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Edizione giuntina della Commedia
XI.1506 edizione giuntina della Commedia, curata da Beninvieni, Cantico in laude di Dante con la premessa di un e due dialoghi sulla forma e lemisure dell'Inferno. Il testo non ebbe seguito e circa un decennio più tardi, il Cantico venne integrato entro le Opere di Beninvieni (1519) e i due dialoghi vennero pubblicati in un'opera autonoma (1522).
Secondo il professore, i due dialoghi costituivano una replica delle accuse che un polemista aveva mosso contro Manetti circa la sua costruzione dell'Inferno, pubblicata nel Proemio dell'edizione del commento di Landino (1481). Quel polemista potrebbe essere Paolo Canal: dal momento che la discussione tra Canal, Bembo, Tebaldeo e Strozzi avvenne pubblicamente in una delle stanze del Castello di Ferrara, le critiche che Canal aveva mosso contro le ipotesi sulla costruzione dell'Inferno dantesco di Manetti potevano essere giunte a Firenze a Beninvieni. Ma questa è solo un'ipotesi.
Posizione di
Benvenuti rispetto a Manetti: Nel primo dialogo è presente una xilografia dell'Inferno, dove la Terra ha forma sferica con Gerusalemme posta al polo Nord, al di sotto del quale sorge la voragine dell'Inferno, e il Purgatorio al polo Sud. In essa le terre emerse comprendono anche il Nuovo Mondo. Benvenuti si sarà ispirato al planisfero Contarini-Rosselli, il quale fu il primo a presentare il continente americano come separato - forse stampato prima dell'agosto 1506, cioè quando l'autore consegnò l'opera alla stampa - la differenza con la xilografia di Manetti, morto nel 1497, sta nella concezione del continente americano come separato dall'Asia; Manetti, infatti, era morto nella convinzione che Colombo fosse riuscito ad arrivare in Asia attraverso l'Atlantico. Le intenzioni di Benvenuti erano forse di conciliare la cosmografia di Dante con le recenti scoperte geografiche. Benvenuti nei due dialoghi non riporta.esattamente quello che era realmente il pensiero di Manetti: nei dialoghi Manetti si presenta come interlocutore, nel primo con Manetti per farsi comunicare i suoi studi sull'Inferno, nel secondo a colloquio con due savonaroliani, Antonio Migliorotti e Franscesco da Meleto. Forse Benivieni all'inizio aveva pensato di scrivere un solo dialogo e successivamente cambiò idea, stendendone un secondo; infatti, egli stesso definì il secondo un supplemento al primo. A prova di ciò, nel manoscritto preparatorio alla prima Prefatione.stampa (Riccardiano 2245) si trova solo il primo dialogo con la Commedia di Dante. Inoltre, il titolo della giuntina menziona solo un dialogo ("insieme con uno dialogo circa el sito forma et misure dello Inferno") → probabilmente quando si stampò il primo volume, Benivieni ancora non aveva deciso di aggiungere un secondo dialogo. Le misure dell'Inferno di Benivieni sono diverse da quelle di Manetti: secondo Manetti,la profondità dell'Inferno coincide con la misura del segmento da Gerusalemme al centro della terra. L'Inferno è diviso in due parti, la prima è formata da dieci stanze fino ai violenti, la seconda dal luogo in cui Dante e Virgilio incontrarno Gerione fino al centro della terra. In Benivieni, invece, l'Inferno è suddiviso in otto parti, di cui la prima più lunga, che comprende i gironi fino ai Violenti, la seconda più breve, che comprende le Malebolge e il resto dell'Inferno fino a Lucifero. Le misure dell'Inferno di Benivieni sono differenti da quelle di Manetti, inoltre sarà probabile che egli stesse elaborando un proprio sistema, diverso da quello dello stesso Manetti, da ciò si spiegherebbe il perché le misure degli appunti di Benivieni siano differenti rispetto a quelle di Manetti, riportate nell'edizione di Landino. Inizialmente Benivieni nella premessa al primo dei due dialoghi
avevano sostenuto la paternità dell'opera di Dante, si erano ritirati dalla disputa. Benivieni, quindi, decise di redarre una nuova edizione della Commedia di Dante per riaffermare la sua autorità come studioso e per dimostrare che le sue ipotesi sulla configurazione della terra e dell'Inferno dantesco erano corrette. Inoltre, voleva superare gli errori riscontrati dal polemista Bembo e presentare una versione aggiornata e inedita dei suoi calcoli.Avevano pubblicato una contraffazione nel 1501 dell'edizione aldina del Petrarca di Dante, basandosi sulle sue stesse varianti, gli avevano voltato le spalle. Di conseguenza Benivieni decise di reinventarsi come filologo di Dante e, a seguito della pubblicazione dell'aldina dantesca (1502), aveva deciso di redarne una da sé. Inoltre, Benivieni, come molti altri fiorentini, aveva percepito la pubblicazione di quell'opera come un affronto a Dante e alla città stessa.
Alighieri Alaghieri
Cambio del nome di Dante da in Commedia Le Terze rime:
Cambio del titolo dell'opera da a definizione dell'opera sulla base del metro utilizzato, dal momento che Bembo, in quanto umanista, non poteva accettare il titolo Commedia poiché non rispettava il modello classico - non era simile alle opere di autori come Plauto o Terenzio - Cantico in laude di Dante
Benivini, in risposta a Bembo, compose un come premessa all'edizione della Commedia.
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stutturato come un canto dantesco.Il titolo Cantico viene scelto come richiamo alla tradizione biblica per• comunicare ai lettori una profezia savonaroliana.Benivieni decide di utilizzare la terza rima per difendere il metro adottato• Commedianella contro l’attacco di Bembo, che aveva voluto in un certoLe terze rimesenso sminuire il poema, ribattezzandoloIl Cantico rinvia alla teoria umanistica dell’ispirazione divina dei poeti• →Benivieni si mette in aperta polemica con Bembo, il quale negli Asolaniaveva sostenuto la teoria aristotelica-democritea dell’origine naturale dellapoesia.Uno degli intenti principali di Benivieni è di rispondere a Bembo: infatti,• nel Cantico egli fa criticare aspramente a Dante l’edizione aldina della suaopera e affida all’autore fiorentino il compito di ridare nuova dignità allasua opera, che era stata danneggiata dall’«orecchia sorda» deiforestieri.Autoesaltazione di sé:
Benivieni si identifica dapprima come Virgilio e poi come Dante. Forse Benivieni non voleva solo trovare una giustificazione alle critiche che gli erano state mosse nel fascicolo B, ma anche controribattere alla discussione ferrarese e dunque alle parole di Bembo e di Canal del 1505. Il cantico, infatti, si presenta come una laus contrapposta ad una vituperatio. Accanto all'appello di Dante a Benivieni, il Cantico presenta anche una profezia, così come la Commedia, di tipo però savonaroliana: dio punirà Firenze, costringendola ad un periodo di espiazione, per poi premiarla in modo da poter vincere contro i nemici e da poter guidare il rinnovamento della chiesa. Aspetto linguistico-filologico-letterario si sovrappone all'istanza politico-religiosa: Benivieni con la sua polemica auspica ad una crociata della "lingua fiorentina" contro i "forestierismi". Quando Firenze era sotto l'influenza di Savonarola, venne revocato.L'ordine di esilio di Dante (1595) e Benivieni allora era uno dei consiglieri delfrate dominicano. Benivieni a lungo auspicò al ritorno a Firenze delle ossa di Dante da Ravenna. Egli era a capo del "movimento per la rivendicazione delle ossa di Dante" quando Giovanni de Medici divenne papa nel 1513. In quel periodo Ravenna era passata dal controllo di Venezia a Roma (Agnadello, 1509) e, approfittando della situazione, Benivieni indirizzò una lettera a papa Leone X affinché prendesse in considerazione la possibilità del ritorno delle spoglie di Dante in patria. Tuttavia, Leone X aveva le mani legate.
Il Cantico viene ristampato nel 1519 e incluso nell'edizione delle Opere di Benivieni, che, oltre a comprendere un componimento dedicato a papa Leone X, dove si esorta il papa a ringraziare Savonarola, poiché era solo per merito Elegia adsuo che aveva ottenuto il soglio pontificio, comprende anche l'Floentiam che Giovanni Pico della Mirandola.
Prima di morire, aveva dedicato allo stesso Benivieni. Ivi Pico lo aveva proclamato il nuovo Petrarca e si rivolgeva a Firenze, intimandola a smettere di addolorarsi per la morte di Petrarca e di rallegrarsi perché un "maggior dono" le era stato fatto, cioè Benivieni stesso volontà di Benivieni di rivendicare il primato come miglior dantista e petrarchista XII.
Nelle postille al canto VIII dell'Inferno, Manetti aveva collocato gli invidiosi e superbi nelle coste dello Stige come gli avidi, e Landino aveva ripreso questa idea definendoli come nascosti alla vista del poeta. Benivieni aveva interpretato le fosse dello Stige come le tombe intorno alla Città di Dite in cui sarebbero nascosti invidiosi e superbi, mentre Landino aveva posto anche tali dannati nella Palude, assieme agli iracondi. Benivieni aggiunge quindi un cerchio, in cui inserisce invidiosi e superbi e portandoli da 10 a 11. Nell'xilografia, Benivieni inserisce la scritta sotto il
cerchio di riferimento e, perquanto riguarda il terzo girone dei violenti, non inserisce proprio il cerchio di riferimento sopra la scritta, che quindi si trova nel secondo girone dei violenti e indica la posizione di Dante esattamente vicino alla scritta, quando in realtà avrebbe dovuto essere sopra elimina un cerchio per rimediare all'errore→XIII.
Polemica de Imitatione tra Giovanni Pico della Mirandola e Bembo Nel 1512→Bembo e Pico si trovavano entrambi a Roma. Bembo, in particolare, aveva intenzione di ritagliarsi una posizione importante o comunque di ricevere un impiego degno di rilievo alla corte papale; dunque, probabilmente aveva deciso di non rispondere alle polemiche che gli erano state mosse da Benivieni nell'edizione giuntina della Commedia – argomento religioso, dunque scottante-. In una lettera aperta Pico at