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PARTE IN MORTE DI BEATRICE
La poesia dolorosa di Cavalcanti torna a essere presente in questa zona luttuosa della
Vita nova (es. occhi dolenti: sintagma cavalcantiano) e in particolare laddove si parla
della donna gentile. Dante quindi non abbandona l’esperienza cavalcantiana, ma ancora
una volta l’opera comporta un suo superamento.
Divisione della parte in morte:
● Paragrafi del lutto: 19-23 (Dalla morte di Beatrice al primo anniversario della sua
morte)
● Paragrafi della donna gentile: 24-27
Dante in preda allo sconforto della Morte di Beatrice, incrocia lo sguardo di una
donna che sembra aver pietà di lui. Dante allora inizia a ricercare tale sguardo per
ricavarne consolazione. Il pensiero di questa donna inizia però a diventare
ossessivo e diventa per Dante una tentazione che lo porterebbe alla sostituzione
di Beatrice. Dante capisce allora di dover scacciare tale tentazione e il ricordo di
Beatrice alla fine si impone con una visione di Beatrice.
● Paragrafi del ritorno a Beatrice: 28-31
Dante, grazie alla visione di Beatrice, scaccia la donna gentile e infine compie
un'ultima visione: immagina che un proprio sospiro, una forma del pensiero,
giunge a contemplare la donna amata all’empireo, ma tale visione può essere solo
compresa da Dante ma non raccontata. Questa visione rappresenta il preludio
dell’ultimo paragrafo, in cui Dante conclude l’opera ammettendo di non poter più
dire altro della donna amata e di volersi quindi impegnare nella stesura di
un’opera degna di Beatrice
Paragrafo 19 de la Vita Nova
Breve riassunto…
Dante annuncia la morte di Beatrice, che segna l’inizio di una «nova materia» (cfr. 1
«Incipit Vita nova» e 10 «matera nuova e più nobile che la passata»); Dante spiega poi i
motivi per cui non può trattare di questo evento e come e perché il numero 9 sia
strettamente associato a Beatrice. Conclude infine spiegando di aver scritto una lettere
a, probabilmente, i signori di Firenze, per spiegargli la solitudine e desolazione in cui la
città vive da quando è privata di Beatrice.
Non ci sono testi.
Elementi importanti del diciannovesimo paragrafo…
● I motivi per cui Dante non può parlare della morte di Beatrice
Dante adduce tre motivi per cui non intende «trattare[…] de la sua partita
da noi»:
1. Esperienza non completamente trattenuta nel libro della memoria
«non è del presente proposito, se volemo guardare nel proemio che
precede questo libello»: si tratta di un evento che esula dal libro
della memoria.
2. Esperienza che non può essere espressa adeguatamente
anche se potesse ricordare quell’avvenimento, la lingua di Dante
«non sarebbe sofficiente […] a trattare come si converrebbe di ciò».
3. Esperienza che, raccontata, potrebbe far peccare Dante di Superbia
se anche Dante ricordasse e fosse in grado di parlare della
«partita» di Beatrice, farlo vorrebbe dire elogiare se stesso:
«converrebbe essere me laudatore di me medesimo». Si pensa che
Dante ci stia dicendo che la dipartita di Beatrice è stata
rappresentata attraverso una premonizione dei canti precedenti,
ma in maniera solo approssimativa. Narrandolo Dante ha quindi
paura di peccare di superbia.
● Dante svela il significato del numero 9
E’ in tale paragrafo che Dante cerca di spiega, anzitutto come rientri il
numero 9 nella data della morte di Beatrice e in secondo luogo il perché
della ricorrenza del numero 9.
Il numero 9 nella data di morte di Beatrice, viene inserito da Dante
servendosi di tre distinti modelli di misurare il testo:
- «Secondo l’usanza d’Arabia»
Gli Arabi fanno coincidere l’inizio di una giornata con la prima ora
dopo il tramonto. Secondo questa modalità di contare il tempo, la
morte di Beatrice è avvenuta nella prima ora del nono giorno del
mese. Quindi siamo nella sera del giorno 8 del mese secondo il
calendario cristiano
- «secondo l’usanza di Siria»
Secondo il calendario siriaco il primo mese dell’anno è ottobre
(«tisirin primo»). Beatrice è morta nel nono mese dell’anno secondo
questo calendario. Quindi Beatrice è morta nel mese di giugno
- «secondo l’usanza nostra»
Beatrice è morta «in quello anno […] in cui lo perfetto numero [cioè
il dieci] nove volte era compiuto in quello centinaio nel quale in
questo mondo ella fue posta, ed ella fue delli cristiani del
terzodecimo centinaio [cioè del tredicesimo secolo]». Beatrice
dunque è morta nel 1200 + 10 x 9 = 1290
Dante spiega poi i due motivi della ricorrenza del numero 9 in tutta l’opera:
- Secondo il sistema tolemaico («e secondo la cristiana veritade») i
cieli sono nove: «questo numero fue amico di lei per dare a
intendere che nella sua generazione tutti e nove li mobili cieli
perfettissimamente s’aveano insieme [‘erano in relazione
reciproca’]»
- «lo numero del tre è la radice del nove però che sanza numero altro
alcuno per sé medesimo fa nove, sì come vedemo manifestamente
che tre via tre fa nove. Dunque, se ’l tre è fattore per sé medesmo
del nove e così il fattore de’ miracoli è tre, cioè Padre e Figliuolo e
Spirito Santo, li quali sono tre ed uno, questa donna fue
acompagnata da questo numero del nove a dare ad intendere che
ella era un nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo,
è solamente la mirabile Trinitade
N.B=Alcuni studiosi,circa la presenza del numero 9, pensano esso sia
inserito modificando alcuni dati reali. Secondo altri invece, quali Santagata,
l’uomo medievale vive esperienze e poi cerca di trovare un significato. Ne
è ad esempio prova il fatto che Dante si sia rifatto a tre diversi modi di
calcolare il tempo in modo da far coincidere diversi momenti con il numero
9.
● La lettera di Dante e la dedica a Cavalcanti
Dante, in tale paragrafo, racconta poi di avere scritto una lettera
(probabilmente) ai governanti di Firenze, per spiegare la condizione
miserevole della città, «quasi vedova e dispogliata da ogni dignitade»,
«pigliando quello cominciamento di Geremia profeta che dice “Quomodo
sedet sola civitas”». Questo spiega perché Dante abbia preso questa
citazione «quasi come entrata della nova materia».
Però spiega Dante di non avere potuto riportare questo testo in latino:
“scusomene però che lo 'ntendimento mie non fue, dal principio, di
scrivere altro che per volgare; onde con ciò sia cosa che le parole che
seguitano a quelle che sono allegate siano tutte latine, sarebbe fuori del
mio intendimento se le scrivessi. [10] E simile intenzione so ch'ebbe
questo mio primo amico a cui io ciò scrivo*, cioè ch’io li scrivessi
solamente in volgare.”
* Attraverso tali parola Dante esplicita che la Vita Nova sia dedicata
a Cavalcanti
Paragrafo 20 de la Vita Nova
Breve riassunto…
Nel paragrafo 20 Dante spiega sia passato “alquanto tempo” dalla morte di Beatrice ma
rivela di vivere ancora in una condizione di forte travaglio. Decide allora di sfogare il suo
dolore attraverso una canzone (canzone Li occhi dolenti) e spiega che d’ora in avanti la
divisione precede e non segue più il testo (che così appare «vedovo»).
“Li occhi dolenti per pietà del core”
Testo: (Canzone)
Elementi importanti del ventesimo paragrafo…
● L’annuncio delle divisioni del testo
Spiega Dante che da questo momento il testo poetico viene spiegato prima
del testo, in modo da rendere il testo più “vedovo”.
● La canzone del lutto
La canzone qui inserita da Dante rappresenta la canzone del lutto e si apre
con un immagina cavalcantiana: “occhi dolenti”. La canzone nasce
semplicemente dal bisogno di sfogare un dolore che le lacrime non
bastano a medicare (razo brevissima):
«Poi che li miei occhi ebbero per alquanto tempo lagrimato e tanto
affaticati erano che non poteano disfogare la mia trestizia, pensai di volere
sfogarla con alquante parole dolorose, e però propuosi di fare una canzone
nella quale piangendo ragionassi di lei, per cui tanto dolore era fatto
distruggitore dell'anima mia; e cominciai allora una canzone la qual
comincia Gli occhi dolenti.»
Struttura della canzone:
«La macrostruttura di Li occhi dolenti corrisponde a quella della sua
“canzone gemella” Donne ch’avete: proemio, trattazione e congedo»
-Pirovano
❖ La prima stanza si rivolge ancora alle Donne a cui Dante si ricorda
di avere parlato in passato, dando il la alla celebrazione di Beatrice
che ha luogo nella seconda stanza e nei primi tre versi della terza.
❖ La terza stanza (dal quarto verso) è incentrata sull’antitesi tra chi è
in grado di provare dolore per la morte di Beatrice e chi non può
farlo in quanto ha «core di pietra sì malvagio e vile».
❖ La quarta e la quinta stanza puntano l’attenzione sulla condizione,
inesprimibile, di sofferenza e profondo avvilimento del poeta,
chiudendo sul pensiero che la donna conosce la sua condizione.
❖ Il congedo si rivolge alle «donne e donzelle» a cui le altre rime del
poeta («sorelle») «erano usate di portar letizia»; questa canzone
invece è «figliuola di trestizia
Paragrafo 21 de La Vita Nova
Breve riassunto…
Nel paragrafo 21esimo Dante spiega che il fratello di Beatrice gli ha chiesto di comporre
dei versi per una donna morta improvvisamente. Dante, capendo si tratti di Beatrice,
compone un sonetto.
“Venite a’ntender li sospiri miei”
Testi: (sonetto)
Paragrafo 22 de La Vita Nova
Breve riassunto…
Dante, ripensando al sonetto composto per richiesta del fratello di Beatrice, nonchè suo
amico, pensa non sia abbastanza degno. Decide così di comporre una canzone a due
stanza: nella prima esprime il dolore del fratello per la morte di Beatrice (sua sorella), e
nella seconda esprime il suo dolore.
“Quantunque volte”
Testi: (canzone)
Paragrafo 23 de La Vita Nova
Breve riassunto…
Dante racconta che nel giorno del primo anniversario della morte di Beatrice stava
disegnando «uno angelo sopra certe tavolette» (in ricordo di lei) ed era così intento in
questa opera da non rendersi conto della presenza di uomini che lo osservavano: da qui
nasce un sonetto di cui vengono riportati due cominciamenti diversi.
“Era venuta ne l