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V - LA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA

Approvazione da parte del parlamento italiano della legge 40/2004. Successivo referendum abrogativo di parte di essa. La riflessione sulla PMA è centrale nella riflessione bioetica proprio in relazione a determinate innovazioni tecnologiche completamente nuove. Di nuovo contributo della riflessione femminista importante.

1. La procreazione medicalmente assistita e la riconcettualizzazione della riproduzione

Con PMA ci si riferisce all'insieme di tecniche che si sono sviluppate a partire dagli anni 70, in prima istanza per aiutare coppie che non riuscivano ad avere figli. Le tecniche di PMA si distinguono in due grandi gruppi:

A) Inseminazione assistita - consiste nella semplice introduzione dei gameti maschili nel corpo della donna con procedura non troppo invasiva. Esistono anche kit fai da te. In genere, viene fatta una terapia ormonale di supporto.

B) Fecondazione assistita - prelievo di gameti maschili e femminili con

procedura di gestazione dell'embrione. Questa pratica solleva numerose questioni etiche e legali, poiché coinvolge il coinvolgimento di una terza persona nella creazione di una famiglia. La fecondazione in vitro e il trasferimento degli embrioni nell'utero (FIVET) sono procedure invasive che vengono utilizzate per aiutare le coppie che hanno difficoltà a concepire naturalmente. Questo processo prevede la stimolazione farmacologica dell'ovulazione per ottenere la produzione di più ovuli, che vengono poi fecondati in laboratorio. Gli embrioni risultanti vengono quindi trasferiti nell'utero della donna, nella speranza che si impiantino e si sviluppino in una gravidanza. In ambito etico, è possibile fare una distinzione tra due tipi di procedure di fecondazione: omologhe ed eterologhe. Le procedure di fecondazione omologhe coinvolgono una coppia genitoriale, in cui entrambi i partner forniscono i gameti per la fecondazione. D'altra parte, le procedure di fecondazione eterologhe coinvolgono almeno un individuo esterno alla coppia, che agisce come donatore di gameti. È importante notare che questa distinzione si basa su un modello eterosessuale, in cui la differenza tra i gameti di provenienza ha senso. Tuttavia, è possibile che donne singole e coppie gay e lesbiche possano ricorrere a queste procedure, anche se la terminologia utilizzata potrebbe non essere del tutto appropriata. Infine, un caso estremo di fecondazione eterologa è rappresentato dalla maternità surrogata. In questo caso, non solo viene utilizzato l'ovocita di una donna diversa, ma anche il fatto che questa donna porti avanti la gravidanza al posto della madre intenzionale. Questa pratica solleva ulteriori questioni etiche e legali, poiché coinvolge il coinvolgimento di una terza persona nella creazione di una famiglia.

La gravidanza surrogata è una pratica in cui una donna porta avanti la gravidanza per conto di un'altra donna che non può portare avanti la gravidanza nel proprio utero. Può coinvolgere anche tre donne: la donatrice dell'ovulo, la madre che porta avanti la gravidanza e la madre che beneficia di queste due donatrici (la gru dice "madre sociale"). Si discute se debba essere solo su base oblativa o anche commerciale. È necessario uno sforzo di riconcettualizzazione della procreazione e delle figure genitoriali. Ad esempio ci si può domandare chi è la madre tra serie di madri: donatrici, portanti, sociali, ecc. Nel caso della maternità surrogata senza una madre sociale, si dice che il nato non ha una madre? O si dice che ha una madre solo biologica? Questa pratica è una forma di azione molto precoce? O una forma di riproduzione per interposta persona? In ogni caso occorre interrogarsi sul senso dato alla riproduzione e alle figure che la caratterizzano, a come articolarla e alla responsabilità degli individui e sulle implicazioni morali di queste tecniche. Infatti

è nata con finalità terapeutica per la sterilità ma è stata allargata per dare figli non malati a portatori di malattie genetiche o a individui che non possono ricorrere alla riproduzione sessuale per ragioni di stili di vita, orientamento sessuale o scelte personali. Nuovo modo di pensare alla riproduzione. Ampia riflessione intorno alla responsabilità e libertà dell’uso delle tecniche al centro dello sviluppo della bioetica come campo di ricerca e disciplina.

2. Il dibattito bioetico sulla procreazione assistita: le prospettive in campo

Discussione tra due punti di vista moralmente esclusivi: disponibilità della vita e indisponibilità della vita. Indisponibilità della vita: moralità come rispetto dell’ordine naturale o divino e dell’ordine teleologico della vita umana stessa come inizio, sviluppo e fine. Assume una forma di sacralità della vita, la formula con doveri assoluti spesso come doveri.

utilizzo di tag html, il testo formattato sarebbe il seguente:

Disponibilità della vita: si libera dai concetti filosoficamente scivolosi e ambigui come naturalità, finalismo, ordine divino, ecc. Elabora criteri condivisibili su basi razionali. Criteri per il comportamento morale che sono adottati sono quelli intersoggettivamente fondati come attenzione alla sofferenza, libertà, diritti degli individui.

Ci sono comunque posizioni filosofiche più raffinate che non vedono la morale in termini di valutazioni di azione ma in termini di valutazioni di tratti di carattere e virtù o sviluppo di consapevolezze personali.

B. dice che è possibile individuare un punto di vista sulla morale in continuità con la disponibilità della vita ma che si differenzia da questa per la considerazione degli individui, la cui sofferenza e libertà si prende in considerazione nella riflessione morale: non sono entità astratte, disincarnate e seriali ma corporee e relazionali. Si distingue anche per la

forma della possibilità di cogliere la moralità non più razionale ma sentimentale ed emotiva, vedi sopra.

3. Il dibattito bioetico sulla procreazione assistita: le questioni più discusse

I sostenitori dell'indisponibilità obiettano alle tecniche di riproduzione definendole innaturali. La risposta dei disponibilisti è mostrare le fallacie dei primi come la poca legittimità dell'appello alla natura in morale.

I tre temi fondamentali della PMA in morale sono l'idea di famiglia, la sessualità e lo statuto morale dell'embrione umano.

L'idea di famiglia

Il primo tema riguarda le implicazioni di queste tecniche sulla concezione più diffusa dell'idea di famiglia e sulla loro auspicabilità. La prospettiva dell'indisponibilità stigmatizza le tecniche di procreazione perché complicano o modificano il modello di famiglia naturale, moltiplicando gli attori sulla scena.

Riproduttiva. Questo potrebbe dar luogo a una moltiplicazione o sfilacciamento delle figure genitoriali ed è dubbia la legittimità di dare la possibilità di riprodursi a donne sole e coppie eterodosse. In quanto la famiglia naturale è la cellula base della stessa società umana, la PMA è una minaccia per la stessa società.

Sostenitori di questa posizione sono il Magistero Cattolico, nell'Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI in cui definisce il modo naturale sacro e doveroso di trasmettere la vita, e anche di psicanalisti o filosofi laici.

Se si assume la prospettiva della disponibilità della vita, non è sensato ipostatizzare una forma naturale di famiglia, in quanto nella storia si sono presentate varie forme di famiglia: antica Roma e parti del mondo. L'affermazione di matrice più empirica che afferma che la società o gli individui soffrirebbero della modificazione della famiglia naturale non ha supporto scientifico.

Non può essere sufficiente la sola opinione di un esperto di cui è dubbia anche l'effettiva neutralità. In più nella società ci sono già forme di famiglie non tradizionali, come genitori single e divorziati, e non sembra che queste abbiano creato grandi danni alle persone o alla società, quindi c'è un'indebita discriminazione. La psicanalisi dice che la PMA può portare allo stravolgimento della struttura profonda che ordina la mente, come il complesso di Edipo, o il turbamento dell'ordine primordiale dei rapporti umani, le norme non scritte da cui dipende l'umanizzazione stessa dell'uomo. B. dice che è un uso dogmatico di tesi su cui esiste un ampio dibattito ed è una forma di normatività indebita e rischia di andare di pari passo a posizioni conservatrici. Ciò che viene considerato naturale è frutto di arbitrarietà e pregiudizi. B. fa un semplice

esempio che dimostra questa cosa. La legge 40/2004 difende l'idea naturale di famiglia vietando il continuamento della procedura di fecondazione medicalmente assistita alla morte di uno dei due membri della coppia per evitare che il bambino nasca orfano o in una famiglia inadeguato, mentre donne incinta cerebralmente morte vengono mantenute in vita per portare a termine la gravidanza quando è chiaro che il bambino nascerà orfano di madre. Il fatto che sia orfano non è considerato in questo caso innaturale o deprecabile e viene considerato naturale far proseguire una gravidanza fin oltre la morte della donna che diventa contenitore. Fecondazione post mortem è innaturale mentre gravidanza post mortem è naturale. Disponibilisti invece vedono la moltiplicazione delle forme familiari come la semplice possibilità di aumentare la felicità e libertà degli individui, che possono scegliere il modo più consono di vivere le relazioni.

affettive e la sfera della riproduzione, senza che vi siano danni per nessuno ma anzi mettendo al mondo bambini molto desiderati. Semmai ci sono remore riguardo lo sfruttamento commerciale, che porta il rischio di sfruttare donne indigenti come donatrici o madri surrogati, e questioni riguardo la giustizia dell'accesso alle tecniche che, costose, privilegerebbero i più ricchi. Non è il tema della famiglia che mette in questione la liceità morale, anzi, rispetto ad esso è considerare immorali le pratiche e vietarle che amputano spazi di libertà in modo indebito e moralistico, e addirittura, nel caso della prevenzione della nascita di bambini con malattie, il divieto sarebbe profondamente immorale. Nel femminismo già si considera la nozione di famiglia naturale come di stampo patriarcale, ed è quindi esclusa a priori questa via di obiezione. Tuttavia, può esserci il dubbio se queste tecniche aiutino a superare la concezione.tradizionale di famiglia o se la ripropongano o la riaggiornino imponendo la riproduzione, ossia come una nuova forma di disciplinamento, che giustifica nuove forme di medicalizzazione del corpo femminile, o ricorre alle madri surrogato, e stigmatizza quelle che scelgono di non riprodursi, oppure ancora il fatto di non considerare la differenza tra i due sessi e parlare di astratta libertà di riprodursi porterebbe a un asservimento se non all'uomo almeno alla donna. Ad esempio potrebbero essere pensati modi di prevenire la sterilità. Un modo per riconoscere priorità alla voce femminile sarebbe vincolare la richiesta di PMA alla sola donna e non alla coppia, che sarebbe uno sviluppo positivo, anche nel caso di omosessuali e anche per l'utero in affitto. Due questioni sulla maternità surrogata. i. Rischio di sfruttamento di donne indigenti a seguito della possibilità di contratti commerciali, principalmente per la gravidanza, ma anche posto per la commercializzazione del corpo femminile. ii. Rischio di riduzione della maternità a un mero servizio riproduttivo, privo di legami affettivi e di valore intrinseco, con conseguente disumanizzazione delle donne coinvolte.

donazione di ovociti in misura minore. Quello di una coppia gay è un caso analogo o diverso? Anche dal punto di vista simbolico. È bene evitare che questa mossa, liberatoria per alcuni, non diventi oppressiva per altri.

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Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
25 pagine
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SSD Scienze giuridiche MED/43 Medicina legale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flo_phi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Bioetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Galletti Matteo.