici, ciò che i formalisti
come “espressione” di qualcos’altro; chiamavano “letterarietà” (ciò che
rende un testo un’opera letteraria);
⬧ ⬧
concepisce l’opera come risultato di concepisce l’opera secondo una
cause esterne e casuali, come risultato prospettiva funzionale-teleologica →
di un intreccio di fattori esterni che la dunque, l’opera viene analizzata in
influenzano (politici, sociali, relazione ad altri testi letterari,
psicologici); attraverso il concetto di intertestualità;
⬧ ⬧
registra ogni dettaglio legato alla si cerca di individuare le regolarità nel
nascita di un’opera (l’ambiente in cui cambiamento letterario, studiando il
l’autore vive, i fatti storici che lo movimento letterario come un processo
influenzano, ecc.); con regole proprie;
⬧ ⬧
considera la molteplicità eterogenea analizza lo specifico letterario
delle “circostanze” e degli “influssi” attraverso la descrizione dei
esterni. cambiamenti delle forme letterarie
rispetto a un sostrato di base uniforme
(costruzione di serie evolutive).
Nel saggio sul Problema dell’evoluzione letteraria (1927) e nella tesi 8 dei Problemi di studio della
letteratura e linguaggio, scritti con Jakobson nel 1928, Tynjanov afferma con forza che la serie
diacronica dei fenomeni letterari è collegata alle altre serie dei fenomeni sociali e culturali e
costruisce un modello (che è essenzialmente linguistico) di quella interrelazione. Tynjanov sostiene,
cioè, che l’opera letteraria e la letteratura nel suo insieme sono un sistema, e questo sistema non si
evolve da solo, ma è collegato ad altri sistemi della società, come il costume, la cultura e il
linguaggio. Ogni opera letteraria, allora, va studiata come parte di un sistema più grande: la
letteratura nel suo insieme. La letteratura non è un caos di opere scollegate, ma un sistema con
regole e funzioni che cambiano → ES alcuni elementi che un tempo erano considerati poco
importanti, come le descrizioni della natura nei romanzi, in altre epoche potrebbero diventare
centrali.
Anche i generi letterari, poi, non restano sempre uguali. Cambiano le loro caratteristiche e il modo
in cui si sviluppano, perché dipendono dalle regole del sistema letterario del momento → ES il
romanzo del Settecento è molto diverso dal romanzo contemporaneo proprio perché i sistemi
letterari sono cambiati.
Inoltre, la letteratura non evolve in modo isolato, ma è sempre in rapporto con altri sistemi, come il
costume sociale (byt in russo) e la cultura del tempo. Tuttavia, questi sistemi non cambiano allo
stesso ritmo: la letteratura può evolversi più velocemente o più lentamente rispetto al costume, e le
loro influenze reciproche non sono sempre immediate. Secondo Tynjanov, il collegamento
principale tra letteratura e costume avviene attraverso il linguaggio. Il linguaggio riflette i
cambiamenti culturali e sociali e, allo stesso tempo, influenza la letteratura.
Infine, dice che l’evoluzione della letteratura non segue una sola strada predeterminata. Ci sono più
direzioni possibili, e per capire quale direzione prende la letteratura in un certo momento, bisogna
analizzare il suo rapporto con gli altri sistemi sociali e culturali. Ogni sistema (letteratura, costume,