Agostino e la presenza di Dio nella vita dell'infante
In questa parte del libro I:1, Agostino mette in evidenza la presenza e la funzione riconosciuta a Dio nella vita dell'infante.
Viene richiamata la domanda metafisica, risalente ai tempi di Platone: prima di nascere, dove eravamo? Eravamo o vivevamo in qualche altro posto?
Agostino pone l'attenzione sul nesso strutturale che esiste tra l'Essere supremo di Dio (eterno) e l'essere inferiore (temporale) dell'uomo. Interessante è anche la differenza posta da Agostino tra "vivere" ed "essere".
Agostino prosegue parlando dei suoi comportamenti nella prima infanzia in connessione con il peccato, basandosi sulle seguenti idee:
- Dio ha creato l'uomo, ma non il suo peccato;
- Nessun uomo, neppure al momento della sua nascita, è senza peccato davanti a Dio;
- Il bambino è innocente per quanto riguarda la debolezza delle sue membra, ma non per quanto riguarda il suo animo.
Spiegare lo scopo finale (e forse unico) della sua opera (la lode a Dio) ricorda, in modo curioso, il percorso tipico del dinamismo evolutivo della psicosintesi (vedi processo psicosintetico):
- Mediante la Fede si invoca Dio → bisogno insoddisfatto;
- Invocando Dio, lo si cerca → domande;
- Cercandolo, lo si trova → conosci;
- Trovandolo, lo si loda → possiedi;
- Lodandolo, ci perdona (Dio Misericordioso) → accetta;
- Perdonandoci, ci trasforma (Dio Salvatore) → trasforma te stesso.
Perdono: in questo primo libro Agostino fa spesso riferimento alla misericordia di Dio, ossia al perdono ricevuto: in psicosintesi il perdono è considerato un atto cosciente di volontà e amore, in grado di corrompere una vendicativa sequenza di risentimenti.
Egoismo: per chiudere, in riferimento a quello che Agostino evidenzia della sua infanzia, è da evidenziare il significato dell'egoismo e lo sviluppo personale di...
quell'età: l'egoismo deriva dal desiderio di possedere e dominare, espressione degli istinti primari di autoaffermazione; nonostante l'egoismo sia caratteristica principale per formare l'individualità, esso deve cedere a favore dell'altruismo, caratteristica invece dell'evoluzione, e ci si evolve solo disidentificandosi (nel caso di Agostino, perdonandosi). Liber Secundus: Il libro II è dedicato interamente al sedicesimo anno di vita di Agostino (370); comincia con il descrivere la situazione psicologica e morale in cui viene a trovarsi in quell'anno: all'Agostino sedicenne interessava solo piacere agli occhi degli uomini, non agli occhi di Dio; inoltre, accecato dalla lussuria, Agostino consegnò la sua vita al piacere. Discute poi a fondo l'episodio del furto delle pere e analizza la propria consapevolezza nel riconoscere che tale gesto non sarebbe avvenuto se fosse stato da solo e non in compagnia: il furto.formattazione del testo sono fondamentali; 2. il piacere di commettere un peccato può essere un motivo sufficiente per compierlo, anche se non c'è una reale necessità. Questo passaggio del testo rappresenta un momento di profonda riflessione per Agostino adulto, che si rende conto di come il suo atto di furto non fosse motivato da una reale necessità, ma solo dal desiderio di provare piacere nel commettere un peccato. Agostino comprende che l'azione è malvagia e che ciò che è malvagio non ha motivazioni razionali, se non il piacere di allontanarsi da ciò che è buono. Inoltre, Agostino sottolinea l'importanza di considerare anche le piccole cose nella loro bellezza, ma solo se vengono valutate con coerenza e giusta misura. Questo suggerisce che anche le azioni apparentemente insignificanti possono avere un valore, ma solo se sono in linea con i principi morali e non sono compiute solo per il proprio piacere egoistico. In conclusione, questo passaggio del testo rappresenta un momento di profonda introspezione per Agostino adulto, che si confronta con le sue motivazioni e riflette sul significato delle sue azioni.Proporzione sono i cardini di questo punto: la mancanza di moderazione spinge l'uomo al peccato.
I mali che l'uomo commette si possono comprendere, e non solo giudicare: questo solo se non vengono considerati in sé e per sé, ma nell'insieme con i moventi e le cause per cui sono stati commessi.
Poi analizza ogni "spinta" che lo ha portato a fare questo furto: l'ambizione, la crudeltà, il desiderio delle lusinghe, la curiosità, l'ignoranza, l'avarizia, l'invidia, l'ira, la tristezza e la paura. Infine, termina con un passo verso la consapevolezza della misericordia di Dio.
Sguardo psicosintetico:
Agostino, vista anche l'età, è immerso nella soddisfazione dei propri bisogni sensoriali, emotivi ed istintivi. L'analisi è particolare principalmente per quanto riguarda l'aneddoto del furto delle pere, ove vengono descritti senso di colpa, angoscia e paura:
- senso di
trascenderlo.
- paura: è una reazione biologica e psicologica di base determinata dall'istinto di conservazione inteso nel suo senso più ampio. Il superamento della paura è una vittoria spirituale: il processo consiste nel riconoscerla, accettarla, ed eliminarla gradualmente attraverso esercizi di sviamento.
Per dare una dimensione reale alle piccole cose, sacrificate e sminuite magari da grandi peccati (caso Agostino) o da grandi problemi o domande esistenziali, la psicosintesi suggerisce l'esercizio chiamato la "tecnica delle giuste proporzioni": osservando ciò che è più grande dell'uomo (per Agostino è Dio), si acquista una salutare umiltà a livello personale, si può allo stesso tempo sentire la dignità e il valore della partecipazione degli uomini coscienti alla vita dell'universo (per Agostino è la redenzione).
Liber Tertius:
Il libro III narra di eventi accaduti dal
371 al 374; in quel periodo è studente a Cartagine: l'età e le abitudini di questa grande città lo portano a continuare nella condizione di una vita densa di passioni e turbolenti rapporti amorosi. La passione per il teatro di quei tempi porta Agostino narrante ad analizzare il perché l'essere umano gode nel vedere gli altri soffrire per cose delle quali, nella realtà, lo stesso cerca di sfuggire. Racconta poi che in quegli anni ha vissuto due esperienze importanti:- la lettura dell'Ortensio di Cicerone, da cui fu molto colpito ed affascinato: la ricerca della Sapienza spiegata in quel testo rimase per lui uno scopo nella sua vita.
- l'adesione al manicheismo, che gli forniva (anche se non troppo in accordo con quanto letto nell'Ortensio) una spiegazione soddisfacente sull'origine del "male", ossia la semplice privazione del bene che porta l'essere a "non essere"; tale adesione gli
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