CAPITOLO IV
Valori d’uso e valori di scambio
Freud e Ariosto
Nella sua introduzione all’opera “Sul Narcisismo”, Freud distingue tra due concetti diversi
sublimazione e idealizzazione. Spesso confusi, in realtà riguardano due realtà diverse di percepire
la libido, in particolare:
- la sublimazione riguarda la cosiddetta libido oggettuale e consiste nel deviare la pulsione
sessuale verso una meta diversa e lontana dalla soddisfazione sessuale. In questo caso l’accento
cade sulla deviazione della sessualità verso arte, letteratura, religione…
- L’idealizzazione, invece, riguarda piuttosto l’oggetto. È il processo attraverso il quale, senza
modificarne la natura, lo si eleva, amplifica e valorizza psicologicamente. Può avvenire sia
nell’ambito della libido oggettuale, che nell’ambito della libido dell’io (narcisismo).
Nella sublimazione l’oggetto viene accantonato e sostituito da un surrogato, l’accento è quindi
posto sulla contingenza degli oggetti, i quali sono intercambiabili. Nell’idealizzazione, al contrario,
l’oggetto mantiene i suoi tratti specifici e individuali, ed è per questo che diventa insostituibile e
centrale nella costituzione del desiderio dell’io. Applicando questi due concetti al mondo ariostesco,
possiamo analizzare i personaggi da due prospettive: alcuni presentano una dinamica di
sublimazione, dove gli oggetti del desiderio vengono sostituiti da altri obiettivi contingenti e
intercambiabili; altri invece idealizzano, attribuendo all’oggetto un valore unico e insostituibile.
Applicando la distinzione freudiana al mondo dell’Orlando Furioso, si ottiene che alcuni personaggi
reagiscono alla perdita o all’impossibilità di possedere l’oggetto del desiderio ricorrendo a
surrogati (sublimazione), mentre altri insistono sul valore assoluto e irrinunciabile dell’oggetto
(idealizzazione). Ad esempio, Ferraù mostra come il fallimento provvisorio della ricerca di
Angelica non blocchi del tutto la pulsione: grazie a un meccanismo di riconversione egli può
orientarsi verso altre mete, mantenendo viva la tensione narrativa, come quando perde Angelica e
cerca di compensare questa perdita attraverso un altro oggetto, come l’elmo. Al contrario,
personaggi come Bradamante e Ruggiero, incarnano l’idealizzazione, rifiutando qualsiasi
sostituzione. Gli esempi concreti, illustrano le diverse modalità in cui il poema mette in scena la
tensione tra valori d’uso e valori di scambio, tra sostituibilità e unicità dell’oggetto.
Orlando e il sistema di valori d’uso e di scambio
La fedeltà a un oggetto è fedeltà a un sistema di valori. Ciò significa che, per Orlando, non è solo
importante possedere l’oggetto d’amore (Angelica), ma che dietro questa fedeltà c’è l’adesione a
un intero mondo di regole e valori: quello della cavalleria cortese. Il problema è che Orlando
rimane troppo legato a queste regole (i codici sociali e letterari della cavalleria) e questo lo porta a
ingannarsi: pensa e agisce secondo un modello rigido, che non corrisponde alla realtà. Quando
scopre l’inganno, il suo errore lo porta a una crisi profondo d’identità, la quale si manifesta con due
immagini forti:
1. La disseminazione delle armi, ovvero il fatto che Orlando sparpaglia e perde i suoi strumenti
cavallereschi, segno della perdita del suo ruolo e della sua identità di cavaliere.
2. La scissione dell’io, cioè la perdita di unita interiore, che lo conduce alla follia.
Sembra essere un vero e proprio duplice attacco all’idealismo cortese e al suo riflesso letterario,
petrarchesco e bembesco. In effetti l’amore di Orlando, sin dall’inizio si pone come un
ribaltamento parodico delle versioni stilnoviste e neoplatoniche di un eros sublimante e
redentore. DI fatto, nel mondo della letteratura presa in “attacco”, l’amore era un mezzo attraverso
il quale il vecchio sé si perdeva solo affinché un più alto stato di perfezione spirituale potesse essere
raggiunto. Nel poema, invece, Orlando compie esattamente il cammino inverso: al posto di una
donna angelica la cui visione è in grado di provocare un processo nobilitante di educazione e
avvicinamento all’amore spirituale, c’è Angelica, che porta l’amore come furor provocando lo
scivolamento di Orlando in uno stato di bestialità e pazzia.
Questa parodia-attacco al mondo della letteratura petrarchesca e bembesca, continua con i luoghi e
le parole utilizzate da Orlando. Infatti, il locus amœnus, non è più soltanto il luogo dell’incontro
sognante con la propria amata (Laura e Petrarca), ma diventa il teatro della follia di Orlando. Allo
stesso modo, le parole di Medoro poeta, faranno scoprire ad Orlando che lo stesso codice secondo il
quale ha sempre interpretato il mondo, è in realtà servito a descrivere comportamenti che
dimostrano l’inaffidabilità di questo stesso codice. Sembra proprio che qui Ariosto faccia le prove
di quel più generale ed esplicito attacco alla letteratura cortigiana, denunciata come menzogna e
commercio, che dispiegherà dall’osservatorio del mondo lunare.
Idealismo cavalleresco e pragmatismo ironico: la follia come contraddizione interna
Ariosto costruisce una rete narrativa molto complessa, in cui gli episodi non hanno mai un
significato unico, ma vengono sempre rielaborati nel contesto del poema. La follia di Orlando, ad
esempio, non è un episodio isolato, ma si collega a una rete di rapporti interni al poema
(intratestuali) e a significati che vanno oltre il poema (extratestuali). La presenza di
Mandricardo nei luoghi dove si consuma la tragedia non è casuale:
- Orlando finisce nel bosco dove si trovano Angelica e Medoro, mentre combatte con Mandricardo
- Zerbino muore, sotto gli occhi di Isabella, mentre difende la spada Durindana, proprio da
Mandricardo.
- Mandricardo entra in conflitto con Rodomonte per Doralice e tenta di “compensare” il rivale
offrendo in cambio Marfisa.
Questi episodi, se messi insieme, mostrano il lavoro di incastro narrativo dell’Ariosto: ogni episodio
non ale solo per sé, ma assume un significato più ampio in relazione agli altri. Infatti. Una
caratteristica del Furioso è che i singoli episodi non hanno mai un senso unico e chiuso, inseriti nel
contesto cambiano significato e spesso vengono corretti, rovesciati o messi in discussione da ciò
che accade subito dopo. Questo crea un pluralismo prospettico in cui ogni episodio può essere letto
in più modi e nessuna interpretazione resta fissa. Nell’episodio in cui Mandricardo cerca di
sostituire Doralice con Marfisa, il narratore commenta ironicamente che l’amore funziona così:
quando un uomo perde una donna, può “comprarne” o “scambiarne” un’altra. Questo tono leggero e
ironico nasconde però un nodo ideologico molto serio: mette in discussione l’idealismo cortese,
secondo cui l’amore e la fedeltà sono assoluti e unici. La fedeltà nel Furioso sembra essere il valore
più alto del codice cavalleresco, tuttavia Ariosto mostra come questa fedeltà abbia sempre un
rovescio: spesso si tratta di una fissazione rigida, che non ammette dubbi o alternativa e porta a
conseguenza tragiche. Dunque la fedeltà non si oppone solo al tradimento, ma convive con la sua
contraddizione interna: il poema mette in luce come ogni valore assoluto possa essere fragile,
relativo e persino pericoloso. In questo contesto, l’atteggiamento di Mandricardo rappresenta un
opposto: non la fedeltà rigida, ma un pragmatismo spregiudicato, in cui le donee, sono scambiabili
come oggetti. Tale atteggiamento viene criticato ironicamente dall’autore ma mai del tutto
condannato.
In questo senso c’è un doppio sistema di valori (Pragmatismo vs idealismo). Mandricardo incarna
l’opposto: un atteggiamento pragmatico, dove le donne diventano oggetti scambiabili. Il narratore lo
guarda con ironia, non lo approva del tutto ma non lo condanna neanche. Questo atteggiamento
pragmatico richiama le novelle comiche del Furioso, dove la morale non è il tragico sacrificio, am
una lezione di tolleranza sulle fragilità umane. Nel poema sembrano convivere due visioni opposto:
1. La morale cavalleresca e cortese, rigida e sublime, che porta però a tragedia
2. La morale pragmatica e ironica, più disincantata e realistica, che sembra meno nobile, ma
anche meno distruttiva.
Tuttavia, Ariosto non sceglie mai un codice definitivo, i due convivono e si contraddicono, ma
nessuno diventa una vera alternativa all’altro. Il poema si fa quindi uno specchio delle
contraddizioni stesse della cultura cavalleresca umanistica. La follia di Orlando non è un episodio
“fuori posto”, ma è proprio la conseguenza inevitabile dell’idealismo cavalleresco portato
all’estremo. In altre parole, la follia è il rovescio interno dell’idealismo. Non è opposto, ma ne fa
parte. Questo discorso si ricollega al tema dei valori di scambio e di valori d’uso perché Ariosto non
presenta mai un valore assoluto, ma metta costantemente in tensione i due registri:
- la fedeltà cavalleresca: Orlando, Zerbino, Isabella incarnano l’idea che l’oggetto d’amore abbia
un valore d’uso assoluto insostituibile. Questo produce una devozione sublime, ma anche
tragedie e follie. La rigidità di vedere l’oggetto come unico li porta alla rovina.
- Il pragmatismo di Mandricardo: qui domina la logica del valore di scambio, le donne
diventano oggetti sostituibili. Questo atteggiamento sembra cinico, ma è meno distruttivo perché
evita la fissazione assoluta tipica della fedeltà cavalleresca.
In questo senso la follia di Orlando è il rovescio interno della fedeltà: quando l’oggetto è visto come
unico e insostituibile, questo valore assoluto implode in furor. L’ironia su Mandricardo, invece,
relativizza l’altro polo: lo scambio continuo d’oggetti d’amore come se fossero merci. Questo
paragrafo si collega al tema dei valori d’uso e di scambio perché mostra come nel furioso la
tensione tra fedeltà assoluta all’oggetto e sostituibilità pragmatica sia costante. La follia di
Orlando Deriva dall’eccesso del primo modello, mentre il pragmatismo di Mandricardo rappresenta
l’altro estremo. Ariosto non sceglie, ma gioca ironicamente sulla contraddizione, creando un poema
dove ogni valore è sempre reversibile e relativo.
Ruggiero: un caso di oscillazione tra fedeltà cortese e mobilità
La fedeltà eroica di personaggi come Orlando, Olimpia e Zerbino può essere vista anche come
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