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VALERIO FLACCO

La vita

Gaio Valerio Flacco Setino Balbo nacque a Setia, nel Lazio (da qui il nome Setinus). Fu quindecemvir sacris

faciundus, apparteneva cioè al collegio sacerdotale consacrato ad Apollo che si occupava della

consultazione dei Libri Sibillini e della sorveglianza dei culti stranieri a Roma.

Ci parla della sua morte Quintiliano: morì intorno al 90 d.C., prima della pubblicazione dell’Institutio

oratoria.

Gli Argonautica

La sua opera narra le vicende degli Argonauti, i primi a salpare i mari, a bordo della nave Argo, da cui deriva

il loro nome. Il precedente letterario dell’opera è il poema ellenistico di Apollonio Rodio (III sec. a.C.).

L’opera di Valerio Flacco si articola in 8 libri, e inizia con la narrazione della costruzione della nave Argo. I

libri II-V narrano gli episodi più noti delle vicende argonautiche: l’arrivo e la sosta a Lemno, dove Giasone si

unisce alla regina del luogo, Ipsipile; gli approdi a Cìzico e la battaglia qui scoppiata; la scomparsa di Ilo

(Ercole e Polifemo si fermano a cercarlo); lo sbarco in Colchide, dove subentra la figura di Medea, figlia del

re Eeta. Nel libro VI è narrato l’innamoramento di Medea; nei libri VII-VIII gli eventi conclusivi: grazie

all’aiuto di Medea, Giasone riesce a superare con successo le prove che gli erano state imposte da Eeta e

conquista il vello d’oro. I due amanti fuggono poi per mare, ma vengono raggiunti dal fratello di Medea,

Absirto. A questo punto il poema si interrompe.

Nei primi versi del proemio è contenuto il programma dell’opera: “cantiamo i flutti che per la prima volta

furono solcati dai grandi figli degli dèi…”. “Prima” è la parola chiave: l’autore insiste costantemente sulla

novità dell’impresa compiuta dagli Argonauti. Essa rappresenta un sovvertimento dell’ordine naturale,

un’intrusione nel regno di Nettuno. Il viaggio di Giasone è inoltre strettamente correlato al presente di

Roma: in esso si vede il modello mitico delle imprese compiute in Britannia dal futuro imperatore

Vespasiano, durante il regno di Claudio.

Giasone Apollonio Rodio, principale fonte di Valerio Flacco, aveva ritratto Giasone come un antieroe,

caratterizzato dall’incertezza () e dal fatto che, a differenza di Medea, rifiuta ogni

coinvolgimento emotivo. Valerio Flacco ne propone un’immagine diversa, sul modello di Enea: è

caratterizzato dalla pietas e ricopre il ruolo di un efficiente comandante.

Medea La sosta di Giasone preso Ipsipile e la storia d’amore con Medea ricordano le vicende di Enea e

Didone. Tuttavia, il ruolo di Didone e quello di Medea sono ben differenti: Didone rappresenta un ostacolo

al realizzarsi del volere del Fatum, mentre Medea è essenziale al suo compimento. L’autore si distacca dal

modello greco nel narrare le fasi dell’innamoramento della fanciulla: per Apollonio è decisivo l’intervento di

Eros, mentre nel poema latino gli dèi intervengono più volte, come se il loro intervento non fosse del tutto

efficace. Valerio descrive poi minuziosamente il conflitto interiore tra Amor e Pudor.

Stile e Linguaggio La figura retorica principale è l’iperbato: Valerio interviene a spezzare la continuità del

racconto, inserendo cambiamenti di scena e sospensioni della narrazione, in modo da suscitare

un’atmosfera di attesa e suspence. Il linguaggio è molto elaborato, e presenta continue allusioni a

espressioni virgiliane e a fatti derivati dal patrimonio epico.

SILIO ITALICO

La vita

Tiberius Catius Asconius Silius Italicus nacque tra il 25-26 d.C. Fu l’ultimo console nominato da Nerone nel

68; fu proconsole in Asia (77-78); infine si ritirò a vita privata in Campania, dove, all’età di 75 anni, morì, tra

il 101-102 d.C. Parla di lui Plinio il Giovane, nell’epistola III,7 e lo ritrae come un uomo politico di prestigio

che si dedicò alla poesia dopo essersi ritirato dalla vita pubblica (cittadino modello: otia dopo i negotia),

animato più da una notevole erudizione che da un particolare talento.

I Punica

Silio Italico scrisse la sua opera in età avanzata, a partire dall’88. Il soggetto è storico: si tratta della seconda

guerra punica (218-202 a.C.). L’opera è costituita da 17 libri, un numero insolito, che fa pensare al progetto

incompiuto di scrivere 18 libri, su modello degli Annales di Ennio.

Contenuto Nei libri I-II è narrato l’assedio di Sagunto; nei libri III-V sono descritti l’attraversamento delle

Alpi da parte di Annibale e le vittorie ottenute da Cartagine presso il Ticino, la Trebbia e il Trasimeno; nel IV

libro sono riportati degli exempla di eroismo (es: Attilio Regolo) che illustrano la virtus romana nei momenti

di pericolo; nei libri VII-XII si tratta della conquista di Capua, della sconfitta di Canne e dell’arrivo di Annibale

sotto le mura di Roma; nei libri XIII-XVII spiccano i personaggi di P. Cornelio Scipione e Claudio Marcello

(Scipione scende agli Inferi; Marcello conquista Siracusa; Scipione vince a Zama); il libro XVI è dedicato in

particolare ai giochi funebri in onore dei due Scipioni morti in Spagna.

Fonti e modelli Silio Italico riprende dall’Eneide la giustificazione mitica delle guerre puniche: la guerra tra

Roma e Cartagine trova la sua origine nella maledizione scagliata da Didone in punto di morte contro Enea

e i suoi discendenti. Oltre ai modelli poetici, l’autore fa riferimento anche a fonti storiografiche:

principalmente Tito Livio e Valerio Anziate.

Lingua e stile Silio è considerato un “classicista”, per la sua tendenza all’arcaismo.

ETA’ DI ADRIANO E DEGLI ANTONINI

Alla morte di Traiano (117 d.c.), salì al potere Adriano, che fu imperatore dal 117 al 138. Con Adriano la

storia romana conobbe una delle età più prospere, caratterizzata da floridezza economica, efficienza

amministrativa e stabilità politica. Mentre Traiano aveva basato la sua politica sui concetti di auctoritas

imperiale e libertas senatoria, promuovendo anche una politica militare espansionistica, Adriano propone

un modello imperiale fondato sulla pax e su una politica di integrazione universale: blocca l’espansione

romana sui confini acquisiti; si dedica a consolidare le opere di difesa (vallum in Britannia); attua riforme

per riorganizzare l’amministrazione pubblica; si impegna in progetti di ristrutturazione urbanistica mirati sia

ad abbellire le città dell’impero che a renderle più funzionali.

Villa Adriana È la residenza che Adriano si fece costruire, nei pressi di Tivoli, e si espande per oltre cento

ettari. Rappresenta uno spazio ideali in cui l’imperatore volle riunire edifici e luoghi a lui particolarmente

cari visitati durante i suoi soggiorni in Grecia e in Egitto, ad esempio nella Villa vi erano un Liceo,

un’Accademia, un Pritaneo, un Canopo che riproduceva il canale di Alessandria, un tempio di Serapide.

Antonino Pio Fu imperatore dal 138 al 161, anni in cui l’impero giunse al culmine della sua felicità (un’età

“felice”). Ci furono però dei fattori di crisi: la progressiva estinzione delle famiglie dell’antica nobilitas; lo

spopolamento delle campagne che comportò la conseguente recessione agricola; la minacciosa pressione

dei barbari lungo i confini; il distacco sempre più marcato tra classi superiori ed inferiori. Nonostante ciò, il

periodo in cui Antonino fu imperatore fu segnato da floridezza, tranquillità sociale e benessere materiale.

Questa atmosfera iniziò ad incrinarsi durante l’impero di Marco Aurelio (161-180), in quanto da Oriente si

presentarono due terribili flagelli: la peste e le prime invasioni barbariche.

Con questi tre imperatori si delinea la figura di un monarca illuminato, che nutre ideali filosofici, confida nel

potere della virtus e non persegue una politica di conquista e di espansione ma di benessere sociale e

floridezza culturale.

Seconda Sofistica In questo clima di pace e stabilità politica, fu favorita la diffusione di cultura e istruzione

in tutte le province dell’impero. La passione per il mondo ellenico spinge Adriano a privilegiare la lingua

greca a quella latina: lui stesso (come successivamente Marco Aurelio) scrive in greco, lingua ritenuta più

adatta a rappresentare i nuovi ideali cosmopoliti e universalistici dello Stato Romano. Aulo Gellio giudica la

lingua latina inferiore a quella greca. Il bilinguismo è un tratto caratteristico dell’epoca: i maggiori letterati

del tempo scrivono sia in greco che in latino; Oriente e Occidente costituiscono agli occhi dei romani, una

sola civiltà e un’unica cultura. In questo contesto si diffonde la cosiddetta “Seconda Sofistica”, o “Nuova

Sofistica”. I neo-sofisti, caratterizzati da vasta erudizione e raffinata tecnica oratoria, viaggiano da una

provincia dell’impero all’altra esibendosi pronunciando declamazioni su disparati argomenti, a volte

improvvisate su richiesta del pubblico.

Gusto arcaizzante All’influsso della Seconda Sofistica è dovuta l’affermazione a Roma della moda

arcaizzante, che prevedeva l’uso degli arcaismi, ed era ostile ai neologismi. Consisteva inoltre nel recupero

degli scrittori più antichi e nel ritrovato interesse per le origini della letteratura latina.

Poeate novelli

Con questa espressione si indica un gruppo di poeti del II secolo d.C., che si rifanno alla poesia preneoterica

e neoterica: di essa riprendono i concetti di brevitas e di poesia leggera, interpretata come lusus e iocus.

Novelli è dunque da intendersi come “moderni”. I Novelli rifiutano l’epica e la tragedia, in favore della lirica:

di conseguenza al linguaggio alto e omogeneo della tradizione classicista, si sostituisce un linguaggio

caratterizzato da un lessico più vario ed espressivo, che comprende sia termini derivati dal sermo cotidianus

che vocaboli più alti, di gusto arcaizzante. Un tratto caratteristico della poesia novella è la sperimentazione

metrica, che si articola nella creazione di metri nuovi e nell’uso anomalo della metrica tradizionale.

FRONTONE

La vita

Marco Cornelio Frontone nacque a Cirta, in Numidia, agli inizi del II secolo d.C. Si reca a Roma, dove si

dedica all’attività forense. Nel 138 l’imperatore Adriano gli affida l’educazione retorica di Marco Annio

Vero, futuro imperatore Marco Aurelio, e successivamente nel 143, Antonino Pio lo incarica di istruire

anche Lucio Vero, che vent’anni dopo sarebbe stato associato a Marco Aurelio alla guida dell’impero. La

frequentazione dell’ambiente cortigiano e il suo prestigio intellettuale gli assicurarono un’importante

carriera pubblica: fu questore in Sicilia, edile della plebe, pretore, senatore, consul suffectus (console eletto

nel corso dell&

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
14 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Liciniani di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua e letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Di Stefano Stefano.