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BIG DATA

L’uovo di Colombo

I “big data” sono grandi sistemi di aggregazione di informazioni che superano la capacità di

raccolta degli hardware tradizionali, dunque possono essere intesi come grandi insiemi di

dati informatici.

Mentre, l’uovo di colombo rappresenta un’immagine simbolica: una soluzione banale per

risolvere un problema apparentemente insormontabile.

Bentham paragona il suo panottico all’uovo di Colombo: egli pensa ad un sistema che

andrebbe applicato a tutti gli ambienti disciplinari di internamento al fine di raggiungere un

controllo efficace dei detenuti. Però, il panottico rappresenta anche una svolta drammatica

nell’ordine sociale: la società odierna è caratterizzata dai big data, intesi come il nuovo uovo

di colombo, che permettono uno sguardo a 360° sui detenuti del panottico digitale. Infatti, la

sorveglianza digitale è molto più efficace rispetto al panottico Benthamiano perché é

a-prospettica: cioè sorveglia gli individui da ogni angolo per scrutarli fin dentro la psiche.

Dataismo

Il dataismo é la religione dei numeri e dei dati.

Con il dataismo, David Brooks annuncia la rivoluzione dei dati, la quale ha lo scopo di

misurare tutto ciò che può essere misurato e raccogliere enormi quantità di dati.

Possiamo intendere il dataismo come un secondo illuminismo: l’elemento chiave del primo

era la statistica, capace di liberare e decifrare il sapere; mentre, l’elemento fondamentale del

secondo è la trasparenza, poiché i dati sono un medium trasparente e tutto deve poter

diventare dato e informazione. É chiaro che il dataismo conduca a un totalitarismo digitale,

per questo è necessario un terzo Illuminismo che ci illumini sul fatto che il secondo ci stia

conducendo alla servitù.

Riassumendo, la ragione è il fulcro del primo Illuminismo, perché reprime l’immaginazione.

Anche il secondo produce una nuova forma di violenza, perché si insedia per distruggere i

miti dando importanza ai dati concreti: il dataismo, quindi, si rivela una sorta di dadaismo

digitale. In questo contesto, il linguaggio viene completamente svuotato di senso, perché

esso non è più narrativo, ma interamente composto di dati e cifre che vanno a riempire i

vuoti di senso del linguaggio stesso.

Quantified self

L’elemento del “quantified self” ha lo scopo di registrare i dati della vita quotidiana, infatti si

sottomette alla quantificabilità: in questo quadro, dobbiamo immaginare che il corpo sia

dotato di sensori che registrano in maniera automatica i dati, addirittura nel momento del

riposo. Dunque, il Quantified self è una tecnica dadaista del sé, perché svuota

completamente l’essere di senso, trasformandolo in un sistema efficiente di autocontrollo.

I dati, poi, vengono raccolti e scambiati grazie alla sorveglianza del singolo su sé stesso.

Proprio per questo, il soggetto può essere inteso, allo stesso tempo, come detenuto e

guardiano del suo stesso panottico.

Protocollare l’intera vita

I dispositivi che utilizziamo giornalmente registrano minuziosamente tutti i nostri movimenti.

Dunque, le nostre abitudini digitali mostrano una copia esatta della nostra persona,

addirittura più completa dell’immagine che ognuno di noi ha di se’ stesso.

Nella società odierna si passa dal web 2.0, ovvero l’Internet della persona, al web 3.0,

capace di protocollare l’intera vita tramite la sorveglianza digitale a 360 gradi. Infatti, gli

individui sono imprigionati e i big data, al contrario del classico panottico di Bentham, non

dimenticano nulla.

In ambito politico si ricorre al micro-targeting: uno strumento efficace per rivolgersi agli

elettori in modo mirato, al fine di influenzarli. Si tratta di una pratica della microfisica unita al

potere psicopolitico che, studiando i dati, formula previsioni sul comportamento elettorale. Il

micro-targeting prende il posto del censimento, la prassi biopolitica utilizzata per ottenere

materiale da sfruttare sul piano demografico, la quale, però, ancora non adoperava la

psicologia. Al contrario, la psicopolitica digitale è utile perché va ad intervenire nei processi

psichici umani e, attraverso le sue azioni pericolose, potrebbe addirittura, in un futuro,

portare alla fine della libertà.

L’inconscio digitale

I big data rendono leggibili anche i desideri di cui non siamo coscienti: questo ci fa capire

che la psicopolitica è in grado di innestarsi nelle profondità della psiche per poi sfruttarla.

Benjamin, stabilendo un’analogia con i big data, afferma che la cinepresa rende accessibile

l’inconscio ottico. Il data-mining, in questo ambito, funziona come una lente digitale, perché

va ad ingrandire la visione sulle azioni umane fino ad analizzare il campo d’azione inconscio.

Riassumendo, i big data renderebbero visibili delle micro azioni che, sottraendosi al controllo

consapevole, potrebbero promuovere dei modelli collettivi di comportamento di cui non

siamo coscienti. Tramite la psicopolitica, il digitale potrebbe impadronirsi dell’inconscio

collettivo, arrivando a manipolarlo.

Big deal

I big data vengono costantemente monetizzati e commercializzati. Essi, quindi, sono un

grande affare, specialmente perché gli uomini vengono trattati come se fossero dei pacchetti

di dati sfruttabili sul piano economico. È come se questo big deal si coalizzasse con il

Grande Fratello, ottenendo come risultato che la sorveglianza e il mercato vanno a

coincidere.

Le aziende statunitensi di analisi dei big data hanno messo in atto un processo per

codificare i consumatori con lo scopo di conoscerli meglio, addirittura con risultati più

efficienti delle agenzie governative:

●​ I consumatori con un basso coefficiente economico vengono indicati con il termine

“waste”.

●​ I consumatori Con un coefficiente elevato vengono chiamati “shooting stars”.

Possiamo capire che i big data hanno inaugurato una nuova società digitale di classi, in cui

gli individui vengono categorizzati in base alla dimensione economica. Dunque, accanto al

panottico, compare un ban-opticon: un dispositivo in grado di identificare le persone ed

eliminare quelle estranee, inutili o nemiche al sistema.

Dimenticare

Possiamo intendere la memoria umana come una narrazione. A questo racconto appartiene

necessariamente anche il dimenticare, mentre, la memoria digitale funziona in modo

diverso: essa è un’accumulazione priva di lacune, in cui i dati salvati possono essere contati,

ma non raccontati.

La memoria umana è un processo dinamico nella quale interferiscono diversi piani

temporali. Essendo un vero e proprio organismo vivente, secondo la concezione di Freud, la

memoria non riesce a ricordare esattamente il passato, ma solo una versione rielaborata di

esso. Invece, la memoria digitale non presenta orizzonti temporali, rendendo tutti i periodi

perennemente estesi: la temporalità del digitale è quella dei morti viventi.

Spirito

I big data rappresentano un sapere assoluto perché tutto è misurabile e quantificabile. Per

Hegel, al contrario, questo “sapere tutto” che i big data promettono, apparirebbe invece

come un non-sapere assoluto. La Logica di Hegel è interpretabile logica del sapere, perciò

la correlazione rappresenta il suo livello più primitivo e, nel suo quadro filosofico, non si sa

assolutamente perché qualcosa avvenga, è semplicemente così. La correlazione si

distingue dal nesso causale e l’azione reciproca rappresenta un rapporto ancora più

complesso rispetto al nesso causale. Tra A e B sussiste un nesso necessario, che però, sul

piano dell’azione reciproca, non è ancora compreso concettualmente.

Però, è proprio il concetto che genera il sapere: ad esempio, il sapere C comprende al suo

interno sia A che B. Capiamo, dunque, che A e B sono i momenti di un terzo termine più

alto, di cui il sapere è possibile solo sul piano del concetto.

In questo ambito, i big data mettono a disposizione soltanto un sapere rudimentale, ovvero

delle correlazioni in cui gli elementi sono privi di concetto e di spirito perché puramente

additivi. Proprio per questo il sapere assoluto che i big data promettono coincide con il

non-sapere assoluto.

Per spirito si intende il sillogismo (il ragionamento) nel quale le parti sono superate

razionalmente, infatti, l’intero è una forma di sillogismo. Senza spirito, il mondo degenera in

una pura addizione, proprio perché lo spirito ne costituisce l’integrità. La scienza dello

spirito, puramente basata sui dati, non è definibile a tutti gli effetti come “scienza“, perché il

sapere totale dei dati é, come abbiamo detto, un assoluto non sapere al punto zero dello

spirito. Quindi, se tutto ciò che è razionale è un sillogismo, allora l’era dei big data è

un’epoca senza ragione, in cui lo spazio si atrofizza.

Avvenimento

Facendo un passo indietro, l’invenzione del metodo statistico ha generato un grande

entusiasmo; e la stessa cosa è avvenuta con l’euforia data dai big data. La statistica portò gli

uomini a provare fiducia nei confronti della provvidenza divina e anche Kant si lasciò

entusiasmare da questa possibilità. Come sappiamo, il primo Illuminismo è legato proprio

alla fede nel sapere statistico e anche la volontà generale di Rousseau è il risultato di

un’operazione statistico-matematica, la quale si forma senza comunicazione per evitare il

rischio di distorcere l’oggettività della statistica. Per Nietzsche, tutta questa euforia

dimostrava solamente che l’uomo fosse un animale da gregge, caratterizzato

esclusivamente da un numero.

Questo panorama si ripresenta con i big data, in cui la società odierna della trasparenza e

dell’informazione richiede che gli individui diventino tutti uguali, in modo tale che tutto sia

immediatamente visibile senza anomalie. I big data rendono visibili specialmente i modelli di

comportamento collettivo, così come la statistica, il data-mining viene utilizzato per

rappresentare ciò che è probabile. Ma, come sappiamo, la storia ed il futuro umano non

sono determinati dalla probabilità statistica, bensì dall’improbabile: questo significa che i big

data sono pertanto ciechi verso il futuro, nonostante tentino di controllarlo e prevederlo.

Al di là del soggetto

La natura dell’uomo sta nel fatto, secondo Nietzsche, che egli viva delle situazioni

improvvise ed impreviste.

Ogni evento che interferisce con ciò che è stato valido fino a quel momento è improvviso

tanto qu

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Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

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