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Il teatro e il mondo
Non si conoscono società senza una qualche tipologia di teatro. Priviamo a orciun'altra domanda, il "come" e il "perché" del teatro. Ci viene incontro l'Aristotele della Poetica.
Da un lato c'è l'individuazione di una "necessità" parte di ogni comunità umana amettere in atto delle pratiche rappresentative, perché l'uomo ne trae "le nozioni fondamentali", impara a conoscere le cose del mondo e con esse prova il piacere della conoscenza. È li che sta in embrione il "perché" del teatro.
Dall'altro lato c'è "l'imitare è connaturato agli uomini fin dalla purizia". E infine c'è quella specificazione "siamo naturalmente in possesso delle capacità di imitare", ma possediamo anche delle regole entro cui calare questa attitudine naturale.
Quel bisogno si
chiamerà gioco, la sua caratteristica principale sarà la diversità dellarealtà "vera". L'attore sa che l'azione nella quale si sta impegnando, non è da prendere "sul serio" perché agisce in un campo, delimitato nel tempo e nello spazio, entro il quale valgono regole particolari e differenti rispetto a quelle della vita "reale". Perché ciò che accade possa avere un senso, è necessario stabilire delle regole, designare il luogo e il tempo di quello che deve accadere, istituire anche tacitamente delle convinzioni. Azione quotidiana, azione teatrale, azione spettacolare 1. Il "come" dell'azione teatrale, il suo senso, sta in fondo nella differenza rispetto all'azione della vita quotidiana. Ma in che cosa l'azione teatrale è diversa dall'azione reale. La differenza sta nell'intenzionalità dell'azione. Nella realtà, si produce ungestoperché abbia una finalità pratica, mentre a teatro si può produrre lo stesso gesto ma con una finalità solo comunicativa. Il gesto teatrale diviene sempre il segno di un gesto attento soprattutto alla propria forma, sempre artificiale, finto e costruito. Nell'azione quotidiana la teatralità sarà presente in maniera irrilevante, occasionale e comunque non dominante, mentre diventerà preponderante o quasi totalizzante nell'azione dell'attore. Kleist fa notare che nella ripetizione di un gesto sta la diversità tra un gesto "quotidiano" e un gesto "teatrale", cosciente della propria forma, e poi quella tra un gesto "teatrale" e un gesto "spettacolare" prodotto in funzione di qualcuno che guarda, alla coscienza della forma si aggiunge la coscienza dello sguardo esterno. La coscienza dello sguardo, determina e altera la forma di un gesto pensato e eseguito "in scena".“favore” di quello sguardo.
Il teatro e la realtà
- A dare credibilità all’azione tragica non è infatti la verosimiglianza, la riduzione a quotidianità riconoscibile dei corpi, ma la convinzione che si instaura tra attori espettatori. È la parola, che rende visibili agli spettatori lo scontro drammatico.
- Tutto questo è reso possibile dal carattere sostanzialmente comunitario del teatro greco, che fa si che attori e spettatori condividano contesto sociale e culturale di riferimento. Il tragediografo affonda le mani nel patrimonio comune di miti e di racconti che sono già presenti alla memoria della comunità, non fa che rielaborarle, reinterpretarle.
Il teatro religioso del Medioevo cristiano, si appoggia a una rigida convenzionalità. Gli interpreti sono rigorosamente maschi, sono prigionieri di un meccanismo di significazione che rende tutto particolare, che rende impossibile il consueto rapporto attore-personaggio. Nessuno
è la negazione di un ruolo teatrale alle donne. Lo snodo fondamentale a questo riguardo è la commedia dell’arte italiana del Cinquecento e del Seicento, dove si introduce la straordinaria novità delle donne in scena. Con fini di fascinazione e di seduzione erotica degli spettatori.
La commedia dell’arte è un teatro che molto poco si preoccupa della verosimiglianza, mira esclusivamente a divertire il pubblico. La struttura è intessuta soprattutto di situazioni che per essere divertenti sfidano ogni credibilità. In cui a essere messa in scena non è tanto la realtà quotidiana quanto piuttosto una sua buffa parodia.
L’Italia del Seicento tra Firenze e Roma inventa il melodramma, trasporta lo spettacolo in una fascinosa dimensione di artificialità. Uno spettacolo che esprime la cultura barocca, col fine dichiarato non più di imitare la realtà, ma di trasfigurarla. La civiltà teatrale dell’ultimo Cinquecento,
del realismo. Il teatro realista, nato nella seconda metà del XIX secolo, si propone di rappresentare la realtà in modo fedele e veritiero, senza idealizzazioni o esagerazioni. Gli autori realisti cercano di cogliere la vita quotidiana, i problemi sociali e le contraddizioni della società contemporanea. Il teatro realista si distingue per l'attenzione ai dettagli, la ricerca della verosimiglianza e la rappresentazione dei personaggi in modo psicologicamente credibile. Gli autori realisti si ispirano alla vita reale e alle esperienze comuni, cercando di riflettere la realtà in modo oggettivo. Il teatro realista ha avuto un grande impatto sulla società dell'epoca, contribuendo a sensibilizzare l'opinione pubblica su temi sociali e politici. Ha rappresentato una svolta importante nella storia del teatro, aprendo la strada a nuove forme di rappresentazione e a una maggiore attenzione alla realtà sociale. In conclusione, il teatro realista ha rappresentato un importante momento di evoluzione nella storia del teatro, introducendo nuove tematiche e approcci alla rappresentazione. Ha contribuito a rendere il teatro uno strumento di riflessione e di critica sociale, offrendo al pubblico modelli di comportamento e stimoli per la riflessione.realizzata attraverso l'utilizzo di tag html. Ecco come potrebbe apparire il testo formattato:realistico e naturalistico della seconda metà dell'Ottocento. L'ideale di questa poetica è che lo spettatore consideri ciò che vede come una porzione di realtà trasportata sulla scena e sottoposta alla sua attenzione. Questo porta a identificare il palcoscenico come una stanza, quella "quarta parete" che serve per vedere dentro la scena come se gli attori non si rendessero conto di essere osservati e dunque potessero comportarsi come davvero si comporterebbero nell'intimità. È Diderot che per primo consiglia agli attori di recitare "come se il sipario non si fosse mai alzato", facendo conto che lo spettatore non esista. È poi con la crisi di quella cultura, nel giro di secolo tra Ottocento e Novecento, che la funzione del teatro come specchio e rappresentazione del mondo si affievolisce, molto spesso si ribalta. La finalità di rappresentare verosimilmente e credibilmente le vicende quotidiane viene
Assunta dal cinema. Il teatro si fa più astratto, più distante dal mondo reale, in questo contesto culturale viene meno il principio della sua necessità istituzionale.
Il mondo come teatro e come spettacolo.
Lo spettacolo teatrale è un modello per descrivere i meccanismi dell'universo sociale di cui è espressione. La metafora del mondo come teatro ne è un esempio. Coniata in età antica, quando il teatro è un fenomeno sociale della vita collettiva, quasi scompare in epoca medievale. Ricompare per il teatro nell'Europa del Cinquecento. Il tema del mondo come teatro, ricompare nella cultura europea del Cinquecento e soprattutto del Seicento.
Perché se il mondo è teatro e il teatro è il luogo dell'artificio e della finzione, allora il tema del rapporto tra vero e falso, non può non diventare uno dei punti centrali della riflessione cinque-seicentesca sia sulla convivenza sociale che sulla rappresentazione teatrale.
Serve a segnalare come nella cultura seicentesca i confini tra teatro e mondo sono diventati molto più permeabili. Qualche decennio dopo, nella cultura spagnola si individua nel teatro lo strumento migliore per rappresentare il mondo, l'uomo è chiamato a recitare il suo ruolo, in questo mondo che non è che un teatro, per sottoporsi poi al giudizio di quell'Autore che gli aveva assegnato quella parte.
Questo rapporto così stretto tra teatro e mondo si allenta, perde i connotati di una possibile sovrapposizione. Il teatro invade sempre meno la vita. La metafora del mondo come teatro perde sempre più consistenza. Il teatro assumerà allora il compito di rappresentare il mondo.
Il "Mondo" e il "Teatro" si confrontano in una situazione di separatezza. Il teatro osserva il mondo e lo rappresenta con fedeltà. Il rapporto tra teatro e mondo resterà incardinato, fino alla crisi di questa forma teatrale nello snodo.
tra Otto e Novecento. Il confronto con il mondo, con la realtà quotidiana, diventerà un problema e un impedimento per gli operatori del teatro. Il mondo sarà ignorato, per rifugiarsi nel sogno. Oppure occorrerà inventarsi un altro mondo. Il teatro perde la pretesa e la possibilità di rappresentare credibilmente ciò che accade nel mondo. Ma non è più il teatro il luogo privilegiato per il dispiegarsi di questi meccanismi, perché ha perso quella centralità sociale che aveva nelle altre epoche e ha lasciato il campo allo spettacolo, che è insieme un suo derivato e il suo opposto. Nella cultura contemporanea il rapporto fondante non sarà più allora quello tra realtà e teatro, ma semmai quello tra la realtà e lo spettacolo. La situazione di marginalizzazione sociale in cui vive oggi il teatro ci dimostra proprio quanto le due nozioni siano distanti e anzi contrapposte. LO SPAZIO E IL TEMPO Lo spazioper il teatro
- Teatro com