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Il cinema del reale
Il reale è un filo rosso che ha cucito tutta la nostra cultura. Il grande cinema italiano ha sempre fatto i conti con la nozione di realtà. Lo slogan cinema del reale è diventato di moda cavalcando l'onda del Festival Cinéma du Réel, indagando sul nuovo documentario italiano, ibridato con la finzione e contaminato dalla necessità della messa in scena. Il nuovo documentario italiano del nuovo millennio è diventato forse più importante del cinema "normale". È uno dei fenomeni più eclatanti di un cinema, invece, fuori norma, un cinema indipendente dal punto di vista del modo di produzione, e sperimentale nelle vie espressive che sceglie. Il cinema di Mario Balsamo impone la domanda su cosa voglia dire cinema del reale e se non esistano molte dimensioni altre, ai confini della realtà. Balsamo è un cineasta multitasking: regista, ma anche autore capace di riflettere in modo teorico sul cinema, docente.organizzatore culturale e intellettuale. Il cinema del reale diventa cinema nella messa in scena, l'officina del reale. Nei casi più riusciti, là finzione ci apre gli occhi sul reale, e viceversa naturalmente definizione teorica molto calzante col nuovo documentario italiano. L'essere umano si mette in gioco nel documentario anche autorappresentandosi. Nelle vite reali non c'è una trama, ma vi fa irruzione di tanto in tanto un senso profondo dell'esistenza. La realtà (singolare) è diventata un melting plot di realtà (plurale) in cui c'è dentro, a ogni buon conto, la finzione.
Per tutti i film di Balsamo, da Sognavo le nuvole colorate ai primi corti, essi hanno il dono dell'ironia e dell'auto-ironia, della leggerezza e della tenerezza. Ma hanno anche uno spleen, un dolore di fondo, un malessere del vivere che ogni tanto passa nello sguardo dell'autore. C'è il senso della vita che passa, dell'invecchiamento,
Della morte. Ecco allora l'officina del reale che diventa una bottega dell'irreale, un'area dove sperimentare con la realtà, la realtà diventa il punto di partenza per un'avventura nel terreno dell'immaginario.
La mutazione del documentario negli anni 2000
Siamo nel 2015 ed è evidente come il cinema del reale sia una delle identità più importanti del nuovo cinema italiano. La mera equazione "documentario = ritorno al reale" è ambigua bisogna capire cos'è questo reale, e il nuovo documentario italiano appare essere cruciale per la sua attenzione alla forma piuttosto che al contenuto.
Costante da non sottovalutare nel documentario degli anni 2000 è la nutrita presenza femminile. Il cinema del reale, dai pionieri degli anni 70/80 a quelli degli anni 90, sino alla proliferazione di nuovi documentaristi degli anni 2000, è uno dei fenomeni più importanti del cinema italiano.
del nuovo secolo. Si tratta di un panorama esauriente del documentario contemporaneo, che rifiuta una differenziazione rispetto al cinema narrativo più tradizionalmente inteso, che rivendica l'esistenza di una nuova generazione e di una nuova mentalità di filmmaker, e fotografa temi sociali come l'immigrazione, il dopo-terremoto, il nucleare e le sue conseguenze, la battaglia politica, le contraddizioni dell'industria.
Il mio paese
Come suggerisce il titolo del festival di Pesaro, il nuovo documentario italiano cerca di tastare il polso del paese reale. L'Italia è, all'inizio del nuovo secolo, e in particolare dopo l'inizio della grande crisi economica, una nazione senza nerbo e senza entusiasmi, da cui chi può fugge alla ricerca di altri lidi.
Sono soprattutto i documentari, appunto, a riflettere sull'Italiano di oggi, a tentare di disegnarne un panorama attendibile, al di là delle tendenze escapiste del peggior cinema.
commerciale e dei prodotti più o meno rassicuranti o riconcilianti. Una nuova legittimazione
In questo secondo decennio del 2000, il documentario italiano è diventato protagonista di un sommovimento estetico e di una serie di iniziative che hanno fatto capire il rinnovato interesse per il cinema della realtà.
Tra i maggiori responsabili di questo nuovo interesse per il docu e di questa inedita esplosione di prodotti, è senza dubbio la rivoluzione digitale ricordiamo che tra la metà degli anni 90 e 2000 è avvenuta una mutazione profonda delle tecniche, degli apparati di ripresa, di montaggio, e di postproduzione, dello stesso modo di pensare dell'intero immaginario collettivo.
L'ascesa del documentario è diventato uno dei fenomeni più interessanti anche grazie alle diverse commistioni tra i generi.
Ricordiamo che all'inizio vi era del pregiudizio nei confronti del documentario, considerato solo ancella del cinema narrativo.
e ora questo è scomparso, e anche grazie alla rivoluzione digitale - il documentario non è più solo una palestra per l'apprendistato per un film di finzione, quello a cui tutti puntano. Si può fare un documentario anche dopo un lungometraggio di finzione. Si tratta di un buon segnale per confermare che il cinema non è più solo quello tradizionale che si vede nella sala cinematografica, ma è fatto di tante cose: corti e mediometraggi, videoarte e arti elettroniche, fiction televisiva e serie tv, e anche un documentario sempre più ibridato tra fotografia della realtà e finzione. Non è solo il cinema narrativo lo strumento per indagare la memoria e intervenire sul presente, ma lo è anche il documentario, un genere emerso con forza negli anni 2000 come forma capace di guardare alla realtà italiana. La rivoluzione digitale consente, con l'accesso a nuove pratiche di ripresa e di montaggio, una presaDiretta sulla realtà, una registrazione dei fenomeni sociali con una camera stylo in grado di prendere immediati appunti politici. La nuova frontiera del documentario sarà sempre più quella dei new media.
La grande migrazione e il rapporto con l'altro
Emigrati e immigrati
I temi dell'emigrazione/immigrazione e del rapporto con l'Altro sono nel DNA della popolazione italiana. L'emigrazione nobile degli eroi risorgimentali, la grande migrazione del periodo post-unitario, la negazione dell'emigrazione postulata dal fascismo, l'emigrazione del dopoguerra nei paesi europei, la mutazione epocale del boom economico, con l'epico flusso interno sud-nord.
L'emigrazione intellettuale che caratterizza gli anni 70/80, e che diventa persino fuga di cervelli. E infine l'immigrazione verso l'Italia, che viene considerata l'America da chi fugge disperato dai paesi dell'Est post-comunista o da terre più lontane.
In Africa e Asia. L'universo iconico e i mass media hanno sempre colto con grande attenzione questi fenomeni epocali, dalla fotografia all'elettronica; e in particolare il cinema ha rappresentato nelle varie epoche sia l'emigrazione, esterna e interna, che l'immigrazione.
Nel cinema italiano di questi ultimi anni l'emigrazione viene declinata con i toni e i codici del genere, così come in passato aveva fatto i conti con l'ideologia e la politica, con la criminalità e il genere.
Ma è negli anni 90 che il punto di vista cambia: Improvvisamente, dopo un secolo in cui gli altri siamo stati noi, ecco che abbiamo a che fare con degli alieni. Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, gli scenari europei e planetari cambiano radicalmente, provocando migrazioni epocali.
È poi con la svolta del nuovo secolo e di un'altra caduta, quella delle Torri Gemelle, che l'Altro diventa protagonista di tanti film.
corti e lunghi. È un cinema che sta a sua volta diventando altro, facendosi declinare in vari modi: dal documentario alla fiction, dalla televisione al video, dall'advertisment a Youtube, il cinema cambia pelle. Le tecniche digitali permettono una più veloce adesione a un cinema del reale. L'immigrato irrompe dunque nell'immaginario italiano, tanto da diventare una delle più importanti tematiche, se non la tematica del nuovissimo cinema italiano degli anni 2000.
Il quadro teorico
Viaggi immaginati, ma anche viaggi immaginari e viaggi nell'immaginario: sono i complessi percorsi dei migranti, come sono stati rappresentati dagli audiovisivi a cavallo tra i due secoli, come hanno finito per incarnare un immaginario collettivo, come influiscano sull'identità nazionale, e come abbiano sempre più assunto uno statuto simbolico, intrecciandosi con altri percorsi di tipo psicanalitico. Di certo quello dell'immigrazione è uno dei
Temi più importanti del cinema italiano tra anni 90 e 2000. Il cinema italiano mostra quanto sia potente la seduzione del cinema dell'immigrazione, che è stato al centro di molti convegni internazionali ed è ormai motivo ispiratore di una vasta saggistica e di iniziative di ricerca e produzione.
Da queste molte riflessioni storiche e sperimentazioni produttive emergono alcune costanti tematiche:
- Il problema della migrazione e la messa in scena dell'Altro, argomento sempre più importante, anche alla luce degli sviluppi politici del nostro paese;
- Il dibattito sull'impegno possibile nel nuovo millennio: di certo, il tema della migrazione impone una riflessione sulla possibilità di una nuova militanza intellettuale, pur sullo sfondo della crisi delle grandi ideologie novecentesche;
- L'indagine dal punto di vista del gender, un modo di attraversare i vari approcci analitici della contemporaneità puntando sulle differenze sessuali.