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La concezione della proprietà nelle società liberali
Nelle società liberali, la proprietà era concepita come potere pieno ed esclusivo del proprietario, senza alcun tipo di limite: sul piano politico, affermare l'intangibilità della proprietà privata da parte del potere pubblico significava garantire i cittadini contro l'arbitrio dei sovrani; sul piano economico, da un lato si rivolgeva contro l'organizzazione feudale e corporativa, mentre dall'altro lato contro le pretese delle classi non proprietarie.
Fra la metà del XIX secolo e gli inizi del XX si affermano processi economici che tolgono alla proprietà la posizione centrale prima occupata: in primo luogo si ha un processo di mobilizzazione della ricchezza, poi un processo di smaterializzazione della ricchezza, poi ancora un processo di separazione fra proprietà e controllo della ricchezza, che si manifesta come scissione fra ruolo del proprietario e ruolo dell'imprenditore, figure che, nelle economie precapitalistiche,
generalmente coincidevano. La proprietà è poi investita da trasformazioni di natura politico-sociale, in particolare dalle critiche ideologiche e l'azione politica dei movimenti di ispirazione socialista. La proprietà nella costituzione Disciplinare la proprietà in un modo o in un altro significa organizzare in un determinato modo la produzione, la distribuzione e il consumo dei beni, quindi l'intero sistema economico e i connessi rapporti sociali. Nella costituzione, la proprietà è contemplata nell'art.42, nella parte relativa ai rapporti economici, e comprende una serie di norme che garantiscono la posizione dei proprietari e tutelano i loro interessi, ma per altro verso limitano quella posizione in nome dell'interesse generale: si cerca di trovare un equilibrio tra garanzie e limiti, tra interesse privato e interesse della collettività. La proprietà deve essere regolata dalla legge in modo che il suo esercizionon contrasti con l'interesse generale della collettività o comunque con interessi sociali meritevoli di tutela: infatti, la "funzione sociale" della proprietà rifiuta la tradizionale concezione individualistica ed egoistica del diritto stesso e può riferirsi ad obiettivi di efficienza economica o di giustizia sociale. Da ciò emergono tre elementi: 1. La posizione dei soggetti coinvolti rispetto ai beni - spesso le restrizioni del diritto di proprietà intervengono in presenza di un conflitto di interessi tra il proprietario che non utilizza la propria cosa e un soggetto non proprietario che la utilizza e la fa fruttare: la legge favorisce quest'ultimo, il cui interesse coincide con quello della collettività. 2. Le tecniche di disciplina con cui si realizza la funzione sociale dei beni - uno dei modi principali con cui il proprietario utilizza i suoi beni consiste nello svolgere attività giuridica sui beni stessi. 3. Il tipo dibeni interessati - la funzione sociale riguarda i beni produttivi, necessari per il funzionamento del sistema economico e i beni privati di interesse pubblico, cioè quei beni da cui dipendono importanti bisogni sociali
Le norme che limitano la proprietà in nome della funzione sociale sono contenute per lo più in leggi speciali, ma se ne trovano anche all'interno del codice civile: esse non possono considerarsi di natura eccezionale e derogatoria rispetto ad una pretesa regola per cui la proprietà è normalmente senza limiti, ma devono invece considerarsi l'applicazione di un principio generale.
La legge assicura la funzione sociale della proprietà definendo quali sono i poteri del proprietario e stabilendo cosa egli può o non può fare: siccome i poteri del proprietario sono il contenuto del diritto di proprietà, il diritto è conformato dal legislatore; a questo punto, il legislatore è completamente libero o
Incontra dei limiti? Secondo una prima teoria, il legislatore non incontra nessun limite se non quello della funzione sociale; secondo una diversa teoria, invece, il contenuto del diritto di proprietà è definito prima di tutto dalla natura o essenza intrinseca del diritto stesso, quindi dalla naturale destinazione economica del bene, a cui corrisponde un contenuto minimo essenziale del diritto che il legislatore deve rispettare: quando il legislatore sottrae al proprietario una delle facoltà del contenuto minimo essenziale è come se cancellasse il diritto medesimo e si parla di espropriazione anomala.
L'espropriazione e l'indennizzo: La costituzione stabilisce che la proprietà privata può essere espropriata, cioè tolta al proprietario anche contro la sua volontà e trasferita ad un ente pubblico interessato ad averla; questa possibilità, che evidentemente gioca contro i proprietari, è però accompagnata da tre
Garanzie a favore degli stessi:
- L'espropriazione può avvenire NON per arbitrio o capriccio dell'autorità pubblica, ma solo se si fonda su motivi di interesse generale
- L'espropriazione può avvenire solo nei casi previsti dalla legge: la ragione è che la legge è fatta dal Parlamento, cioè da un organo largamente rappresentativo delle diverse posizioni politiche, e perciò capace di garantire una corretta valutazione dei "motivi di interesse generale" e il loro equo bilanciamento con gli interessi del proprietario
- Al proprietario espropriato spetta una contropartita economica in denaro, che lo compensi della perdita subita, l'indennizzo; riguardo alla misura dell'indennizzo, la corte ha chiarito che non è necessario che l'indennizzo sia pari al valore di mercato del bene espropriato: può anche essere inferiore, purché resti comunque qualcosa di serio, congruo e adeguato
L'ESERCIZIO DELLA PROPRIETÀ cap.15
Il contenuto della proprietà: godimento e disposizione dei beni
Come sappiamo, il contenuto del diritto di proprietà è l'insieme delle facoltà che spettano al proprietario per l'utilizzazione del bene, facoltà che possono classificarsi in due categorie:
- La facoltà di godimento è qualsiasi modo di impiegare la cosa e ricavarne utilità, che il proprietario possa attuare senza rinunciare alla piena proprietà della cosa stessa: essa realizza quello che gli economisti definiscono il valore d'uso.
- La facoltà di disposizione è quella con cui il proprietario realizza il valore di scambio della cosa, cioè ne ricava delle utilità (generalmente economiche e quasi sempre monetarie) che può ottenere solo rinunciando alla piena proprietà.
proprietà della cosastessa.
I poteri di esclusione
Il proprietario ha i poteri di esclusione, cioè la facoltà di escludere ogni altro soggetto dal godimento della cosa e di impedire interferenze altrui nel suo godimento; tuttavia, i poteri di esclusione incontrano dei limiti, per cui il proprietario, ad esempio, non può impedire l'accesso al fondo a chi:
- vuole entrarci per l'esercizio della caccia
- vuole entrarci per recuperare oggetti o animali, salvo che il proprietario li consegni lui stesso
- vuole entrarci per svolgere attività quali l'escursionismo, lo sci o la raccolta di funghi (in quei luoghi, come la montagna, in cui vale la regola del libero accesso); fonte di questa regola è la consuetudine
Vi è poi un altro limite: la proprietà di un fondo si estende sia allo spazio aereo sovrastante, sia al sottosuolo, e il proprietario NON può impedire che altri compiano, in quegli spazi, attività che si
svolgono a profondità o ad altezza tale che egli non abbia interesse ad escluderle. Al proprietario, inoltre, spetta anche tutto ciò che è contenuto nella sua proprietà.
I limiti della proprietà si ripartiscono in due categorie:
- I limiti nell'interesse pubblico sono imposti dalla legge al proprietario per soddisfare superiori interessi della collettività, quindi per realizzare la funzione sociale della proprietà.
- I limiti nell'interesse privato sono imposti al proprietario nell'interesse di altri privati, generalmente proprietari di fondi vicini.
I principali limiti al diritto di proprietà introdotti nell'interesse dei proprietari di fondi confinanti riguardano:
- Le immissioni, in particolare immissioni di fumo o di calore, le esalazioni,
- i rumori, gli scuotimenti derivanti dal fondo del vicino, che il proprietario è tenuto a sopportare, ma solo finché esse non
superano la normaletollerabilità; spetta al giudice valutare se questa soglia viene superata o meno, tramite alcuni criteri: la condizione dei luoghi, la priorità di undeterminato uso, l'esigenza di contemperare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà.
Quando un'immissione risulta illecita, chi la subisce ha due possibili rimedi legali: l'azione inibitoria e il risarcimento del danno prodotto.
Le distanze legali, con cui la legge vuole evitare che fra gli edifici costruiti su fondi confinanti ci siano intercapedini troppo strette, perciò tali edifici devono essere o uniti e aderenti tra loro oppure separati da una distanza minima (di 3 metri stabilita dal codice civile); se uno fra i proprietari ha costruito per primo ad una distanza inferiore della metà di quella prescritta, l'altro può tenere la sua costruzione arretrata di almeno due metri dal confine o costruire in aderenza all'edificio del vicino.
Pagando il valore della parte di terreno di quest'ultimo occupato a tale sc