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Agostino e la presenza di Dio nella vita dell'infante

In questa parte del libro I:1, Agostino mette in evidenza la presenza e la funzione riconosciuta a Dio nella vita dell'infante.

Viene richiamata la domanda metafisica, risalente ai tempi di Platone: prima di nascere, dove eravamo? Eravamo o vivevamo in qualche altro posto?

Agostino pone l'attenzione sul nesso strutturale che esiste tra l'Essere supremo di Dio (eterno) e l'essere inferiore (temporale) dell'uomo. Interessante è anche la differenza posta da Agostino tra "vivere" ed "essere".

Agostino prosegue parlando dei suoi comportamenti nella prima infanzia in connessione con il peccato, basandosi sulle seguenti idee:

  • Dio ha creato l'uomo, ma non il suo peccato;
  • Nessun uomo, neppure al momento della sua nascita, è senza peccato davanti a Dio;
  • Il bambino è innocente per quanto riguarda la debolezza delle sue membra, ma non per quanto riguarda il suo animo.
nel desiderio di Agostino di continuare a peccare e godere dei piaceri terreni. Durante questo periodo, Agostino commise molti peccati, come il furto di pere da un albero e la partecipazione a giochi violenti. Nonostante la sua educazione cristiana, Agostino si lasciò trascinare dalla sua natura peccaminosa e si allontanò dalla retta via. Tuttavia, Agostino riconobbe i suoi errori e iniziò a cercare la redenzione. Si rese conto che la sua puerizia era stata corrotta dai peccati commessi e che doveva fare ammenda per i suoi comportamenti sbagliati. Iniziò a pregare e a cercare la guida di Dio per trovare la via della salvezza. Questo periodo della sua vita segnò una svolta importante per Agostino. Iniziò a comprendere l'importanza della fede e della virtù e a lottare contro le tentazioni che lo circondavano. La sua puerizia, che era stata oscurata dai peccati, divenne un periodo di crescita spirituale e di ricerca della verità. Agostino ci mostra come anche le persone più peccatrici possano trovare la redenzione e la salvezza attraverso la fede e la volontà di cambiare. La sua storia ci ricorda che nessuno è irrimediabilmente condannato, ma che tutti possono trovare la via per la redenzione se lo desiderano sinceramente.negli "usi" comuni del tempo: rimandandolo si lasciava, in un certo senso, gli uo-mini liberi da vincoli morali ancora per un po'. Come spesso accade di leggere nelle Confessioni, Agostino riesce, con le sue parole, a spie-gare un concetto importante anche con ironia, in modo semplice ed elementare e di facile comprensione per tutti, in questo caso, quanto lui preferisse "altro" alla matematica: come gestire e "rimediare" a queste passioni e impulsi primari? A livello educativo, Agostino re-gala un suggerimento e si permette una critica: nell'educazione di un fanciullo ha una forza maggiore una libera curiosità piuttosto che una spaventosa costrizione. Qui Agostino riesce a riassumere in poche righe il motivo e la causa di tutti i suoi peccati commessi nella fanciullezza (compresi i furti), compreso l'irrefrenabile desiderio verso la "superiorità" durante i giochi: in sostanza l'ego. Nonostante tutto.Agostino ringrazia Dioper tutti i doni ricevuti nella sua fanciullezza. sguardo psicosintetico:La psicosintesi (= similmente alla fede) si rivolge a chi, in momenti di disagio o difficoltà, vuole capire le cause e ritrovare sé stesso (= redimersi dai peccati) per giungere all'equilibrio (= salvezza) e al miglioramento della propria esistenza (= anima); si rivolge a chi sente nel proprio interno un senso di incompletezza esistenziale (= spirituale) e desidera cominciare un percorso di ricerca interiore, mirato ad ottenere una consapevolezza ed un atteggiamento più autentico verso la vita (= Dio). Nei primi cinque capitoli di questo libro I, attraverso il fitto dialogo che si attiva tra Agostino e Dio, è percepibile fin da subito che la dimensione orizzontale di questo rapporto viene trascessa in quella verticale; il tutto viene completamente trasfigurato, in certi casi anche a livello transpersonale. Il preciso percorso che applica Agostino per

Spiegare lo scopo finale (e forse unico) della sua opera (la lode a Dio) ricorda, in modo curioso, il percorso tipico del dinamismo evolutivo della psicosintesi (vedi processo psicosintetico):

  • Mediante la Fede si invoca Dio → bisogno insoddisfatto;
  • Invocando Dio, lo si cerca → domande;
  • Cercandolo, lo si trova → conosci;
  • Trovandolo, lo si loda → possiedi;
  • Lodandolo, ci perdona (Dio Misericordioso) → accetta;
  • Perdonandoci, ci trasforma (Dio Salvatore) → trasforma te stesso.

Perdono: in questo primo libro Agostino fa spesso riferimento alla misericordia di Dio, ossia al perdono ricevuto: in psicosintesi il perdono è considerato un atto cosciente di volontà e amore, in grado di corrompere una vendicativa sequenza di risentimenti.

Egoismo: per chiudere, in riferimento a quello che Agostino evidenzia della sua infanzia, è da evidenziare il significato dell'egoismo e lo sviluppo personale di...

quell'età: l'egoismo deriva dal desiderio di possedere e dominare, espressione degli istinti primari di autoaffermazione; nonostante l'egoismo sia caratteristica principale per formare l'individualità, esso deve cedere a favore dell'altruismo, caratteristica invece dell'evoluzione, e ci si evolve solo disidentificandosi (nel caso di Agostino, perdonandosi). Liber Secundus: Il libro II è dedicato interamente al sedicesimo anno di vita di Agostino (370); comincia con il descrivere la situazione psicologica e morale in cui viene a trovarsi in quell'anno: all'Agostino sedicenne interessava solo piacere agli occhi degli uomini, non agli occhi di Dio; inoltre, accecato dalla lussuria, Agostino consegnò la sua vita al piacere. Discute poi a fondo l'episodio del furto delle pere e analizza la propria consapevolezza nel riconoscere che tale gesto non sarebbe avvenuto se fosse stato da solo e non in compagnia: il furto.formattazione del testo sono fondamentali; 2. il piacere di commettere un peccato può essere un motivo sufficiente per compierlo, anche se non c'è una reale necessità. Questo passaggio del testo rappresenta un momento di profonda riflessione per Agostino adulto, che si rende conto di come il suo atto di furto non fosse motivato da una reale necessità, ma solo dal desiderio di provare piacere nel commettere un peccato. Agostino comprende che l'azione è malvagia e che ciò che è malvagio non ha motivazioni razionali, se non il piacere di allontanarsi da ciò che è buono. Inoltre, Agostino sottolinea l'importanza di considerare anche le piccole cose nella loro bellezza, ma solo se vengono valutate con coerenza e giusta misura. Questo suggerisce che anche le azioni apparentemente insignificanti possono avere un valore, ma solo se sono in linea con i principi morali e non sono compiute solo per il proprio piacere egoistico. In conclusione, questo passaggio del testo rappresenta un momento di profonda introspezione per Agostino adulto, che si confronta con le sue motivazioni e riflette sul significato delle sue azioni.

Proporzione sono i cardini di questo punto: la mancanza di moderazione spinge l'uomo al peccato.

I mali che l'uomo commette si possono comprendere, e non solo giudicare: questo solo se non vengono considerati in sé e per sé, ma nell'insieme con i moventi e le cause per cui sono stati commessi.

Poi analizza ogni "spinta" che lo ha portato a fare questo furto: l'ambizione, la crudeltà, il desiderio delle lusinghe, la curiosità, l'ignoranza, l'avarizia, l'invidia, l'ira, la tristezza e la paura. Infine, termina con un passo verso la consapevolezza della misericordia di Dio.

Sguardo psicosintetico:

Agostino, vista anche l'età, è immerso nella soddisfazione dei propri bisogni sensoriali, emotivi ed istintivi. L'analisi è particolare principalmente per quanto riguarda l'aneddoto del furto delle pere, ove vengono descritti senso di colpa, angoscia e paura:

  • senso di
utilizzare risorse di un piano superiore. L'angoscia esistenziale può essere affrontata attraverso la ricerca di un significato più profondo della vita e l'accettazione della propria finitezza. • senso di colpa: può essere definito "morso della coscienza", rimorso per il male commesso per le proprie manchevolezze; produce depressione, senso di inferiorità, di svalutazione di sé o la reazione opposta: auto-giustificazione e una forma di ritorsione verso gli altri. La soluzione sta nell'accettazione delle proprie manchevolezze e nella consapevolezza che ogni errore e perfino crimine può essere redento, neutralizzato, da corrispondenti azioni e comportamenti contrari. • angoscia esistenziale: non dipende da situazioni speciali, da rapporti esterni, ma è prodotta da una crisi interna, dal fatto stesso di essere vivi, di esistere; spesso causata da aspirazioni, presentimenti, insoddisfazioni, bisogni verso qualcosa di ulteriore, di superiore alla normalità. Non può essere risolta in modo soddisfacente senza tenere conto dei fattori spirituali, in base al principio generale che per superare i problemi di un piano bisogna utilizzare risorse di un piano superiore. L'angoscia esistenziale può essere affrontata attraverso la ricerca di un significato più profondo della vita e l'accettazione della propria finitezza.

trascenderlo.

  • paura: è una reazione biologica e psicologica di base determinata dall'istinto di conservazione inteso nel suo senso più ampio. Il superamento della paura è una vittoria spirituale: il processo consiste nel riconoscerla, accettarla, ed eliminarla gradualmente attraverso esercizi di sviamento.

Per dare una dimensione reale alle piccole cose, sacrificate e sminuite magari da grandi peccati (caso Agostino) o da grandi problemi o domande esistenziali, la psicosintesi suggerisce l'esercizio chiamato la "tecnica delle giuste proporzioni": osservando ciò che è più grande dell'uomo (per Agostino è Dio), si acquista una salutare umiltà a livello personale, si può allo stesso tempo sentire la dignità e il valore della partecipazione degli uomini coscienti alla vita dell'universo (per Agostino è la redenzione).

Liber Tertius:

Il libro III narra di eventi accaduti dal

371 al 374; in quel periodo è studente a Cartagine: l'età e le abitudini di questa grande città lo portano a continuare nella condizione di una vita densa di passioni e turbolenti rapporti amorosi. La passione per il teatro di quei tempi porta Agostino narrante ad analizzare il perché l'essere umano gode nel vedere gli altri soffrire per cose delle quali, nella realtà, lo stesso cerca di sfuggire. Racconta poi che in quegli anni ha vissuto due esperienze importanti:
  1. la lettura dell'Ortensio di Cicerone, da cui fu molto colpito ed affascinato: la ricerca della Sapienza spiegata in quel testo rimase per lui uno scopo nella sua vita.
  2. l'adesione al manicheismo, che gli forniva (anche se non troppo in accordo con quanto letto nell'Ortensio) una spiegazione soddisfacente sull'origine del "male", ossia la semplice privazione del bene che porta l'essere a "non essere"; tale adesione gli
permette a una persona di essere in pace con se stessa e di agire in modo etico e morale. La giustizia interiore è un concetto che riguarda la consapevolezza e l'integrità personale. Essa implica l'equilibrio tra i propri valori, le proprie azioni e le conseguenze di queste ultime. La giustizia interiore è un processo di auto-riflessione e auto-valutazione che permette di prendere decisioni consapevoli e responsabili. Essa implica anche la capacità di perdonare se stessi e gli altri, di imparare dagli errori e di crescere come individui. La giustizia interiore è un elemento fondamentale per il benessere e la felicità personale.
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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/06 Letteratura cristiana antica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cassatore di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura cristiana antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Santorelli Paola.
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