vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
per conservare il potere su un altro è la guerra (πολέμος) della quale le cause
sono il δέος (la paura), la τιμή (l'onore) e l'ω'φελία (l'utilità). [Dialogo meli e
Ateniesi].
PROCEDIMENTO METODICO (e pure “medico”):
Ciò che fece nell'analisi medica Ippocrate viene riproposto in ambito storico dal
contemporaneo Tucidide, il quale, in una maniera pressocchè scientifica
cataloga e sintetizza (da συντιθεμι) i dati e gli eventi. Perciò se i medici poco
seri trascurano i segni (σημεΐα) della malattia incorrono in errore. Da questo
punto di vista è assai lontano dall'operare del suo predecessore che utilizzava
la γνώμη, il raziocinio, nello scegliere una od un'altra versione dei fatti, ed è per
questo che forse non cita mai lo storico di Alicarnasso. Tuttavia Tucidide, pur
seguendo il modello dell'analisi erodotea, non nasconde di privilegiare una
parte piuttosto che un'altra e soprattutto non cela le simpatie (l'ε'ύνοια) per la
fazione ateniese.
LA SOFISTICA:
Con i sofisti, a lui contemporanei (V sec. a.C.), Tucidide ha in comune l'intento
pieudico. Questi col loro relativismo insegnavano l'eristica, il discorso ingiusto,
a differenza di Socrate che era attento al problema etico. Nel passo dei Meli e
gli Ateniesi, Tucidide mostra un realismo assoluto, talvolta anche cinico che
anticipa alcune tematiche affrontate da Machiavelli.
Τύκη:
Tucidide, pur essendo profondamente laico, non esclude la presenza della Τύκη
ed essa si sostituisce agli dèi, è la sorte, il caso che diventerà la vera e propria
divinità dell'età ellenistica (come nelle Baccanti di Euripide), da cui deriverà il
periodo dell'angoscia: non c'è religione che dia speranza oltre la morte. Per
Tucidide il futuro non e programmabile e ciò appare evidente con Pericle che
muore improvvisamente prima della fine della guerra, rovesciandone
completamente le sorti e causando la loro disfatta.
QUESTIONE TUCIDIDEA
Come nel caso di Omero e della celebre e più complessa questione omerica,
anche per l'opera storica di Tucidide si pone il problema della composizione. La
cosiddetta "Questione Tucididea" naque nella seconda metà del secolo XIX in
ambienti estremamente colti e raffinati da parte dei più rinomati studiosi del
tempo. I principali interrogativi e argomenti di dibattito erano la tecnica
compositiva delle storie e definirne modalità e processo. Due erano i principali
filoni di pensiero riguardo l'ipotetica ricostruzione dei fatti, il primo era
costituito dall'indirizzo di impianto analitico, secondo cui lo storico ateniese
avrebbe narrato le vicende della guerra sino alla pace di Nicia del 421 a.C., poi
avrebbe proseguito con la sua rottura (414 a.C.) ed infine avrebbe ricontrollato
il tutto, ovviamente ciò non accadde per la morte improvvisa. L'altro, l'indirizzo
unitario, per cui l'opera sarebbe stata composta dopo la fine della guerra e poi
revisionata. In ogni caso è ormai unanime la critica nel dire che il materiale
inutilizzato raccolto da Tucidide per l'ultima parte della sua opera sarebbe stato
poi riutilizzato da Senofonte per le sue "Elleniche".
CONTENUTI OPERE
STORIE DI TUCIDIDE:
Il I libro della "Guerra del Peloponneso" di Tucidide si ricollega alla conclusione
delle "Ιστορίαι" di Erodoto e si apre con una sezione chiamata "αρχαιολογία",
che comprende i capitoli 2-19, essa ha il fondamentale scopo di sintetizzare la
storia della Grecia dalle origini al tempo di Tucidide. Vi è poi una premessa
metodologica con la quale lo storico ateniese chiarisce il fine dell'opera ed
espone il suo metodo di indagine. Passa poi a narrare gli antefatti che hanno
portato allo scontro tra Ateniesi e Spartani, in particolare con il primo dissidio
tra Corinto e Corcira, in cui gli Ateniesi presero le parti dei Corciresi, andando
contro la pace di 30 anni stipulata nel 446 a seguito della vittoria nelle Guerre
persiane, da qui Tucidide parla della "Pentecontaetìa", ovvero la pace intercorsa
tra la fine delle guerre persiane e l'inizio di quelle greche. Nel secondo libro
vengono descritti i primi tre anni di guerra 431-429, e viene scrupolosamente
indicata la data di avvio del conflitto. In questo libro spiccano l’"Epitafio", il
discorso funebre tenuto da Pericle in onore dei caduti ateniesi nel primo anno
del conflitto, e la narrazione della peste di Atene descritta in tutta la sua
drammaticità, in cui morì lo statista ateniese a causa della τύχη. Il libro III
descrive i successivi tre anni di guerra: quelli che vanno dal 428 al 426 nei
quali avviene la repressione ateniese a Mitilene, la conquista spartana di
Palatea che viene rasa al suolo e vielente lotte civili a Corcira. Mentre nel IV gli
eventi tra il 425 e il 423 a.C. quando la regione di Atene Vine invasa e parte la
spedizione di Demostene e Cleone nel Peloponneso; a Sfacteria i lacedemoni si
arrendono miseramente, Brasida promuove la spedizione in Tracia. Nel libro V
la narrazione si concentra invece sulla pace di Nicia del 421 a.C., stipulata a
seguito della morte di Brasida e Cleone, pace destinata a durare 50 anni, ma
che invece fu tale solo per 7. I capitoli VI e VIII sono dedicati quasi
esclusivamente alla catastrofica spedizione in Sicilia con alcuni λόγοι dedicati
alla storia e alla geografia dell'isola (sconosciuta agli ateniesi). La spedizione,
condotta da Nicia, Alcibiade e Làmaco, parte già da un presagio sfavorevole
dato dalla mutilazione delle Erme (poste agli angoli delle strade) per cui proprio
Alcibiade viene processato. Alla fine di ciò gli ateniesi risultano sconfitti e i
soldati rimasti vivi vengono gettati nelle cosiddette "Latomie", le grandi cave di
pietra, Nicia e Demostene vengono uccisi. L'ultimo libro tratta gli eventi che
vanno odal 413 al 411 a.C., anno di interruzione dell'opera, in particolare
Tucidide si concentra sul colpo di stato dei quattrocento che instaura una
oligarchia e sul ritorno in scena di Alcibiade. Nel frattempo gli Spartani
stringono alleanze con i Persiani. L'opera si interrompe con la descrizione della
vittoria di Atene a Cinossema.
CRESO E SOLONE:
Nel primo dei nove libri dell'opera erodotea, viene presentato un episodio,
molto probabilmente mai avvenuto, o comunque storicamente incerto, tra
Creso, re dei Lidi, che lo storico di Alicarnasso vede come una delle cause del
conflitto Greco-Persiano e il celebre legislatore ateniese Solone. L'incontro,
secondo la tradizione, si sarebbe svolto a Sardi, dove il ricco sovrano lido
conduce il "saggio" fra i suoi tesori, la riposta di Solone che avrebbe dovuto
essere di compiacimento e meraviglia è spiazzante: "Non dire l'uomo mortale
felice, finché non sia giunto l'ultimo suo giorno!" Concetto precedentemente
espresso nella lirica Bacchilidea. L'episodio, massimo esempio didascalico, è
tutto incentrato sulla felicità dell'uomo che Creso costantemente ricerca: già
precedentemente il sovrano di Lidia aveva tentato di risultare agli occhi di
Solone l'uomo più felice al mondo, ma tuttavia viene superato da un certo Tello
d'Atene e poi ancora da Cleobi e Bitone. É dunque la sorte (τύχη) che
determina l'ascesa e la rovina di un uomo, confermando la sua finitezza e
caducità. L'uomo prima che sia morto non può esser definito felice, semmai
fortunato
PROEMIO TUCIDIDE:
.
Sul modello di quello erodoteo Tucidide struttura il suo proemio in una maniera
piuttosto semplice nella composizione ma articolata nell'esposizione del
contenuto e del metodo. Il nome dell'autore è collocato in posizione incipitaria
ed è seguito dall'etnonimo, dalla prima informazione si passa alla
presentazione dell'argomento principale: La guerra del Peloponneso, il conflitto
più grande e cruento tra Sparta ed Atene. Entrambe le città, secondo Tucidide,
erano al culmine della loro potenza, dunque l'autore insiste molto sulla
straordinarietà di tale evento, guerre ce ne erano e ve ne erano sempre state,
ma mai come questa. La vera novità in tutto questo è che lo storico ateniese
per primo narra direttamente, in maniera analitica, ciò che sta avvenendo
proprio al suo tempo, non più riferendosi dunque ad episodi passati come in
altri autori. Il primo verbo che incontriamo è συγγράφω, "scrivere", ciò denota
la fondamentale differenza con Erodoto: l'opera è destinata alla lettura. Non a
caso uno dei titoli dati all'opera è proprio Συγγραφή.
ARCHEOLOGIA:
Dopo aver espresso, attraverso il proemio, i caratteri fondamentali della sua
opera e l'episodio centrale: la Guerra del Peloponneso, che la conforma come
monografia, Tucidide passa a presentare un breve "excursus" della storia greca
dalle origini ai tempi contemporanei. Questa digressione metodica,
fondamentale per chiarire entro quale contesto si colloca la guerra, viene
comunemente definita "αρχαιολογία" e si distribuisce nei capitoli 2-19. Per
Tucidide è fondamentale comprendere i fenomeni presenti cercando le cause
nel passato più profondo. Da ciò possiamo notare come l'autore elimini
qualsiasi episodio mitico o favoloso all'interno della sua opera delineando per
sè la figura di storico a tutti gli effetti (anche come lo intendiamo noi oggi) con
l'analisi accurata delle fonti, secondo cui tutto dipende dall'agire umano, in una
visione completamente laica, come accade per la presentazione dell'antica
guerra di Troia. Secondo lo storico ateniese Troia è esistita, ma non fu come
venne presentata da Omero, anticipando alcune teorie di schliemann.
IL METODO:
Nel passo del "metodo tucidideo" vengono espresse precisazioni per quanto
riguarda i discorsi, le "Demegorie", la principale invenzione di carattere
propriamente storico introdotta da Tucidide, che poi verranno apprezzati e
ripresi anche nel mondo latino ad esempio da Sallustio. Di espressione quasi
sempre diretta, essi rappresentano uno dei possibili livelli nella ricerca del vero,
ovviamente sono riportati nelle forme del "verosimile", con un sen