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La storia di Cartagine
Cartagine nacque come una città per difendersi dai popoli vicini, ma presto divenne un potente controllo militare. Dopo aver perso la Sicilia e la Sardegna, Cartagine si espande in Spagna, sfruttando le risorse minerarie e agricole e trovando un luogo ideale per combattere contro Roma. Amilcare Barca conquista l'Andalusia e il Levante, fondando Akra Keuke (Alicante), ma muore nella battaglia di Elike nel 228. Il suo genero Asdrubale continua la sua opera, alleandosi con i capilocali e fondando Cartagena nella regione di Murcia. Nel 226 viene firmato un accordo con Roma che stabilisce il limite al fiume Ebro.
Nel 221 Asdrubale viene assassinato e al suo posto sale Annibale, figlio di Amilcare, che estende il dominio cartaginese fino a Salamanca e Toro, che diventano il nuovo confine al fiume Tago. Nel 218 inizia la seconda guerra punica con l'assedio di Sagunto. Annibale ottiene vittorie in Italia, ma poi Scipione in Spagna conquista Cartagena nel 209 e Cadice nel 206, ponendo fine al dominio cartaginese in Spagna.
L'antica Gadir aveva una parte insulare e una continentale, con la prima situata sotto la moderna città. I testi antichi raccontano che nella baia c'erano tre isole, la più grande delle quali era Erytheia (piccola, a nord).
Koutinossa (grande), SanFernando (con strutture industriali di prima del V), riferendosi a molti insediamenti nella baia. Insemitico Gadir (Gdr) è muro, luogo chiuso o cittadella fortificata, usato al plurale nei testi greci(Gadeiroi) e latini (Gades). Le prime due isole erano collegate da una lingua di terra che formava due insenature, una verso il mare aperto e una verso la baia, dove il porto era presso le aree di mercato e produttive. Il nucleo principale dell'abitato era forse nei pressi di Torre Tavira. Gli scavi del Castillo mostrano materiali eterogenei di metà VIII (comunità mista): ceramica del bronzo finale della comunità tartessica, importazioni fenicie da madrepatria e altre colonie e dal mondo nuragico. La necropoli arcaica di VIII-VII: l'area extra moenia nel VI vede incinerazione diretta in fossa. Tra fine VI e inizi V si passa all'inumazione con nuove tipologie tombali (tumbas de silleria: lastre di pietra sbozzate a rivestire
grandi fosse): due sarcofagi antropoidi di marmo sidonii (maschile e femminile).Entro il IV si passa a fosse semplici coperte con lastre di pietra o pareti di anfore, a fine IVl'incinerazione in urna sarà dominante per tutto ellenismo. Molti pozzi per accedere all'acqua dolcesono trasformati in bothroi, depositi per i resti dei vasi rituali usati in cerimonie o banchetti funebri.Ad Erytheia forse si venerava Astarte (chiamata Aphrodisias nei testi antichi greci, Avieno parla diCadice come consacrata a Venus Marina con un tempio e un oracolo). A fine V inizi IV con influssocartaginese si diffonde il culto di Tanit che si affianca ad Astarte (Plinio dice che Erytheia erachiamata Insula Iunonis). Il tempio di Tanit/Astarte era forse sulla punta del Nao sotto il Castillo deS. Catalina (molti reperti di ambito religioso e liturgico). Su Kotinoussa (promontorio del Castillo deS. Sebastián) vi era forse il Kronion citato da Strabone, santuario dedicato a Baal Hammon
assimilato a Saturno/Cronos (capitello protoeolico in marmo di VII nelle acque antistanti). Il santuario più importante era quello di Melqart all'imboccatura del canale sud di accesso al Golfo (concorde con Strabone che dice che il tempio di Eracle era sul lato est): sei bronzetti fenici maschili (alcuni Melqart) di VIII-fine VII. Cadice sfrittava le risorse marine con stabilimenti costieri per conservazione e commercializzazione del pescato (resti di pesce salato di VII, strutture specializzate dal VI, max sviluppo in era romana). Il Castillo de Doña Blanca a inizi VIII è lambito da acque del mare e fiume Guadalete, è su una collina artificiale; il porto principale sul lato est dell'altua in una insenatura riparata dai venti; altro porto ad O; è un sito scelto per la vicinanza al mare, sicurezza di ricovero barche, collegamenti interni (Guadalete e Guadalquivir navigabili). La collina era prima disabitata, i fenici entrano in contatto con ivillaggi agricoli per reperire alimenti e materiali da costruzione. Il Castillo è una vera colonia, fondazione ex novo (strutture dell'VIII poggiano su strati sterili, edifici di tradizione orientale), fortificato a casematte. Il primitivo nucleo era a SE della collina nel quartiere fenicio, abbandonato a fine VIII rioccupato dal V. Sui terrazzamenti del dislivello vi erano le case, in basso due fossati erano parte delle difese antiche. Le abitazioni con 3/4 stanze sono rettangolari o quadrate (caratteristico orientale) addossate tra loro a formare insulae; i muri con alzato a telaio (orientale). Il quartiere fenicio è abitato solo per due generazioni max, poi crollo delle abitazioni. A metà VIII si data il primo impianto difensivo con alta muraglia, bastioni e fossato a V. le attività metallurgiche sono testimoniate da un cumulo di pani di piombo in una casa (usato per la riduzione dell'argento). Il centro antico aveva relazioni commerciali ad ampio.raggio dalla Fenicia alla Greciaal N. Africa alla Sardegna. A metà VI le difese con mura a casematte (tecnica orientale con muriparalleli divisi da tramezzi trasversali che delimitano spazi interni usati come magazzini, officine eabitazioni). In IV-III le grandi insulae separate da larghe vie hanno spazi aperti (piazze o areeindustriali). Le difese sono ristrutturate a fine III (mura rinforzate da torri quadrangolari a distanzevariabili con andamento a zig-zag, aggettanti e divise in due stanze interne da un muro trasverso). Ilsito è abbandonato per l’assedio romano a fine III.
L’Andalusia mediterranea è quella tra le valli dei fiumi Algarrobo e Velez: il centro più antico èMorro de Mezquitilla di fine primo-inizio secondo quarto VIII. Il centro urbano è preceduto da unquartiere artigianale con forni per la fusione del ferro e atelliers metallurgici (vocazione industriale ecommerci ad ampio raggio con indigeni, ferro e rame da aree interne).
L'abitato ha edifici ai lati di una strada centrale E-O. Scavati edifici K, H ed I: l'edificio K è il più grande e complesso, con 16 vani comunicanti su più livelli (scale e soglie), muri con zoccolo in pietra basso e pareti a telaio in legno riempita con paglia e argilla cruda, tetti piatti o a doppio spiovente retti da pali lignei con argilla e fibre vegetali: ospitava ricchi. Il quartiere industriale invece il personale specializzato in attività metallurgiche. Forme ceramiche fatte a mano fanno pensare a inurbamento di indigeni. Da fine VIIIa inizio VI gli edifici più solidi con fosse di fondazione su cui stanno zoccoli in pietra più alti; le case sono separate da strada centrale SO-NE. Scavati edifici E, F (a nord) e G (a sud). In VI-V parte distrutture distrutte, si costruiscono edifici punico-romani tra IV e I, poi abbandono del sito. Ad est del sito a metà VIII Chorreras ha un'unica fase costruttiva, abbandonata a fine VIII: lastrada NO-SEvede sette edifici rettangolari. Forse era collettore di prodotti agricoli qui lavorati, conservati eredistribuiti. C’è un forno di fusione del ferro. Le necropoli di Trayamar e Lagos sono ricche, segnodi status dei proprietari ricchi imprenditori e mercanti. A inizi ultimo terzo VIII si fonda Toscanos,principale centro sulla costa est di Malaga (porto sicuro, controllo valle del rio Velez, via dipenetrazione interna): il primitivo abitato sul lato sud del promontorio è limitato; a fine VIII crescecome Morro (un complesso ampio diviso in tre navate a loro volta in otto vani intorno ad uno spaziocentrale aperto); fine VIII la collina è cinta da fossato a V e rinforzato da palizzata; nel 700 al centroc’è un grande edificio rettangolare (C: polifunzionale, pubblico con funzioni amministrative) con trenavate (al centro la > ampia), piano elevato e pavimento ligneo con accesso con scala in pietra esternasul lato est; presso questopiccole abitazioni di ceto basso. Le necropoli arcaiche erano due, una supendici ovest della collina Cerro del Mar e una su quelle est del Cerro del Peñon, quest’area inclusanel max sviluppo di Toscanos di metà VII insieme al Cerro de Alcrón. Al Peñon due aree dioccupazione, una sulla cima dell’altura (quartiere residenziale) una sulle pendici est (industriale conforni per fusione dei metalli e lab. metallurgico), abbandonati a metà VI. A metà VII Cerro de Alacrónvede una costruzione rettangolare grande (presidio militare a difesa della colonia), sulle pendici SEdella collina le abitazioni sono di locali (ceramiche indigene). Nel 600 nuova riorganizzazioneinsediativa, con pssente muraglia ad Alcarón, ristrutturata in prima metà VI. una crisi del centro portaall’abbandono dell’edificio C e delle abitazioni presso lui; si riempie il fossato a V; abbandonodefinitivo nel 550. La necropoli di
marea avviene nel corso del VII. Nel periodo romano, l'isola di Cerro del Villar era un importante centro commerciale e industriale, specializzato nella lavorazione e conservazione del pesce. Nella Baia di Malaga, l'isola si trovava alla foce del fiume Guadalhorce, in una laguna che offriva un sicuro approdo per le imbarcazioni. Gli scavi archeologici hanno rivelato la presenza di abitazioni private risalenti alla metà dell'VIII secolo, con forni circolari domestici, numerosi reperti di anfore e resti di fauna ittica. Le anfore erano utilizzate per il trasporto del pesce sotto sale, che veniva scambiato con gli indigeni in cambio di prodotti agricoli e carne. Le anfore rinvenute a nord dell'isola suggeriscono l'esistenza di una cintura industriale nell'VIII secolo. Le grandi abitazioni, risalenti alla fine dell'VIII e all'inizio del VII secolo, erano divise in più vani intorno a un cortile centrale. Alcune di queste abitazioni erano di lusso e disponevano di banchine per il carico e lo scarico delle merci. Gli spazi aperti erano pavimentati con ciottoli. All'inizio del VII secolo, la parte centrale dell'isola fu temporaneamente abbandonata a causa di una marea, mentre l'abbandono definitivo avvenne nel corso del VII secolo.deforestazione delle sponde del Guadalhorcecon alluvioni. A metà VII si ristruttura l'area industriale (produzione ceramica): un grande edificio ha resti del tornio di un ceamista, forni per la cottura (atelier di inizi VI fino all'abbandono feniciodel 570). Nuova frequentazione da inizi V, gli abitanti di Malaka trasformano l'isola in un centroindustriale ceramico. L'unica necropoli è a Cortijo de Montañez (fine VII-inizi VI) con incinerazionesecondaria (ossa calcinate dei defunti in grandi contenitori, anfore, pithoi). Quando si abbandonaCerro del Villar si sviluppa Malaka (secondo Aubet coloni trasferiti qui): l'insediamneto colonialeprima della città di VI aveva un sistema difensivo che segnava il limes nord (muraglia a casematte)in disuso in seconda metà VI, ricostruita subito e usata fino al III con mura, bastioni, torri (comeCastillo, Cerro de Montecristo e Villaricos). Malaga occupava tutta la penisola naturale.
dalle pendici dell'Alcazaba sino al mare, aumenta poi fino alla sua sommità (avvistamento); le strutture abitative sono di VI. Tombe a fossa di VI con incinerazioni nella sepoltura (bustum) ad El Ejido; poi necropoli sul Gibralfaro (Campos Elíseos, 23 tombe).