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RIASSUNTO
CAPITOLO 1
LA LINGUA ITALIANA OGGI
Italiano: Lingua di cultura ovvero lingua che presenta una tradizione culturale e letteraria.
Appartiene alla famiglia delle lingue indoeuropee, nel ramo delle lingue neolatine, cosi dette
perché derivanti dal latino tardo o volgare. Nella sua formazione attuale, deriva dal volgare
fiorentino del 1300.
Inoltre, la lingua italiana gode, in ambito letterario, cinematografico, sportivo e culinario di un
notevole prestigio. Infatti assistiamo, sempre più di frequente, al fenomeno dei prestiti, ovvero di
parole italiane di vari ambiti mutuate da una o più lingue straniere. Ad esempio, la parola
“sonetto”, da “suono”, che indica una forma di poesia tipicamente italiana, è stata mutuata ovunque
nel mondo, per indicare tale forma poetica.
In Italia, però, non viene parlato solo l’italiano standard, derivante dal volgare toscano del 1300,
ma anche si assiste al fenomeni degli alloglottismi, ovvero delle minoranze parlanti altra lingua, e
dei dialettismi, ovvero di parlanti varietà locali dell’italiano, connotate negativamente in ambito
sociale, ovvero parlate, talvolta in modo esclusivo, da appartenenti alle fasce èiù basse della
popolazione. Sempre più spesso, si assiste a varianti di diglossia, anche da parte di parlanti colti:
l’italiano si utilizza in ambito ufficiale, con estranei, al lavoro o a scuola; il dialetto con amici,
familiari o conoscenti, o comunque con appartenenti al gruppo dei pari. Segnaliamo come, per
rivolgersi ai bambini, venga privilegiato l’italiano: questo, come afferma il professor Gaetano
Berruto, rappresenta un fenomeno di dilalia.
La lingua italiana, a livello lessicale, morfologico e sintattico, alci tratti distintivi, che costituiscono il
suo tipo linguistico. Essi sono:
• La pressochè terminazione delle parole in vocale
• La frequenza dell’accento tonico,e, al contempo,l’accentazione della maggior parte delle
parole sulla penultima sillaba.
• La possibilità di esprimere i concetti di grandezza o piccolezza, o altri affini, tramite la
derivazione, ovvero la suffissazione, affissazione o infissazione, del significante al quale si
applica la variazione.
• La formazione delle parole anche attraverso la composizione di due o più parole.
• La non obbligatoria espressione del pronome personale complemento.
• La preferenza, come le altre lingue neolatine, per la sequenza determinate+determinato.
• La tendenza a concentrare l’aspetto semantico non nel verbo, bensi nel nome e nei suoi
attributi o apposizioni.
• La possibilità di commutare soggetto e verbo ai fini della posizione nella frase.
L’italiano, come tutte le altre lingue, tanto più è diffusa nel tempo e nello spazio, tanto più presenta
fenomeni di variazione, che avvengono secondo alcune variabili, dette assi di variazione. Esse
sono:
• La variante diamesica, che differenzia il linguaggio a secondo del canale utilizzato per la
diffusione del messaggio, o in funzione del parlante, o del ricevente, o di entrambi.
• La variante diacronica, che differenzia il linguaggio a secondo del periodo storico
attraversato.
• La variante diatopica, che differenzia il linguaggio a seconda del luogo nel quale si trova il
parlante, o il ricevente, o entrambi.
• La variante diastratica, che differenzia il linguaggio a seconda dello strato sociale del
parlante, o del ricevente, o di entrambi.
• La variante diafasica, che differenzia il linguaggio a seconda della fase comunicativa nella
quale si trova il parlante, il ricevente, o entrambi.
CAPITOLO 2
ONOMASTICA
Alcuni dei tratti tipologici della lingua italiana sopra menzionati, si notano nel settore
dell’onomastica, ovvero nello studio dei nomi propri: quelli di persona (gli antroponimi, di luogo
(i toponimi), ecc…
In origine l’onomastica era motivata: infatti, a volte, gli antroponimi derivavano da una qualità
del possessore, i toponimi da una caratteristica del luogo, ecc….. Successivamente, i nomi
propri sono divenuti parte della lingua, sono stati dunque assunti nell’uso.
Per quanto riguarda la toponomastica ( l’insieme dei nomi di luogo), si possono distinguere
varie categorie: i poleonimi (nomi delle città, i coronimi (nomi di regioni), gli idronimi (nomi di
fiumi), gli oronimi (nomi di monti), gli odonimi (nomi di strade),i fitoponimi (nomi di piante), e
cosi via…..
CAPITOLO 3
LESSICO
Si definisce lessico l’insieme dei lessemi di una lingua, ovvero delle unità minime dotate di
significato. Da notare che non sempre un lessema corrisponde ad una parola: puo essere
infatti più ristretto, come nel caso delle forme polirematiche dei verbi, o più ampio, come nel
caso di parole composte. Anche se il lessico è la parte della struttura di una lingua più vicina
alla realtà, non significa però che la riproduca meccanicamente: a tal proposito la linguistica
moderna ha elaborato il concetto di arbitrarietà del segno, il quale traccia una netta divisione
tra significante ( il segno linguistico portatore di significato), e il significato, altrimenti detto
referente, ovvero la realtà extralinguistica alla quale il segno linguistico allude. Proprio per
questo motivo, in lingue diverse, a significante uguale, può corrispondere significato diverso, e
al contrario a significato uguale significante diverso, inoltre ciò avviene, in alcuni casi, anche
all’interno della stessa lingua.
All’interno del patrimonio lessicale, è possibile individuare i rapporti tra lessemi su due piani.
Essi sono:
• Piano sintagmatico: studia il legame di un lessema n con altri presenti nello stesso
enunciato
• Piano paradigmatico: studia il legame di un lessema con altri che potrebbero comparire
al suo posto nello stesso enunciato
Per analizzare tale aspetto del sistema lessicale, la lessicologia (che studia il lessico
nella sua globalità) si lega alla semantica (che studia i significati, dunque il rapporto tra
il significante e il suo referente extralinguistico).
I lessemi che anno significato simile sono detti sinonimi, quelli che hanno significato
opposto sono detti antonimi. Vi sono vari tipi di antonimi, e sono gli antonimi bipolari
( maschio/femmina), quelli graduabili (caldo/freddo), quelli lessicali ( bello/brutto) e
quelli grammaticali ( caricare/scaricare).
Fra le relazioni lessicali più importanti nella lingua italiana si hanno quelle di iperonimia
e di iponimia.
Es1: animale (mammifero; quadrupede
Es2. mammifero ( cane; gatto)
Es 3 cane ( mastino; alano )
Es4 gatto(siamese; persiano)
All’interno del lessico della lingua italiana è possibile distinguere alcuni gruppi come:
• Il lessico fondamentale: comprende circa 2000 lessemi, appartenenti alla lingua d’uso
• Il lessico di alto uso:comprende tra 2500 e 3000 lessemi
• Il lessico di alta disponibilità: comprende circa 2300 lessemi
Altri 45000 lessemi appartengono al vocabolario comune, comprensibile dai parlanti dotati di
un livello di istruzione medio-alto.
Un discorso a parte meritano i regionalismi, di solito appartenenti al lessico d’uso o comune,
che si riferiscono a realtà o situazioni tipiche di una regione o area geografica.
Dal punto di vista della loro origini, i lessemi della lingua italiana si distinguono in:
• Latinismi: parole derivanti dalla lingua Latina
• Prestiti: parole derivanti da altre lingue, con le quali quella italiana è entrata in contatto
• Dialettalismi: parole derivanti da varianti dialettali della lingua italiana
• Neoformazioni: parole formatesi in modo autonomo, nel corso del tempo, all’interno del
sistema linguistico italiano
CAPITOLO 4
FONETICA E FONOLOGIA
La scienza che studia i fenomeni fonologici, ovvero le parole a livello di pronuncia, è
detta fonetica. Essa si occupa di studiare sia i foni ( ovvero la rappresentazione grafica
dei suoni) che i fonemi ( ovvero i foni nel momento nel quale sono letti).
I foni si dividono secondo il punto di articolazione, ovvero la parte dell’apparato
fonatorio con i quali li si emette, e il modo di articolazione, ovvero l’azione stessa di
emissione.
In questo senso, i foni possono essere:
• Sordi: se le corde vocali, in fase di articolazione, restano inerti
• Sonori: se le corde vocali, in fase di articolazione, vengono attraversate dall’aria
• Nasali: se la cavità nasale, in fase di articolazione, viene attraversata dall’aria
• Orali: se la cavità orale, in fase di articolazione, viene attraversata dall’aria
In base al modo di articolazioni, i foni si distinguono in:
• Vocali: vengono prodotte quando le corde vocali vibrano, e l’aria, in fase di emissione,
non incontra ostacoli
• Consonanti: vengono prodotte quando l’aria non raggiunge le corde vocali, poiché
incontra ostacoli
Più nel dettaglio, il sistema fonologico della lingua italiana è composto da 7 vocali, 2
semivocali e 21 consonanti. A seconda del livello di apertura della cavità orale
necessario per la loro pronuncia, le vocali si dividono in
• La /a/, vocale centrale, prodotta mediante l’apertura massima della cavità orale
• La /e/ aperta, la /e/ chiusa e la /i/, vocali palatali, prodotte mediante l’incontro della
lingua con il palato duro
• La /o/aperta, la /o/ chiusa e la /u/, vocali velari, prodotte mediante l’incontro della lingua
con il velo palatino
A seconda, invece, della posizione della lingua all’atto della loro emissione, le vocali si
dividono in:
• Alte: la /i/ e la /u/
• Medio-alte: la /e/ aperta e la /o/ aperta
• Medio-basse: la /e/ chiusa e la /o/ chiusa
• Basse: la /a/
Il sistema fonologico della lingua italiana, inoltre, presenta 21 consonanti. Esse
vengono classificate secondo il modo e il luogo di articolazione e le loro caratteristiche.
Più nel dettaglio il sistema fonologico italiano presenta:
• 6 consonanti occlusive, delle quali tre sorde, la /p/, la /t/ e la /k/, e tre sonore, la /b/, la
/d/ e la /g/
• 3 consonanti nasali, esclusivamente sonore, la /m/, la /n/ e lo /gn/ (gnomo)
• 4 consonanti affricate, delle quali 2 sorde, la /ts/ e la /dz/, e 2 sonore, la /sc/ e la /d3/
• 5 consonanti fricative, delle quali 3 sorde, la /f/, la /s/ semplice e la /s/ marcata, e 2
sonore, la /v /
• 2 consonanti laterali, solo sonore, la /l/ e la /gl/ (sveglio)
• 1 consonante vibrante, la /r/
Secondo il punto di articolazione, invece, le consonanti si distinguono in:
• 3 consonanti bilabiali, la /p/, la /b/ e la /m/
• 2 consonanti labiodentali, la /f/ e la /v/
• 3 consonanti dentali, la /t/, la /d/ e la /n/