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Le novelle di Federigo Tozzi
Le novelle approdarono a due raccolte apparse postume nel 1920, "Giovani" e "L'amore". I personaggi sono quasi sempre grotteschi e deformi. Il paesaggio appare animato da una forza che lo rende aggressivo o oppressivo.
"Il podere" presenta la vicenda di Remigio Selmi, che si occupa del podere della Casuccia, a Siena: anch'egli è un inetto. Gli si scaricano addosso le disgrazie più disparate ed è costretto a muoversi come un automa, finché un suo contadino lo uccide con un colpo di accetta. L'incapacità di vivere è anche una specie di resistenza passiva alle leggi economiche e naturali, un bisogno di essere altrove: in lui è possibile scorgere un'immagine distorta e umiliata dello stesso Cristo.
Il cattolicesimo di Tozzi approda così al senso di una radicale negatività della condizione naturale e sociale.
In "Tre croci" la figura dell'inetto-vittima si...
rischio di una lettura superficiale dei suoi testi, sottolineando l'importanza di una lettura attenta e profonda per cogliere appieno il significato delle sue opere. Tozzi è considerato uno dei precursori del neorealismo italiano, anticipando tematiche e stili che saranno sviluppati successivamente da autori come Cesare Pavese e Alberto Moravia. La sua scrittura è caratterizzata da una grande attenzione ai dettagli e alla descrizione dei luoghi, creando così un'atmosfera realistica e coinvolgente. La sua opera più famosa è "Con gli occhi chiusi", pubblicata nel 1919, che racconta la storia di un giovane contadino toscano che, dopo aver perso la vista in un incidente, si ritrova a dover affrontare le difficoltà della vita quotidiana. Il romanzo affronta temi come la solitudine, la disabilità e la lotta per la sopravvivenza, offrendo una visione cruda e realistica della vita contadina dell'epoca. In conclusione, la scrittura di Federigo Tozzi si caratterizza per la sua capacità di rappresentare la realtà in modo crudo e senza filtri, mettendo in luce le contraddizioni e le difficoltà della condizione umana. La sua opera ha avuto un grande impatto sulla letteratura italiana del Novecento, influenzando numerosi autori successivi.“mestiere” che induce a fare del romanzo un genere tradizionale, basato su azione e fatti. Egli crede che si debba capire la validità di un romanzo da un suo singolo frammento, dal modo con cui lo stile aderisce ai movimenti dell’anima dei personaggi, non dalla sua trama. In questo articolo è evidente che l’autore opera una dichiarazione della propria poetica, fondata sullo svuotamento della trama tradizionale.
Il cattolicesimo di Tozzi è biblico e medievale: il suo Dio è un padre terribile, che non dà risposte, ma esige un’obbedienza totale. Il mondo si presenta a Tozzi come un mistero; perciò siamo agli antipodi del Naturalismo, per il quale la realtà è sempre spiegabile oggettivamente. Inoltre, la sua visione è soggettiva e deformante, non oggettiva e impersonale.
Con gli occhi chiusi: Nella sua costruzione a frammenti, senza distinzione di capitoli, il romanzo mostra un andamento asimmetrico.
prime scene, dedicate all'infanzia e all'adolescenza del protagonista Pietro e di Ghisola, si svolgono nel podere del padre di Pietro, Domenico: come il padre di Tozzi, Domenico gestisce una trattoria e ha un temperamento esuberante e aggressivo. Si mostra scontento degli atteggiamenti del figlio, della sua scarsa vitalità, del suo desiderio di darsi agli studi. Il rapporto tra Pietro e Ghisola, che è nipote dei due contadini al servizio di Domenico, è fatto di reciproca aggressività, di cattiverie che escludono ogni comunicazione tra i due. Il padre Domenico, per allontanarla dal figlio, la caccia del podere e la rispedisce a Radda presso la famiglia. Dopo la morte della madre Anna, Pietro vive in solitudine. Ormai ventenne, Pietro frequenta l'Istituto Tecnico di Firenze e vive in un presente senza prospettive, fantasticando sul ricordo di Ghisola. La ragazza è diventata amante di un commerciante separato dalla moglie, Alberto, che l'haCollocata in una casa presso Firenze: qui Pietro va a trovarla e finisce per confessarle il suo amore. Malei è incinta e, d'accordo con l'amante che è in difficoltà economiche e non può mantenerla, progetta di sposare Pietro, facendogli credere di essere incinta di lui. Pietro intende sposarla ma non vuole rapporti con lei prima del matrimonio. Ghisola allora si allontana, ma viene abbandonata dall'amante e finisce in una casa di prostituzione a Firenze: qui incontra di nuovo Pietro, che l'ama ancora, finché non riceve una lettera anonima in cui si dice che lei lo tradisce e lo si invita a recarsi in una casa di Firenze, dove può averne la prova. Pietro si trova così in una casa dove sono accolte le prostitute che stanno per partorire: Ghisola sta seduta perché non si veda la sua gravidanza. Solo quando si alza, Pietro riesce a vedere e capire. Pensiero di Ghisola. Morte della madre: Domenico ha cacciato Ghisola.
dal podere di Poggio a' Meli. Nelle immagini che si susseguono, prima quelle dei fiori di campo e delle more, poi quelle dei muri e delle strade, la natura e gli ambienti esterni vengono presentati in una chiave espressionistica. La tecnica descrittiva di Tozzi scompone la topografia, trasformandola in un assemblaggio di linee e pezzi disgregati. La violenza disgregata del paesaggio si risolve entro l'aggressiva immagine che sorge nella mente del personaggio, in una fantasia di violenza su Ghisola, che dentro di sé Pietro vede costretto a camminare per cattiveria sotto la pioggia. Questa fantasia lo conduce lentamente al sonno. Il racconto prosegue con il riferimento agli scarsi progressi di Pietro negli studi e con il proposito della madre Anna di consultare il parroco. Nel momento in cui esce, Anna muore: la sua morte è conseguente alla sua natura, al suo carattere remissivo e rinunciatario, alla sua tendenza a subire tutta la violenza del mondo. Tozzi indugia a
descrivere lereazioni dei diversi personaggi, confrontando l'atteggiamento di Domenico, che col suo carattere violento sembra cercare un dolore propagato dall'esterno, che si vuole più forte di quello che è realmente, e quello di Pietro, che invece resta "senza nessun affetto". Pietro, al momento del funerale, viene assalito dal desiderio di cancellare ogni presenza. È una narrazione frantumata da lampi continui di crudeltà, da un senso assoluto di sofferenza e disperazione.
Bestie: è un insieme di frammenti, un susseguirsi di situazioni e immagini di vita più o meno determinate, di riflessioni personali: con la costante della presenza di una figura di animale alla fine di ogni frammento. Gli animali sono usati come improvvise e irriducibili immagini di alterità, segni inquietanti che vengono a mostrare l'estraneità del mondo e della natura. La frammentarietà di questa prosa tende a rispecchiare
La frammentarietà della realtà, delle sensazioni che l'io prova di fronte ad essa. Si tratta di un'opera enigmatica, vi manca una qualsiasi vicenda unitaria, ed è spesso impossibile capire il senso dell'apparizione degli animali. Essi sono "allegorie vuote", manifestano un bisogno di significato e la sua impossibilità.
Nel frammento A, un senso di soffocamento e di solitudine sprigiona dalle chiuse strade di Siena, dalla sua "ombra silenziosa": l'ambiente urbano si disegna nella più tormentata risonanza interiore, a cui la finale immagine dell'inchiostro della lumaca dà un effetto di viscido ribrezzo.
Nel frammento B, la finale figura del "canettaccio" suggella le miserabili e tristi figure dei due sposi, designati con pochi tratti espressionistici.
Il paesaggio estivo del frammento C si svolge come tremenda immagine dell'assenza di amore, con un accumulo di immagini disgregate, che
culminano nel crudele supplizio inflitto alla cicala. Il frammento D dichiara la “sensazione di violenza” cha domina l’aria e manifesta una volontà di vita che si accartoccia su se stessa, con l’affermazione dell’intenzione di scrivere una novella in cui la sola felicità possibile è attribuita a dei “burattini di legno”. 22 La figura del pozzo nel frammento E si presenta come figura della morte, da cui sorge un inquietante entusiasmo descrittivo, suggellato dall’arrampicarsi della capra. Nel frammento F, la suggestione di una strada non più percorsa si fissa nell’immagine del muro “scalcinato” e della crudeltà verso la farfalla.
Poesia del ‘900 Nel ‘900, il soggetto poetico libera la sua voce da contenuti già organizzati e codificati, crea rapporti liberi tra le immagini e cerca nuove possibilità metriche e ritmiche. Esso scava dentro se stesso e nel fondo dell’esistere.
La parola trasforma le tracce dell’esistenza individuale in una forma astratta dell’io, che spessosi rivela in modi oscuri e difficili. In questa poesia troviamo due orientamenti: la linea Sabiana e la linea dell’analogia. Con la prima ci si riferisce ad un orientamento poetico che trova in Ungaretti il suo maggior interprete, nel quale si allude alla parola poetica come se essa avesse un ruolo privilegiato nel riuscire a tradurre, seppure per barlumi, il senso misterioso dell’esistere, esprimendosi con allusività ed analogia. La linea Sabiana (da Saba) si riferisce alla modalità che Saba adotta per la sua poesia, che non ha nulla di alluso, ma cerca il contatto diretto con la realtà, che accoglie anche gli elementi più degradati, sentendovi sempre il battito vitale.
Camillo Sbarbaro
Nacque nel 1888 e morì nel 1967. La sua poesia, che si rivela nel 1914 con la raccolta “Pianissimo”, dà voce a una condizione di indifferenza,
mirando a scarnificare la parola, a ridurre la rappresentazione della realtà all'essenziale. Questa ricerca conduce alla constatazione dello stato di vuoto che domina il mondo e il soggetto, costretto ad abitare il nulla. A "Pianissimo" seguirono pochi altri versi, raccolti in "Rimanenze". Sbarbaro si rivolse poi alla prosa, con l'elaborazione di brevi testi che rivelavano la misura originale del suo linguaggio: la prima raccolta, col titolo "Trucioli", apparve nel 1920. La sua poesia rientra entro le coordinate dell'Espressionismo che caratterizza i primi due decenni del secolo. "Pianissimo": L'espressionismo di "Pianissimo" riguarda piuttosto i temi che lo stile; infatti, le scelte formali definiscono un tono medio privo della tensione violenta degli espressionisti. Il lessico è in genere banale e quotidiano, lo stile prosastico, la metrica tradizionale. Domina un tono pacato e oggettivo.metà tranarrazione e autoanalisi. Il soggetto di Sbarbaro si presenta come un "fantoccio", un'esistenza priva di anima ed energie vitali. La condizione del poeta non è più quella del "vate", ma quella degradata dell'uomo della modernità.