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CAP 2- L’ESSENZA DI UNA BUONA CURA

2.1 QUESTIONI DI METODO

2.1.1 Cercare l'essenza generale

Il testo esplora la ricerca di una filosofia rigorosa della cura, utilizzando il metodo fenomenologico

per indagare la sua essenza. La fenomenologia della cura mira a cogliere ciò che la cura è in sé, oltre

a descrivere le azioni di cura. L'obiettivo è sviluppare una teoria descrittiva che metta a fuoco

l'essenza della cura.

Per agire bene, è necessario conoscere l'essenza di ciò di cui ci si occupa. La fenomenologia

sostiene che ogni oggetto del pensiero ha un'essenza, costituita dalle qualità essenziali che lo

identificano. L'essenza della cura è ciò che permane in ogni variazione del fenomeno della cura.

Riassunto_Filo Cura_16

L'essenza può essere definita come il nucleo di proprietà senza le quali una realtà non sarebbe

quella realtà. Anche se molti sono i modi concreti della cura, l'essenza della cura è una sola e si attua

sempre dove e quando si agisce con cura.

2.1.2 L’essenza del concreto

Nella realtà concreta, incontriamo attualizzazioni particolari delle essenze. La cura, come la

gioia, è vissuta nel qui e ora, non nella sua essenza generale. Un sapere rigoroso si basa sull'analisi

fenomenologica del concreto, considerando l'essenza come ciò che non può essere variato né

eliminato di una cosa.

In sintesi, la ricerca dell'essenza della cura è fondamentale per costruire un discorso rigoroso e

orientare meglio l'agire di chi si occupa di cura.

Il testo discute la distinzione tra l'essenza generale e l'essenza particolare di un fenomeno,

utilizzando l'esempio della cura. L'essenza generale della cura è costituita dalle qualità universali e

necessarie che la definiscono, mentre l'essenza particolare include le qualità specifiche di una

singola esperienza di cura.

2.1.3 Semi di metodo

La filosofia fenomenologica si concentra sull'essenza generale, ma una filosofia dell'esperienza

deve considerare anche le qualità mutevoli e contingenti delle singole esperienze. Per comprendere

la realtà della cura, è necessario analizzare i singoli atti di cura in diversi contesti, come l'educazione,

la vita familiare, l'ambito sanitario, ecc.

La ricerca dell'essenza generale-formale deve essere integrata con l'analisi delle essenze

singolari-concrete. Questo approccio co-costruttivo permette di costruire una filosofia della cura che

tenga conto sia delle idee generali sia delle concrezioni individuali.

In sintesi, una teoria descrittiva della cura deve considerare l'essenza generale, le varie idee

regionali della cura e l'essenza dei singoli atti concreti di cura. Questo metodo permette di

comprendere la qualità dei fenomeni nella vita ordinaria e di costruire un sapere fedele alla realtà.

Il testo discute la ricerca dell'essenza della cura attraverso una considerazione comparativa di

molte esperienze di cura. Per cogliere l'essenza della cura, è necessario analizzare diverse esperienze

e avere già un'idea astratta della cura. Esiste una circolarità tra il pensiero concreto e quello astratto,

che lavorano insieme per fare ordine nell'esperienza.

La fenomenologia eidetica husserliana cerca l'essenza di un fenomeno nella sua purezza, ma la

conoscenza è sempre situata e condizionata dal contesto. La ricerca dell'essenza generale deve

essere integrata con l'analisi delle esperienze concrete. La conoscenza non può essere separata

dall'esperienza, e l'essenza generale è sempre relativa ai fenomeni concreti.

Una filosofia della cura deve coltivare entrambi i piani dell'indagine: definire l'essenza generale

e analizzare la fenomenicità concreta. Questo approccio dialogico permette di costruire una teoria

della cura che coniuga il principio di obbedienza alla realtà con l'esigenza di una teoria generale.

In sintesi, la ricerca dell'essenza della cura richiede un'analisi comparativa delle esperienze

concrete e una definizione dell'essenza generale, integrando entrambi i piani dell'indagine per

costruire un sapere rigorosamente fondato. Riassunto_Filo Cura_17

2.2 L’ESSENZA GENERALE-FORMALE DELLA CURA

2.2.1 Perimetro epistemologico

Prima di definire l'essenza della cura, è necessaria una riflessione. Arendt sostiene che la mente

umana può cogliere l'essenza delle cose esterne, ma non quella della natura umana. Anche se la

cura non è la natura umana, è difficile parlarne perché dà forma al nostro essere. Il discorso

sull'essenza della cura richiede cautela e accettazione della sua non definitività.

L'essenza generale della cura deve essere definita per costruire una filosofia della cura. Le

definizioni esistenti spesso sono limitate da prospettive specifiche. Una definizione generale deve

individuare le caratteristiche comuni a tutte le azioni di cura.

Una filosofia della cura deve considerare l'esperienza umana e sviluppare un'analisi che colga

l'essenza della cura. Questo richiede un paradigma di punti investigativi per definire la tipologia del

fenomeno e le sue caratteristiche.

In sintesi, l'essenza della cura è una pratica relazionale, variabile nel tempo, mossa

dall'interessamento per l'altro e orientata a promuovere il suo benessere, occupandosi di qualcosa

di essenziale per l'altro.

2.2.2 La qualità essenziale

La cura è parte dell'esperienza umana e può manifestarsi come pensiero, emozione o gesto. È

definita come una pratica, non solo un sentimento o un'idea, ma qualcosa che si fa nel mondo in

relazione con altri. Joan Tronto la considera un impegno che implica azione, mentre Virginia Held la

vede come un valore. Michael Slote la descrive come un atteggiamento motivazionale e Lawrence

Blum come una virtù.

Nella favola della Cura di Heidegger, la cura è rappresentata come un'azione che dà forma

all'essere. La cura si manifesta attraverso gesti e parole percepibili, non solo attraverso intenzioni o

desideri. Noddings distingue tra "natural caring", che emerge spontaneamente, e "ethical caring",

che è il risultato di una deliberazione pratica e un senso del dovere.

La distinzione tra cura naturale ed etica può essere riduttiva, poiché la cura è sempre influenzata

dal contesto culturale e non può essere completamente a-etica.

2.2.3 Lo spazio dell accadere?

La cura generalmente avviene in una relazione tra chi offre cura e chi la riceve. Le relazioni

possono essere informali (materne, amicali) o formalizzate (educative, terapeutiche). Solitamente,

la relazione di cura è asimmetrica, con una persona responsabile della cura e l'altra bisognosa di

riceverla, creando una problematicità etica.

Le relazioni di cura possono essere faccia a faccia o a distanza. Noddings distingue tra "caring

for" (cura in presenza) e "caring about" (cura a distanza), mentre Tronto parla di "care-giving" (cura

diretta) e "taking care of" (organizzare condizioni per la cura). Alcuni filosofi sostengono che la cura

a distanza possa essere qualitativamente uguale a quella in presenza.

Noddings ritiene che la cura in presenza abbia una primarietà esperienziale e che il "caring

about" sia vuoto senza culminare in relazioni di cura diretta. Tuttavia, entrambe le forme di cura sono

interrelate e necessarie per creare un mondo in cui la cura possa fiorire.

La tesi sostenuta è che la cura avviene principalmente in relazioni dirette, ma si può parlare di

politica di supporto alle pratiche di cura per le azioni che facilitano la cura senza una relazione diretta.

Riassunto_Filo Cura_18

La filosofia della cura potrebbe informare anche la vita politica, ma questa ipotesi richiede una

disamina analitica della pratica di cura.

Platone, nella Repubblica, usa il termine "epimeleia" per descrivere l'arte di governare bene la

città, indicando che la cura può essere un paradigma per la vita politica. La differenza tra cura come

pratica e cura come paradigma di azione è che la prima avviene nelle relazioni vissute, mentre la

seconda può informare la filosofia politica.

Noddings sostiene che il "caring for" (cura diretta) è una condizione per il "caring about" (cura

a distanza), ma questo esclude chi non ha avuto esperienza diretta di cura. In realtà, si può

apprendere il valore della cura anche per mancanza, osservando le azioni di cura negli altri.

La centralità della relazione madre-figlio/a, secondo Noddings, rischia di riportare la cura a

un'interpretazione intimistica e familistica. Joan Tronto critica questa visione diadica, sostenendo

che impedisce alla cura di diventare un paradigma per la vita pubblica.

Fisher e Tronto definiscono la cura come un'attività che include tutto ciò che facciamo per

mantenere e riparare il nostro mondo, includendo corpi, sé e ambiente. Heidegger distingue tra

"prendersi cura" (occupazione con le cose) e "aver cura" (azione verso gli altri esseri viventi). La cura

per il mondo dovrebbe essere vista come "prendersi cura", mentre la cura per gli esseri viventi come

"aver cura".

2.2.4 La durata temporale

La cura, essendo parte della vita, ha una dimensione temporale. Può richiedere un tempo lungo,

come nel caso dello svezzamento di un bambino o delle esperienze educative, oppure un tempo

breve, come spiegare una terapia a un paziente, sostenere uno studente in difficoltà o aiutare un

soggetto in un nuovo contesto.

La cura può anche manifestarsi in gesti di breve durata ma di grande intensità, come uno

sguardo, una carezza o una parola al momento giusto. Questi gesti possono portare sollievo e far

sentire l'altro accolto e custodito.

2.2.5 La matrice generativa

La cura è mossa dall'interesse per l'altro, inteso come connessione e preoccupazione per la sua

condizione. Questo interesse nasce dal riconoscere la necessità dell'altro, che può essere vulnerabile

o in fase di formazione della sua identità. La preoccupazione per l'altro può variare in intensità, dalla

semplice disponibilità a rispondere alle richieste, al prendersi a cuore, fino alla devozione.

La devozione è un atteggiamento di profonda dedizione all'altro, che si manifesta in situazioni

eccezionali. Non è una componente essenziale della cura, ma una forma intensiva del prendersi a

cuore l'altro. La dedizione può essere vista in professioni di cura, dove medici, infermieri o docenti

offrono una disponibilità fuori dall'ordinario

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher RaffaeLODE di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Bioetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Grion Luca.
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