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STORIA DEL TEATRO E DELLO SPETTACOLO-
prodotto che deve trovare una collocazione sul mercato e deve incontrare il suo pubblico. È
con questo oggetto che entra in contatto lo spettatore che va a teatro, paga il biglietto,si siede,
guarda e ascolta. E poi applaude o fischia ma non interviene minimamente nel processo di
costruzione organizzativa ed estetica dello spettacolo.
In questa ricostruzione il rapporto fondamentale è quello virtuale e mediato tra lo scrittore di
teatro e lo spettatore. Perché il vero deposito di senso con cui lo spettatore deve e entrare in
contatto è il senso.
Già il drammaturgo spesso non riesce a tradurre nel testo tutta la ricchezza del mondo poetico
come se la scrittura ponesse una resistenza. Una parte cospicua di senso si disperde poi nel
passaggio successivo., quello della trasposizione scenica. Intanto perché il regista sceglie solo
una tra le tante interpretazioni possibili,tralasciando tutte le altre.
Secondo Luigi Pirandello l’esito finale del processo sfugge al controllo del drammaturgo:
se ci pensiamo bene, l’attore deve fare e fa per forza il contrario di ciò che ha fatto il poeta.
-
Rende cioè più reale e tuttavia men vero il personaggio creato dal poeta,gli toglie tanto, cioè,
di quella verità ideale, superiore; e lo fa men vero anche perché lo traduce nella materialità
fittizia e convenzionale d’un palcoscenico.
Ma anche il metteur en scene, a sua volta, non riuscirà mai a rendere pienamente la sua idea di
spettacolo, per l’inadeguatezza degli attori ad esempio, o per la limitatezza del budget a
disposizione.
Ma forse la parte più cospicua di questa dispersione si riscontra nell’ultimo passaggio,quando
lo spettacolo incontra concretamente lo spettatore. Perche nessuno spettatore riuscirà mai a
cogliere le sfumature del testo che gli viene proposto.
La concezione qui sommariamente enunciata,descrive il teatro come una catena di atti
successivi di comunicazione, che a un certo punto del percorso prevede anche una sorta di
<<traduzione>>, come scrive Pirandello, da un codice letterario ad un altro codice, quello dei
linguaggi della scena. E ogni traduzione si sa,è anche una forma di tradimento.
3. Il teatro come luogo della rappresentazione della realta’
Il teatro, quando non è o non è più un testo letterario ma un evento concreto, viene
comunemente inteso come uno strumento per rappresentare la realtà quotidiana nella
maniera più realistica possibile. Proprio perche nei codici istituzionali del teatro il narratore
scompare e i personaggi agiscono e parlano autonomamente, come fossero persone reali. C’è
in tutto questo un evidente paradosso: lo stupore e il rammarico di vedere a teatro,un attore
che <<recita>>. Come se il teatro non fosse il luogo in cui gli attori sono chiamati,proprio per 3
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contratto, a recitare. Si tratta appunto di un paradosso.
Per rappresentare corpi azioni spazi gesti e passioni della realtà, un letterato deve usare
parole su un foglio di carta e un pittore linee e colori su una tela,mentre un attore usa proprio
quegli stessi elementi, e rappresenta un corpo con un corpo, un gesto con un gesto, uno spazio
con uno spazio. Per questo i personaggi teatrali portati sulla scena dal corpo vivo degli attori
risultano straordinariamente credibili, tanto da poter essere considerati alla stregua di
persone reali.
Konstantin Stanislavskij raccomanda ad esempio ai suoi attori di lavorare sul proprio
personaggio per fornirgli una biografia completa per trasformarlo sempre più da personaggio
a persona reale.
È appunto questa eredità che ci viene dalla cultura ottocentesca, per la quale i personaggi
sono quasi persone reali, che determina l’orizzonte di aspettative dello spettatore verso il
teatro come luogo di rappresentazione verosimile della realtà quotidiana. Il teatro è per certi
versi misterioso. Perché è fatto della stessa materia di cui è fatta la realtà quotidiana (spazio,
tempo, corpi, gesti, parole). Materia reale, perché reali e concreti sono i corpi e gli oggetti,i
suoni e i silenzi di cui il teatro si compone.
4. Il teatro come luogo della finzione
“Che cos’è un palcoscenico? Mha vedi? Un luogo dove si gioca a fare sul serio”. Davvero il
palcoscenico è un luogo dove si gioca a fare sul serio. È infatti nel rapporto di incontro-scontro
tra realt{ e finzione che si può collocare il punto di approccio all’universo molto particolare
del teatro. È pur vero infatti che è per lo più prevalente l’idea di teatro come rappresentazione
realistica della realt{, ma è vero anche che nella coscienza collettiva è sedimentata l’idea del
teatro come finzione.
Come già detto il termine attore è sempre vagamente spregiativo, e serve a indicare una
persona che si comporta in maniera artificiale, magari un po’ pomposa.
Anche teatrale e teatralità sono sempre, incontestabilmente , sinonimi di artificio e
artificiosità di ciò che è esagerato, insincero, ostentato. Definire un gesto o un atteggiamento
come teatrale significa applicare immediatamente un giudizio di valore, designandoli in fondo
come falsi ed esasperati.
Più neutra è la nozione di spettatore, che non è negativa,e individua immediatamente chi sta
dall’altra parte rispetto a chi agisce. Essere spettatore di un avvenimento è essere ‘fuori’da
quell’avvenimento. Lo spettacolo è infatti qualcosa che si può solo guardare, magari con
ammirazione o stupefazione ma che non ha in se ne valori positivi ne negativi. 4
STORIA DEL TEATRO E DELLO SPETTACOLO-
Anche il termine regista acquisisce connotazioni negative, perche designa un personaggio-
ombra che coordina lo svolgersi degli eventi, ma stando il più possibile fuori dall’azione,
dietro le quinte. Per questo il regista ha quasi sempre un ruolo oscuro ed intrigante, il regista
si colloca in una posizione simile a quella del burattinaio o del puparo, che è colui che ‘muove i
delle azioni altrui, sempre nascosto.
fili’
Numerose sono poi le costruzioni linguistiche che utilizzano le parole scena, uscire di scena,
chiamare in scena. Si tratta comunque di un luogo fortemente illuminato e per questo
sottoposto all’attenzione generale, un luogo privilegiato in cui si compiono azioni che in
qualche modo sono sempre pubbliche. Così colpo di scena è un effetto a sorpresa,destinato a
sconcertare lo spettatore. E soprattutto messinscena designa un’operazione artificiosa e
falsante.
Con le espressioni retroscena e dietro le quinte assume ancora maggiore evidenza l’idea di un
teatro che apparato e finzione, dunque l’idea della duplicit{ del teatro, che non è mai ciò che
sembra.
Quel che avviene sulla scena non possiede mai il proprio senso ultimo in sé,senso che è invece
determinato da ciò che avviene o da chi sta dietro le quinte o nel retroscena. Il retroscena è
insomma il luogo oscuro, appunto non illuminato, in cui sta l’effettivo centro del potere, di cui
ciò che avviene sotto le luci del palcoscenico non è che l’effetto preordinato.
Un’idea di teatro che è prima di tutto uno spazio, uno spazio tendenzialmente chiuso e
definito, preesistente ad ogni evento che vi s manifesta e da questo assolutamente non
modificato. Dentro al teatro anche la scena è identificata come un spazio delimitato.
Soprattutto in ogni caso, il teatro e la scena sono spazi fittizi, alla fine ingannatori. Il teatro
risulta il luogo e il momento dell’artificio, dell’apparato.
Questa immagine è in un certo senso opposta a quella che abbiamo analizzato dell’epoca
tardo-ottocentesca.
TEATRO E SPETTACOLO: IPOTESI DI DEFINIZIONE -3
Alla fine la domanda ineludibile è cos’è il teatro? Ci sono tante risposte al tempo stesso ‘giuste’
e ‘sbagliate’. <<Possiamo definire il teatro come “ciò che avviene tra lo spettatore e
l’attore”>>. Lo dice Jerzy Grotowski. Come a dire che il teatro è un fenomeno difficilmente
definibile, che tuttavia implica una relazione,un passaggio di energia tra chi fa un’azione
teatrale e chi vi assiste. Come due polarità tra cui deve scattare una scintilla.
Nelle parole di Grotowski il teatro assume quasi la dimensione di un’esperienza esistenziale.
Intanto teniamo come punto acquisito che il testo letterario non è il teatro. Certo quel testo ha
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STORIA DEL TEATRO E DELLO SPETTACOLO-
a che fare con dimensione teatrale, ne è spesso un elemento fondamentale, ma non può
pretendere di esaurire in sé l’intero fenomeno. Tanto è vero che è del tutto legittimo
ipotizzare eventi teatrali che non abbiano alla base un testo scritto.
1.Il teatro come evento. Dall’evento alla scrittura
<<Teatro>> dal greco theatron e <<spettacolo>> dal latino spectare.
Sia il latino spectaculum che theatron designano oltre che l’evento da guardare, anche
l’insieme delle persone che guardano, ossia la comunit{ riunita per partecipare all’evento
teatrale. Non è quindi una forzatura dire che il teatro nasce per essere guardato non come
testo che deve essere letto.
Questo principio della priorit{ delle’evento sulla scrittura non muta sostanzialmente di
segno, e anzi si rafforza, se ci accostiamo al tema delle origini della tragedia. Perché anche in
questo fenomeno all’inizio non c’è assolutamente il drammaturgo che scrive un testo e poi lo
affida al meccanismo della trasposizione scenica.
All’inizio c’è solo la festa rituale. La festa è il luogo in cui la comunit{ si contrae e cementa i
vincoli che la rendono tale, in cui una cultura si riconosce in se stessa e si rappresenta a se
stessa. Nella festa si determinano anche momenti rituali,fatti di gesti, parole, cerimonie
codificate. Sempre in ogni cultura, il teatro nasce dalla festa rituale. La particolarità sociale
della festa prevede che non si sia alcuna frattura istituzionale tra chi agisce e chi guarda, per
cui tutti agiscono. Il partecipante alla festa,anche se compie azioni che saranno poi quelle
dell’attore, anche balla o canta, non è dunque un “attore”, perché ancora non si è consumata la
frattura tra le due funzioni separate di attori e spettatori.
All’inizio del processo che dalla festa conduce alla tragedia sta il coro. Non ci sono ancora
personaggi. Ci sono solo le evoluzioni e il canto di un coro che rappresenta la comunità ed
esprime la voce del dio, appunto nel contesto festivo.
Come nel ditira