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HOBBES:

Nell'Inghilterra del Seicento, nasce con Hobbes un nuovo approccio metodologico nel

fondare una filosofia su basi rigorose e razionali. Nella filosofia politica di Hobbes,

l'antropologia assume un ruolo di primo piano il cui scopo è di fornire un fondamento alla

conflittualità istintiva delle relazioni umane. Machiavelli e Hobbes condividono entrambi un

approccio antropologico fondato sulla concezione dualistica, solo che in Hobbes la "verità

effettuale" di Machiavelli diviene "razionalità calcolante" e si traduce in un obbligo di

obbedienza ai comandi del sovrano da parte di coloro che sono sottomessi al suo potere.

Hobbes si occupa soltanto delle verità rigorosamente accertabili. La filosofia, per Hobbes, è

scienza dei corpi che ne indaga le cause e le proprietà, questa si pone come scienza del

corpo in generale, come scienza dell'uomo, oppure come scienza del cittadino e dello Stato

che esclude dall'indagine tutto ciò che non è verificabile. L'antropologia hobbesiana

s'incardina nel materialismo. Al centro del pensiero di Hobbes c'è la naturale inclinazione

degli esseri umani a perseguire interessi personali, ma che in qualche modo deve essere

governata da un'autorità per stabilire pace e sicurezza. Quest'ordine può essere stabilito

attraverso l'accettazione da parte di tutti gli uomini di un contratto chiamato "patto sociale". A

differenza di Aristotele, per Hobbes l'uomo non è un animale politico o sociale ed esclude

l'esistenza di una qualche forma di benevolenza per i propri simili: le forme di aggregazione

sociale (a qualsiasi titolo e livello) si generano soltanto dal timore, dalla preoccupazione e

dal bisogno reciproco, non dalla benevolenza.

Sono le urgenze, le necessità materiali, la competizione che definiscono la forma dell'

uguaglianza e della libertà dello LO STATO COME ORGANIZZAZIONE...

stato di natura, ovvero quello che Hobbes definisce bellum omnium contra omnes, per

evidenziare il dominio della lotta perenne di tutti contro tutti. Nello stato di natura, non

esistono leggi e nemmeno differenze tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ogni uomo

ha libertà su ogni cosa, inclusa la vita altrui. Attraverso il patto sociale gli uomini accettano di

sottomettere la propria volontà a una parte terza, nonché lo stato, in grado di realizzare la

difesa di tutti.

La persona civile è il sovrano, ossia colui che distingue il bene dal male mentre i sudditi

sono coloro che devono rispettare le regole.

Il Leviatano, che rappresenta l'opera principale di Hobbes, contiene la visione compiuta della

sua filosofia politica.

Hobbes afferma che l'uomo, nello stato di natura, è dominato dall'istinto, dalla passione e

dall'egoismo e che queste caratteristiche portano inevitabilmente alla guerra di tutti contro

tutti. Il ricorso all'espressione homo homini lupus serve a descrivere la presenza, nell'essere

umano primitivo, di una bestia che, seppur dotata di ragione, è succube dei suoi istinti e

teme il suo prossimo, così come brama la sua eliminazione ai fini della propria

sopravvivenza. Per Hobbes la socialità non è un presupposto, ma solo una conseguenza

della legittimazione di un potere politico comune, senza il Leviatano non possono esistere

relazioni sociali. Il potere si legittima soltanto se è in grado di affermare l'ordine e il rispetto

delle regole. In Hobbes, l'esigenza di dare un fondamento all'etica politica serve a

stabilizzare il rapporto fra razionalità e passioni che può solo consentire la coesistenza degli

individui.

SPINOZA:

La filosofia politica di Hobbes influenza il pensiero di Spinoza, difatti emergono due

dimensioni analitiche: la difficoltà umana nel prevedere le conseguenze future dei

comportamenti e il limite di assumere la ragione come un'istanza normativa superiore in

grado di reprimere il movimento naturale della vita affettiva. Egli assume un certo

distaccamento dalla visione contrattualistica di Hobbes per quanto riguarda la relazione tra

Stato di natura e Stato civile. Nel ragionamento di Spinoza, l'antropologia assume rilievo in

due fasi differenti: nel primo Spinoza, l'antropologia

è un problema, e in particolare egli contesta il principio antropologico che ha caratterizzato il

pensiero europeo da Aristotele in poi, ossia la concezione dell'uomo come una sostanza.

Nella seconda fase, Spinoza rielabora il concetto di sostanza affermando invece che le

scienze umane si collocano nell'alveo di un sapere che vede l'uomo come polo di interesse.

Nella filosofia spinoziana il corpo e la LO STATO COME ORGANIZZAZIONE...

mente sono uniti: il movimento di un corpo va spiegato attraverso il movimento di un altro, e

le idee sono sempre causate da altre idee, mai da altri corpi.

LOCKE:

Contrariamente a Hobbes e Spinoza, la visione antropologica di Locke sulla natura umana è

ottimista.

Locke ritiene che lo stato di natura rappresenti una condizione ideale, un periodo di pace e

benessere, in cui il contratto sociale si rende necessario per garantire la durata delle

conquiste (sociali e civili) e dirimere i conflitti tra gli uomini. Nello stato di natura di Locke c'è

libertà piena ma esiste anche una legge, cioè che lo Stato nasce per amministrare la

giustizia e per esercitare il potere esecutivo al di sopra delle parti della legge di natura.

CAPITOLO 2 L'ILLUMINISMO ANTROPOLOGICO (1700):

Il dibattito politico e antropologico del "secolo dei Lumi" assume una dimensione

meta-scientifica alimenta dal movimento culturale dell'illuminista e che promuove la

razionalità e l'emancipazione dell'uomo. Vi è quindi un profondo distacco dal pensiero

medievale. E nell'epoca dei lumi che troviamo i prodromi della prima carta costituzionale, in

quanto è in questo periodo che si affermano i diritti, le prime forme di autodeterminazione. Il

Settecento è il secolo in cui si attua una specie di separazione tra discorso antropologico e

discorso filosofico, che nasce dall'esigenza di elaborare una teoria sociale capace di

descrivere l'uomo moderno attraverso un percorso di tipo analitico, pragmatico e

sperimentale.

Questa linea di tendenza è rappresentata nei lavori di Montesquieu, Smith, Kant, Rousseau

e Condorcet.

MONTESQUIEU:

Il 1748 è un anno significativo per la storia dell'illuminismo antropologico, perché

Montesquieu, considerato uno dei massimi esponenti dell'illuminismo francese e del

liberalismo politico moderno, pubblica l'Esprit deslois che, oltre ad essere la sua opera

piùimportante, è anche "una teoria generale della società". Montesquieu riflette sulla

geografia antropica. Le condizioni climatiche sono uno dei primi elementi che prende in

considerazione per studiare gli effetti che determinano i caratteri e abitudini dei popoli.

Difatti l'intera produzione scientifica di Montesquieu si basa sull'osservazione dei fatti reali e

delle leggi che la governano come corpo avente vita propria. Le teorizzazioni di Montesquieu

lo riportano alla conclusione aristotelica che l'uomo è un animale sociale per la sua essenza.

(Aristotele: animale politico). Per Montesquieu la società c'è comunque, può non esserci

socievolezza o solidarietà, ma la società sì. Per Montesquieu, questa condizione naturale di

tipo sociale è dominata da cinque leggi:

1.​ La pace;



2.​ La ricerca dei mezzi di sussistenza;



3.​ L'attrazione sessuale;



4.​ La predisposizione naturale a vivere in società;



5.​ La tendenza di ogni creatura verso il proprio creatore.



Queste cinque leggi rispondono ad una sorta di purificazione che attraverso il

raggiungimento di una conoscenza libera da ogni residuo istintuale, consente di raggiungere

un equilibrio tra leggi naturali e leggi dell'ordine cosmico. Una condizione che consente di

interpretare la società come un fenomeno in cui i singoli, pur procedendo nel rispetto della

propria natura, ricreano sempre e comunque le condizioni favorevoli per la formazione dello

stato.

Montesquieu quando parla di natura, non si riferisce alla natura essenziale delle cose ma a

quella natura fenomenica che dipende dalla conoscenza umana.

Questa prospettiva lo colloca all'interno della concezione che l'antropologia è la scienza

dell'uomo (rifacendosi alla concezione aristotelica). Sotto il profilo politico ed

etnoantropologico la riflessione montesquieuiana si basa sulla molteplicità e sulla diversità

delle nazioni, considerando ognuna di esse dotata di uno spirito caratterizzante. Con

Montesquieu inizia ad emergere un'evoluzione del termine nazione. Montesquieu osserva le

problematiche dell'umanità con rigore scientifico e con un elevato livello di astrazione che lo

allontanano dal pronunciare giudizi, consentendogli di analizzare le traiettorie evolutive

dell'organizzazione sociale. Un esempio di ciò sono i suoi studi sul dispotismo (che

considera come un fenomeno extraeuropeo, esclusivo della civiltà asiatica).

Descrive le varie forme di governo esistenti e le compara, mostrando che, come esiste una

diversità di popoli così, esiste una infinita diversità delle loro leggi e dei loro costumi. Per

Montesquieu la realtà sociale non è una realtà giuridica, difatti descrive scientificamente il

fenomeno sociale su quale sorge lo stato ed afferma che l'uomo si caratterizza per la

presenza in sé di cause fisiche e cause morali/spirituali. Tra queste due cause per

Montesquieu esiste: una dialettica e il progresso dell'umanità.

L'influenza dei fattori fisici diminuisce con il progresso dell'umanità mentre l'influenza dei

fattori morali inizia ad occupare gli spazi lasciati liberi dai fattori fisici. In ogni caso entrambi i

fattori sono essenziali. Lo scopo di Montesquieu è quello di esaminare il maggior numero

possibile di società storiche.

SMITH:

Il pensiero di Smith è fortemente influenzato dalla corrente illuministica francese e durante il

suo soggiorno a Parigi, viene in contatto con enciclopedisti quali D'Alembert, Voltaire e

Rousseau e degli economisti Quesnay e Tourgot, i cui studi sono orientati a dimostrare che i

processi socio economici, hanno un carattere naturale atto a garantire esiti positivi,

indipendenti dello Stato. La prima opera di Smith, The Theory of Moral Sentiments, anticipa

il suo interesse per l'economia politica, finalizzata allo studio della moralità concreta. Nella

sua opera l'uomo non è solo naturalmente dotato per vivere in società, ma i

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
24 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aaaurorass di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Preite Gianpasquale.