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LO SPAZIO E IL TEMPO
L'azione teatrale ha necessariamente bisogno di uno spazio, i cui confini devono essere precisi e vi si possa individuare un "dentro" e un "fuori", perché deve risultare separato dalle azioni della quotidianità. Le esigenze delle diverse società sanciscono luoghi istituzionali per mantenere questa separazione.
Nel medioevo la scenografia del teatro religioso è costituita da una pluralità di luoghi. I vari episodi sono collocati in uno spazio specifico, che viene "spento" quando l'azione passa all'episodio e allo spazio successivo. Molte scenografie prevedono ai due estremi luoghi opposti dal paradiso e dell'inferno, ossia il bene e il male assoluti.
Nel 500 col teatro rinascimentale il punto delle operazioni culturali è l'uomo e non più Dio. Rivoluzione della prospettiva rinascimentale gerarchizza gli oggetti e le persone secondo
parametri ottici e geometrici, con lo scopo di rappresentare "oggettivamente" la realtà.
Inizio 500 nella scenografia teatrale viene integrato il principio della prospettiva. L'innovazione della scena all'Italiana concentra in un unico spazio di rappresentazione gli spazi multipli della scena medievale, e su quella scena unitaria si avvicendano gli episodi l'uno dopo l'altro.
Fine 500 nasce l'edificio teatrale come struttura architettonica stabile in cui la scena è definita come luogo dotato di una sua autonomia, che lo spettatore può guardare da fuori.
Spazio teatrale e spazio scenico:
Spazio teatrale → contiene una precisa idea di teatro → inserisce struttura architettonica principi e valori della società che lo produce.
es. la comparazione tra l'edificio teatrale greco e quello romano evidenzia un passaggio tra concezione comunitaria del teatro a una concezione spettacolare.
❂ Teatro Greco: non
c'è frontalità tra lo spazio degli attori e quello degli spettatori, la gradinata è avvolgente e l'orchestra costituisce un'unione tra attore e spettatore sia dal punto di vista spaziale che simbolico. ❂ Teatro Romano: la scena e la gradinata si fronteggiano, non ci sono mediatori. L'orchestra è semicircolare e inglobata nello spazio del pubblico che è ordinato sulle gradinate dal basso verso l'alto a istituire una gerarchia sociale. Nel corso della storia... 6 Riassunto Prima lezione sul teatro di Luigi Allegri ❂ Alcune civiltà hanno iniziato ad interessarsi al tema del rapporto tra l'evento teatrale e l'insieme delle persone che vi partecipano arrivando a considerare primario lo spazio teatrale. ❂ Altre civiltà si sono concentrate su un aspetto estetico e comunicativo lavorando su ciò che avviene sulla scena arrivando a considerare primario lo spazio scenico. ❂ Nel 600/700 il teatroBarocco definisce il modello di spazio teatrale come edificio. L'architettura a ordini sovrapposti di palchetti, "ad alveare" è tipica della società spettacolarizzata, è fondamentale il meccanismo dell'esposizione di sé. Ogni palchetto è un piccolo palcoscenico da cui dar spettacolo. La struttura del teatro rendeva evidente la stratificazione sociale.
Nel 800 si costituiscono i modelli 6-700eschi. Il teatro è luogo della mobilità sociale, della nuova cultura borghese. Lavoro sullo spazio scenico attenzione alla scena. Nasce la figura moderna del regista critiche che il luogo autentico del teatro sia la scena.
Nel 900 si ha una tendenza semplificativa del modello 7-800esco con i politeama (spettacoli di vario genere) e con una tipologia architettonica plateale e una balconata sovrapposta. Nasce una ricerca di luoghi alternativi locations all'aperto, capannoni industriali, spazi non teatrali.
come musei, gallerie o case private.❂ Oggi il teatro contemporaneo fa uscire lo spettatore dalle passività per farne un interlocutore attivo. Cercando di recuperare la dimensione comunitaria del teatro delle origini, spezzando così la frontalità tra attori e spettatore, che però si manifesta difficilmente nel teatro in senso stretto. Lo spettatore deve avere la consapevolezza che sta condividendo un'esperienza estetica ed esistenziale con altre persone con cui arriva a costituire una comunità. Lo spazio iscritto nei testi: Nell'800 la drammaturgia borghese definisce il palcoscenico come chiuso, perché la scena rappresenta un frammento di mondo, che presuppone una vicinanza con tutto il resto dello spazio che sta "fuori scena". Nel 900 lo spazio chiuso è presente in buona parte degli autori, molti altri contemporanei però negano alla rappresentazione realistica lo spazio suggerito nel testo prevedendo glistessi spazi frammentati e disomogenei che mettono in campogli operatori della scena. Il tempo del teatro: Si distingue in:- Tempo iscritto nei testi
- Tempo dell'evento scenico
Il tempo dello spettacolo è diverso da quello della vita quotidiana. È un tempo artificiale, in cui si svolgono le azioni all'interno dello spettacolo. Il tempo della scena è definito e perimetrato da quello della vita quotidiana, ha un inizio e una fine, come ad esempio l'aprirsi e chiudersi del sipario o lo spegnersi e accendersi delle luci in sala.
Alla base della maggioranza degli spettacoli teatrali c'è un'opera scritta da un drammaturgo. Ciò che cambia sono le modalità del rapporto tra il testo e la scena, che diventa sempre meno rigido e costrittivo.
Nel teatro Greco e Romano l'allestitore della scena coincideva con il drammaturgo.
I testi del teatro Sacro Medievale derivano direttamente dalle sacre scritture e quindi non sono modificabili, sia per la rigida supervisione che le gerarchie ecclesiastiche esercitano nella preparazione degli eventi, sia per il rispetto dovuto al testo sacro stesso.
Perché devono avere una funzione pedagogica.
Nel 400/500 gli autori delle commedie come Ariosto e Machiavelli, sono anche gli allestitori dell'evento. Anche quando la realizzazione passa in altre mani, il rispetto del testo resta.
Nella seconda metà del 500 con la Commedia Dell'Arte, all'azione degli autori sulla scena viene affidata una centralità che non prevede una dipendenza dal testo scritto. I testi scritti a monte dello spettacolo sono utilizzati dai comici dell'arte nelle commedie "all'improvviso".
Nel teatro moderno autori come Shakespeare e Molière, allestiscono direttamente le proprie opere. Il testo diventa un copione per lo spettacolo, che costituisce la vera priorità. Una scrittura veloce, provvisoria, che trova la sua verifica nello spettacolo, essendo un testo modificabile e manipolabile.
Nel 7000/800 si introduce il tema del rispetto di quest'opera da parte degli
allestitori.Separazione della funzione del drammaturgo da quella dell'allestitore dello spettacolo. Quasi sempre l'autore è un letterato, scrive i suoi testi che saranno affidati ad altre mani. Per questo nasce la didascalia dove il drammaturgo può scrivere le indicazioni per i futuri allestitori.
● Nell'800 si attua la scissione definitiva tra le figure del drammaturgo e dell'allestitore di spettacoli. Il drammaturgo scrive nel testo indicazioni per la scenografia, i costumi, i movimenti, le espressioni, questo riscontro si ha con gli autori francesi del romanticismo (come Victor Hugo che scrive lunghe prefazioni illustrative e inserisce ampie e dettagliate didascalie, nel tentativo di prescrivere anche i modi della messa in scena).
● Nel 900 la didascalia è sempre più usata dai drammaturghi-autori per completare letteralmente il testo (Dannunzio) per pretendere fedeltà al mondo poetico dell'autore (Pirandello), nella seconda
metà del 900 viene acquisita la consapevolezza dell'autonomia del lavoro scenico, di quella che ormai viene definita la scrittura discena, per distinguerla da quella letteraria. [Scrittura letteraria= testo del drammaturgo] [Scrittura scenica= testo dell'allestitore di scena] →- Nei decenni più recenti la scrittura drammaturgica vuole riacquistare una delle sue caratteristiche originarie, producendo una parola densa, evocativa, che si pone meno come copione e più come opera.
- Lo teorizza Pasolini, proponendo il ritorno a un "teatro di parola", dove risuona una parola alta. Infatti le sue opere sono in versi e non presentano didascalie, se non indicative del luogo dell'azione.
Scrittura scenica
Riassunto Prima lezione sul teatro di Luigi Allegri
Quella che si dà sul palcoscenico è una scrittura nuova, costituita da materiali e linguaggi differenti e autonomi.
Verso la fine degli anni 60, in Italia, la dizione con un volume di Bartucci e successivamente con una rivista da lui diretta è servita a designare le modalità operative delle neoavanguardie degli anni 60/70.
Non si immagina la designazione di un testo scritto da interpretare o mettere in scena.
I linguaggi della scena:
Pur avendo una vasta e articolata creatività dei linguaggi della scena e della scrittura scenica possiamo individuare alcuni elementi:
Costume: riveste l'attore, indirizza lo spettatore verso la comprensione dei personaggi e del testo.
Negli spettacoli contemporanei spesso non corrispondono all'epoca in cui è ambientata l'opera teatrale nel teatro elisabettiano