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CANTO VII
Questo canto si apre di nuovo su Erminia, che perde il controllo del cavallo e nisce dentro una selva ombrosa e antica. Il termine "antica" indica una selva con piante secolari, quindi grandi e alte. Questo aggettivo sottolinea la vastità del tempo e indica una selva che si sviluppa in modo incontaminato, perché non attraversata di solito dagli uomini. "La man tremante", con cui non riesce a controllare il freno, sottolinea la paura della donna, mentre "si raggira" indica un movimento circolare, che non porta da nessuna parte. Ancora una volta quindi la selva è associata al labirinto. Nel frattempo però gli inseguitori perdono di vista il cavallo.
(Strofa 2) La selva qui diventa il luogo che permette ad Erminia di salvarsi dall'inseguimento, che richiama molto l'episodio di Agnolella. I cavalieri tornando così all'accampamento pieni di rabbia e vergogna, mentre la donna continua a fuggire.
“timida e smarrita” (aggettivo dantesco). Pagina 26 di 40
fi ffi fi fi fl fi fi fi
(Strofa 3) Questa strofa comincia con un chiasmo e un enjambement (“Fuggì tutta la notte, e tutto il giorno errò”). Successivamente vi è un altro tipo di chiasmo, perchè i verbi “non udendo” e “non vedendo” si riferiscono rispettivamente a “strida” e “lacrime”.
23/11
Dopo questa fuga, Erminia arriva alla riva del fiume Giordano, mentre sorge il sole (possiamo immaginare Tasso che mentre scrive tiene sotto anche una cartina, proprio per rendere la verità storica).
(Strofa 4) Qui la donna si addormenta senza mangiare, sofferente e impaurita. In questa parte Tasso torna al modello di Boccaccio, in particolare alla novella di Agnolella. Tasso infatti non è interessato a recuperare la storia di Angelica di Ariosto, ma preferisce ispirarsi a una storia più antica. Infatti mentre Angelica si serve delle sue
arti seduttive per i scopi, Erminia è un personaggio più che altro stereotipato in cui domina la passività. Tuttavia viene scambiata per una guerriera, anche se di fatto non lo è. In questa parte risulta quindi più vicina ad Agnolella. Confronto tra Agnolella e Erminia Le 2 donne presentano un carattere simile sebbene una sia una ex principessa aristocratica, immersa nelle sue fantasia amorosa, e l'altra sia una donna del ceto popolare. In entrambi i casi, poi vi è la fuga in una selva e in entrambi i casi è notte. Questa notte è però illuminata dalla luna appena sorta, che rende l'atmosfera chiara, e questo aspetto è funzionale in entrambi i racconti: nel caso della novella, questo chiarore permette a Pietro di vedere il suo cavallo ucciso dalle ere, mentre nel caso della Gerusalemme Liberata, questa luce fa sì che Erminia venga vista dalle sentinelle e scambiata per Clorinda. Agnolella e Pietro in principioErano stati individuati da un gruppo di uomini armati, nemici delle loro famiglie, e si sono così dovuti separare. Allo stesso modo Erminia viene inseguita da un gruppo di crociati. Le donne perdono il controllo del cavallo. Sia nel caso di Agnolella sia nel caso di Erminia, sono quindi in balia di esso. In particolare sia Boccaccio che Ariosto utilizzano il verbo "sprona". Nella novella di Agnolella si utilizza il termine "avvolgendo", mentre nel racconto di Erminia viene usato il termine "si raggira": entrambi indicano un movimento che non porta da nessuna parte. Oltre a ciò, in Boccaccio e in Tasso troviamo un serie di gerundi, che caratterizzano la fase iniziale della fuga: "ora aspettando e ora andando, e ora piangendo e chiamando e della sua sciagura dolendosi" nella novella e "non udendo e non vedendo" nella Gerusalemme Liberata. In ne sia Erminia sia Agnolella incontrano degli uomini anziani, accompagnati dalle
loro mogli altrettantovecchie. Nonostante Tasso preferisse scrivere di tematiche più drammatiche, ha comunque letto e apprezzato autori, come Boccaccio, che scrive anche novelle a lieto ne e tematiche meno serie.
La Gerusalemme liberata ha 2 poli: Gerusalemme, che è una città fondamentale per il Cristianesimo ed è il luogo in cui si è svolta la guerra santa (Tasso stesso è un fedele cristiano e ciò aumenta la verità storica della sua opera). Essa è quindi la città a cui mirano i crociati perché vogliono liberare questo posto sacro dei cristiani. Tutto ciò che è fuori da Gerusalemme = l'accampamento dei cristiani e la foresta. Tasso rimane fedele ai dati storici e geografici. In particolare, il racconto parte nell'ultimo anno della crociata e nei primi 2 canti viene narrato l'arrivo dei cristiani a Gerusalemme, che entrano solo nel 3 canto.
CANTO 3
La prima prospettiva è quella di
Erminia che dall'alto di una torre a Gerusalemme vede arrivare i crociati dalla città e conoscendoli li indica uno ad uno. Quindi la prima prospettiva è esterna. Successivamente la prospettiva si rovescia, in quanto (strofa 55) il capitano condottiero Goffredo di Guglione si mette su un'altura per avere una visione dall'alto dei luoghi (topografia dei luoghi) e capire dove far stanziare l'accampamento e quali sono le vie migliori per assalire la città. In particolare, (strofa 56) vede che nella città sono presenti delle cisterne per raccogliere l'acqua piovana, ma fuori la città il terreno è desertico. Non ci sono alberi intorno che facciano ombra, se non a distanza di 6 miglia un bosco, definito come un "orrido e fosco". Le ombre di questo bosco sono nocive, maligne. La città comunque ha delle difese naturali, come il mare a Occidente. Goffredo si rende conto di aver bisogno di.costruire le macchine d'assedio utilizzando il legno del bosco. A questo punto, vi è un incrocio di prospettiva, perché (strofa 58) Erminia vede il condottiero nel suo mantello purpureo con il suo aspetto regale e lo indica al re Aladino. Vi è una prima battaglia di fronte alla città, ma uno dei condottieri (Dudone) viene ucciso, un evento drammatico per i cristiani (no al canto 13 le sorti sembrano propendere per la parte dei saraceni). (Strofa 74) Goffredo viene associato al personaggio di Enea, motivo per cui viene definito "pietoso", termine che sembra indicare che il condottiero ha il favore divino. Questo stesso aggettivo è associato alle armi cristiane ("armi pietose") all'inizio del I Canto e apre così l'opera. La parola "pia" torna anche nel verso successivo dell'ottava 74. I fabbri hanno il compito di procurare la legna percostruire le macchine d'assedio dalle quali la città non possa ripararsi, quindi è importante il fatto che ci sia una foresta vicina. (Strofa 75)
Questo bosco che era rimasto per secoli intoccato, perché spaventoso, viene quindi improvvisamente violato, in particolare Tasso utilizza il termine "oltraggio" per indicare una violenza che non rispetta una qualche legge. Dalla selva vengono perciò tagliati tutta una serie di alberi di ogni tipo. Tutti i verbi usati, come il verbo "troncare", sottolineano la profanazione di questo luogo vivente. (Strofa 76)
Queste querce millenarie che hanno sempre resistito alla forza dei venti, questi orni e cedri sono già stati tagliati e caricati sui carri per essere portati all'accampamento. (distico nale)
Il non è più dedicato alle piante ma agli animali: il rumore di questi strumenti e le grida delle persone fanno fuggire le ere dalle loro tane e gli uccelli dai loro nidi. Questa
La scena ha quindi un significato molto forte: quello che per i crociati era necessario per costruire le loro macchine, si ritorcerà contro di loro, in particolare la natura accompagnata da forze soprannaturali. Questa foresta era stata indicata da un uomo siriano che però passa dalla parte dei cristiani. Strage nei confronti della natura. Nel Ismeno è descritto come un negromante, colui che riesce a resuscitare i morti. "I suoni dei mormoranti canti" = formule magiche recitate dai maghi per produrre magia (vengono mormorati a voce bassa). Recitando queste formule arriva addirittura a spaventare Plutone, dio dell'Aldilà (Satana/Lucifero), i cui demoni vengono chiamati a scorgere le magie compiute. Ismeno era cristiano e ora è maomettano, ma conosce ancora i riti cristiani e ciò gli permette di mettere insieme le due religioni, travolgendole. Aladino lo incarica di ostacolare l'avanzata e la vittoria dei cristiani.
28/11 canto
Nel 13esimo si compie l'incantesimo nella selva, ma prima bisogna dire che:
La Gerusalemme liberata è composta di 20 canti e prima del 13 le sorti della guerra sono negative per tanti motivi. Nel 12esimo canto (canto del duello tra Tancredi e Clorinda) viene incendiata la foresta, viene distrutta una delle macchine fondamentali per irrompere e conquistare la città.
Quindi i crociati devono rinominare da capo: tornano nella foresta per rifornirsi di armi con un incantesimo. L'incantesimo consiste nel richiamare gli spiriti dei morti in battaglia e dare loro il possesso della foresta affinché ogni spirito si impossessi di un albero. Ismeno è colui che realizza ciò incantando la foresta con gli spiriti che non permetteranno l'ingresso ai cristiani. Infatti prima di vincere Gerusalemme bisogna vincere la foresta. E il 13esimo segna il vero centro del poema, non centro tematico ma il centro nel senso che quando c'è un secondo
Potere divino allora le sorti cominciano a girare, anche se solo più avanti*si espugnerà definitivamente l'incantesimo.
L'incipit della Divina Commedia richiama il canto 7 dell'Eneide in cui Enea scende agli inferi.
Anche Tasso ha segnato una importanza fondamentale al canto 6 dell'Eneide.
CANTO VI ENEIDEvv. 177-182 richiamano la scena del canto 13 del Tasso: vanno in un bosco antico e anche qui vi è un assalto dei due guerrieri alla foresta (anche se in Virgilio non troviamo il tema dell'oltraggio, comunque si parla di violenza su una selva antica). Nel secondo passo ai vv.268-272 la Sibilla staportando Enea... all'inferno: passaggio dal mondo dei vivi al mondo dei morti. Come fosse un malignaviaggio per boschi sotto una luce = che ltra raggi avari - maligna vuol dire avara proprio perché ltra appena, non è una luce forte, è una luce trattenuta e allo stesso tempo è una luce del male (maligna). Come
nell'eneide il culmine è nel centro della storia quando Enea scende negli inferi e incontra l'anima del padre Anchise. Questo momento è di grande importanza perché Enea riceve da Anchise una profezia sul futuro dell'Impero Romano e dei suoi discendenti. Questo evento segna un punto di svolta nella trama dell'opera e rappresenta un momento di grande rilevanza per il protagonista.