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Riassunto esame Scienze del teatro e dello spettacolo, prof. Bellingeri, libro consigliato Prima lezione sul teatro, Allegri Pag. 1
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Teatro indica un luogo chiuso. Lo spazio degli spettatori e quello degli attori è rigidamente

determinato e non comunicante. Il teatro e la scena sono spazi fittizi, illusori, ingannatori. Il teatro è

luogo dell'artificio, dell'insincero (idea barocca). Il teatro nasce come evento che deve essere

guardato e non come testo che deve essere letto o rappresentato (teatro dal greco theatron,

spettacolo, latino spectare=guardare). Al tempo di omero, all'inizio non ci sono attori che recitano e

spettatori che assistono, c'è solo la festa rituale. Il teatro definisce in questa sua derivazione dalla

festa rituale non solo le proprie origini ma la sua stessa natura. Non c'è dunque ruolo per la

letteratura, è legato al rito religioso e della festa. Nella festa ci sono momenti rituali, fatti di gesti,

cerimonie. La particolarità sociale della festa prevede che non ci sia alcuna frattura istituzionale tra

chi agisce e chi guarda, tutti agiscono e tutti sono partecipi. Non c'è ancora la frattura attori-

spettatori. All'inizio del processo che dalla festa conduce alla tragedia sta il coro, un attore collettivo

vicino alla dimensione del celebrante di un rito. Esprime la voce del dio. Poi c'è il ditirambo, danza

eseguita in circolo da 50 coreuti che cantano. Tra 535-533 a.c. già sono istituiti gli agoni tragici ad

atene e la tragedia, definita dal rapporto tra coro e attore, ha assunto la sua struttura fondamentale.

Fino a quando esiste solo il coro siamo ancora nella dimensione festiva-religiosa, perchè il coro

parla per dio, ma quando il coro deve rapportarsi con un soggetto “laico” tutto si laicizza. Al teatroè

necessaria la relazione, il confronto tra almeno 2 soggetti che possono essere di natura diversa, che

ora sono il coro e un personaggio individuale. Il drammaturgo costruisce l'architettura di questo

scontro, come accade nelle tragedia classiche. Ma la comparsa del drammaturgo e del testo non è

all'inizio del teatro. Quando la festa da luogo al teatro e trasforma i partecipanti in attori-spettatori, è

la scrittura ad assumere l'operazione fondamentale. La parola della tragedia greca è una parola-

azione, i testi sono pensati solo in funzione di quell'unica rappresentazione. La parola-azione rimane

fino al romanticismo poi viene spazzata via dal realismo, e diventa una parola-sentimento, interna,

psicologica. Tra fine 800 e inizio 900 c'è un movimento di ribellione verso la parola. Il testo teatrale

appartiene alla letteratura, il teatro è sempre un'arte ma non può essere nello stesso tempo un'arte

teatrale e un'altra letteraria, quindi l'arte teatrale non può appartenere alla letteratura.

Rappresentazione designa il passaggio dalla scrittura allo spettacolo. Ripresenta qualcosa.

Riprendendo la poetica di aristotele, la rappresentazione è il meccanismo attraverso cui il teatro si

confronta con la realtà. Il teatro possiede una materialità che le altre forme non hanno. L'imitazione

della realtà è nella storia sempre differente (il grande attore rappresenta la realtà attraverso le pose

della statuaria e dell'iconografia pittorica, deve avere un'azione fascinatoria,l'attore naturalista deve

invece riprodurre i gesti quotidiani e si immedesima nella psicologia del personaggio). Il teatro del

900 è più teorico e metalinguistico che rappresentativo, ha una presa di posizione sul mondo, una

riflessione e analisi su di esso. Il teatro è un'attività, un meccanismo di produzione di senso, lo

spettacolo è il risultato di questo lavoro. Il teatro all'italiana è quello a cui siamo abituati ancora

oggi con l'azione frontale a uno spettatore che resta separato dalla scena.

Non esistono società senza una forma di attività rappresentativa, per bisogno di gioco, evasione

dalla realtà, voglia di essere altro. L'attore sa che l'azione nella quale si sta impegnando non è realtà

e non è da prendere sul serio. Rimanda alla realtà ma ne è diversa. Nella realtà si fa un gesto per una

finalità pratica, a teatro si può produrre lo stesso gesto ma con finalità comunicativa, è un gesto

evocativo, artificiale. Il teatro religioso del medioevo cristiano ha una rigida convenzionalità più

preoccupata della coerenza interna del sistema simbolico che del riscontro realistico con la

quotidianità. È impossibile il consueto rapporto attore-personaggio. Nessuno può assumere il

personaggio di Cristo nutrendolo della propria psicologia e del proprio vissuto perchè ciò

significherebbe degradarlo al contingente. La recitazione è solo maschile. Anche nel teatro del 500,

i ruoli femminili sono recitati da uomini. La commedia dell'arte del 500-600 introduce la novità

delle donne in scena, con carattere di seduzione. È un teatro che poco si preoccupa della

verosimiglianza, lo spettacolo mira a divertire il pubblico. Vi è l'importanza del movimento, azioni,

gag, situazioni, uso di maschere, giochi di parole, ecc. non è la realtà quotidiana a essere

rappresentata ma una sua buffa parodia. Nel 600 in italia si sviluppa il melodramma, macchinerie,

costumi, coreografie, musica, è una dimensione di artificialità. Non imita la realtà ma la trasfigura.

Sono le mutazioni sociali a produrre un cambiamento nel teatro, con la crescita della borghesia dalla

seconda metà del 700, il teatro diventa il principale veicolo culturale per la diffusione dei valori

borghesi. Il teatro deve essere ora specchio della realtà, deve imitare la quotidianità. Questo tipo di

rappresentazione si attenua col teatro romantico quando il dramma riprende a riempirsi di eroi e

ambientazioni non quotidiane, alla ricerca dell'assoluto. Ma poi col teatro realistico-nat riprende. Lo

spettatore deve considerare ciò che vede come una porzione di realtà, il palcoscenico si identifica

con una stanza, che si offre alla visione degli spettatori come attraverso una quarta parete che serve

per vedere la scena come se gli attori non si rendessero conto di essere osservati e quindi siano

spontanei. Poi nel 900 torna ad essere una riflessione sulla realtà. Il suo linguaggio si fa più astratto,

più distante dal mondo reale. Nella cultura del 600 i confini tra teatro e mondo sono più permeabili

(la vida es sueno), il mondo è teatro. Questa metafora perde consistenza nelle epoche successive,la

realtà sta da una parte il teatro da un'altra,l'uomo è padrone di se stesso e può cambiare il proprio

destino con le sue azioni. Il teatro osserva il mondo e lo rappresenta con fedeltà. La crisi di questa

forma si ha nel 900 e il confronto con la realtà verrà sentito come un impedimento. E allora il

mondo sarà ignorato per rifugiarsi nel mito, nel sogno, nella fantasticheria simbolista o dadaista o

surrealista o grottesco. Nella cultura contemporanea il rapporto fondante non è più tra realtà e teatro

ma tra realtà e spettacolo. Teatro come evento – teatro come edificio. Fino al 500 gli spettacoli

avvengono in piazze, cortili, chiese..l'azione teatrale ha bisogno di un spazio in cui confini devono

essere precisi perchè si possa individuare un dentro e un fuori. Il teatro del medioevo è di tipo

simbolico, viene proposto un microcosmo totalizzante che riproduce simbolicamente il

macrocosmo. Col il rinascimento è l'uomo e non più dio a costituire il perno delle rappresentazioni.

Lo spazio della quotidianità e lo spazio della rappresentazione si avvicinano. Nel 500-600-700

l'attore deve recitare non dentro ma davanti la scenografia. La scena medievale non è luogo di

spettacolo ma di partecipazione, spazio dell'azione e dello spettatore si mescola, nel 500 la scena è

autonoma e lo spettatore la può guardare solo da fuori. Nella scena italiana la separazione è netta.

Nel teatro greco non c'è frontalità tra lo spazio degli attori e quello degli spettatori, perchè

l'orchestra, lo spazio circolare nel quale si insedia il coro, costituisce un tratto d'unione tra attori e

spettatori. Il cittadino sente un senso di appartenenza alla comunità. Nel teatro romano non c'è

traccia di dimensione comunitaria, c'è la separazione tra il luogo e le funzioni di chi agisce e il

luogo e le funzioni di chi è destinato solo a guardare in situazione di estraneità. Non c'è più

gradinata-orchestra-scena ma gradinata-scena. Il pubblico è poi ordinato sulle gradinate dall'alto in

basso in ordine di gerarchia sociale. Vi sono società in cui è primaria la costituzione di uno spazio

teatrale perchè primario è il tema del rapporto spettacolo-spettatori, e società in cui è primario il

lavoro sullo spazio scenico, perchè è prevalente la dimensione spettacolare, estetica. In questi casi è

fondamentale cosa avviene in scena, in altri per chi e perchè. Nei 600 col barocco c'è l'architettura a

alveare omologa a una società spettacolarizzata, la struttura del teatro riproduce la scena, per cui

ogni palchetto è un piccolo palcoscenico per dar spettacolo di sé. Nell'800 il teatro resta uno spazio

per l'esposizione di sé ma non più come luogo gerarchico ma che evidenzia la mobilità delle

condizioni sociali. Parallelamente il teatro essendo ridiventato luogo di comunicazione di valori e

modelli di comportamento, è sulla scena che deve collocarsi la maggiore attenzione. Nel 900 questa

situazione non cambia, questa età non esprime una concezione della funzione sociale del teatro. Se

l'800 ha portato a termine il processo di centralizzazione architettonica e urbanistica dell'edificio

teatrale, il 900 ha rovesciato questo processo privilegiando spazi marginali, decentrati (capannoni

industriali, musei..). La quarta parete riduce gli spettatori a voyeurs. Nel 900 si vuole recuperare la

dimensione comunitaria del teatro delle origini. Il teatro è esperienza esistenziale. Si vuole spezzare

la frontalità attori-spettatori. Si vuole superare la frontalità post rinascimentale con una struttura che

rimanda alla teatralità medievale, la relativizzazione dello spazio scenico. Lo spettatore si sente

parte di una comunità.

Nella drammaturgia borghese dell800 il palco deve definire uno spazio chiuso, un salotto o un

stanza, un frammento di mondo (S). anche quando l'ambiente descritto è all'aperto resta l'idea di

fondo che lo spazio sia chiuso e definito. Nel 900 lo spazio si nega alla rappresentazione realistica

prevedendo spesso gli stessi spazi frammentati e disomogenei che mettono in scena gli operatori

della sce

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jiggly91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienze del teatro e dello spettacolo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Bellingeri Alfredo Eduardo.