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Riassunto esame Lingua e letteratura latina, Prof. Di Stefano Stefano, libro consigliato Profilo storico della letteratura latina, Gian Biagio Conte Pag. 1
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per conservare il potere su un altro è la guerra (πολέμος) della quale le cause

sono il δέος (la paura), la τιμή (l'onore) e l'ω'φελία (l'utilità). [Dialogo meli e

Ateniesi].

PROCEDIMENTO METODICO (e pure “medico”):

Ciò che fece nell'analisi medica Ippocrate viene riproposto in ambito storico dal

contemporaneo Tucidide, il quale, in una maniera pressocchè scientifica

cataloga e sintetizza (da συντιθεμι) i dati e gli eventi. Perciò se i medici poco

seri trascurano i segni (σημεΐα) della malattia incorrono in errore. Da questo

punto di vista è assai lontano dall'operare del suo predecessore che utilizzava

la γνώμη, il raziocinio, nello scegliere una od un'altra versione dei fatti, ed è per

questo che forse non cita mai lo storico di Alicarnasso. Tuttavia Tucidide, pur

seguendo il modello dell'analisi erodotea, non nasconde di privilegiare una

parte piuttosto che un'altra e soprattutto non cela le simpatie (l'ε'ύνοια) per la

fazione ateniese.

LA SOFISTICA:

Con i sofisti, a lui contemporanei (V sec. a.C.), Tucidide ha in comune l'intento

pieudico. Questi col loro relativismo insegnavano l'eristica, il discorso ingiusto,

a differenza di Socrate che era attento al problema etico. Nel passo dei Meli e

gli Ateniesi, Tucidide mostra un realismo assoluto, talvolta anche cinico che

anticipa alcune tematiche affrontate da Machiavelli.

Τύκη:

Tucidide, pur essendo profondamente laico, non esclude la presenza della Τύκη

ed essa si sostituisce agli dèi, è la sorte, il caso che diventerà la vera e propria

divinità dell'età ellenistica (come nelle Baccanti di Euripide), da cui deriverà il

periodo dell'angoscia: non c'è religione che dia speranza oltre la morte. Per

Tucidide il futuro non e programmabile e ciò appare evidente con Pericle che

muore improvvisamente prima della fine della guerra, rovesciandone

completamente le sorti e causando la loro disfatta.

QUESTIONE TUCIDIDEA

Come nel caso di Omero e della celebre e più complessa questione omerica,

anche per l'opera storica di Tucidide si pone il problema della composizione. La

cosiddetta "Questione Tucididea" naque nella seconda metà del secolo XIX in

ambienti estremamente colti e raffinati da parte dei più rinomati studiosi del

tempo. I principali interrogativi e argomenti di dibattito erano la tecnica

compositiva delle storie e definirne modalità e processo. Due erano i principali

filoni di pensiero riguardo l'ipotetica ricostruzione dei fatti, il primo era

costituito dall'indirizzo di impianto analitico, secondo cui lo storico ateniese

avrebbe narrato le vicende della guerra sino alla pace di Nicia del 421 a.C., poi

avrebbe proseguito con la sua rottura (414 a.C.) ed infine avrebbe ricontrollato

il tutto, ovviamente ciò non accadde per la morte improvvisa. L'altro, l'indirizzo

unitario, per cui l'opera sarebbe stata composta dopo la fine della guerra e poi

revisionata. In ogni caso è ormai unanime la critica nel dire che il materiale

inutilizzato raccolto da Tucidide per l'ultima parte della sua opera sarebbe stato

poi riutilizzato da Senofonte per le sue "Elleniche".

CONTENUTI OPERE

STORIE DI TUCIDIDE:

Il I libro della "Guerra del Peloponneso" di Tucidide si ricollega alla conclusione

delle "Ιστορίαι" di Erodoto e si apre con una sezione chiamata "αρχαιολογία",

che comprende i capitoli 2-19, essa ha il fondamentale scopo di sintetizzare la

storia della Grecia dalle origini al tempo di Tucidide. Vi è poi una premessa

metodologica con la quale lo storico ateniese chiarisce il fine dell'opera ed

espone il suo metodo di indagine. Passa poi a narrare gli antefatti che hanno

portato allo scontro tra Ateniesi e Spartani, in particolare con il primo dissidio

tra Corinto e Corcira, in cui gli Ateniesi presero le parti dei Corciresi, andando

contro la pace di 30 anni stipulata nel 446 a seguito della vittoria nelle Guerre

persiane, da qui Tucidide parla della "Pentecontaetìa", ovvero la pace intercorsa

tra la fine delle guerre persiane e l'inizio di quelle greche. Nel secondo libro

vengono descritti i primi tre anni di guerra 431-429, e viene scrupolosamente

indicata la data di avvio del conflitto. In questo libro spiccano l’"Epitafio", il

discorso funebre tenuto da Pericle in onore dei caduti ateniesi nel primo anno

del conflitto, e la narrazione della peste di Atene descritta in tutta la sua

drammaticità, in cui morì lo statista ateniese a causa della τύχη. Il libro III

descrive i successivi tre anni di guerra: quelli che vanno dal 428 al 426 nei

quali avviene la repressione ateniese a Mitilene, la conquista spartana di

Palatea che viene rasa al suolo e vielente lotte civili a Corcira. Mentre nel IV gli

eventi tra il 425 e il 423 a.C. quando la regione di Atene Vine invasa e parte la

spedizione di Demostene e Cleone nel Peloponneso; a Sfacteria i lacedemoni si

arrendono miseramente, Brasida promuove la spedizione in Tracia. Nel libro V

la narrazione si concentra invece sulla pace di Nicia del 421 a.C., stipulata a

seguito della morte di Brasida e Cleone, pace destinata a durare 50 anni, ma

che invece fu tale solo per 7. I capitoli VI e VIII sono dedicati quasi

esclusivamente alla catastrofica spedizione in Sicilia con alcuni λόγοι dedicati

alla storia e alla geografia dell'isola (sconosciuta agli ateniesi). La spedizione,

condotta da Nicia, Alcibiade e Làmaco, parte già da un presagio sfavorevole

dato dalla mutilazione delle Erme (poste agli angoli delle strade) per cui proprio

Alcibiade viene processato. Alla fine di ciò gli ateniesi risultano sconfitti e i

soldati rimasti vivi vengono gettati nelle cosiddette "Latomie", le grandi cave di

pietra, Nicia e Demostene vengono uccisi. L'ultimo libro tratta gli eventi che

vanno odal 413 al 411 a.C., anno di interruzione dell'opera, in particolare

Tucidide si concentra sul colpo di stato dei quattrocento che instaura una

oligarchia e sul ritorno in scena di Alcibiade. Nel frattempo gli Spartani

stringono alleanze con i Persiani. L'opera si interrompe con la descrizione della

vittoria di Atene a Cinossema.

CRESO E SOLONE:

Nel primo dei nove libri dell'opera erodotea, viene presentato un episodio,

molto probabilmente mai avvenuto, o comunque storicamente incerto, tra

Creso, re dei Lidi, che lo storico di Alicarnasso vede come una delle cause del

conflitto Greco-Persiano e il celebre legislatore ateniese Solone. L'incontro,

secondo la tradizione, si sarebbe svolto a Sardi, dove il ricco sovrano lido

conduce il "saggio" fra i suoi tesori, la riposta di Solone che avrebbe dovuto

essere di compiacimento e meraviglia è spiazzante: "Non dire l'uomo mortale

felice, finché non sia giunto l'ultimo suo giorno!" Concetto precedentemente

espresso nella lirica Bacchilidea. L'episodio, massimo esempio didascalico, è

tutto incentrato sulla felicità dell'uomo che Creso costantemente ricerca: già

precedentemente il sovrano di Lidia aveva tentato di risultare agli occhi di

Solone l'uomo più felice al mondo, ma tuttavia viene superato da un certo Tello

d'Atene e poi ancora da Cleobi e Bitone. É dunque la sorte (τύχη) che

determina l'ascesa e la rovina di un uomo, confermando la sua finitezza e

caducità. L'uomo prima che sia morto non può esser definito felice, semmai

fortunato

PROEMIO TUCIDIDE:

.

Sul modello di quello erodoteo Tucidide struttura il suo proemio in una maniera

piuttosto semplice nella composizione ma articolata nell'esposizione del

contenuto e del metodo. Il nome dell'autore è collocato in posizione incipitaria

ed è seguito dall'etnonimo, dalla prima informazione si passa alla

presentazione dell'argomento principale: La guerra del Peloponneso, il conflitto

più grande e cruento tra Sparta ed Atene. Entrambe le città, secondo Tucidide,

erano al culmine della loro potenza, dunque l'autore insiste molto sulla

straordinarietà di tale evento, guerre ce ne erano e ve ne erano sempre state,

ma mai come questa. La vera novità in tutto questo è che lo storico ateniese

per primo narra direttamente, in maniera analitica, ciò che sta avvenendo

proprio al suo tempo, non più riferendosi dunque ad episodi passati come in

altri autori. Il primo verbo che incontriamo è συγγράφω, "scrivere", ciò denota

la fondamentale differenza con Erodoto: l'opera è destinata alla lettura. Non a

caso uno dei titoli dati all'opera è proprio Συγγραφή.

ARCHEOLOGIA:

Dopo aver espresso, attraverso il proemio, i caratteri fondamentali della sua

opera e l'episodio centrale: la Guerra del Peloponneso, che la conforma come

monografia, Tucidide passa a presentare un breve "excursus" della storia greca

dalle origini ai tempi contemporanei. Questa digressione metodica,

fondamentale per chiarire entro quale contesto si colloca la guerra, viene

comunemente definita "αρχαιολογία" e si distribuisce nei capitoli 2-19. Per

Tucidide è fondamentale comprendere i fenomeni presenti cercando le cause

nel passato più profondo. Da ciò possiamo notare come l'autore elimini

qualsiasi episodio mitico o favoloso all'interno della sua opera delineando per

sè la figura di storico a tutti gli effetti (anche come lo intendiamo noi oggi) con

l'analisi accurata delle fonti, secondo cui tutto dipende dall'agire umano, in una

visione completamente laica, come accade per la presentazione dell'antica

guerra di Troia. Secondo lo storico ateniese Troia è esistita, ma non fu come

venne presentata da Omero, anticipando alcune teorie di schliemann.

IL METODO:

Nel passo del "metodo tucidideo" vengono espresse precisazioni per quanto

riguarda i discorsi, le "Demegorie", la principale invenzione di carattere

propriamente storico introdotta da Tucidide, che poi verranno apprezzati e

ripresi anche nel mondo latino ad esempio da Sallustio. Di espressione quasi

sempre diretta, essi rappresentano uno dei possibili livelli nella ricerca del vero,

ovviamente sono riportati nelle forme del "verosimile", con un sen

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Liciniani di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua e letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Di Stefano Stefano.