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MOBILIARI COVIP COVIP AGCMFONDI PENSIONE

Possiamo parlare, in questo caso, anche di vigilanza per finalità più che di vigilanza per soggetti.

FONTI DELLA NORMATIVA FINANZIARIA IN ITALIA – NORMATIVA PRIMARIA E SECONDARIA

Normativa primaria

  1. Quadro regolamentare di riferimento che disciplina i tre comparti dell'intermediazione finanziaria
    • TUB: La compagnia assicurativa può trasferire parte del portafoglio rischi ad un'altra impresa assicuratrice
    • TUF
    • CAP

Normativa secondaria

  1. Insieme di regole operative che attuano concretamente i principi definiti dalla normativa primaria
    • Regolamentazione della Banca D'Italia
    • Regolamentazione delle altre autorità di vigilanza

TUF: La vigilanza sugli intermediari e sui servizi e le attività di investimento da essi svolte ha per obiettivi: la salvaguardia della fiducia; la tutela degli investitori; la stabilità, il buon funzionamento e la competitività del sistema finanziario.

La Banca d'Italia è competente in materia di contenimento del rischio, stabilità patrimoniale e sana e prudente gestione degli intermediari mentre la CONSOB di trasparenza e correttezza dei comportamenti, le due Autorità operano in modo coordinato sulla base di un apposito protocollo d'intesa, anche per ridurre al minimo gli oneri gravanti sui soggetti abilitati, e si danno reciproca comunicazione dei provvedimenti assunti e delle irregolarità rilevate. In riferimento ai mercati e alle rispettive società di gestione (SGMR, Società di Gestione dei Mercati Regolamentati) nonché agli emittenti di strumenti finanziari, la vigilanza esercitata attiene prevalentemente alla trasparenza e alla tutela degli investitori. - Definisce le aree di intervento delle autorità di vigilanza; - Autorizzazione per lo svolgimento di servizi ed attività di investimento; - Disciplina dell'offerta fuori sede di strumenti finanziari.

servizi di investimento;

Tutela degli investitori;

Gestione collettiva del risparmio;

Disciplina della crisi degli intermediari mobiliari;

Disciplina dei mercati finanziari;

Disciplina degli emittenti di strumenti finanziari

CAP: L'IVASS, nell'esercizio delle proprie funzioni di vigilanza sulla gestione tecnica, finanziaria e patrimoniale delle imprese di assicurazione e di riassicurazione e sulla trasparenza e correttezza dei comportamenti può emanare disposizioni in materia di accesso e modalità di esercizio dell'attività con riferimento a governo societario, adeguatezza patrimoniale, condizione di solvibilità, acquisizione di partecipazioni e obblighi informativi. Con riferimento alla vigilanza informativa, le compagnie di assicurazioni trasmettono, secondo quanto stabilito da apposito regolamento, le informazioni necessarie per consentire all'IVASS di effettuare il processo di controllo prudenziale.

Definisce i principi

generali e le finalità della vigilanza sugli intermediari assicurativi;  Stabilisce i criteri di accesso all'attività assicurativa e riassicurativa;  Disposizioni generali in materia di riserve tecniche, investimenti e altri aspetti dell'attività assicurativa:  Requisiti patrimoniali di vigilanza;  Requisiti di onorabilità, professionalità ed indipendenza degli esponenti aziendali  Bilanci e scritture contabili;  Attività di distribuzione assicurativa;  Misure di salvaguardia, risanamento e liquidazione degli GLI OBIETTIVI DI REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA BANCARIA La regolamentazione e la vigilanza bancaria mira al perseguimento di alcuni obiettivi tra cui: 1. Stabilità: garantire l'equilibrio patrimoniale di lungo periodo a livello sia micro che macro. Il perseguimento di questo obiettivo è necessario per preservare la fiducia dei depositanti e dei risparmiatori che investono in attività.

finanziarie emesse dalle banche, per evitare fenomeni di crisi e di dissesto che possono provocare uneffetto domino.

Trasparenza e correttezza dei comportamenti: le banche sono tenute al rispetto di una serie di vincoliriguardanti la completezza, la veridicità e la trasparenza delle comunicazione dei propri dati contabili edextracontabili nei confronti della propria clientela e del mercato.

Efficienza: sia in termini operativi ce in termini allocativi

Concorrenza: è un obiettivo che mira a favorire il libero dispiegarsi delle forze imprenditoriali all’interno diun sistema bancario che sia caratterizzato dalla presenza di condizioni di competitività.

REGOLAMENTAZIONE: NORMATIVA INTERNAZIONALE – BASILEA IL’esigenza di rafforzare il legame tra esposizione al rischio e dotazione di capitale ha condotto negli anni a un’intensarivisitazione della disciplina prudenziale in materia di adeguatezza patrimoniale da parte delle Autorità

internazionali e nazionali. Il primo accordo sul capitale risale al 1988 ed è denominato Basilea I; si tratta di regole semplici per garantire stabilità degli intermediari a livello micro. Basilea I prevede che il patrimonio di vigilanza debba essere ≥ 8% delle esposizioni ponderate per il rischio di credito. Il patrimonio di vigilanza è un concetto diverso da quello di capitale. Il patrimonio di vigilanza equivale infatti ai fondi propri dell'istituto di credito ed è costituito da elementi del capitale primario di classe 1 e da elementi di classe 2 al netto delle relative deduzioni. Esso nasce dalla somma algebrica del capitale di Classe 1 (Tier 1) e del capitale di classe 2 (Tier 2): - Patrimonio di base (Tier 1) che consiste nel capitale versato, fondo rischi bancari generali (≈ capitale sociale) - Patrimonio supplementare (Tier 2): riserve di rivalutazione, strumenti ibridi di patrimonializzazione, prestiti subordinati, fondo rischi su.crediti

Per valutare il grado di rischiosità degli assets vengono introdotte cinque categorie di rischio (risko weighted assets):

  • Rischio nullo (ponderazione pari allo 0%): cassa, crediti vs banche centrali, titoli di stato (OCSE) - lo 0% va attribuito a quelli che sono gli assets privi o quasi di rischio
  • Rischio basso (ponderazione pari al 20%): crediti vs banche (OCSE), crediti vs enti pubblici (OCSE)
  • Rischio medio (ponderazione pari al 50%): mutui garantiti da ipoteche su immobili residenziali
  • Rischio pieno (ponderazione pari al 100%): crediti vs imprese, partecipazioni in imprese, crediti vs banche e governi centrali (non OCSE), impianti e investimenti fissi.

Bisogna garantire che il patrimonio di vigilanza sia proporzionale al totale degli attivi delle banche: per questo vengono attribuite delle percentuali di rischio a quelle che sono le componenti dell'attivo della banca.

Perché sin dal 1988 vi è un'ossessione verso il patrimonio della

Le banche raccolgono risorse finanziarie ed erogano credito; in particolare, in riferimento alla raccolta, quando apro il mio conto corrente io deposito somme che per la banca sono debiti. La banca rispetto a qualsiasi altro tipo di azienda fa molto ricorso alla leva finanziaria. In generale, rispetto ad altri tipi di aziende sono molto meno capitalizzate: l'intervento pubblico è necessario per garantire livelli minimi di patrimonializzazione.

Un altro aspetto rilevante è legato alla natura sistemica della banca [effetto domino]. Anche a causa dell'importanza sistemica della banca è importante che le banche non falliscano e che quindi siano adeguatamente patrimonializzate.

Esempio: calcolo patrimonio di vigilanza minimo (Basile I)

ATTIVO DELLO STATO PATRIMONIALE

  1. CASSA E DISPONIBILITA' LIQUIDE 25.000,00 €
  2. ATTIVITA' FINANZIARIE VLAUTA AL CONTO AMMORTIZZATO
    1. crediti verso banche 275.000,00 €
    2. crediti verso clientela 600.000,00 €
Partecipazioni in altre imprese 100.000,00 € 1.000.000,00 € TOT. ATTIVO calcolo del livello minimo di capitale di vigilanza attività pesate per il rischio 455.000,00 € patrimonio di vigilanza minimo 36.400,00 € 3 Ad oggi quasi tutti i paesi adottano la normativa di Basilea 4 Diverso dal patrimonio netto contabile La prima normativa sul patrimonio di vigilanza presentava delle forti limitazioni: anzitutto vi era una scarsa differenziazione delle classi e dei coefficienti di ponderazione che non teneva conto della diversa natura dei debitori; non venivano inoltre considerate le garanzie reali e personali come fattore di mitigazione del rischio e infine non era presa in considerazione neanche la durata del prestito nell'attribuzione del coefficiente di rischio, fattore che comportava statisticità nella valutazione del patrimonio rispetto alla variabili micro e macro economiche. NORMATIVA INTERNAZIONALE – BASILEA II La volontà delle autoritàdi vigilanza è di presidiare la rischiosità bancaria attraverso l'operato congiunto di tre pilastri: 1. Il PRIMO PILASTRO prevede la definizione di presidi primini di capitalizzazione; requisiti patrimoniali minimi per 3 diverse tipologie di rischi: 1.1 Il rischio di credito che è rappresentato dall'eventualità di perdita per inadempimento dei debitori - Introduzione di due diverse metodologie di calcolo per il patrimonio di vigilanza: metodo standard e metodo dei rating interni. - Introduce una maggiore segmentazione delle categorie di rischio rispetto a Basilea I - Si tiene conto dei rating delle agenzie riconosciute delle autorità di controllo - Le banche possono effettuare valutazioni interne sui debitori che sono poi utilizzate per calcolare le ponderazioni del rischio 1.2 Il rischio di mercato: il requisito patrimoniale a fronte dei rischi di mercato mira a coprire le perdite derivanti dall'operatività su strumenti finanziari,valute e merci.
  • Vengono introdotte due possibili metodologie di calcolo (metodo standard e modelli interna)
  • Si tiene conto del rischio specifico (andamento del prezzo del titolo) e del rischio generico(generalizzato andamento sfavorevole delle condizioni di mercato)
  • Si distingue tra portafoglio di negoziazione e rimanente parte del bilancio della banca.
  • Si possono adottare metodologie di controllo giornaliero dell'esposizione al rischio mediante l'approccio del Value at Risk.
1.3 Rischi operativi: viene introdotta una nuova struttura di rischi che tenga conto delle potenziali perdite connesse all'inadeguatezza o alla disfunzione di procedure, risorse umane, sistemi interni o eventi esogeni.
  • Vengono introdotti tre possibili metodologie di calcolo: basic indicator approach BIA, standardized approach, advanced measurement approach AMA.
  • Secondo il BIA, il capitale minimo è individuato come percentuale del margine di intermediazione.
l'approccio stan
Dettagli
A.A. 2022-2023
12 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher miri_flower_01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e gestione degli intermediari finanziari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Scannella Enzo.