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INTRODUZIONE FILOSOFIE FEMMINISTE: CAVARERO-RESTAINO.

La linea scelta del corso è indagare e ripensare la convivenza umana partendo da due nozioni: fragilità e

vulnerabilità. Noi tutti siamo esseri viventi fragili, abbiamo bisogno di cure e attenzioni, a nostra volta

siamo capaci di cura e attenzioni per gli altri. La nostra singola vita si sostiene e poggia su relazioni di

cura. Mettendo in luce le reti relazionali, da sempre invisibili e considerate “ordinarie”, sarà possibile

ridisegnare i valori della convivenza umana. La storia della filosofia se ne è in parte occupata: Hobbes

(pensiero liberale contrattualista) > gli individui sono esseri vulnerabili, vulnerabili alla spada dell’altro;

Marx > tutta la dimensione privata della produzione non è visibile. Il corso indaga i temi scelti, che

ruotano attorno le nozioni di vulnerabilità, fragilità e paura, a partire dallo sguardo di pensatrici

femministe oppure di filosofe particolarmente eccentriche. Come il loro sguardo ha riflettuto e reagito in

seguito a eventi epocali?

La riflessione filosofica femminista lega da sempre la pratica al pensiero. La filosofia femminista consiste

in un’ampia produzione teorica che, dalla fine del Settecento in poi, ha accompagnato e trovato la loro

genesi nelle rivendicazioni politiche delle donne volte a contrastare l’ordine socio-simbolico patriarcale.

Esempio: l’idea che esistono due sessi con caratteristiche diverse e che quello maschile abbia prerogative

superiori (forza fisica) rispetto a quello femminile (affetto da sensibilità e debolezza), è un dato di fatto

assunto da sempre nella cultura occidentale; il pensiero femminista mette in discussione tale assunto,

dicendo che non è un dato di fatto. Il bersaglio dell’istanza femminista si radica e parte sostanzialmente

da un fatto: l’organizzazione sociale patriarcale (società in cui gli esseri umani di sesso maschile hanno

prerogative più ampie di potere rispetto al sesso femminile, per la sola motivazione di essere “maschi”)

deve essere contestata e messa in discussione.

LE FILOSOFIE FEMMINISTE

Nascita del pensiero femminista. All’origine del pensiero femminista c’è un’opera scritta all’indomani

della Rivoluzione francese > Rivendicazione dei diritti della donna di Mary Wollstonecraft, pubblicato nel

1792. Mary Wollstonecraft, madre di Mary Shelley, è una scrittrice: vive già del suo lavoro, è una donna

indipendente che viaggia da sola, che sceglie le persone con cui vivere e con cui avere (o meno) figli.

All’epoca è considerata una donna che rifiuta i più elementari doveri di una donna per bene. Mary W. è

la prima testimonianza, di vita e di pensiero, nella lotta delle donne per la conquista sul piano teorico e

per la realizzazione sul piano pratico di quei diritti “universali” ma riconosciuti in concreto soltanto come

diritti dei maschi. Rivendica l’uguaglianza tra gli esseri umani a prescindere dal sesso, le donne sono per

natura uguali agli uomini. Si rende conto che l’oppressione cui le donne sono sottoposte non è un fatto

di natura, bensì di educazione: alle donne non è permesso il tipo di educazione e di formazione culturale

che sono riservate soltanto gli uomini. L’educazione diversa tra uomo-donna rende la donna meno abile,

ma per natura è uguale all’uomo in quanto pienamente dotata di ragione. Un altro testo ugualmente

importante è la Dichiarazione dei diritti delle donne, scritto da Olympe de Gouges nel 1791. Nel testo

propone di estendere alle donne i diritti universali dell’uomo proclamati nella Dichiarazione dei diritti

dell’uomo e del cittadino.

1848-1919 > Prima ondata del femminismo = le donne prendono parola pubblica sulla loro situazione.

Il movimento delle donne si colloca in una situazione economica, sociale, culturale senza precedenti,

ovvero durante la rivoluzione industriale. Trasformazioni tecniche e industriali, l’introduzione delle

macchine che “lavorano”, le nuove strutture industriali e capitalistiche cambiano, nei principali paesi

dell’Occidente, le condizioni di vita delle grandi masse. Donne e uomini vanno a formare l’esercito della

forza lavoro venduta liberamente sul mercato. Saranno le donne ad avere anche un lavoro

supplementare e non retribuito da nessuno, quello destinato alla cura dei figli e quasi sempre dei mariti.

Le donne di questi strati sociali vivono mantenute economicamente dai loro fratelli, padri o mariti, non

possono accedere ai gradi alti dell’istruzione, non possono praticare libere professioni oppure gestire il

proprio patrimonio, tantomeno partecipare alle elezioni. Una cosa però, sono le donne di classe media

della corrente liberale non costrette a vendere la propria forza-lavoro; creano il movimento chiamato

femminista per rivendicare principalmente l’uguaglianza nei diritti (diritto di voto, accesso

all’educazione, parità nel matrimonio e nel patrimonio). Un’altra cosa sono le donne proletarie costrette

a vendere la propria forza-lavoro, le cui esigenze saranno assorbite nelle generali teorizzazioni della

corrente socialista.

Corrente liberale. Harriet Taylor e John Stuart Mill sono due teorici molto sensibili alle problematiche

dell’emancipazione della donna. Entrambi muovono dal presupposto comune alla tradizione liberale

illuministica, che ogni essere umano è per natura autonomo, razionale e morale, libero di esercitare in

società i diritti che derivano da quelle caratteristiche naturali. Entrambi individuano non nella natura ma

nelle vicende storiche e nel dominio esercitato dagli uomini, la fonte dell’asservimento delle donne e

della loro “inferiorità”. Ma, nell’elencare i mezzi e i modi con i quali le donne potrebbero riconquistare i

loro diritti naturali, emergono due visioni differenti (quella di Taylor è una posizione più avanzata). Taylor,

nel saggio su L’emancipazione delle donne, elenca fra i mezzi (oltre all’educazione di base, all’accesso alle

professioni, alla partecipazione paritaria nelle strutture politiche e amministrative) anche quelli che

consentirebbero alla donna di intraprendere iniziative economiche e imprenditoriali alla pari degli

uomini, condividendone rischi e guadagni. Il suo ideale è quello di una donna in tutto pari all’uomo,

indipendente nel mondo degli affari e delle istituzioni, così come all’interno della famiglia. Mill, nel

volume su L’asservimento delle donne, ritiene che la donna in quanto tale debba esercitare un suo ruolo

specifico: garante della famiglia, dell’amministrazione della casa, della custodia dei figli. Mill si rivolge

soprattutto agli uomini che dovrebbero provvedere alla “liberazione” delle donne dall’attuale soggezione

e consentire loro di accedere a tutto quanto è stato esclusivo degli uomini: l’istruzione superiore, la

gestione dei patrimoni privati, l’accesso alle libere professioni, il diritto di voto.

●​ La prima ondata, chiamata “ondata suffragista”, rivendica l’uguaglianza di ogni essere umano,

indipendentemente dal suo sesso, affermata sinora solo sul piano teorico. Si richiede

l’uguaglianza reale dei diritti rispetto agli uomini > il polo femminile può essere riportato a quello

maschile. Tutto ciò mette in discussione la storia del pensiero che da sempre proteggeva la

divisione dell’umanità gerarchizzata in due sessi, con prerogative diverse.

Corrente socialista. Le conquiste legali di uguaglianza formale fra uomini e donne non cambiano le

condizioni materiali di subordinazione delle donne (le cambiano per le donne non lavoratrici, non

proletarie). Si propone di realizzare, tramite la rivoluzione comunista, una società socialista nella quale

vengono abolite tutte le forme di subordinazione: dei proletari rispetto ai capitalisti, delle donne rispetto

agli uomini. Uomini e donne hanno interesse comune ad allearsi con i proletari nella lotta per la

rivoluzione e per il socialismo. L’elaborazione di tali tematiche è presente negli scritti di Marx e di Engels,

in particolare nel saggio L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato. La causa della

schiavitù della donna è individuata con l’origine della proprietà privata, la fine della proprietà privata

sarà la fine della schiavitù della donna. La rivoluzione socialista libererà sia la parte degli uomini che

costituisce il proletariato sia tutte le donne, proletarie o meno.

Anni 60 > seconda ondata del femminismo.

Alcune pensatrici si pongono interrogativi su ciò che le donne hanno fatto e ottenuto con le loro lotte

dirette a conquistare l’uguaglianza di diritti (corrente liberale) o l’uguaglianza di condizioni materiali

(corrente socialista) rispetto agli uomini. L’uguale trattamento non risolve delle asimmetrie di potere

nella sfera pubblica e privata: la parità giuridica era stata sostanzialmente raggiunta, come in parte quella

economica, ma rimaneva il problema del lavoro domestico, della cura dei figli e della famiglia come

l’immagine di inferiorità ancora attribuita alla donna. Nel richiedere l’uguaglianza, le donne hanno perso

di rivendicare la propria diversità, la propria differenza rispetto all’uomo; hanno aderito a un’ideale di

umanità – presunto neutro e universale – ma di fatto prodotto da una cultura maschile e maschilista. Si

pensa a un percorso nuovo, che tenda a sottolineare l’obiettivo della differenza fra donne e uomini in

una società che comunque garantisca l’uguaglianza di diritti e di condizioni materiali per ciascun

individuo indipendentemente dal suo sesso. Quindi la seconda ondata è composita: da un parte si

propone una radicalizzazione delle posizioni emancipazioniste, un superamento radicale della

significatività della differenza sessuale; dall’altra una non rinuncia del femminile, il desiderio di

mantenere e proteggere la propria diversità sessuale ma senza accettare il pensiero tradizionale

fallogocentrico. Aristotele sosteneva come la produzione dell’umano femmina fosse un errore (la donna

fornisce la materia e l’uomo vi imprime la forma), Cartesio descriveva un soggetto universale,

auto-fondato e rappresentativo dell’umanità che diviene il soggetto di riferimento della tradizione

filosofica occidentale. Si tratta di un soggetto “di parte”, secondo il femminismo, rappresentativo

soltanto di se stesso e non dell’umanità intera. Se consideriamo il soggetto cartesiano come universale,

stiamo indebolendo il soggetto e affermando solo una parte di verità sull’esperienza umana, stiamo

facendo una narrazione locale dell’umanità. Bisogna dunque scardinare l’ordine teorico del pensiero

tradizionale in

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giorgia_YY_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofie femministe e studi di genere e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Botti Caterina.
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