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UMANITÀ DI ELVIRA GIALLANELLA - UNA DONNA VUOL ‘RIFARE IL MONDO’

La riscoperta del film Umanità di Elvira Giallanella è significativa sia per gli studi sul cinema muto

italiano che per la riflessione sulla soggettività femminile nel primo Novecento italiano. Questo film

solleva due questioni principali. La prima riguarda il pacifismo come caratteristica femminile,

contrapponendo donne pacifiste a uomini militaristi, un equilibrio complesso che deve essere

analizzato nel contesto culturale dell'epoca. La seconda questione riguarda la stessa Giallanella, di cui

si sa molto poco sia a livello biografico che professionale. Ciò che si conosce deriva principalmente

dalla visione del film, che rivela una personalità enigmatica e apparentemente incoerente.

Esiste una tradizione pacifista femminile, legata al contesto sociale delle donne prima, durante e dopo

la Prima guerra mondiale. Alla fine del XIX secolo, molte associazioni femminili esaltavano i valori

della pace. Nel congresso internazionale dell'Aia del 1907, le donne vedevano nel pacifismo la loro

«naturale» politica, data la loro condizione di generatrici di vita. In quel periodo, le donne erano

considerate fragili e con pochi diritti, spesso pagate meno degli uomini e vessate da avances sessuali.

Il concetto di «donna nuova», coniato da Sarah Grand nel 1894, descrive una donna critica verso il

matrimonio e desiderosa di affermarsi professionalmente. I movimenti femminili per il diritto di voto

portano alla ribalta questioni di parità e uguaglianza. Nonostante i luoghi comuni e stereotipi, le donne

iniziano a organizzarsi in movimenti per i diritti e pacifisti.

In Italia, organizzazioni come la Società per il Lavoro delle Donne e l'Associazione per le Donne,

fondate nel 1890, cercano di sensibilizzare le donne ai loro diritti e alle questioni pacifiste. Il

pacifismo diventa una forma di partecipazione femminile alla sfera pubblica, associato a qualità

femminili come il desiderio di nutrire e proteggere la vita. Bertha von Suttner, con il suo romanzo

Abbasso le armi!, contribuì alla diffusione del pacifismo tra le donne.

Alle soglie della guerra, l'Europa è attraversata da fermenti femministi e gruppi di donne che lottano

per i loro diritti, ma la guerra interrompe tutto. La guerra sembra ristabilire l’ordine sociale tanto

auspicato dai movimenti antifemministi, ma dall’altro lascia spazio alle donne, permettendo loro di

accedere a quei ruoli esclusivamente maschili. In Italia, le donne assumono compiti agricoli e di

gestione durante il conflitto, scoprendo la solidarietà e la resilienza. La guerra, però, porta anche lutti

e sofferenze, spingendo molte donne a opporsi al conflitto, come dimostrato dalle proteste per «pane e

pace». L'assurdità della guerra diventa evidente, influenzando lo stato d'animo delle donne che

perdono familiari.

Il film Umanità di Elvira Giallanella rappresenta una risposta al trauma della guerra e un tentativo di

guardare al futuro senza paura. Tuttavia, il film presenta diverse contraddizioni, a partire dall'incontro

tra Giallanella, Golia e Bravetta. Il soggetto del film è tratto dal racconto Tranquillino dopo la guerra

vuol creare il mondo… nuovo, un testo in rima per ragazzi scritto da Vittorio Emanuele Bravetta e

illustrato da Golia nel 1915. Bravetta, noto come poeta e scrittore di romanzi storici e popolari, è

descritto come maschilista e interventista, ma nelle sue opere per l'infanzia cerca di proteggere i

bambini dagli orrori della guerra. Golia è un famoso illustratore umoristico. Elvira Giallanella, la

regista, sceneggiatrice e produttrice del film, è una figura enigmatica di cui si sa poco. Fondò la Liana

Films a Milano nel 1919 con l'intento di realizzare film per bambini. Prima di ciò, lavorava per la

Vera Film di Roma come responsabile delle vendite. Le poche notizie su di lei provengono da fonti

pubblicistiche dell'epoca, che permettono di ricostruire solo parzialmente il suo percorso

professionale. Nel 1919, Giallanella vende la sua quota della Vera Film e si trasferisce a Milano per

mettersi in proprio, con il progetto di realizzare un film basato sul racconto di Bravetta. Tuttavia, la

produzione del film a Milano non va come previsto. La Monopolio Principe, un concessionario di

film, curerà l'edizione di una serie di film educativi basati su Tranquillino, ma con nomi internazionali

per aumentare la credibilità. Alla fine, il film non sembra aver ottenuto il visto di censura e non è stato

proiettato in pubblico. Nonostante le difficoltà, Giallanella mostra tenacia e passione. La sua decisione

di aprire una Casa di produzione a Milano, una città meno promettente per l'industria cinematografica,

suggerisce che credeva fortemente nel suo progetto. Tuttavia, i dettagli sul perché il titolo Umanità

non compare mai nelle fonti d'epoca e sul destino finale del film rimangono oscuri. La storia di Elvira

Giallanella è quella di sogni irrealizzati, di oblio e fallimenti, ma anche di tenacia e passione. La sua

figura enigmatica e il mistero attorno al suo film rappresentano una parte importante della storia

femminile del cinema, e il suo lavoro merita di essere riscoperto e studiato per comprendere meglio il

contributo delle donne nella cinematografia del primo Novecento.

Il film Umanità di Elvira Giallanella si discosta dal poema Tranquillino dopo la guerra vuol creare il

mondo... nuovo di Vittorio Emanuele Bravetta in alcuni aspetti significativi, trasformandolo da

un'opera maschile a un'opera con una sensibilità femminile. Nonostante il film mantiene fedeltà

all'intreccio del poema e alle illustrazioni di Golia, le differenze introdotte da Giallanella sono

fondamentali e conferiscono al film una nuova dimensione.

Differenze Principali

Incipit e Finale

Il film inizia e termina in modo diverso rispetto al poema. L'incipit del film è una sequenza

completamente nuova che non ha riscontro nella fonte letteraria. Inizia con immagini di oggetti

domestici (vassoio, un servizio da tè, sigarette, un vasetto di marmellata) creando un'atmosfera

particolare e introducendo i bambini in un contesto borghese dove gli adulti sono assenti. Questo

prologo suggerisce un senso di trasgressione e introduce elementi di avanguardia nel modo in cui gli

oggetti sono filmati. Il film finisce con un epilogo che, attraverso un montaggio di immagini di

ciminiere, operai e scene di lavoro, trasmette un messaggio di pace e operosità. Questo finale è

confezionato nello stile delle «apoteosi» delle prime féeries cinematografiche, inneggiando al lavoro

come fonte di pace e a Gesù come rappresentante supremo di questo valore.

Introduzione dello Gnomo

Uno degli elementi introdotti da Giallanella, assente nel testo originale, è la figura dello gnomo, un

pupazzo che prende vita nel sogno di Tranquillino. Questo personaggio funge da aiutante, guidando i

bambini attraverso la devastazione postbellica. La regista crea un mondo onirico che mescola realtà e

fantasia, trasformando l'immaginario di Bravetta e Golia in un orizzonte accettabile solo come sogno.

Il teatro della guerra

Nel poema di Bravetta, Tranquillino vive la guerra come una serie di eventi tragici ma allegorici. Nel

film, invece, l'esperienza della guerra è rappresentata come un sogno vissuto da Tranquillino, un

espediente narrativo che permette di vedere la guerra attraverso gli occhi di un bambino. Un'altra

innovazione significativa è la trasformazione del teatro della guerra da semplice metafora a scena

reale, con un palco su cui campeggia uno scheletro di soldato avvolto nella bandiera. Questa

rappresentazione visiva è potente e audace, trasformando l'umorismo e la satira annunciati nei titoli di

testa in humour nero. Il teatro diventa un luogo macabro che rappresenta la carneficina bellica, con

immagini come gli stivali dei soldati allineati senza i loro proprietari, simboli di una tragedia che è

resa in modo inquietante e potentemente allusivo.

Rappresentazione della Bambina

La figura della bambina nel film è significativamente diversa rispetto al poema. Mentre nel poema di

Bravetta la bambina è raffigurata come una piccola Eva che ripete il peccato originale, nel film di

Giallanella questo ruolo è attribuito al maschietto. Questo cambiamento riflette una sensibilità

femminile che rifiuta di collocare la bambina nel ruolo di portatrice del peccato, in contrasto con la

visione maschilista di Bravetta.

Aspetti Visivi e Iconografici

Sogno

Il sogno di Tranquillino è rappresentato con un montaggio di immagini di repertorio che culminano in

una scena dove immagina di arringare una folla. Questa sequenza onirica introduce il tema della

guerra con una potenza visiva che supera le allegorie stilizzate del poema. Le immagini della

devastazione bellica sono riprese direttamente dalle rovine reali del Carso, conferendo un realismo

crudo e potente al film.

Elementi Surreali

Alcune sequenze del film, come quella degli stivali dei soldati allineati senza i loro proprietari,

intensificano il messaggio politico e visivo rispetto al libro. Gli stivali vuoti rappresentano la

spersonalizzazione e l'anonimato della carneficina bellica, un'immagine surreale che sottolinea l'orrore

e l'assurdità della guerra. L'adattamento di Elvira Giallanella del poema di Vittorio Emanuele Bravetta

in Umanità introduce diverse modifiche significative, che vanno oltre la semplice trasposizione visiva,

apportando un'interpretazione personale e un contesto storico specifico.

Associazione tra Folla e Potenza Distruttiva della Guerra

Giallanella utilizza le immagini di una folla di uomini in piazza per rappresentare la potenza

distruttiva della guerra, un'equazione che può sembrare banale ma che va compresa nel contesto

storico del dopoguerra e l'impatto della rivoluzione bolscevica sull'immaginario collettivo italiano.

Nel periodo postbellico, le masse popolari e la dialettica socialista erano spesso associate alla violenza

e al conflitto, riflettendo le tensioni sociali e politiche del tempo. Questo collegamento potrebbe

sembrare superficiale, ma nel contesto storico dell'epoca, dove la paura della rivoluzione e

dell'instabilità politica era palpabile, aveva una certa risonanza emotiva e culturale.

Dopo la guerra, Elvira Giallanella, si propone di «rifare il mondo» utilizzando ciò che ha a

disposizione: una fiaba per bambini, uno scenario di rovine di guerra e immagini documentarie di

scene di massa. Questo obiettivo ambizioso si realizza attraverso un mix di fantasie regressive,

realismo sociale, volontà moralizzatrice e tecniche cinematografiche antiquate, tipiche dei primi film a

trucchi. Le contraddizioni presenti nel film vanno inquadrate nel contesto storico del dopogu

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
49 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Estar di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Alovisio Silvio.