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TRAMA

Il romanzo si apre nella notte di Sant’Antonio del 1590, quando una neonata, abbandonata

davanti alla Casa di Carità San Michele di Novara, viene accolta e battezzata Antonia

Renata Giuditta Spagnolini. La bambina, caratterizzata da tratti scuri e un’aura di bellezza

insolita, cresce in un contesto di povertà e ipocrisia religiosa, circondata da superstizioni e

rigidi codici morali. Nel convento, Antonia vive un’infanzia difficile, segnata da privazioni,

morti frequenti e punizioni severe, ma mostra fin da piccola una natura curiosa e riflessiva.

Con l’adolescenza, Antonia viene adottata da una coppia di contadini di Zardino, un

piccolo villaggio della pianura padana. Il trasferimento la porta in un mondo dove la religione

e le superstizioni si intrecciano con la quotidianità dei lavori nei campi e delle tradizioni

paesane. La bellezza di Antonia, in netto contrasto con i canoni dell’epoca, la rende oggetto

di attenzioni e maldicenze. Sebbene tenti di integrarsi, il suo comportamento indipendente e

le sue passeggiate solitarie attirano sospetti.

Con il passare del tempo, Antonia sviluppa un legame con Gasparo, un uomo vagabondo che

le racconta storie affascinanti. Questo rapporto segreto diventa un ulteriore motivo di

scandalo nel villaggio, alimentando le voci che la dipingono come una ragazza ribelle e

diversa. A peggiorare la sua situazione, alcuni eventi inspiegabili nel villaggio – morti

improvvise di animali e strane malattie – vengono attribuiti a presunti poteri malefici di

Antonia, trasformandola agli occhi della comunità in una strega. 3

La tensione culmina quando Antonia viene accusata ufficialmente di stregoneria.

Processata dall’Inquisizione, affronta interrogatori e torture che culminano in una

confessione estorta con la violenza. Durante il processo, figure come l’inquisitore Manini

incarnano l’ipocrisia e il fanatismo di un’epoca in cui la giustizia religiosa serviva a

legittimare crudeltà e vendette personali. Nonostante la mancanza di prove concrete, Antonia

viene condannata al rogo, simbolo del sacrificio degli innocenti nella lotta contro un male

inesistente.

Il romanzo si chiude con l’esecuzione di Antonia, bruciata viva davanti a una folla esultante.

La sua morte, seguita dalla pioggia che spegne le sue ceneri, non lascia alcun segno nella

memoria collettiva del villaggio, che torna rapidamente alla normalità. La storia di Antonia,

emblema delle ingiustizie e delle crudeltà dell’umanità, si dissolve come un’illusione, una

“chimera”, lasciando al lettore un’amara riflessione sull’indifferenza della storia verso i più

deboli.

Genere e ambientazione storica

Il romanzo storico è il genere scelto da Vassalli per raccontare una storia ambientata tra il

1590 e il 1610, nella Bassa Novarese (a Nardino), dopo l’esperienza del Gruppo 63.

La scelta del genere richiama grandi autori come Manzoni, ma nel Novecento questa forma

viene rivisitata da scrittori come Sciascia. Vassalli quindi adotta un genere tradizionale, ma lo

rinnova con caratteristiche moderne.

Linguaggio

Il romanzo presenta una varietà di linguaggi, utilizzando dialetto, latino e volgare, come

tracce di documenti storici o per riflettere il contesto culturale dell’epoca.

Questo stile nasce dalle influenze dell’avanguardia letteraria (Gruppo 63), a cui Vassalli

apparteneva.

La parola è descritta come “stratificazione”, cioè un insieme di significati e storie

sedimentati nel tempo. Ogni parola porta con sé tracce della sua storia.

Questo riflette un’attenzione profonda alla lingua come elemento vivo e ricco di passato.

Stile e struttura

Struttura tradizionale: La trama e i personaggi sono ben definiti e seguono

un’organizzazione lineare, pur con un narratore esterno che interviene per anticipare eventi

futuri.

Fabula e intreccio paralleli: Gli eventi seguono un ordine cronologico chiaro, ma la voce

narrante talvolta si sofferma o anticipa sviluppi futuri.

Sintassi complessa: I periodi sono lunghi e articolati, rendendo lo stile raffinato e denso.

Ritmo alternato: La narrazione alterna passaggi veloci e dinamici con descrizioni molto

dettagliate e riflessive.

Immagini figurative

Lo stile è ricco di immagini visive, ispirato dall’esperienza iniziale di Vassalli come pittore.

La narrazione è quindi molto evocativa e ricca di dettagli sensoriali. 4

Struttura circolare

Il romanzo inizia e finisce con la stessa riflessione: il nulla. Questo richiama un senso di

vuoto esistenziale o la caducità della vita, che potrebbe riflettere il destino tragico della

protagonista, Antonia.

Premessa

La nebbia

La nebbia, elemento dominante della Pianura Padana, è il simbolo centrale dell’incipit de La

Chimera. Per Vassalli, essa rappresenta una qualità della visione: ciò che conosciamo e

vediamo può essere improvvisamente nascosto, ma la memoria conserva ciò che la nebbia

copre. In questo senso, la nebbia è il filtro attraverso cui il lettore entra nello spazio narrativo

del romanzo. Il paesaggio avvolto dalla nebbia si apre e si chiude, proprio come la narrazione

della storia di Antonia. Questo spazio, quindi, non è soltanto fisico, ma anche metaforico: la

nebbia diventa il simbolo del tempo e dell’oblio che avvolgono il passato, richiamandoci

l’impossibilità di afferrarlo completamente.

La struttura del romanzo rispecchia il movimento della nebbia: si apre con il nulla e si

chiude nuovamente nel nulla. Questa scelta narrativa riflette la condizione della storia stessa

di Antonia e di Zardino, che emerge per un istante dall’oblio del passato, illuminata dalla

narrazione, solo per ricadere nuovamente nell’oscurità. L’obiettivo di Vassalli non è riscrivere

il passato per fare giustizia, ma far emergere, anche solo momentaneamente, ciò che è stato

sepolto dal tempo. La narrazione diventa quindi un atto di scoperta e rivelazione,

paragonabile a un raggio di sole che rompe la nebbia per mostrare un paesaggio nascosto,

prima di richiudersi.

La parola e la memoria

In La Chimera, la parola assume il ruolo fondamentale di preservare la memoria. Se la storia

di Antonia è stata dimenticata dalla comunità di Zardino, la scrittura di Vassalli la riporta

alla luce. La parola letteraria diventa uno strumento di resistenza all’oblio: essa è ciò che

consente alla vicenda di sopravvivere e di essere raccontata, anche se per poco tempo. Questo

processo di recupero è simile a uno scavo archeologico nella memoria collettiva, in cui la

stratificazione del linguaggio e della storia consente di restituire una dimensione umana a ciò

che era stato relegato al nulla.

Il presente come rumore di fondo

Nel romanzo emerge una critica netta alla contemporaneità, descritta da Vassalli come un

“rumore di fondo” privo di significato. Il presente è confuso, caotico, e per comprendere la

realtà attuale bisogna distaccarsi da esso, andando in profondità nel passato. Questo

approccio riflette l’amarezza di Vassalli nei confronti del suo tempo, che egli percepisce

come incapace di produrre storie degne di essere raccontate. Il passato diventa allora il luogo

privilegiato per cercare risposte, un terreno fertile che, a differenza del presente, permette

di esplorare l’essenza della condizione umana. 5

La visione di Vassalli dialoga con la tradizione letteraria, richiamando autori come

Boccaccio, Dante e Calvino. Come nel Decameron, il romanzo si allontana dalla realtà

opprimente per raccontare storie che offrono una prospettiva diversa sulla vita. Come Dante,

Vassalli esplora il “nulla” per rivelare verità universali, mentre in Calvino si ritrova l’idea di

distinguere ciò che è essenziale da ciò che è rumore, come nella pagina finale de Le città

invisibili.

L’obiettivo di Vassalli ne La Chimera è raccontare una realtà che non ha il potere di

modificare il corso della storia. La vicenda di Antonia diventa emblematica di un sacrificio

inevitabile, simbolo delle ingiustizie e della sofferenza che si ripetono nel tempo. Il

romanzo non offre speranze di cambiamento o riscatto, ma invita il lettore a prendere

coscienza di questo fondale oscuro di nulla, notte e buio, che domina il racconto. Questi

elementi rivelano una visione profondamente nichilista e disillusa.

La prospettiva personale e storica

Vassalli inserisce nel romanzo una prospettiva che riflette anche la sua esperienza personale

con la storia, vista non come un processo progressivo e migliorativo, ma come una

successione di eventi spesso caratterizzati da ingiustizie e sofferenze. Questo approccio

richiama tematiche postmoderne, come il nichilismo (inteso come consapevolezza della

finitezza umana), l’insensatezza del presente.

Congedo

Antonia viene accusata di celebrare il Saab (festa delle streghe).Tuttavia, è curiosa e per

questo motivo decide di uscire in piena notte. Come viene detto ne La Lupa, per le donne ci

sono ore notturne in cui è assolutamente sconsigliato uscire.

La pioggia che bagna le ceneri di Antonia è una potente metafora. Da un lato richiama la

tradizione delle donne accusate di stregoneria e bruciate sul rogo, dall’altro rappresenta

l’indifferenza della natura verso il destino umano. La pioggia, elemento quotidiano e

privo di significato trascendentale, segna semplicemente il passaggio alla stagione

successiva. Non c’è giudizio morale né da parte di Dio né del diavolo: l’atto di bruciare

Antonia non trova una condanna né un riscatto nella narrazione, ma solo il riconoscimento

dell’evento come parte della storia umana.

Vassalli riflette sulla dimensione dell’umanità come un passaggio effimero sulla storia. Dopo

il rogo di Antonia, la vita nel villaggio prosegue come se nulla fosse accaduto: gli uomini

tornano alle loro attività quotidiane, mostrando una totale indifferenza per il sacrificio della

donna. Antonia diventa così un simbolo di tutte quelle vite che, pur attraversando il corso

della storia, non lasciano alcuna traccia significativa.

In un’intervista con Sozzi (2006), Vassalli descrive la vita umana come un ciclo che inizia e

finisce nel “nulla”. Secondo questa visione, il romanzo si limita a raccontare la realtà umana

per quella che è: un’esistenza transitoria e priva di un significato assoluto. La storia di

Antonia, così come quella di tutti gli esseri umani, viene dal nulla e a esso ritorna. Questo 6

senso di caducità permea l’intero romanzo, rafforzando l’idea che le nostre vite, per quanto

significative per chi le vive, siano destinate all’oblio.

LA FINE DEL ROMANZO

Dopo il rogo di Antonia, l’auto

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
10 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sofietta314 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Michelacci Lara.