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GUARDIANO
Agli dèi chiedo di liberarmi da questa fatica, da questa guardia che dura ormai da un anno, durante la quale, stando sulla casa degli Atridi sdraiato sulle braccia alla maniera d'un cane, ho imparato a conoscere il concilio degli astri notturni e le luminose potenze che portano inverno ed estate ai mortali, le stelle brillanti nell'etere, quando tramontano e quando sorgono. E adesso vigilo in attesa del segnale di una fiaccola, il luminoso raggio di un fuoco che porti da Troia una notizia, una voce di conquista: così, infatti, impone il cuore di una donna capace di maschi pensieri, pieno di speranze. Ma quando occupo il mio giaciglio che mi fa vagare nella notte, bagnato di rugiada, non visitato dai sogni - ché paura mi sta accanto invece del sonno, sì che non serri gli occhi e mi addormenti -, quando mi vien voglia di cantare o di accennare un motivo, applicando questo rimedio fatto di musica contro il sonno, allora piango e lamento la sventura.
di questa casa, che non è più ben governata come un tempo. Ma ora possa finalmente giungere una felice liberazione dagli affanni, con l'apparire di un fuoco nella tenebra che porti la buona novella.
O, salve fiaccola, che nella notte annunci una luce diurna e per questo evento dai l'avvio a molte danze in Argo! Evviva, evviva! Alla moglie di Agamennone voglio dare con voce chiara il segnale che si levi dal letto con voce chiara il segnale che si levi dal letto e innalzi al più presto nella casa un grido di gioia per questa fiaccola, se davvero la città di llio è stata presa, come annuncia il falò che brilla nel buio. E io stesso danzerò il preludio: farò la mia mossa in accordo con la buona sorte dei miei padroni, poiché questa guardia per me ha lanciato tre volte sei. E allora che io possa stringere in questa mia mano la cara mano del signore della casa, finalmente tornato! Sul resto taccio: un gran bove mi è
salito sulla lingua. Ma la casa stessa, se avesse voce, potrebbe dire chiaramente tutto, poiché io volentieri parlo a coloro che sanno e per chi non sa invece dimentico.
Il primo personaggio che si presenta al pubblico dà l'avvio all'azione: siamo nel momento dell'arrivo della notizia della caduta di Troia con un segnale luminoso a distanza. La guardia è in attesa di un segnale per ordine di qualcuno, il testo ci lascia intendere che una volta conquistata Troia partirà un segnale luminoso da cui è possibile accedere alla notizia della caduta della città. L'ordine è stato dato alla guardia da una donna capace di 11 maschi pensieri, Clitennestra, si fa riferimento al fatto che il potere di dare ordini alle guardie fosse attributo ad una donna, che non apparteneva al suo ruolo domestico ma al fatto di essere l'ultima di sapere le cose (Odissea) > le cose sono architettate in maniera tale che la notizia arrivi subito a
lei.Donna pensa come un uomo, con il cuore pieno di speranze.
L'umore della guardia nel testo affronta un prima e un dopo: inizialmente esprime un senso di attesa angosciosa, malinconia e stanchezza, dicendo quanto tempo è passato (un anno), racconta come passa le sue nottate di guardia. Dopo il segnale la guardia cambia umore; l'avvento dà il via a danze ad Argo, città che all'epoca di Eschilo era ancora importante, nelle versioni di miti precedenti la casa degli Atridi si trovava a Micene. Il personaggio viene caratterizzato come semplice (battuta sul gioco dei dadi) che utilizza proverbi, egli esprime la sua contentezza.
L'attore si trova sul tetto, la schenè viene probabilmente decorata in modo da risultare come la casa degli Atridi, e l'attore viene collocato sulla sua sommità. Si tratta della prima tragedia arrivata fino a noi in cui la schenè rappresenta la facciata di un edificio e definisce un interno che non vediamo.
In questo caso viene utilizzata la struttura anche per definire una parte sopraelevata. Le fonti antiche parlano del theologeion (logeion palco nell'area immediatamente antistante la skene, scena o palcoscenico, luogo dove si parla) utilizzato soprattutto per le apparizioni degli dèi. Incontriamo uno dei pilastri del mondo antico: la convenzionalità. Si parla in modo che il pubblico - immagini che la scena si svolga di notte. Si parla in questo caso di parola scenica o di scenografiaverbale, l'elemento della parola crea la scenografia e l'illusione (Le Rane dove Dioniso compie un viaggio). La guardia nei confronti di Clitennestra nutre timore, mentre per Agamennone nutre rispetto e immagina di ritrovare il suo padrone. Il guardiano nomina la casa stessa, più volte nominata, lasciando intendere che la skene nasconde dei segreti. Il personaggio nel prologo serve per collocare il tempo e lo spazio della scena, oltre a creare aspettativa.
Lezione 6 -
19/10/2022Il coroNella tragedia greca il dramma nasce da performance di tipo corale, le immagini dei vasi ci portano a scene teatrali: su un vaso del 480 a.C., precedente alla più antica delle tragedie arrivatoci è raffigurata una scena dove vediamo un gruppo di danzatori a coppie davanti ad un sepolcro con una figura che fuoriesce, come evocata dalla danza dei personaggi. Si tratta della rappresentazione delle performance di tipo corale per celebrare gli eroi. Questo ci riporta ad una delle possibili origini della tragedia greca, i cui argomenti sono spesso la sofferenza e la morte degli eroi. È probabile che la scelta di questi miti sia dovuta alla necessità di rievocare gli eroi come una forma di culto celebrale.Testimonianze riguardanti il ruolo del coro nella rappresentazione tragicaLa prima testimonianza Ersio: nell'antica tragedia era solo il coro a svolgere l'azione, dopodiché vennero introdotti gli attori per offrire al corointervalli di riposo. Inizialmente il coro ha la parte predominante e riposa nel momento in cui interviene l'attore, che sembra fare da intervallo rispetto al coro. Il prologo e rhesis vengono introdotti successivamente. L'evoluzione della tragedia è da una performance di tipo corale a una performance in cui la parte dell'attore prende sempre più il sopravvento.
Aristotele: la tragedia nasce da un principio di improvvisazione, come la commedia. La tragedia da coloro che intonavano il ditirambo (canto corale Dioniso) e la commedia da coloro che intonavano i cortei (?) (corte nell'ambito di cerimonie riguardanti l'agricoltura). A poco a poco la tragedia crebbe, i generi teatrali si perfezionano perché i poeti imparano a dare una forma a questi più corrispondente alla loro efficacia, raggiungendo una forma compiuta. La tragedia smette di mutare quando riesce ad esprimere tutte le sue possibilità, Eschilo fu il primo a portare
Il numero degli attori da 1 a 2, a ridurre la parte del coro e a conferire un ruolo rilevante alla parola (differenza tra le tragedie di Eschilo ed Euripide; in Eschilo le parti del coro sono molto più estese mentre con Euripide sono meno frequenti).
Erodoto, Storie testimonia il fatto che la tragedia inizialmente fosse concepita come una performance di tipo prevalentemente corale dal fatto che spesso se ne parla definendola come "cori tragici". Erodoto riferendosi ad una città del Peloponneso, Sicione, parlando di politica religiosa e del tiranno Clistene: i Siconi veneravano Adrasto (eroe) con cori tragici, che vengono trasferiti al culto di Dioniso da Clistene per eliminare il culto scomodo dal punto di vista politico (Adrasto eroe di Argo con cui Sicione è in contrapposizione). La prima attestazione di che indica la tragedia è l'espressione tragikoi choroi, facendoci capire che si trattasse di performance per lo più corale.
Lo spazio
Lo spazio circolare (come con il teatro di Epidauro di IV secolo) è tipico del teatro greco, che si distingue immediatamente dal teatro di epoca romana (semicerchio). Nel V secolo troviamo testimonianza archeologica di altri siti che erano verosimilmente utilizzati a scopo teatrale e che si caratterizzano da uno spazio antistante il pendio della collina:
A Thorikos (Attica) è possibile vedere ciò che rimane della cavea; emergevano dal fianco della collina - lastre di roccia, a causa della conformazione geologica del sito lo spazio viene reso in modo adattabile alla posizione degli spettatore, i cui sedili sono di pietra già dal V secolo (mentre ad Atene IV verranno introdotti dalla ricostruzione in pietra).
È possibile che l'orchestra circolare che vediamo negli esempi di IV secolo non sia la forma originaria in ogni sito teatrale, ma il punto di arrivo di un'evoluzione in cui inizialmente poteva essere utilizzato uno spazio rettangolare.
Gli studiosi hanno ipotizzato che se lo spazio scenico utilizzato da Eschilo era rettangolare potessero giustificarsi alcuni cambi di luogo (che caratterizzano in particolare le Eumenidi), di norma le tragedie greche sono costruite in modo che l'azione sia sempre collocata in un unico spazio scenico, ci sono però eccezioni: Eumenidi, dove l'azione inizia a Delfi, dopodiché Apollo invita Oreste ad andare ad Atene, dove la scena si svolge sull'Acropoli. Il cambiamento di luogo era principalmente affidato alla parola e al coro, che entra con la parodo, la presenza e la permanenza del luogo è legata all'identità dello spazio, spesso il coro è identificato dal punto di vista geografico (Orestea > i vecchi della città di Argo). Eschilo, Agamennone: la Parodo La spedizione nasce da un'esigenza di giustizia, vendicare il ratto di Elena da parte di Paride. - Il coro degli anziani interpreta gli eventi a loro noti in una chiave religiosa.Si evoca spesso l'azione e la volontà senza vederla. Il coro non partecipa alla guerra per la vecchiaia, ma racconta ciò che hanno vissuto e stanno per vivere. Il coro si rivolge a Clitennestra, chiedendo ad essa cosa accade in quanto sanno che ha chiesto di riempire di doni gli altari della città > il coro vuole sapere dalla regina, il ruolo della donna e dell'uomo si ribalta mettendo in preminenza la posizione della regina, che sa la notizia prima di tutti (gli uomini alungo metteranno in dubbio questa circostanza).
Lezione 7 – 25/10
Il coro
Verso 160 > piccolo inno a Zeus
Si evoca il mito della generazione di Zeus, la successione di Urano, Crono e Zeus che devono conquistare con la forza il potere strappandolo del padre. Si insedia Zeus, la massima divinità a cui il coro si rivolge in quanto garante della legge di giustizia richiamata dal coro come precetto religioso di riferimento. Zeus ha avviato i mortali ad essere saggi, si tratta
parole di un antico filosofo greco, Eraclito. Egli sosteneva che la saggezza si acquisisce attraverso l'esperienza del dolore e della sofferenza. Questo concetto è espresso dalla frase "pathei mathos", che significa "imparare attraverso la sofferenza". Secondo Eraclito, solo attraverso l'esperienza del dolore si può raggiungere una vera comprensione della vita e acquisire saggezza.