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LA STORIA DEL TEATRO ANTICO - CAPITOLO VII: IL TEATRO A ROMA
Una storia, tanti inizi. I Romani hanno fatto proprie le consuetudini etrusche e greche nei confronti del teatro, ricreando forme nuove e proprie con grande inventiva e creatività. La passione condivisa dal popolo per ogni forma di spettacolarità e per il teatro alimenta tutto questo. Dall'epoca arcaica fino alla fine dell'impero, infatti, i ludi scaenici hanno costituito parte integrante della società romana: feste in onore degli dei. Questa centralità è testimoniata anche dagli allestimenti, dalla cura nei costumi e dal fanatismo degli attori. Il gusto dei Romani per la spettacolarizzazione, rituali della vita romana quotidiana come il trionfo e il corteo funebre (caratteristiche dei romani che gli altri popoli, neppure i Greci, avevano), possono considerarsi forme di teatro.
A differenza del teatro greco, quello romano non segue un percorso lineare di sviluppo perché è ricco.
dicambiamenti e di passioni. Il primo periodo risale all'età arcaica del VI secolo, quando in occasione di un grande successo militare Tarquinio Prisco fonda i Ludi Romani, festeggiamenti in onore di Giove Ottimo Massimo. Negli stessi anni, nelle campagne, si sviluppano altre feste: fescennini (raccolto), atellana (Campania), fliaci (colone greche alsud).
Nel 367 a.C. i Ludi Romani vengono trasformati in celebrazioni con cadenza annuale e la loro durata va datre e quattro giornate.
Importante è la data del 365 a.C. perché a causa di una epidemia di peste per invocare con più forza il favore degli dei ed in particolare di Giove, vengono introdotti nuovi elementi spettacolari e per la prima volta sono specificamente teatrali. Secondo Tito Livio un gruppo di ballerini etruschi viene invitato ad esibirsi ma senza mimare azioni. Con il tempo queste esibizioni prendono il nome di histriones (nome etrusco per identificare i primi esempi di professionisti dello spettacolo).
spettacolo nel mondo latino). Si sviluppa daqui la satura: una successione di scenette poco articolate e di argomento vario intessuta di danze canti escherzi.
Nascita del teatro letterario. Al 240 a.C. risale il primo testo scritto, di Livio Andronico basato sulladrammaturgia attica. La fonte da cui trae origine, quella greca, è qui ben presente e fondante, mentre siscardina di più con Gneo Nevio, il quale mostra un primo spirito autenticamente romano del generecomico.
Influssi greci, etruschi e di provenienza italica si mescolano.
I filologi classificano la produzione regolare romana di questo periodo in quattro sottogeneri:
- Palliata. Commedia di ambientazione greca
- Togata. Soggetto latino e italico
- Cothurnata. Personaggi della grecità
- Praetexta. Episodi di leggenda romana
Nel I secolo a.C. queste forme vedono il tramonto ma nascono altre forme spettacolari:
- Atellana. Farsa originaria della città campana di Atella che si sviluppa in un nuovo genere,
- I cuiautori più rilevanti sono Pomponio da Bologna e Novio. I personaggi sono fissi e le figure sonoridicole e volgari.
- Dalla forma Atellana se ne sviluppa un'altra che sarà distintiva dei Romani, quella del mimo: la forma più arcaica e longeva della storia romana. Nel I secolo a.C. assume una veste letteraria e rimane sempre molto basato sulla improvvisazione.
- Pantomimo. Si sviluppa dal mimo e fu apprezzatissimo, il genere più apprezzato, dai romani. Il pantomimo rappresenta un'azione soltanto mimata e cantata, l'attore unico è versatile in grado di improvvisare diverse parti.
- Tempi e luoghi teatrali. I Ludi scaenici sono inseriti in un quadro di cerimonie legato allo svolgimento di un rituale: festeggiamenti augurati da una pompa, una processione scandita secondo un preciso disegno a cui partecipano attori, danzatori, suonatori e in cui si alternano combattimenti di animali, corse e per l'appunto tragedie.
- È indipendente dalla conformazione del terreno
- Combina la colonna greca con l'arco etrusco
- Ha una cavea di 10.000 spettatori
- Deverbia. Sezione composta in senari giambici (equivalente del trimetro greco)
- Cantica.
La costruzione di un teatro stabile a Roma non avviene prima del 55 a.C., anno in cui è inaugurato il teatro di Pompeo. La prima testimonianza certa della realizzazione di un edificio mobile risale al 179 a.C., ad opera di Marco Emilio Lepido: una pedana di legno alta un metro e mezzo. Gli elementi scenici erano scarni ed essenziali.
La mancanza di un edificio permanente è dovuta a questioni politiche, legate alla tendenza del partito conservatore che aveva paura che nel teatro potesse formarsi stabilmente il populus romano, una vera e propria forza civica capace di andare contro in maniera pensata e collettiva alla Repubblica.
Tramontati gli ideali repubblicani nel I secolo a.C., si attenuano anche le difese dei tradizionalisti e l'ultimo teatro non permanente risale al 52 a.C., di Marco Emilio Scauro. A differenza di quello greco, il teatro romano:
Più compatto• Gradinate si saldano lateralmente alla parete della scena• Presenza della velaria, protezione dal sole e dalla pioggia• Orchestra forma semicircolare e non essendoci il coro quello spazio è occupato dai personaggieminenti come senatori• Auleum, sorta di sipario introdotto dall’Oriente che poi si trasformerà nel vero e proprio siparium
Il Teatro di Pompeo viene inagurato mettendo in scena una tragedia di Nevio, l’Equos Troianus e laClutemestra si Accio.Al 29 a.C. risale l’ultima tragedia ‘’regolare’’: il Thyestes di Lucio Vario Rufo.Nella successiva età imperiale le preferenze del pubblico si proiettano nelle figure del mimo e pantomimo,lotte di gladiatori, naumachie. Questo è un paradosso: la costruzione di superbi teatri coincide con ildeclino della produzione letteraria teatrale.
Impresari e attori. L’incaricato di gestire le scene è il dominus gregis, una sorta
di impresario teatrale. È ipotizzato per le fonti rimaste, un notevole grado di collaborazione tra il capocomico (dominus) e autore. Un caso emblematico è quello di Roscio, ragazzo di modeste origini ma dotato nella danza e nel canto. Egli ricopre un ruolo di primaria importanza nell'ambito del teatro regolare latino, compone un trattato sulla retorica e questo mostra come sia essenziale nel teatro romano che la retorica non sia affidata all'improvvisazione e neppure alla preparazione scenica: la recitazione, unita alla danza e al canto, costituisce nel mondo latino una vera e propria disciplina di studio. Essenziale nella cultura teatrale romana è la centralità del gesto nell'armonia del movimento: ogni sentimento deve essere manifestato da tutto il corpo. La necessità della corrispondenza tra movimento ed espressione vocale porta come conseguenza la ricerca del ritmo (musica e recitazione non essendoci il coro erano importanti anche più dei testi).greci) : bisognava individuare il gesto, l’emissione di voce più corretti per esprimere quel sentimento.
Nel periodo tra il III e I secolo a.C: l’attività del teatro letterario è più fervida e le troupes di attori entrano in competizione. Ogni troupe è composta da cinque o sei attori tutti uomini e schiavi, ex schiavi o persone di rango sociale basso. A differenza della Grecia. Esibirsi in scena per i romani è considerato disonorevole: incompatibilità tra la condizione di cittadino (rappresentativo del negotium) e quella di attore (otium).
CAPITOLO VIII. FRA IL TESTO E LA SCENA: PLAUTO
Un uomo di teatro. Nasce a Sarsinatra il 255 a.C. e il 250 a.C., di nascita libera. All’inizio della seconda guerra punica intraprende l’attività di drammaturgo affiancando quella d’attore che probabilmente aveva già avviato. Il pubblico lo apprezza moltissimo e questo apprezzamento non finirà alla morte del
poesia e da un linguaggio ricco di giochi di parole, doppi sensi e ironia. Plauto utilizza anche molte espressioni colloquiali e popolari, rendendo i suoi personaggi vivaci e realistici. Le commedie di Plauto sono caratterizzate da una struttura semplice ma efficace. I personaggi sono spesso stereotipati, come il servo astuto, il vecchio avaro o l'amante innamorato. Le trame sono piene di equivoci, inganni e travestimenti, che portano a situazioni comiche e imprevedibili. Plauto è considerato uno dei più grandi commediografi dell'antica Roma e la sua influenza si è estesa fino ai giorni nostri. Le sue opere sono state adattate e reinterpretate innumerevoli volte nel corso dei secoli, dimostrando la loro atemporalità e il loro valore artistico. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Tito_Maccio_Plautoromanizzazione: la Roma di Plauto quella nel momento della sua ascesa storica, delle guerre puniche, dell'esaltazione dell'orgoglio nazionale: i personaggi di Plauto, a differenza di quelli di Menandro, vivono in una circostanza pubblica perché l'individuo romano è consapevole della sua appartenenza ad un corpo civico. Il teatro in questo senso costituisce uno specchio cittadino. Vi è un ricordo frequente, da parte del poeta, alla musica e a colpi di scena continui per attirare l'attenzione del pubblico (contemporaneamente, infatti, si svolgevano altri giochi). Colpisce la ricchezza delle soluzioni metriche e musicali che ha portato alcuni critici a supporre l'influenza di Euripide e della tragedia ellenistica; ma la predilezione per il ritmo e per il canto contraddistinguono la lirica teatrale italica e romana e distanziandoli da quella attica.
Metrica: