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TEMA 3: DIVINITÀ MASCHILI. MELQART E BAAL

Baal è la divinità maggiore del pantheon fenicio, il nome è traducibile come "Signore" e ha identità differenti nelle diverse località:

  • Ba'al possessore, signore, sposo: appellativo del dio eblaita Haddu (II millennio a.C.)
  • Baal Saphon (II-I millennio a.C.) dio-montagna (Saphon = Djebel el-Aqra) poi degli elementi, del temporale, delle nuvole, del tuono; ipostasi fertilistica. A Ugarit dio del grano e dell'agricoltura
  • Baal Shamem Baal dei Cieli evocato nella corrispondenza amarniana come appellativo del faraone
  • Baal Marqod Baal del Libano
  • Baal Hammon (Amanus) diversa lettura: hamman = pilastro, thymiaterion, baldacchino, edicola
  • Baal Addir (valore ctonio)
  • Baal = Kronos = Zeus = Jupiter = Saturno. Stele "della folgore" da Ugarit (XIV-XII secolo a.C.) è la sua attestazione iconografica più antica. Qui Baal è rappresentato con la folgore.

Rinvenuta nell'High Tower Temple di Ugarit, dedicato a Baal. Viene riportato nella postura dello Smithing God, con gonnellino egittizzante, tiara a imbuto con corna frontali di tradizione siriana, tipica capigliatura di matrice siriana, ascia nella mano destra e nell'altra sembra portare una folgore. Alla base della stele sono presenti onde del mare e montagne. Al di sotto del pugnale è il re di Ugarit su podio che compie il gesto dell'orante.

Stele dal tofet di Hadrumetum-Sousse un'ulteriore tematica iconografica di Baal, ascrivibile al VI secolo a.C.: all'inizio si distingue un ambiente egittizzante con figura maschile in trono, sfingi ai lati e lancia/scettro. Si riferisce a Baal Hammon, divinità che sorveglia la rigenerazione dei raccolti. Tali tematiche ricorrono anche in altri oggetti del Mediterraneo occidentale (sigilli e anelli). Le varie indagini archeologiche di questi santuari non sono state sempre

TEMA 4: ARCHEOLOGIA DEL TOFET

e ciò ha portato alla perdita di molte informazioni di vitale importanza. Dal punto di vista archeologico un si distingue per la di un campo di urne, costituite da ceramica comune punica tipo pressoché in tutto il mondo fenicio d'occidente, per la madre patria brocche, anfore, vasi di tipo globulare, pentole globulari monoansate, non si posseggono dati archeologici, con esclusione di Malta e della , il costituisce una particolare tipologia di santuario, di <4/6 anni> e in due casi adolescenti. Il inoltre prevede spazi aperti, rappresentata, dal punto di vista strutturale, da un'area sacra a cielo aperto anche se non è delimitato da un . La sua creazione non è ubicata di norma nelle aree periferiche dell'abitato e poteva comprendere simultanea alla fondazione ma avviene circa <1-2 secoli> dopo.come eventuali strutture di culto, come altari e sacelli. Tratto distintivo è la riscontra a Tharros e Sulki. Un altro tratto distintivo del Tofet è la presenza sistemazione sul terreno o sulla roccia viva di urne contenenti ceneri e ossa di stele e segnacoli di vario tipo che possono essere distinti anche combuste di infanti e/o piccoli animali che soprattutto nelle fasi più mature cronologicamente. sono accompagnate da cippi o stele, le quali riportano iscrizioni di dedica In fase antica, a partire dal VII secolo a.C., a Cartagine c'è la presenza dei indirizzate alle due divinità titolari: Baal Hammon e Tanit. cosiddetti cippi-trono, dall'inizio del VI secolo a.C. a Mozia e alla fine del Il nome 'Tofet' si deve all'ambito biblico, veterotestamentario, che VII secolo a.C. anche a Tharros. L'oggetto offerto sono le stele/ex-voto, da significa 'il luogo di cremazione', connotandolo con valore profondamentequello che si evince dalle iscrizioni, inserite all'interno del campo di urne, negativo, ma il significato non è del tutto avvalorato. In lingua fenicia è in alcuni casi esclusive di una singola, in altri in associazione con ossa diverosimilmente chiamato 'codesh' che sta per 'luogo delimitato'. Nelle animali, di solito ovicaprini in tenera età, circa 3-4 mesi, che potevano fonti bibliche così come nella letteratura classica il Tofet ha distinto nel essere sacrificati e cremati, deposti insieme o singolarmente rispetto agli tempo in senso dispregiativo la cultura dei Fenici e dei Cartaginesi poiché infanti, tanto nei livelli antichi di Cartagine (fine IX-VIII secolo a.C.), ritenuto sede dell'arsione costante sacrificale e cruenta dei fanciulli, fino a tanto a Mozia, dove mancano i dati antropologici relativi agli infanti. Lerappresentare la civiltà fenicia e punica in modo cruento, il tutto legato ragioni nel

Trovare degli infanti all'interno del Tofet in contemporanea conprobabilmente a scopi propagandistici. La deposizione degli stessi in necropoli appaiono molto complesse. L'origine del Tofet è di probabile matrice centrale e occidentale.

Per quanto riguarda le stele, esse sono di diversa tipologia, sia nella formaun'istituzione introdotta da Cartagine, quindi una consuetudine punica, che nel contenuto, che da un contesto ad un altro, sicuramente vige unacon specifiche funzioni religiose e specifiche modalità di gestione certa autonomia cittadina. Questo potrebbe dipendere dallaamministrativa, caratterizzata da una serie di prerogative che devono specializzazione e dalla varietà della produzione artigianale degli arrediessere rispettate dall'intera comunità, evidenziate dalle stele. Risultato è lapidei. In contesti più piccoli vi è una minore varietà dove vige una sortache i santuari 'codesh'.

Compaino solamente in contesti del Mediterraneo di tradizionalismo da un lato e minore quantità di lapicidi dall'altro. Dicentrale, irradiati da Cartagine e fondati dalla stessa. Seguito le relazioni stele-urna sono molto difficili da restituire anche il più grande di questi è quello nella città di Cartagine, oltre ad essere il perché il numero di stele è inferiore alle urne. Primo scavato, da dove sicuramente si formano e ripetono tutte le constatazioni dell'ideologia del Tofet. Altri Tofet sono a Mozia, Palermo e Solunto, Sulky, Nora e Monte Sirai (in quest'ultimo solo prima del IV secolo a.C. poiché in precedenza non è un centro urbano) Tharros.

Tofet di Cartagine ha restituito alcuni dei dati più antichi consentendo Tofet di Mozia è il più rilevante sei santuari dell'isola, copre un'area di una datazione all'inizio dell'VIII secolo a.C. 800 metri quadri, presso

La costa nord consta di un ampio recinto a cielo aperto, il cui aspetto mantiene le costanti di questa tipologia di santuario. È delimitato da murature perimetrali e all'interno si trova un'area sacra a cielo aperto, dove vengono deposte le urne cinerarie contenenti resti di bambini e/o animali. Queste urne sono segnalate da cippi e da stele recanti iscrizioni di dedica alle divinità destinatarie del culto.

Il luogo doveva essere delimitato da un recinto per garantire la distinzione dal resto del centro abitato. Dal punto di vista cronologico, l'uso di questo santuario è distinguibile in due fasi. La prima fase è datata dal VIII al VI secolo a.C., durante la quale il Tofet occupa un'area ristretta dove i cinerari con resti cremati venivano deposti direttamente sulla roccia. In questa fase, una piccola struttura coperta era addossata al temenos.

varie fine della prima fase alcuni cippi cominciano ad accompagnare le fasi, comprese tra VIII e VI secolo a.C. deposizioni. All'età più antica appartiene la cappella Cintas, rappresentata da una serie di piccoli muri che delimitano un vano di 1m per lato mentre altri formano un labirinto. La cappella comprendeva un deposito sotterraneo occultato e presenza di un capitello dorico rinvenuto vicino potrebbe far pensare a un'influenza dell'architettura greca. Il santuario si amplia verso est, come punto d'origine del Tofet, ma è improbabile. raggiungendo la sua massima estensione. Uno degli aspetti più chiari è quello relativo all'uso di segnacoli che Le stele progressivamente vengono rimosse.dalle sepolture per essere caratterizzano l'area in tutta la sua fase d'uso. Originariamente compaiono utilizzate per delimitare le gettate di terra necessaria a contenere i riportisolo betili in pietra grezza e pietre tagliate in semplici forme geometriche, con cui si doveva rendere praticabile l'area destinata alle deposizioni. Cippi e stele si diffondono dal VI secolo a.C., momento in cui il Tofet raggiunge la più ampia frequentazione. L'ultima fase d'uso riguarda il periodo successivo alla distruzione del 397 a.C., viene utilizzato fino al III secolo a.C. ma non vi sono interventi strutturali. Forse una piccola cella rettangolare da dove provengono statuette votive è stata interpretata come tempietto dedicato al culto di Baal Hammon e Tanit. Oltre al campo d'urne, sacelli e l'edicola trova posto anche una favissa votiva dove sono stati rinvenuti strumenti liturgici che testimoniano la polifunzionalità del Tofet. Questafavissa presenta maschere e oggetti rituali, ex voto. È possibile che i manufatti fossero utilizzati all'interno delluogo. Quello di Mozia sembra essere l'unico caso di utilizzo di maschere funerarie nel Tofet, di solito poste in necropoli o nei pressi dell'ingresso delle case. Non era un contesto tutelato, molti dati sono andati perduti. Qui anche nell'area della necropoli ipogeica punica riscontriamo interventi di manomissione per la depredazione degli ipogei (cui qualche tomba è sopravvissuta) ma utilizzo anche come abitazione da parte della popolazione indigente negli anni passati, tombe ipogeiche alterate strutturalmente per essere usate come abitazioni in età moderna.della situazione anche a livello di archeologici. In base ai dati Tofet, ci aspettiamo deposizioni di connotazione stratigrafica ma abbiamo la possibilità di stabilire una urne in strati sabbiosi, caratteristica portante di molti Tofet di città co
Dettagli
A.A. 2021-2022
25 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/06 Archeologia fenicio-punica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher confortimarialuisa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia fenicio-punica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Fariselli Anna Chiara.