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Le revisioni apportate da Perpetua nel resoconto dei suoi sogni
si notano in particolare nella quarta visione, ove Perpetua combatte nel circo contro l'egiziano, che rappresenta il male, sconfiggendolo: la visione si presenta come prefigurazione del combattimento con le bestie nell'anfiteatro di Cartagine, quindi Perpetua presenta la prefigurazione della sua stessa morte al lettore. Sebbene Perpetua muoia, è presentata come vincitrice, quindi il lettore deve apprendere nella lettura un panorama diverso rispetto a quanto visto dalla folla presente nel circo: non una fanciulla di aspetto delicato che lotta contro la vacca selvatica, ma una Perpetua maschile e atletica in lotta con le forze del male.
L'opera si trova in tensione tra scrittura, sogno e morte dove Perpetua mette in atto una vera e propria sovversione: la sua vita interiore e il suo inconscio diventa più "reale" della realtà stessa; i fatti, ossia quanto accade nell'anfiteatro.
di Cartagine, perdono importanza ed è la loro interpretazione ad assumere il ruolo centrale, fornita al lettore dalla stessa autrice: le sue visioni si sostituiscono agli eventi storici.
3.2. Il corpo:
In tutta la narrazione il corpo è centrale per molti aspetti: innanzitutto è principalmente attraverso il corpo che Perpetua attua i procedimenti di sovversione poiché nel suo resoconto la figura che compare più di ogni altra è quella del padre, caratterizzata da un'esasperata gestualità; il padre è presente nella narrazione di Perpetua in quattro punti: la prima all'inizio, quando egli cerca di dissuadere la figlia dalla fede cristiana (III, 1-3); la seconda volta il padre compare con la stessa intenzione poco prima che abbia luogo il processo, nel quale Perpetua afferma davanti al procuratore di essere cristiana (V, I); il padre, ora affranto, cambia il suo atteggiamento prostrandosi dinanzi alla figlia (V, 5)
gettandosi ai suoi piedi e piangendo, non chiamandola più figlia, ma "signora"; ma egli non deiste dal suo proposito, interrompendo un'altra volta durante il processo(4) (VI, 2) insieme al figlio di Perpetua. Nella descrizione delle varie situazioni di confronto con il padre, man mano che il martirio si avvicina, Perpetua subisce un progressivo mutamento ed è come se si trasformasse in un uomo: ella perde la prima funzione di figlia rispetto al padre, e dopo anche la funzione di madre rispetto al figlio; tale mutamento viene descritto attraverso il corpo. Ad esempio, quando il padre non le recherà più il figlio in prigione per allattare, essa dichiarerà di non provare nessun dolore ai seni. Alla "maschilizzazione" di Perpetua corrisponde la progressiva "femminizzazione" del padre, il quale si prostra di fronte alla figlia e perde un attributo proprio della mascolinità strappandosi la barba per la disperazione (IX, 2).questa metamorfosi segue, secondo l'interpretazione del testo, l'elevazione spaziale del suo corpo: per esempio, nella prima visione ella vede ai piedi della scala sulla quale vuole salire un serpente (IV, 4) il cui compito è quello di intimorire coloro che vogliono salire la scala, ma la martire ne calpesta il capo (IV, 7: 'calcavi illi caput'), espressione ripresa nella quarta visione, quando, alla fine della lotta con l'egiziano, ella risulta vincitrice (X, 11); l'espressione 'calcavi illi caput' costituisce un riferimento al libro della Genesi riferito a Maria. Sia il serpente che l'avversario egiziano possono essere letti come rappresentazioni dell'elemento maschile, soprattutto quello paterno, alla quale Perpetua si oppone. In tutte le circostanze Perpetua è sempre al di sopra dell'altro, ossia la più forte nel confronto, il suo essere 'al di sopra' trascende le regole che la società.
del tempo imponeva alla donna: la martire evidenzia la potenza della donna cristiana in contesto romano. Nelle dinamiche tra corpo, potere e identità, il corpo rappresentava il luogo di una lotta, quindi i processi spettacolari e le esecuzioni dei cristiani erano esempio dell'uso della forza nei corpi; ciò poteva portare all'inversione del corpo, ossia l'appropriazione selettiva dei valori maschili e l'elevazione dei poteri femminili come modo di identificazione e resistenza; questa è la funzione sociale e culturale data al corpo. Altra funzione che il corpo assume nel testo è la sua dimensione letteraria: il susseguirsi divisioni con la realtà della veglia è evidenziata proprio dal corpo, attribuendogli la funzione di medium tra attività onirica e vita materiale: ad esempio, al risveglio della prima visione immette nella scrittura le varie sfere percettive (IV, 10), ossia sostiene che al suono delle voci si svegliò.Masticando qualcosa di dolce; la sensazione uditiva appartenente alla sfera onirica riconduce la protagonista alla veglia, accompagnata dal gusto dolciastro che le ricorda il gusto della bucella di formaggio ricevuta dal pastore nel sogno. Una connessione tra sogno e veglia non viene costruita soltanto nel diario di Perpetua, ma sembra caratterizzare l'intera struttura della Passione: anche il redattore richiama al valore delle visioni per la fede (I, 5), riportando il resoconto del sogno di Saturo. Dal punto di vista narrativo e di costruzione dell'identità della martire attraverso il corpo, la Perpetua che il lettore percepisce dal diario è diversa da quella presentata dal redattore:
- nelle sue memorie, Perpetua fornisce particolari molto intimi, anche fisici;
- il redattore, invece, è incline ad attribuire a Perpetua un certo pudore, proiettando così le sue aspettative (di uomo romano) di come una donna dovrebbe essere.
Es: nello scontro con la vacca
selvatica la protagonista viene ritratta nell'atto di ricucire uno strappo nella tunica (XX, 4: "ricordandosi più del pudore che del dolore"). La scena finale presentata dal redattore, rappresenta Perpetua e Felicita come oggetti sottoposti allo "sguardo maschile" sia dagli spettatori del circo, sia dai lettori (XX, 2); anche qui Perpetua opera una sovversione, servendosi del suo guardo: anche ella "guarda" come un uomo quando viene condotta all'anfiteatro, il redattore sostiene che "il vigore emanante dai suoi occhi costringeva tutti a piegare lo sguardo" (XVIII, 2). Il corpo di Perpetua: da un lato conferisce identità alle sue sofferenze di martire; a) dall'altro fa da tramite tra le due sfere di realtà, tra il sogno e la veglia.
3.3. La morte: Il rapporto tra letteratura e morte caratterizza più le scritture moderne che dell'antichità classica, dove è concettualizzato
soprattutto in rapporto alla filosofia e all'estetica. Es. i dialoghi platonici Fedone e Apologia di Socrate o le descrizioni della morte di personaggi illustri e filosofici (come quella di Seneca, descritta da Tacito). Ma la morte come esperienza personale dell'individuo era un tema praticato dalla letteratura greco-latina, per questo la Passione è una completa novità: in essa la morte è presentata in modo intimo e personale, difatti, il sovvertimento costante delle strutture spaziali e interpretato sul piano esistenziale come segno dell'avvicinamento della morte, cioè il fatto di morire include un rovesciamento radicale. La morte negli altri atti e passioni del martiri, è la vera protagonista in tutta la vicenda, e questa offre la cornice alle visioni di Perpetua e di Saturo: tenendo infatti presente che essi stanno per avvicinarsi alla loro fine terrena, il lettore può interpretare i loro sogni e trovare una giustificazione per.L'esecuzione; di fatto, tutte e cinque le visioni rappresentano le modalità con le quali la morte si manifesterà alla fine della storia. Pertanto le visioni diventano strumentali per comprendere la storia, soprattutto la quarta visione è il manifesto di questo procedimento di preparazione alla morte; rappresenta in termini simbolici la lotta nell'anfiteatro, la martire anticipa il suo martirio, sovvertendone però i significati: il suo è un "sogno di gloria" in cui sarà sconfitta, ma sarà vittoriosa.
Epilogo. Il diario e la letteratura nell'abisso: La Passione costringe il lettore a una riflessione totale sul concetto stesso di letteratura, per la sua natura il diario elude la definizione di genere poiché rappresenta un testo nel quale scrittura e vita convergono, lasciando che la realtà e il mondo extra-sensoriale si uniscano, senza possibilità per il lettore di distinguere l'uno.
dall'altro: per Perpetua lo spazio della letteratura coincide con quello della sua stessa esistenza, perché inscrive nel diario la propria identità di scrittrice e il proprio destino di martire cristiana (X, 15).La Passione di Perpetua e di Felicita :
I. 1. Se antichi esempi della fede furono riuniti per iscritto per testimoniare la grazia di Dio e al contempo edificare l'uomo, affinché attraverso la lettura di essi, quasi facendo rivivere i fatti stessi, si rendesse onore a Dio e conforto agli uomini, perché non mettere per iscritto anche testimonianze più recenti che allo stesso modo ben si addicono a entrambi i fini?› (redattore)
1. Il titolo è accompagnato in alcuni manoscritti dalla data della passione dei martiri (le none di marzo) e dall'indicazione del luogo, cioè civitas Turbitana.
2. Il primo capitolo contiene la prefazione che si trova in un solo manoscritto, forse è stata soppressa a causa del
dubbio sull'appartenenza del redattore all'eresia montanista.
3. Il riferimento è ai fatti esemplari narrati nella Bibbia, in particolare alle varie visioni dei profeti; il termine exempla indica spesso modelli "esemplari", la distinzione tra:
- exemplum antico = è il risultato della vicenda dell'eroe di cui si narra;
- exemplum medievale = è invece incentrato sulla figura del narratore e la sua autorità.
4. "lettura" indica soprattutto la lettura data in presenza della comunità dei credenti nel giorno dell'anniversario della morte del martire.
6. I nova documenta si contrappongono ai vetera exempla: la pari importanza data alle testimonianze recenti rivela l'influenza montanista dell'ignoto redattore della Passio.
2. Valga come ragione che anche queste ultime un giorno saranno antiche e necessarie alle generazioni future, benché ad esse, presi come si è dalla venerazione del passato,
si accordi nel presente un'autorità minore. 3. Vi siano pure coloro che credano all'unicità della potenza dello