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CAPITOLO III- IL PUNTO DI PARTENZA DI MARCIONE
Il punto di partenza della critica marcioniana alla tradizione sta nella contrapposizione pallina di
Legge e Vangelo, fra giustizia meschina e amore misericordioso dall’altra. Leggendo le Lettere di
Paolo, si rende perfettamente conto di queste contrapposizioni esistenti e della necessità di
abbandonare l’AT a seguito della nuova concezione di religione come metafisica etica determinante
tutte le cose. L’abbandono dell’AT comporta però un vuoto nella vecchia religione. Marcione
rimane comunque fedele alla tradizione giudaico-cristiana identificando il Creatore del mondo con
il Dio ebraico, non ritenendo così menzognero l’AT. Eleva poi il principio del bene come forza
redentrice. Il compito di Marcione era dunque quello di dimostrare che l’umanità doveva liberarsi
dal suo stesso Dio e il suo stesso Padre.
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Eristo CAPITOLO IV: IL CRITICO E IL RESTAURATORE: LA BIBBIA DI MARCIONE
097 Secondo Marcione, dopo la dipartita di Cristo, si era creata una grande cospirazione. Per Marcione
in Paolo c’erano le informazioni necessarie per incamminarsi sulla giusta strada: Paolo spiegava che
c’era solo un Vangelo e che solo lui la rappresentava. Diceva inoltre che gli altri avevano
annunciato tutti i vangeli giudaizzanti falsificati. Marcione crede che le Lettere di Paolo siano state
falsificate e che dei falsi apostoli ostacolassero Paolo. Per Marcione c’era stato anche un errore di
trasmissione, credendo avessero confuso i detti di Gesù con qualcosa riguardante la legge. Paolo era
dunque per Marcione, l’apostolo che avrebbe dovuto contrastare i falsi apostoli. Marcione poi
credeva che ci fosse un vangelo scritto, un unico veritiero, e che doveva essere fra i 4 tramandati e
che il vangelo di Matteo fosse da rifiutare. Quelli autentici dovevano essere quello di Luca o
Marco, perchè non avevano preistoria. Dunque, se le Lettere ed il Vangelo di Paolo erano stati
falsati, l’obbligo di Marcione era di liberarli dalla falsificazione. Ii motivi delle correzioni marciante
sono: 1) il rettore del mondo e dell’AT non appare come il Padre di Gesù, l’Antico Testamento non
ha predicato nessuna azione di Gesù, il buon dio non è Giudice.
CAPITOLO V- LE ANTITESI DI MARCIONE
Il titolo Antitesi dell’opera dI Marcione sembra essere usato solo da Tertulliano, la cui opera non gli
giunse solo in latino, ma anche in greco. Le Antitesi sembra poi che contenessero una serie di
discussioni in riferimento ai passi biblici. Le Antitesi non erano solo un insieme di testi e la sua
struttura non è possibile determinarla, ma stringe con la Bibbia di Marcione un rapporto
problematico, perchè non sembra che Tertulliano conoscesse qualsiasi altra opera se non le Antitesi.
Ci sono più o meno due parti: una storica-dogmatica sulle rivelazione di Paolo e degli Atti degli
Apostoli. L’introduzione dell’opera respingeva i falsi 4 vangeli della Grande Chiesa. Nell’opera
Marcione usa argomenti di polemista giudaica dell’AT e ne rifiuta l’interpretazione allegorica e
tipologica.
CAPITOLO VI- IL CRISTIANESIMO DI MARCIONE E LA SUA PROCLAMAZIONE
Marcire non ha mai elaborato un sistema dottrinale e non si è mai richiamato ad una Rivelazione
speciale. Ha rifiutato sapienza misterica e ha abbandonato la spiegazione esegetica del
testo.Marcione riteneva che la materia fosse cattiva e così il mondo, data la sua composizione
Iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii materiale. Il mondo per Marcione è dunque meschino, come il Dio che l’ha creato (definisce
l’albero cattivo il Dio dell’AT) che è cattivo perchè: ha creato l’uomo debole cosa che gli avrebbe
permesso di essere tentato; colpevolizza e punisce l’uomo con l’invio del male; punisce i peccati dei
padri sui figli. Si può dire che più che lui malvagio, lo è la sua giustizia, che per gelosia si trasforma
in malvagità. Il Dio dell’AT è poi del tutto inconsapevole dell’esistenza del dio dell’NT, buono e
giusto. Il Dio dell’AT è poi crudele anche per aver dato vita all’uomo avendogli attribuito
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componente mortale nella carne e per essere invidioso dell’uomo, temendo di veder minacciata la
sua autorità. Quando infatti l’uomo si fece sedurre dal diavolo, Dio si pentì di aver creato l’uomo.
Marcione ha sostituito il Creatore con la Legge. Per Marcione la legge non è diversa da come la
concepisce Paolo: crede che la legge morale sia santa, ma non derivava dal buon Dio. Marcione non
ha dubbi sul concetto di male, ma su quello di buono ne ha diversi: la bontà morale (ha solo valenza
terrena) e una bontà religiosa.
L’unico Dio che non ha limitazioni è quello Straniero, che conosce il Creatore del mondo sin
dall’inizio e non necessita di materiale per creare: solo lui è veramente sopra ad ogni cosa. Lo
Straniero, che discende dal suo cielo attraverso quello del Creatore, gli sottrae il Figlio.
Il buon Dio è allora bontà stessa e si autorivela e redime tutta l’umanità, aggravata dalla Legge, che
ha reso i giusti servili ed è fardello degli uomini. Il Dio buono, poi, esattamente come il Dio del
mondo, ha un figlio che ha preceduto il Figlio del primo Dio, anche se egli proviene dalla stirpe di
Davide. Si rifiuta inoltre l’idea che il Redentore, per presentarsi agli uomini, non poteva assumere
sembianza materiale, data la bruttezza della carne, dato che egli doveva rimanere puro. Ne consegue
allora che la storia di Cristo cominciate con la manifestazione del suo Redentore, nell’anno 15 del
governo di Tiberio e che fosse in un corpo fittizio. Era apparentemente un corposa era comunque
Dio in sembianze umane, messo nella condizione di sentire dolore. Cristo però, benché fosse giunto
dicendo di voler abolire la Legge, per Marcione non annunciò chiaramente un nuovo Dio, ma tale
notizia fu derivata dai suoi uditori. Cristo poi, si sarebbe recato agli inferi e avrebbe portato anche lì
la sua redenzione, sottraendo ai Creatore tutti i suoi figli. Dato che i redenti erano solamente coloro
che credevano e dato che il Dio buono secondo Marcione non puniva i peccatori, Tertulliano muove
questioni in merito, Marcione rispondeva che il Dio buono non aveva bisogno di nessuna norma da
impartire: la sola fede era sufficiente.
Altro tema importante è la fine dei tempi: una questione che probabilmente aveva messo in
difficoltà Marcione. Dato che il buon Dio non doveva essere temuto, egli non giudicava e
condannava proibendo il male. Marcione sapeva che un giorno del giudizio sarebbe venuto, dove il
buon Dio non avrebbe punito i peccatori, ma li avrebbe allontanati da sé, facendoli cadere nel fuoco
del Creatore. Tuttavia, Marcione crede come Paolo che tutti gli uomini sono peccatori se non si
lasciano redimere da Cristo, ne deriva che tutti saranno dannati. I giusti che invece sono vissuti
prima di Cristo sono negli inferi e il buon Dio non potrà dar loro vita eterna perchè non l’ha
promessa loro. Tuttavia, il Creatore non ha nulla d’eterno e quindi tutto ciò che è presso di lui finirà,
quindi non si parla nemmeno di dannazione eterna. Marcione inoltre supponeva che all’apparizione
di Cristo, il Creatore avrebbe distrutto il mondo trascinando tutto con sé, di modo che il buon Dio
rimanesse l’unico.
CAPITOLO VII- LA SANTA CHIESA DEI REDENTI E LE SUE REGOLE: CULTO,
ORGANIZZAZIONE ED ETICA
Marcione ha imparato da Paolo l’importanza della chiesa, cosa che lui aveva e con grande seguito
fino al V secolo. In essa si battezzava allo stesso modo della chiesa di Roma, si faceva l’eucarestia
come gli altri cristiani, ma con l’acqua e non col vino (prassi tipica dell’epoca). Tale chiesa
prevedeva una strutturazione al suo interno, distinguendo in primis fra chierici e laici, ma senza una
divisione di mansioni rigidamente stabilita, portando i laici anche ad assumere, provvisoriamente,
mansioni spirituali. Marcione dunque ricercava la semplicità degli ordinamenti e rifiutava le rigide
divisioni in caste, permettendo anche alle donne di battezzare., dato che l’appartenenza sessuale dei
redenti non aveva importanza (lo sappiamo da Epifanio). La chiesa marcionita aveva regole di vita
stringenti uniche nel suo genere: non ci si poteva sposare (era considerato uno scandalo), non si
potevano avere rapporti sessuali e quindi si doveva far voto di celibato. La comunità quindi si
basava sul reclutamento di nuovi membri, dato che non ci si riproduceva. Tutte queste limitazioni
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erano derivanti dalla necessità di liberarsi dalla carne peccaminosa e di limitare il Dio Creatore
malvagio, mostrandogli che non si era più al suo servizio per appartenere ad un altro Signore.
Ultima, ma non meno pesante, prescrizione era l’astinenza maggiore possibile dal cibo e dal bere
(no carne, no vino, sì al pesce) e la disponibilità al martirio. Coloro che riuscivano a mantenere
queste rigide regole, sarebbero diventati superuomini.
CAPITOLO VIII: LA STORIA DELLA CHIESA MARCIONITA: LE SCUOLE
TEOLOGICHE
Dal punto di vista liturgico e organizzativo, le chiese marciante erano simili a quelle cattoliche. La
sua chiesa a partire dall’età costantiniana si diffuse in occidente con forza, anche se nel IV secolo
era stata repressa in Egitto e Asia Minore. La chiesa marcionita si mantenne attiva più a lungo in
Palestina e Siria, incutendo più timore del pericolo manicheo. Messa in pericolo dagli Editti di
Graziano e Teodosio, la chiesa marcionita aveva dei veri e propri villaggi in campagna, perdendo
resistenza spirituale in città, finendo per soccombere. Il primo a raccontarci delle scuole marcionite
è Rodone. Altri che ripresero la dottrina marcionita furono Megezio e Apelle: Megezio distingueva
fra il Dio buono, il Demiurgo ed il Dio malvagio.
Altre testimonianze ci giungono da Epifanio, che ci racconta che alcuni marcioniti sostenevano che
Cristo fosse Figlio del Dio malvagio, altri del Dio giusto e avrebbe abbandonato il Padre,
innalzandosi al Dio superiore.
La chiesa marcionita dopo la sua morte ha visto nel suo successore diretto Lucano, rimasto fedele
all’insegnamento del maestro e direttore della scuola in Occidente. Ci sono tracce marcionite nel
prologo della Vulgata e in varie falsificazioni. La presenza poi di pezzi marcioniti nella Bibbia
cattolica prova poi la diffusione della chiesa marcionita.
Lo stesso testo marcionita è stato più volte modificato dagli stessi seguaci, dato che il maestro non
l’aveva proibito (Lucano adoperò anche delle correzioni).
Apelle aveva lasciato la chiesa marcionita e ne aveva rigettato il dualismo, influenzato d