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DIFFERENZE TRA L’INFELICITA’ DI JACOPO ORTIS DI FOSCOLO E QUELLA E WERTHER DI
GOETHE
La differenza sta nei diversi atteggiamenti che i due hanno verso la storia e la natura:
-W esprime la sconfitta della fiducia illuministica nella capacità della ragione di
comprendere e dominare la natura
-J ha un pessimismo storico-politico, poiché l’infelicità deriva dalla storia, poiché ricca
di sopraffazioni e violenza, quindi non dalla natura. A queste argomentazioni si
oppongono gli affetti, le passioni e le illusioni, tra cui il compianto funebre e la
compassione.
Jacopo Ortis è tragico ed eroico, ed ha una forte connotazione politica: non esprime
solo il dolore per un amore impossibile, ma anche quello comune a tutta la
generazione repubblicana e rivoluzionaria ingannata dal dispotismo napoleonico.
Il suicidio dell’Ortis avviene nel marzo 1799, e gli intellettuali democratici del 1802
(anno in cui si era palesato l’autoritarismo francese dei conquistatori/liberatori) lo
interpretarono come un messaggio di rifiuto di una realtà storica sempre più incline
alla perdita delle libertà civili e politiche. L’opera è tuttora considerata come il
monumento memoria rivoluzione.
verbale, la della disperazione di vivere dopo la
1.4 La libertà della patria: dalle esaltanti illusioni alle frustranti sconfitte
Sepolcri
All’inizio del tempo secondo dei (pubblicato nel 1807 sottoforma di epistola a
Ippolito Pindemonte) Foscolo scandisce in due momenti il tema patriottico:
-le urne dei grandi uomini possiedono un alto valore civile, perché destano desiderio di
emulazione e nobilitano la terra che le ospita, rendendola bella e santa
-il luogo in cui natura e storia si incontrano per costituire la grandezza di cui l’Italia ha
perso coscienza, è Firenze (opposta a Milano).
Infatti il poeta ribadisce l’importanza delle urne nella città toscana facendo riferimento
ai sepolcri di Santa Croce, in modo particolare a quello di
-Machiavelli che ha finto di istruire i principi svelandone poi i misfatti per la conquista
del potere
-Michelangelo, sonno artista della Basilica di San Pietro
-Galileo che scoprì nuovi pianeti e sostenne il sistema eliocentrico
Anche Jacopo Ortis, proprio come Foscolo, era solito visitare Santa Croce. Firenze viene
descritta madre della poesia e vero centro spirituale d’Italia, perché è l’unico luogo
d’Italia a custodire le glorie di patria; ormai le invasioni straniere e l’onnipotenza delle
alterne sorti umane hanno tolto all’Italia tutto eccetto la memoria, di cui è testimone
Santa Croce.
Anche Vittorio Alfieri, scrive Foscolo, era solito visitare le urne in cui ora egli stesso
giace immortale tra gli immortali.
Foscolo evoca poi l’esempio di Maratona: ai loro prodi gli Ateniesi consacrarono le
tombe che per la Grecia hanno avuto la stessa rappresentazione che ha Santa Croce
per i posteri Italiani: una preziosa fonte di amor patrio fino al sacrificio e alla morte.
5
Quando il potere napoleonico si indebolì , Foscolo credette che il vicerè Eugenio
Beauharnais, la cui gloria accresceva sempre più, avesse potuto rispondere ad un
disegno politico più autonomo e indipendente dell’Italia dalla Francia napoleonica,
anche se con ancora a capo del potere Bonaparte.
Tuttavia una volta annientato l’imperatore, come poi avvenne, lo stato italiano, non
avrebbe avuto alcuna possibilità di esistere: l’idea del poeta era che il potere
napoleonico non andava distrutto, ma ridimensionato; solo in questo preciso contesto
politico Beauharnais avrebbe potuto garantire una maggiore autonomia e
indipendenza. Ma Napoleone, e il suo genio militare, erano fondamentali per la difesa.
Grazie
Probabilmente sono questi i motivi per cui le restano incompiute: erano ormai
svanite le ragioni ideali e politiche.
1.5 I fondamenti di una libera Repubblica di liberi cittadini: i costumi e le
leggi Della
La lettura politica di eventi storici ancora vivi e brucianti si ritrova anche in
servitù dell’Italia (opera iniziata nell’ultimo periodo milanese e continuata in Svizzera,
Discorsi Agli Italiani
ma che resta incompiuta, infatti restano solo frammenti di come
di ogni setta, Ai senatori del Regno d’Italia, Questioni intorno all’indipendenza
italiana). Furono scritti per difendersi dalle accuse rivoltegli a seguito del suo
intervento per sedare la sommossa milanese del 20-22 aprile 1814, ma non furono
mai pubblicati per due motivi:
-denuncia politica esplicita
-analisi lucida del fallimento del progetto di indipendenza, dei fattori reali della caduta
del Regno d’Italia e della delusione di chi aveva creduto nella costruzione di uno stato
legittimo e sovrano.
Per Foscolo la causa del dissolvimento del Regno d’Italia era costituita dallo
smembramento del quadro politico, frantumato dall’egoismo ottuso degli Italiani di
incipit
ogni setta (a cui è dedicato il primo discorso), infatti nell’ il poeta afferma che
l’esistenza di esse giovi allo straniero che prima le istiga le une contro le altre,
incipit
dopodiché “signoreggia” (domina) l’Italia grazie ad esse. Sempre nell’ Foscolo fa
una distinzione tra setta e parti e fazioni:
-La setta è lo stato perpetuo di scissura procurata e mantenuta da un numero
d'uomini, i quali, segregandosi da una civile comunità, professano, o pubblicamente o
fra loro, opinioni religiose, o morali, o politiche, per adonestare segreti interessi, e
sostenerli con azioni contrarie al bene della comunità.
Parte e Fazione, usurpati assai volte invece di Setta.
Afferma poi che (vengono)
-Parti, in uno stato, sono, a mio credere, due o, tal rara volta, più [associazioni]
d'uomini liberi che hanno opinioni o interessi diversi quanto a' modi particolari di
governare la cosa pubblica; ma dove si tratti della salute e della gloria comune,
s'accordano sempre con gli avversari.
Esprime, poi, ammirazione per l’assetto istituzionale inglese e sostiene che solo la
popolo, volgo,
mediazione del inteso come cittadini, distinto dal la plebe, può
ricomporre l’equilibrio statuale infranto dalla contrapposizione tra re e nobili; dunque,
monarchia giusta.
per riordinare l’Italia è necessaria una
5 Tra la ritirata dalla Russia nel 1812 e la disfatta di Lipsia nel 1813
Il moderatismo foscoliano, che da un lato intendeva rifuggire l’astrazione dell’idea
giacobina e dall’altro scalzare l’effettiva presenza della “tirannide”, finiva per
accettare, per eccesso di realismo, ciò che era presente anche nelle grandi potenze
(Alte Potenze) avallando forme di governo arcaiche e vittoriosamente debellate
dall’esperienza rivoluzionaria anche se apparentemente fallita.
Foscolo inserì alcuni passi di questi discorsi nella lettera che Jacopo Ortis scrive il 17
marzo (compare per la prima volta nella stampa zurighese). Jacopo profetizza la
caduta di Napoleone (quando foscolo la scrive era già accaduto) sostenendo che
poteva immettersi nel contesto storico senza provocare alterazioni, dato che tale clima
storico era già agitato e convulso (Jacopo lo descrive nell’incontro a Milano con Parini).
senatori d’Italia
Rivolgendosi ai il poeta compie una distinzione tra il comportamento
immorale dei rappresentanti dello stato e il suo rigoroso e dignitoso, così li giudica e li
ammonisce.
Anche altri passi furono inseriti nella lettera del 17 marzo, per esempio quelli che
riguardano le riflessioni finali sulle questioni intorno all’indipendenza italiana, in cui
l’assenza in Italia
-di un vero popolo per fondare una repubblica
-di autentici cittadini per avere una patria
-di valorosi nobili per difenderla e sostenere una monarchia nazionale
costituisce la causa principale della mancanza di libertà e di indipendenza.
Ultime lettere di Jacopo Ortis
In questa edizione zurighese delle c’è, quindi, una forte
necessità di esprimere le forti passioni civili e politiche nella prosa e nella finzione
letteraria. l’Account of the Revolution of
Nel periodo di esilio in Inghilterra nel 1821 pubblicò
Naples, Commentari della storia di
i cui eventi, raccontati in parte negli incompiuti
Napoli, Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli
vengono riletti alla luce del di
Vincenzo Cuoco e delle drammatiche vicende europee dopo il 1815.
L’Account riproponeva il ruolo della Gran Bretagna negli equilibri europei, in quanto
non poteva svolgere una politica di alleanza con il reazionario governo di Vienna, ma
doveva rispettare il diritto dei popoli. La sconfitta della Repubblica Napoletana del
1799 era dovuta alla perversa convergenza dei cosiddetti "liberatori" francesi,
sostanzialmente insensibili al processo di autonoma maturazione del patriottismo
democratico, e degli inglesi, in ultima analisi consenzienti alla politica internazionale
del legittimismo reazionario. Fin dai primi anni della Rivoluzione francese,
l’intromissione francese e inglese negli affari dei regni indipendenti provocò la
diffidenza con cui i Napoletani, ma anche altre nazioni, riguardarono i loro prìncipi e li
considerarono stretti in una cospirazione contro la libertà e l’indipendenza nazionale
dei loro stessi sudditi. Per quanto riguarda la situazione interna della Repubblica
napoletana, Foscolo accoglie la tesi di Vincenzo Cuoco della cosiddetta "via mediana"
tra chi «non valeva riformare nulla» e chi «cercava di distruggere ogni cosa», tra
violenza conservatrice ed esasperazione rivoluzionaria, prospettando una vera e
propria alternativa per fondare un realistico diritto del popolo a governarsi secondo le
proprie esigenze, la cui legittimità, almeno sul piano formale, avrebbe evitato l'insidia
dell'intervento esterno.
Tuttavia, osserva il Mascilli Migliorini che la scelta di una via mediana in Foscolo è
diversa nettamente da quella del Saggio cuochiano per l'originalità del "moderatismo":
esso nasce, più che da valutazioni di ordine politico e sociale interne allo sviluppo
storico della Repubblica napoletana, da considerazioni relative essenzialmente allo
stato dei rapporti internazionali, afferma Migliorini.
La novità dell’Account consiste soprattutto nell’andare oltre il quadro napoletano e,
secondo l’idea foscoliana, l’Italia non avrebbe mai trovato indipendenza e libertà.
Non bisogna dimenticare che l'Account, nel disegno politico foscoliano, si collocava in
un complesso di interventi per spingere l'opinione pubblica inglese a esprimere un
giudizio più attento sulla storia d'Italia. Scrive, infatti, Mascilli Migliorini nella cit