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SML.
*In formule, possiamo esprimere un eventuale extra-rendimento come segue, partendo
proprio dall’equazione della SML: ) )
( = + [( − ] +
Da qui, sottraendo l’equazione della SML all’espressione precedente, otterremo come
risultato l’Alfa della quota del fondo i-esimo che stiamo considerando. Chiaramente:
- Se Alfa = 0, allora la quota del fondo sta esattamente sulla SML;
- Se Alfa < 0, la quota del fondo ha un rendimento atteso inferiore a quello individuato
dal CAPM
- Se Alfa > 0, allora la quota del fondo è capace di battere il mercato.
Il risultato è l’istogramma seguente:
Come potete vedere, la distribuzione degli Alfa che si ricava è molto centrata intorno allo
1
zero . Di conseguenza, essendo la maggior parte degli Alfa che vedete in questo istogramma
vicino allo zero, è logico dedurre che è praticamente impossibile battere il mercato.
*Come vi ho già detto, quel che interessa quando si investe è riuscire a “generare Alfa”, ossia
avere grandi rendimenti senza assumersi un rischio maggiore (alzare beta, in altre parole).
Nella prassi, quando si va alla ricerca di un titolo “sopra la SML”, ci si può trovare nella
situazione di avere un Alfa > 0 in un mercato che, tuttavia, viene reputato come “al ribasso”.
Ma allora, come faccio a fruttare questo Alfa positivo senza però espormi al rischio che l’intero
mercato scenda? In termini più semplici, come posso separare l’Alfa dal beta?
Si può risolvere questo problema, ad esempio, acquistando il titolo e vendendo allo scoperto
un titolo che replica i movimenti del portafoglio di mercato.
L'idea è che, in questa maniera, si crea un portafoglio che è neutrale rispetto ai movimenti
del mercato (ossia, beta = 0). E infatti, mentre il beta del titolo è positivo, vendendo allo
scoperto è come se avessi in portafoglio un titolo con beta negativo.
Il portafoglio con beta zero è quello c.d. “market neutral”, e questo perché non è esposto al
rischio di mercato. Ciò ci consente di separare l’Alfa dal beta e risolvere il problema dal quale
siamo partiti.
A ciò consegue che io posso portarmi l’Alfa di un titolo in portafoglio pur rimanendo esposto
alle dinamiche di un mercato terzo (ad es., incasso l’Alfa di Eni, ma ho portafoglio esposto
rispetto dinamiche mercato USA). Questo metodo prende il nome di “portable Alfa”, proprio
in virtù del fatto che posso portarmi gli Alfa positivi sul mercato dove voglio essere
complessivamente esposto.
1 Si fa presente che spesso Alfa non risulta mai essere precisamente uguale a zero anche per via di errori di
stima, i quali sono purtroppo sempre presenti anche se piccoli.
Un modo di costruire portafogli market neutral è anche quello di identificare i titoli con Alfa
positivi e negativi, per poi andare a creare un portafoglio che sia lungo sui titoli buoni e corto
sui titoli cattivi.
Utilizzi del CAPM
*Riassumendo, il CAPM evidenzia l’esistenza di una relazione lineare fra il beta e il rendimento
atteso.
Il CAPM dice che il portafoglio di mercato è quello di tg, cioè che è un portafoglio efficiente
nel senso media-varianza. In questo caso, la relazione lineare diventa
)
( ,
− = ( − ); =
)
(
Il CAPM è ancora ampiamente usato:
- Nella determinazione del prezzo futuro di equilibrio (dato il prezzo corrente)
( )
+1
[ ] [ ] [ ])
(1
= − 1 ⇒ = +
+1 +1 +1
- Nella valutazione dei gestori di portafoglio tramite l’Alfa
- Nella valutazione del prezzo corrente di progetti d’investimento (di cui conosco il beta
del flusso di cassa atteso).
Quando volete scontare un flusso di cassa futuro (= incerto), avete bisogno del tasso di sconto
corretto, cioè quello che tiene conto del rischio presente nel valore futuro del flusso di cassa.
Una soluzione a questo problema è quella di utilizzare, appunto, il modello del CAPM per
determinarsi il tasso di sconto.
L'intuizione è che, partendo dai flussi di cassa, se riuscite ad avere un’idea di quanto i flussi
dipendano dal mercato, allora siete anche in grado di calcolarvi la loro covarianza col mercato,
e quindi di determinarvi il loro beta. Tramite quest’ultimo, quindi, potete risalire al
rendimento atteso dei flussi sulla SML, il quale sarà poi utilizzabile per scontare il cash flow
che vi interessa.
In formule: ∞ [ ]
+
= [∑ ]
+1
[])
(1 +
=0
Queste sono quindi varie forme di utilizzo del CAPM.
Misure assolute di performance corrette per il rischio
*Visto che si parla di valutazione delle performance dei gestori, è importante fare una
rassegna delle misure di performance che sono utilizzate in finanza, e quindi come valutare
se un fondo ha avuto un buon risultato o meno, anche rispetto ai competitors.
Le misure sono le seguenti:
- Sharpe Measure
- Jensen Alfa
- M^2 Measure
- Sortino Measure
- Sterling e Calmar Measure
- Treynor Measure
- Appraisal Ratio )−
(( )
Sharpe Measure: Abbiamo già parlato dell’indice di Sharpe, il quale è definito come .
Ma allora, l’indice di Sharpe si basa sull’eccesso di rendimento rispetto al risk free, il tutto
diviso per la sua dev standard.
Jensen Alfa: è la misura della performance di cui parlavamo poco fa, ossia la differenza,
sull’asse delle y del piano beta-rendimento, fra il rendimento effettivamente realizzato e
quello previsto dalla SML.
M^2 Measure: è una misura della performance dei fondi, la quale si basa sullo Sharpe’s Ratio,
il quale (sul piano varianza-rendimento di Markowitz) è la formula del coefficiente di
rendimento della CAL. Dati due titoli M e P, il problema dello Sharpe’s
Ratio è che è una misura poco intuitiva. Ma
allora, invece di confrontare direttamente gli
indici di Sharpe di M e P per capire quale sia il
migliore, è più semplice costruirsi un ipotetico
portafoglio P*, il quale ha delle caratteristiche
particolari, e cioè ha lo stesso indice di Sharpe
(quindi sta sulla stessa CAL) di P, ma ha la stessa
varianza di M. Di conseguenza, posso capire
quale titolo è migliore semplicemente
confrontando la distanza verticale che sussiste
fra M e P*. Avendo stessa varianza, il confronto
fra questi due titoli è più semplice che guardare
ai soli indici di Sharpe. In conclusione, M^2 è
misurato come differenza in rendimento atteso
tra P* e M. 2
= −
∗
*Altre misure, simili allo Sharpe’s Ratio, sono variazioni nelle quali, invece di considerare la
Standard deviation al denominatore, hanno un’altra grandezza. Non sempre, infatti, la
standard deviation è la misura corretta per indicare il rischio di un titolo, ed in particolare
quando la distribuzione dei rendimenti del titolo nel tempo non è simmetrica. Ciò è giusto
perché, quando la distribuzione non è simmetrica, bisogna guardare solo al lato che ci
preoccupa, e cioè quello delle perdite.
Sortino Measure: Una misura alternativa del rischio è data dal c.d. downside risk, una misura
che prende in considerazione solo la standard dev della coda sx della distribuzione dei
rendimenti, “mettendo a zero” la parte positiva della stessa. La formula è la seguente:
= √[(0; − )]
La misura della performance è quindi data da −
=
Sterling e Calmar Measure: *Un altro modo per tener conto del lato delle perdite e non,
invece, della coda di dx della distribuzione è quello che considera il c.d. drawdown, e cioè il
calo percentuale del prezzo di un titolo dal suo massimo precedente. Il “massimo drawdown”
è la differenza fra il più alto massimo osservato e il più basso minimo nel prezzo del titolo da
quando c’è stata la prima quotazione. Il drawdown misura, intuitivamente, la perdita che
sosterreste se compraste quando il titolo sale e vendeste quando il titolo scende.
È anche possibile calcolarsi un drawdown medio, e cioè facendo la media fra i vari drawdown
occorsi in un dato periodo di tempo.
Il drawdown compare in entrambi i seguenti ratios:
- Lo Sterling ratio, il quale divide l’eccesso di rendimento per il drawdown medio su un
certo lasso di tempo (es. un anno);
- Il Calmar ratio, che divide l’eccesso di rendimento per il massimo drawdown del
periodo.
Treynor Measure: è una misura delle performance molto interessante. Partendo dal risultato
del CAPM che il beta è la misura migliore per calcolarsi il rischio di un titolo, il rendimento in
eccesso viene diviso per il rischio sistematico anziché per quello complessivo; in formule
Graficamente, anche la misura di Treynor sarà una pendenza nel piano beta-rendimento.
Chiaramente, il titolo con la pendenza maggiore sarà quello con il Treynor più grande, e
dunque sarà anche il titolo migliore rispetto agli altri.
In conclusione, il Treynor è la pendenza della
relazione lineare esistente fra il titolo rischioso e il
risk free ma, al contrario di prima, ora ci troviamo sul
piano del CAPM.
Chiaramente, il Treynor della SML sarà pari a
( )−
.
1
Vi ricordo che, anche in
questo piano, quando
voglio andare a destra di
un titolo sulla sua retta,
devo vendere allo
scoperto il titolo privo di rischio (vedi lezioni precedenti). È
dunque importante tener conto del fatto che, nella realtà, non
sempre è possibile indebitarsi e prendere a prestito allo stesso
tasso d’interesse. Ma allora, anche se un titolo ha un Treynor
alto, quando vado a vendere in short il risk free, i costi di
borrowing mi spostano su una retta più bassa rispetto a quella
di partenza (in definitiva, mi muovo su una spezzata come nella
figura a destra).
*A questo punto domandiamoci: “Qual è la misura migliore da utilizzare fra Sharpe e
Treynor?” La risposta dipende parecchio dall’investimento complessivo che volete mettere in
atto.
Quando dovete scegliere se investire o meno in un dato titolo pi