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LA FILOSOFIA INDIANA
- La riflessione indiana costituisce uno dei pilastri fondamentali della storia del pensiero mondiale. In India
sono coesistiti innumerevoli pensieri diversi. Ciò testimonia come la propensione all’apertura e
all’accettazione sia una caratteristica basilare dell’India, nella quale è nato l’Induismo, il Buddhismo e il
Jainismo. Questa civiltà ha prodotto molti modi filosofici per accostarsi ai problemi dell’esistenza. Al centro
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della bandiera indiana c’è un arcolaio (= strumento per filare) India come la tessitura di fili diversi di
pensieri.
- L’India, pur non avendo un unico fondatore, ha un proprio ordine sociale definito e basato sul divenire
ciclico delle rinascite e diviso in 4 varna (= colori):
1. Sacerdoti, 2. Guerrieri e governanti, 3. Allevatori, contadini e artigiani, 4. Servitori.
Dalla quadri-partizione derivarono categorie specifiche. Così come la società indiana è divisa in 4 categorie,
l’esistenza è divisa in 4 periodi precisi:
1. Infanzia, 2. Gioventù, 3. Maturità, 4. Vecchiaia.
Vi sono anche 4 epoche: 1. Epoca dello studente educato alla ricerca del sapere;
2. Epoca del capofamiglia e dell’acquisizione dei beni materiali;
3. Epoca in cui il capofamiglia abbandona gli oneri familiari e si ritira nella foresta per una riflessione
solitaria;
4. Epoca della rinuncia a ogni legame col mondo terreno in attesa della liberazione finale.
Anche gli scopi e le necessità della vita sono quadripartite:
1. Dharma: virtù (dovere di conformarsi all’ordine Legge cosmico-morale che regge l’universo e sostiene il
codice di comportamento all’interno della struttura sociale, realizzazione di sé sul piano morale);
2. Artha: interesse materiale (realizzazione di sé sul piano sociale);
3. Kama: piacere amoroso (realizzazione di sé sul piano corporale);
4. Moksa: liberazione dal mondo terreno (realizzazione di sé sul piano spirituale).
- La più antica civiltà indiana, la vallinda, risaliva al 2500 a.C. Dopo il declino della civiltà vallinda, le prime
testimonianze letterarie (il corpus vedico) sono di carattere diverso. In India giunsero ondate migratorie di
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popolazioni e la lor fusione è documentata dai testi sacri più antichi dell’umanità i Veda (= sapienza). Essi
sono redatti in sanscrito e sono la base del vedismo, il fondamento dell’induismo. Il corpus vedico è
ripartito in 4 sezioni trasmesse da 4 scuole separate e indicate come i 4 Veda. I primi tre corrispondono a
tre categorie di sacerdoti e contengono formule dal potere magico e divino (mantra). Il quarto contiene
molte formule magiche e incantesimi ed è considerato inferiore. I testi vedici sono costituiti da mantra,
formule che vengono ripetute molte volte come pratiche meditative. Per ciascun mantra ci sono 32 chiavi
che corrispondono alle 32 scienze che riconducono alle leggi cosmiche. Una delle scienze più importanti è la
esima
21 , la Storia. Essa è concepita in racconti che narrano la vita e le avventure degli antichi sovrani e che
rivelano gli aspetti della civiltà e della cultura.
I principali racconti sono «Ramayana» e «Mahabharata». Il Ramayana narra le avventure dell’eroe Rama e
si svolge nel III millennio a.C. . Rama simboleggia la legge cosmica. Il Mahabharata narra la storia dei
discendenti del sovrano Bharata. È il poema più lungo dell’intera letteratura mondiale ed è otto volte
l’Iliade e l’Odissea insieme.
- L’induismo presenta una vasta varietà di riti e culti. Il sacrificio divenne sempre meno cruento e quello
degli animali venne sostituito da offerte di fiori e incensi. L’immagine della divinità viene unta, vestita,
profumata, collocata su grandi carri e portata in processioni. L’induismo è un insieme di diverse credenze e
pratiche religiose cui fine ultimo è la liberazione dal fluire ciclico di nascite e morti. Poiché gli uomini sono
differenti tra loro, anche le vie di liberazione dovranno esserlo. Quindi vi sono 3 sentieri. Il 1° è quello
dell’azione: percorrere questa via significa agire, senza guadagno o paura di perdita. Il 2° è quello della
conoscenza: solo scrutando la propria interiorità il devoto arriva alla comprensione della natura della realtà
e della natura del divino. Il 3° sentiero è quello devozionale, il quale suggerisce di adottare la
contemplazione meditativa, il mediante mantiene l’autocontrollo dalle passioni e dal desiderio per non
essere condizionato dal proprio io e capire che non è lui ad agire ma la divinità prediletta.
- I Veda sono la fonte spirituale del pensiero indiano. Essi sono considerati la manifestazione di un tipo di
conoscenza che è stata ascoltata. Questa conoscenza intende che i Veda sono stati ascoltati da una fonte
impersonale e sono stati trasmessi oralmente da maestro a discepolo.
Il corpus vedico è ripartito in 4 parti:
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1. Il Veda degli Inni gli inni esaltano la potenza degli dei, invocati affinché intervengano al sacrificio.
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2. Il Veda delle Formule Sacrificali per compiere il rituale.
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3. Il Veda delle Melodie ha per oggetto le notazioni musicali dei sacrifici.
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4. Il Veda delle Formule Magiche era stato espulso dalla raccolta.
IL BUDDHISMO
- Dall’insegnamento di Siddharta Gautama, detto il Buddha (il risvegliato), deriva la dottrina filosofica
buddhista. Il buddhismo nasce nel IV secolo a.C. come metodo proposto da Siddharta per librare l’essere
umano dal disagio esistenziale. Il buddhismo si divide in 3 correnti: Piccolo Veicolo, Grande Veicolo e
Veicolo Adamantino.
Il Buddhismo nasce dall’insegnamento di Siddharta Gautama, il quale consegue lo stato del Buddha
(risvegliato). Il giovane Siddharta vive in una corte dorata dove il padre lo mantiene al riparo da malattia,
vecchiaia e morte. Dopo una passeggiata fuori dalla corte, rimane scosso da quel lato dell’esistenza che
ignorava. Così fugge da casa per intraprendere una ricerca spirituale in grado di estinguere l’infelicità. Da
quel momento diventa il Saggio Silenzioso. Dopo pratiche ascetiche, che non lo avvicinano alla soluzione,
opta per una vita fedele senza autopunizioni. Dopo anni giunge al risveglio. Da quel momento decide
d’insegnare il cammino per giungere alla buddhità.
- Buddha è promotore di un insegnamento finalizzato alla liberazione. Buddha di fronte a domande
filosofiche risponde con il nobile silenzio, in quanto non le ritiene essenziali per la liberazione.
a
L’insegnamento più antico è costituito dalle 4 nobili verità. La 1 è una diagnosi: la transitorietà della vita
provoca disagio (dukkha). La prima nobile verità mette l’accento sulle difficoltà che ha l’essere umano ad
affrontare precarietà e transitorietà, che tutto nasce e tutto muore. Questo disagio stimola. Accettare l’idea
di un sé permanente costituisce l’attaccamento, che porta al disagio. La non-ammissione di un sé
permanente è di centrale importanza per il Buddhismo, tutte le cose percepite non sono nulla in sé ma
sono delle combinazioni non permanenti di fenomeni psichici che si ordinano in 5 insiemi, detti aggregati:
1. Corporeità, 2. Sensazioni, 3. Percezioni, 4. Costruzioni psichiche subcoscienti, 5. Conoscenze
discriminative.
a
La 2 nobile verità è una eziologia: il desiderio, la sete d’esistere è all’origine del disagio. Essa è il piacere dei
sensi, il desiderio di ripetere un piacere già provato. Desiderando si crea il disagio. L’uomo rimane
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intrappolato in un circolo vizioso nel quale ogni azione genera altre azioni ciclo delle rinascite. Questa è
la più antica formulazione sull’origine del disagio, attorno alla quale si costruisce un quadro dottrinale
costituito da 12 momenti che compongono la legge del divenire, condizionati come una catena di causa ed
effetto. Nasce così una catena di 12 anelli legati gli uni agli altri.
Il primo rappresenta l’ignoranza, che fa perdere di vista la natura delle cose.
Il secondo rappresenta le costruzioni psichiche subcoscienti.
Il terzo anello rappresenta la coscienza individuale, l’illusione di costituire un’entità specifica.
Il quarto anello rappresenta la corporeità e i quattro aggregati. Consapevoli di avere un corpo e delle
sensazioni, si possono sperimentare le varie esperienze correlate ai 5 organi sensoriali.
Il quinto anello è la rappresentazione dei 5 organi sensoriali, i quali entrano in relazione con le cose
attraverso il contatto.
Il sesto anello rappresenta il contatto.
Il settimo anello è la sensazione, il risultato dell’incontro dei sensi con i rispettivi oggetti. Le cose vengono
desiderate.
L’ottavo anello rappresenta la sete, cioè la brama, che spinge alla voglia di ripetere l’esperienza piacevole e
di evitare quella spiacevole.
Il nono anello rappresenta l’attaccamento, che comporta la formazione di una personalità empirica.
Il decimo rappresenta la convinzione che le cose siano soggette al divenire, che esista un prima e un dopo =
il tempo. Le condizioni per la rinascita sono presenti, tanto che avviene la nascita.
L’undicesimo anello rappresenta la nascita. Grazie alle facoltà vitali ci si separa dal grembo materno e si
viene alla luce.
Il dodicesimo e ultimo anello rappresenta la malattia, la vecchiaia e la morte. Il corpo e le facoltà mentali
declinano e giunge la morte, la cessazione dell’attività.
I 12 anelli esercitano un’azione costante senza pausa.
- Il buddhismo dalle origini non si preoccupa di liberare un’entità individuale ma ne soffoca ogni residuo.
Solo quando il ciclo delle rinascite viene spezzato si attinge al nirvana, cioè l’estinzione del desiderio e la
cessazione dell’ignoranza. Il buddhismo non è la liberazione dell’io ma dall’io. Più ci si attacca alla vita e più
ci si allontana dalla liberazione.
a
- La 3 nobile verità è una prognosi: la cessazione del disagio. Afferma che è possibile superare il ciclo delle
rinascite e liberarsi dalle azioni compiute da un soggetto e così raggiungere uno stato di liberazione totale.
a
- La 4 nobile verità è la terapia: il nobile ottuplice sentiero che conduce alla cessazione del disagio. Esso si
divine in 8 tappe: 1. Retta visione, 2. Retta intenzione, 3. Retta parole, 4. Retta azione, 5. Retto modo di
vivere, 6. Retto sforzo, 7. Retta presenza mentale, 8. Retta concentrazione.
- Nel corso del tempo il pensiero buddhista assume altre forme. La prima contrapposizione riguarda la
concezione del perfe