Visioni Laiche
Il Giusnaturalismo rappresenta il primo tentativo sistematico di rispondere alla domanda: "Cos'è il
diritto?". Il suo nucleo risiede nel dualismo tra le leggi positive (poste dall'autorità politica) e il diritto
naturale, inteso come un sistema di norme preesistenti e superiori.
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Il primo grande interprete di questa visione è Eraclito, il quale sostiene che tutte le leggi umane sono
nutrite da un’unica legge divina. In questa fase, ci troviamo di fronte a un giusnaturalismo volontaristico:
il diritto naturale coincide con la volontà degli dei, ed è proprio da questa fonte sacra che l'ordinamento
umano deve trarre la propria legittimazione.
La Svolta Sofista: Natura contro Legge
Con l’avvento dei Sofisti, il dibattito si sposta verso una visione più laica e problematica. Essi introducono
una distinzione radicale tra ciò che è giusto per natura (physis) e ciò che è giusto per legge (nomos),
dando vita a tre diverse interpretazioni che ancora oggi influenzano la filosofia politica:
Giusnaturalismo Razionalistico (Protagora): Affermando che "l'uomo è misura di tutte le cose",
Protagora pone le basi per una giustizia che passa attraverso la ragione umana e la sua capacità di
discernimento.
Giusnaturalismo Naturalistico (Callicle): Qui la "legge di natura" viene interpretata come puro
istinto. Per Callicle, il diritto naturale è la forza del più forte: un'idea brutale che vede la legge
degli uomini come un tentativo dei deboli di imbrigliare la naturale superiorità dei migliori.
La "Summa Ratio" di Cicerone e lo Stoicismo
Il punto di sintesi più alto del mondo antico viene raggiunto dallo Stoicismo e, successivamente, da
Cicerone. Per gli stoici, l'universo non è caos, ma un cosmo ordinato e animato dal Lógos, un principio
razionale e divino che pervade ogni cosa.
Cicerone traduce questa visione in ambito giuridico definendo la legge come "Summa Ratio". La legge
non è dunque l'arbitrio di un sovrano o il capriccio della folla, ma la ragione suprema insita nella natura
stessa. Questa ragione orienta il pensiero umano e ci permette di distinguere il bene dal male. È un concetto
rivoluzionario: se la legge è ragione, allora una legge profondamente irrazionale o contraria alla natura
umana perde la sua stessa qualifica di "diritto".
Riflessione Critica: Il Limite del Linguaggio e l'Art. 3
Come abbiamo visto, la filosofia è conoscenza consapevole del proprio limite. Questo ci impone una
lucidità estrema nell'analisi dei testi giuridici contemporanei. Ripensare l'Articolo 3 della Costituzione
alla luce di queste categorie significa capire che il diritto non deve solo "proclamare" l'uguaglianza, ma
deve attivamente rimuovere gli ostacoli culturali (come il linguaggio esclusivamente maschile o
l'etichetta di "minore").
La modernità ha cercato di trasformare tutto questo in una metodologia scientifica e razionale, ma la crisi
del '900 ci ha ricordato l'importanza dell'Ermeneutica (interpretazione) e dell'Estetica (sensibilità). Oggi,
essere un giurista da 30 e lode significa saper bilanciare la fredda Lex (diritto positivo) con il calore del
Diritto Vivente e la spinta ideale delle Pretese morali.
La Gerarchia delle Leggi nella Sintesi di San
Tommaso
Il contributo di San Tommaso d'Aquino rappresenta il vertice del giusnaturalismo medievale. Egli non si
limita a descrivere il diritto, ma lo organizza in un sistema gerarchico perfetto, basato sulla ragione e sulla
fede. Al vertice troviamo la Lex Aeterna, ovvero il piano razionale con cui Dio governa l'intero universo.
Da questa deriva la Lex Naturalis, che non è altro che la partecipazione della creatura razionale alla legge
eterna: l'uomo, attraverso la ragione, scopre i precetti fondamentali del "fare il bene ed evitare il male".
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Sotto queste si colloca la Lex Humana, ovvero il diritto positivo creato dagli uomini per regolare la vita
sociale. Per San Tommaso, la legge umana ha valore solo se deriva dalla legge naturale, o per deduzione
(come una conclusione logica) o per specificazione (come dettaglio applicativo). Se una legge umana
contrasta con il diritto naturale, essa perde la sua natura di legge e diventa Corruptio Legis: una
"corruzione" della legge che, in linea di principio, non obbligherebbe la coscienza del cittadino, se non per
evitare disordini maggiori.
Il Diritto come Terzietà e le sue Forme
Emerge una definizione di diritto come universo di significati che orientano l'agire. Il diritto è
ontologicamente terzietà: è quell'elemento che si interpone nella relazione tra "io" e "l'altro" per evitare il
conflitto violento. È una "misura" che serve a contenere la Hybris (la prepotenza distruttiva) e a garantire
la sopravvivenza della comunità.
Questa terzietà si manifesta in tre forme che il giurista deve saper distinguere con lucidità. La Lex (diritto
positivo) è l'ordinamento formale e codificato; il Diritto Vivente è l'insieme delle regole informali e dei
sensi condivisi che la società produce nell'esperienza quotidiana; i Rights (pretese) sono invece le
rivendicazioni morali. Un buon giurista non è chi conosce solo la Lex, ma chi comprende come queste tre
dimensioni interagiscano costantemente.
Dall'Ordine Cosmico alla Metodologia Moderna
La transizione tra la concezione antica e quella moderna segna un mutamento nel concetto di Lógos.
Nell'antichità, il Lógos era l'ordine naturale del cosmo a cui l'uomo doveva semplicemente "appartenere"
con consapevolezza del proprio limite. Nella modernità, invece, il Lógos diventa il fine del pensiero
razionale: la filosofia si trasforma in metodologia, un cammino scientifico volto a scoprire le leggi del
mondo per dominarle.
Oggi viviamo in una fase di Post-Modernità che recupera strumenti antichi come l'Ermeneutica
(l'interpretazione) e l'Estetica (conoscenza sensibile). Si riscopre che il pensiero non è solo un processo
logico-astratto, ma è anche corpo, emozione e percezione. La verità giuridica, dunque, non si trova solo nei
libri, ma passa attraverso la sensibilità e la capacità di guardare oltre l'apparenza, proprio come l'indovino
Tiresia che, pur cieco, vedeva la verità profonda delle cose.
Analisi Critica e Revisione del Linguaggio
Da ricordare di prestare attenzione alla capacità critica di revisione del linguaggio. Usare correttamente
le parole significa creare una realtà più giusta. Dire "Diritti Umani" anziché "Diritti dell'uomo" non è un
vezzo, ma una scelta inclusiva che supera distinzioni di genere. Allo stesso modo, sostituire il termine
"minore" con "bambini e bambine" restituisce dignità di soggetti e non di semplici oggetti della potestà
altrui.
Anche l'analisi dell'Articolo 3 della Costituzione deve essere guidata da questa lucidità. Se la "pari
dignità" è un valore statico, le "pari opportunità" rappresentano l'obiettivo dinamico della Repubblica:
rimuovere gli ostacoli, che oggi sono soprattutto culturali e linguistici, per permettere a ogni persona
umana di realizzarsi. Il diritto, in ultima istanza, è questo: un processo costante di condivisione di senso per
rendere possibile la convivenza.
La Prudenza e la Giustizia: il cuore dell'agire
giuridico
Il giurista non è un mero esecutore di norme, ma un soggetto che deve possedere la Prudenza. Questa virtù
non va intesa come semplice "cautela", ma come la capacità intellettuale di applicare criteri generali ai
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casi particolari. È la saggezza pratica che permette di tradurre l'astrattezza della legge nella concretezza
della vita reale, garantendo che l'applicazione della norma sia sempre equa e mirata.
Accanto alla prudenza troviamo la Giustizia, che la filosofia classica e medievale declina in due forme
essenziali. La Giustizia Distributiva agisce secondo un criterio proporzionale: dare a ciascuno in base al
proprio merito o bisogno, ordinando il rapporto tra la comunità e i singoli. La Giustizia Commutativa,
invece, è di tipo restitutivo e regola gli scambi tra privati, mirando a ristabilire l'equilibrio quando questo
viene alterato (come nel caso di un danno o di un contratto).
L’Affresco del Buon Governo: una Filosofia del Diritto per immagini
Il ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti a Siena (1338-1339) rappresenta un vero e proprio trattato di
filosofia del diritto per immagini. Al centro del Buon Governo siede la figura del Bene Comune,
circondata dalle virtù cardinali e teologali. Qui la Giustizia è presentata come una forza che, ispirata dalla
Sapienza divina, tiene in equilibrio i piatti della bilancia, permettendo alla Concordia di tessere il legame
tra i cittadini.
Gli effetti sono tangibili: un ordine sociale dove fioriscono il commercio, la sicurezza e la pace. Al
contrario, l’affresco del Cattivo Governo mostra cosa accade quando il diritto viene calpestato. Al posto
del Bene Comune siede la Tirannia, una figura mostruosa guidata da vizi come l'Avarizia e la Crudeltà. In
questo scenario, la Giustizia è letteralmente "incatenata" ai piedi del tiranno: senza il limite del diritto, la
comunità decade nella distruzione e nel timore.
La Sintesi di San Tommaso: dalla Ragione alla Legge Umana
Per comprendere appieno questa visione politica, bisogna tornare alla gerarchia di San Tommaso
d’Aquino. Il sistema tomista è un’architettura perfetta dove la Lex Naturalis funge da ponte tra Dio e
l'uomo. Attraverso la ragione, l'uomo partecipa alla Lex Aeterna (la razionalità divina) e comprende i
precetti fondamentali, come il dovere di preservare la vita e ricercare la verità.
La Lex Humana (il diritto positivo) deve necessariamente riflettere questo ordine superiore. Essa non è un
atto di volontà arbitraria, ma un atto di ragione finalizzato al bene comune. Quando un legislatore emana
una norma che viola il diritto naturale, egli non sta esercitando il diritto, ma sta compiendo un atto di forza.
Questa è la Corruptio Legis: una legge che perde la sua forza obbligante sul piano morale perché tradisce
la sua funzione originaria di orientare l'uomo verso il bene.
Riflessione sulla Post-Modernità: il recupero del Sensibile
Abbiamo visto come la modernità avesse cercato di ridurre la filosofia a pura metodologia scientifica.
Tuttavia, il rec
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