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IL DIRITTO CIVILE: I TESTI FONDAMENTALI

Irnerio, forse di origine tedesca, è attivo a Bologna nel contesto di una scuola che probabilmente univa le competenze di grammatica e logica con un'attenzione alla pratica del diritto; nei primi decenni del XII secolo compie il recupero integrale del testo del diritto giustinianeo.

Si tratta delle grandi sistemazioni dei testi che contenevano la tradizione giuridica di Roma, promosse da Giustiniano, che aveva nominato una commissione di grandi amministratori pubblici e intellettuali giuristi, presieduta da Triboniano, per compilare una raccolta di norme emanate dagli imperatori selezionando solo quelle tuttora vigenti e razionalizzandone le disposizioni. Questa raccolta, detta Codice Giustinianeo, fu promulgata alla fine del 534 e il suo testo era spezzettato e sintetizzato, per adattarlo alle necessità della pratica e ai più limitati strumenti culturali dell'epoca. Le fonti del diritto

secolo. Inoltre, Giustiniano promulgò anche il Codice, una raccolta organizzata di leggi imperiali, e le Novelle, che erano nuove leggi promulgate durante il suo regno. Nella civiltà giuridica romana, le leges erano le norme emanate dall'imperatore e rappresentavano la maggioranza delle leggi. Tuttavia, gli iura, che erano i testi dei giuristi con le loro elaborazioni dottrinali, erano altrettanto importanti. Questi testi fornivano approfondimenti e interpretazioni su vari ambiti e temi del diritto. Durante il regno di Giustiniano, la biblioteca degli iura era molto vasta e complessa da gestire. Per semplificarne l'accesso, fu creata una commissione presieduta da Triboniano per compilare un'antologia degli iura. Tuttavia, il Digesto, come venne chiamata questa antologia, fu presto dimenticato e poco utilizzato in Italia tra il VI e l'XI secolo. Fu la scuola di Irnerio che riportò il Digesto in auge, recuperandolo e utilizzandolo nello studio del diritto. Giustiniano, inoltre, fece compilare anche un manuale di base per lo studio del diritto chiamato Istitutiones. Questo manuale seguiva lo schema classico del diritto romano, suddividendolo in diritto delle persone, diritto delle cose e diritto processuale. Le Istitutiones furono utilizzate sia nelle scuole che nella pratica giuridica a partire dall'XI secolo. Oltre al Digesto e alle Istitutiones, Giustiniano promulgò anche il Codice, una raccolta organizzata di leggi imperiali, e le Novelle, che erano nuove leggi promulgate durante il suo regno.secolo ed ebbe un immediato successo nelle università medievali. Questi tre nuclei testuali costituiscono il Corpus iuris, testo autorevole per lo studio e l'insegnamento del diritto civile. Il recupero integrale del diritto romano giustinianeo e la sua utilizzazione all'interno delle università sono avvenuti e hanno avuto un impatto così intenso proprio perché si inserivano in quella coscienza diffusa per cui alla comunità politica universale corrisponde un diritto universale, appunto il diritto di Roma antica. I testi del diritto romano erano, però, conosciuti in modo parziale e frammentario. I COMMENTI I testi del Corpus Iuris erano corredati da brevi annotazioni tra le righe o più ampie riflessioni a margine della pagina, elaborate da Irnerio e dai suoi allievi, e poi successivamente dai vari professori bolognesi. Queste glosse si accumulano e diventano moltissime nel corso dei decenni. Nel secondo quarto del Duecento, Accursio.

Fiorentino ma professore a Bologna, decide di intraprendere una razionalizzazione del patrimonio diglosse, per giungere a corredare il testo del Corpus Iuris di una sorta di commento continuo e sistematico:

Raccoglie e seleziona tutte le glosse precedenti, privilegiando quelle del suo maestro Azone:

  • Dove mancano annotazioni, compone egli stesso nuove glosse.

In questo modo, attorno alla metà del XIII secolo il testo autorevole del diritto romano giustinianeo è sempre accompagnato da un commento che lo spiega e lo attualizza.

IL DIRITTO CANONICO: I TESTI FONDAMENTALI

Il primo testo che fonda lo studio e l'insegnamento del diritto canonico è il Decretum di Graziano, un monaco bolognese, ultimato intorno al 1140. È una raccolta di testi tratti dai padri della chiesa, da testi normativi di varia provenienza, ma soprattutto canoni dei concili ed epistole decretali dei papi; si impone proprio per la sua completezza e per la sua articolazione razionale.

Le varie distinzioni e questioni si articolano in un percorso di pensiero costruito da Graziano con le proprie introduzioni e annotazioni ai testi antologizzati; come esito si ha una soluzione che conduce ad armonia tra i testi, ne trae il significato complessivo al di là delle tensioni e contraddizioni che Graziano riesce a dimostrare essere solo apparenti. Con gli ultimi decenni del XII secolo, l'attività normativa dei papi si intensifica moltissimo e ne risulta una produzione continua di testi normativi di varia portata. Gregorio IX farà compilare una raccolta al suo collaboratore, il giurista e teologo domenicano Raimondo di Penafort, e la promulga nel 1234: il Liber Decretalium extra Decretum vagantium (® Liber Extra). Di seguito, i professori di diritto canonico trascurano il Decretum, cui riservano un ruolo introduttivo o accessorio, mentre il testo fondamentale per lo studio e l'insegnamento sono le Decretali. L'opera di Graziano e la

Riflessione che la interpretava vengono letti alla luce del diritto nuovo: si afferma l'idea che il diritto dellachiesa è il diritto del papa, più che quello della tradizione, perché il diritto nuovo del papa influisce pesantemente sul modo in cui la tradizione viene letta e applicata.

Questa alluvione di diritto nuovo determina una modificazione profonda: fino alla fine del XII secolo, la canonistica non si distingue dalla teologia. Il Decreto di Graziano è in sostanza una raccolta di testi teologici più simile alle Sentenze di Piero Lombardo; molto diverso, invece, è l'impianto delle raccolte di Decretali. Gli interventi normativi dei papi sono sintetici e chiari, oltre ad avere un legame immediato con l'attualità; sono però spesso frammentari e molto specifici. Per farne l'oggetto di una riflessione, i decretalisti fanno ricorso ai metodi e agli strumenti concettuali del diritto civile e riescono, così,

A strutturare un sapere che allo stesso tempo è legato all'attualità e ha una dimensione teorica ben articolata.

ALLA FACOLTÀ DI TEOLOGIA

Il XII secolo vede svilupparsi vari tentativi di presentazione complessiva dei contenuti della fede cristiana, organizzati attorno a principi ordinatori e preoccupati di superare le discrepanze che emergevano dalla lettura della tradizione dei Padri. Questo nasce dall'esigenza intellettuale di coerenza e dalla necessità didattica di produrre testi funzionali alla mediazione del sapere teologico. Una delle forme testuali più significative assunte da questo lavorio intellettuale è costituito dalle raccolte di sententiae, cioè di brani desunti dalle opere per lo più dei padri della chiesa, e organizzati secondo criteri contenutistici. Si raccolgono, così, passi di Ambrogio, Agostino, Gregorio Magno e altri relativi a questioni teologiche centrali, nell'impegno di

“distillarne” una dottrina comune. Questa operazione può assumere diversi livelli di complessità andandoda una giustapposizione quasi compilativa ad un esame critico approfondito.

Tra le numerose raccolte di “sentenze” messe in circolazione dalle diverse scuole nel XII secolo, un grandissimosuccesso arrise ai Quattro libri delle Sentenze di Pietro Lombardo, in connessione con la sua attività didocenza nella scuola cattedrale di Notre Dame di Parigi. La grande raccolta ragionata affrontava i contenutidella riflessione teologica, dall’unità e trinità di Dio alla creazione, dall’incarnazione alle virtù teologali, daisacramenti alla morte. Resurrezione e fine dei tempi. Quest’opera divenne poi il libro di testo perl’insegnamento della teologia che potremmo dire sistematica. I commenti ai Libri delle Sentenze divennerotra le testimonianze più significative della riflessione teologica medievale.

Si affiancavano così ai commenti ai libri dell'Antico e del Nuovo Testamento e alle redazioni riviste delle questioni disputate in forma solenne. Alcune lezioni dei Commenti ai Libri delle Sentenze potevano contenere materiali rilevanti per la storia politica: Alla fine del secondo libro, dove si discute dell'origine divina del potere terreno e dell'eventuale ammissibilità di una resistenza; Nel quarto libro, dove le trattazioni della confessione e del sacramento dell'ordine sacerdotale possono fornire spunti per discussioni sulle giurisdizioni; La sezione dedicata al sacramento della confessione e al dovere di restituire il mal tolto, che diventa un contesto in cui si può discutere dell'origine della divisione dei beni e del ruolo che la politica ha svolto in tale processo. In modo differenziato, quindi, le facoltà delle nascenti università potevano contribuire allo sviluppo di un discorso sulla politica: sia lafacoltà propedeutica delle arti, sia le due facoltà superiori di diritto e di teologia. La terza delle facoltà avanzate, la medicina, svolse un ruolo molto più marginale, anche se non mancò di fornire spunti alle dottrine organicistiche che interpretavano la comunità politica come un corpo.

CAP. 2 DALLA SACRALITÀ ALLA RISCOPERTA DI UNA SOVRANITÀ IMPERIALE

CONTESTI STORICI: LE TRASFORMAZIONI DELL'IMPERO

L'impero dell'XI secolo si pone in sostanziale continuità con la sua ripresa ad opera della dinastia degli Ottoni nella seconda metà del X secolo. Nell'effettività storica costituisce una compagine politica la cui estensione territoriale è molto più contenuta rispetto all'impero di Carlo Magno e di Ludovico il Pio. Le aree geografiche sulle quali l'imperatore può rivendicare l'esercizio del suo potere sono il regno di Germania, il regno d'Italia e, a

partire da Corrado II, il regno di Borgogna. L'estrema localizzazione del potere effettivo è una realtà prevalente cui l'autorità imperiale contrappone un discorso politico unitario e universalistico. La carica imperiale è elettiva secondo la matrice germanica e la tradizione romana. Il collegio elettorale è costituito dal "populus", dalla comunità politica dell'impero; le sue funzioni sono esercitate da alcune figure di elevatissimo profilo politico. Tra X e XI secolo si consolida la prassi per cui il collegio elettorale vero e proprio è costituito dai grandi principi territoriali del regno di Germania. L'eletto diventa "rex romanorum in imperatorem promovendus", non ancora a tutti gli effetti imperatore, in quanto doveva esser incoronato dal papa. Nel Medioevo non si afferma mai la fusione di fatto della carica imperiale con una dinastia, che avrebbe consolidato il potere monarchico. Solo alcuneLe casate di principi territoriali tedeschi riuscirono ad affermare un'egemonia sulla carica imperiale limitatamente ad alcune generazioni, facendo uso di dispositivi del diritto pubblico o semplicemente in virtù del prestigio politico.
Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
57 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher micolprencipe di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Cultura e linguaggi politici nel medioevo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Conetti Mario.