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4. CASO PARTICOLARE: LAVISIONE DEL COLORE

È una delle tassonomie più evidenti. Ciascuno di noi è capace di generalizzare una sensazione

coloristica e di riconoscere un colore sia su tessuto ruvido che su tessuto liscio. Ma in altre culture ci

sono modi completamente diversi di distinguere i colori. Esempio: gli Hanunoo delle Filippine fanno due

ordini di distinzioni: 1)colori luminosi/non luminosi, 2)colori secchi/non secchi. Dunque tutti i colori sono

raggruppati sotto questi 4 gruppi e viene poi integrata una tavolozza di nomi di colore che prevede i

termini per le sfumature. Lavoro sperimentale 67/68 di Berlin e Kay -> Scopo: verificare se la visione del

colore sia un fatto relativistico o sia ricondotta ad alcuni universali. Presero 20 parlanti lingue diverse e

320 tasselli colorati. Risultato: non si può parlare di arbitrarietà assoluta e i termini fondamentali vanno

da un minimo di due a un massimo di undici (per alcuni esiste solo il bianco e nero). È noto che in ogni

lingua un colore ha un punto focale, cioè una sfumatura che il parlante indica con sicurezza come tipica

del colore. I punti focali dei vari colori coincidono nelle varie lingue: se due lingue hanno il blu, lo

riconoscono nello stesso punto focale. Sistemi più semplici: Nuova Guinea (2 colori), Sistemi più

complessi: cinese, giapponese, lingue europee (11 colori). Ma l'esperimento di Berlin e Kay è

superficiale: 1)presentano i colori su superfici omogenee e artificiali, tagliando fuori tutte quelle

considerate non colorimetriche, culturali; 2)una concezione così distaccata dalla scala cromatica è

appropriata a società con tecnologie avanzate. Hanno tralasciato così nell'esperimento l'aspetto

simbolico.

5. ACCULTURAZIONE LINGUISTICA

Molti studi hanno esaminato la penetrazione del lessico di origine acculturativa (spagnolo, inglese) nel

lessico nativo. Ci sono atteggiamenti diversi nei riguardi del prestito: i termini stranieri possono essere

accettati come tali nella lingua (con adattamenti solo fonetici) o possono essere ritradotti (calcati) con

materiale tutto o quasi indigeno. Nel caso dei prestiti, il parlante A parte da forme della lingua B per

designare nuovi oggetti. Ma nel caso della acculturazione linguistica, è importante vedere come i parlanti

inventino nuovi segni linguistici per designare cose sconosciute. Es. gli Apache chiamano le parti delle

auto con nomi delle parti del corpo isomorfe. Acculturazione = lessico nuovo, ma anche obsolescenza

del lessico tradizionale. Fasi: 1)influsso sporadico di B su A, 2)uso parziale di B accanto a A,

3)bilinguismo in A e B, 4)abbandono di A. Un importante veicolo di elementi acculturativi è la propaganda

religiosa: i problemi che sorgono nella traduzione di un testo come la Bibbia in una lingua ancora

fortemente etnica sono molti.

6. SVILUPPO LINGUISTICO

Bisogna stabilirne i criteri. Di solito quando si pensa allo sviluppo di una lingua lo colleghiamo in realtà

allo sviluppo culturale del gruppo che parla quella lingua. Le caratteristiche che si citano come esempio

di sviluppo sono microscopiche: plurale, concreto/astratto, uso del futuro, complessità della lingua

scritta..

CAP5: NOMEN OMEN

1. ONOMASTICA

NOME= i nostri nomi e cognomi sono ormai del tutto opachi e immotivati, non ne percepiamo più il

significato linguistico. Eppure in passato c'era un continuo rimando dal nome alla persona e viceversa.

Per i cinesi antichi, il Ming fa il destino: nome come veicolo di conoscenza e di azione, fonte di destino.

Esempio di onomastica complessa: islam (nome completo ha 6 parti), ma ormai si sta occidentalizzando.

Molto comuni sono i nomi teofori (nomi di dèi): chi li porta si mette sotto la protezione della divinità. È

importante sapere come viene imposto il nome, che ideologia rispecchi e qual è la sua funzione sociale.

SOPRANNOMI= viene attribuito dal gruppo in modo non formale, in un momento qualsiasi, con

riferimento ad avvenimento o caratteristiche specifiche. Spesso si danno per non creare confusione in

comunità dove nomi e cognomi sono ripetitivi. È arte verbale.

ESTENSIONE ONOMASTICO= anche ad animali o oggetti non animati (es nomi di donna a barche).

2. INTERDIZIONE LINGUISTICA

TABU E EUFEMISMO= l'interdizione linguistica è la più grande dimostrazione del legame tra lingua e

cultura. La designazione di determinati eventi si carica a tal punto delle connotazioni culturali da portarne

con sè la stessa pericolosità, sacralità.. La parola diventa essa stessa una cosa, da trattare con cautela.

Nella nostra cultura ce ne sono 3: sul nome di Dio, su eventi gravi (malattie, morte, sciagure) e sui due

campi biologici (sesso e escrementi). Anche la parola tabu è un'interdizione (origine polinesiana

"separato"= persona o cosa che bisogna evitare). L'elenco di esse può essere vastissimo; quanto alla

collocazione sociale di essa, le variabili possono essere: età/status, sesso, classe sociale/gruppo, epoca

dell'anno, occasione (caccia..). Affinchè ci sia interdizione, il parlante deve possedere due segni

linguistici, quello da evitare A e quello con cui si sostituisce A, cioè B. Eufemismo = amplificazione,

perifrasi, giro di parole.

- Sostituzione per antifrasi= Antifrasi: sostituire A con il suo opposto semantico, di necessità positivo. Es.

maleventum -> beneventum.

- Tabu del nome= il nome vero può essere nascosto per sottrarlo ai nemici. Si può tabuizzare un nome

usando una sequenza di simboli che assomiglia al nome, alcuni tabuizzano il nome del morto (per paura

che se lo si nomina lui si risveglia).

3. ETIMOLOGIA POPOLARE

È un'unità lessicale non trasparente perchè ormai troppo arcaica o appartenente a un'altra lingua e viene

riscritta in modo da dare un senso. Es arabo martaban = marzapane. Nella grecità e latinità,

l'etimologizzare diventa una scienza a sé, che si preoccupa di giustificare le parole cercandone la causa.

4. FILOSOFIE METALINGUISTICHE

Esistono vere e proprie filosofie metalinguistiche basate sul nome. Sapere il nome, dire la parola, è

possedere l'essere o creare la cosa. Linguistica popolare = studio complessivo di tutto ciò che la gente

pensa sulla propria lingua, gli atteggiamenti verso la propria lingua e quella degli altri.

CAP6: GLI STRUMENTI DELLA COMUNICAZIONE

1. IL CODICE ORALE

Le lingue che non hanno la scrittura sembrano essere difettose; in realtà possiede una quantità di

procedimenti di cui una lingua scritta può fare a meno. Le lingue dell'oralità presentano l'equivalente

della punteggiatura sotto forma di regole fonologiche. Es la pausa può essere segnalata da un

allungamento fonologico o nelle lingue tonali da un'alterazione dei toni normali o con usi specifici di

particelle. In generale, la fonologia della frase è sempre più o meno influenzata dal tempo (in senso

musicale) della frase stessa. Molte lingue inoltre premettono un verbo di dire: si usa spesso l'uso del

presuntivo -> molte lingue hanno forme verbali particolari per indicare che chi parla sta riferendo il

pensiero di altri (modalità citativa di Whorf). Al codice parlato appartiene un insieme di fenomeni dai

confini non troppo precisi chiamato Simbolismo Linguistico: la tesi più antica è quella che vede nei suoni

della lingua una sorta di riproduzione dei fenomeni naturali (onomatopea). Ci sono lingue in cui

l'arrotondamento delle labbra simboleggia la rotondità dell'oggetto. Ideofoni: non indicano solo un

particolare rumore, ma una sensazione particolare (visiva, temporale o acustica) e sono veri e proprie

unità nelle lingue dell'oralità, che coprono un numero corrispondente di sensazioni. Essi non sono

elementi individuali, ma convenzionali e riconosciuti da tutti.

PARALINGUISTICA = insieme di attività non verbali che accompagnano il comportamento verbale e che

interessano la voce (la cinesica interessa invece il gesto). La produzione linguistica è sempre

caratterizzata nel senso della dinamica (intonazione, ritmo) e nelle particolari variazioni dette qualità di

voce (stridula, morbida..) e accompagnata da vocalizzazioni (risolini, sbuffi..). Questi fenomeni sono

intraducibili nel codice scritto, per questo l'attenzione a essi è sorta nelle lingue senza scrittura. Le varie

lingue danno a certe qualità di voce nomi specifici, ma manca del tutto una terminologia di riferimento

scientifica.

2. CODICE SCRITTO

Ecco alcuni elementi di cui tiene conto l'etnografia della scrittura:

-Partecipanti: chi sa e può scrivere? Nell'impero d'Oriente antico la scrittura era privilegio solo della

casta degli scribi. Il secondo partecipante è il destinatario.

-Canale: s'intendono i materiali usati per la scrittura. (sistemi di scrittura, forma testo, argomenti,

funzioni).

-Metagrafemica: nella lingua esistono metafore originate dalla scrittura?

3. IL CODICE GESTUALE E PROSSEMICO

Un gesto viene appreso al pari di ogni altro elemento culturale, è un modello accettato all'interno della

cultura e ha un significato. Una serie di gesti accompagna gli atti quotidiani. Ecco due sistemi gestuali

autonomi: 1)lingua gestuale usata dagli ordini benedettini con l'obbligo di silenzio; 2)lingua dei

sordomuti. Qui ci interessa però l'uso del gesto come integrazione della parola: esso è inseparabile dalla

parola. Gesto e parola si dispongono su due piani che l'ascoltatore decifra contemporaneamente:di

solito è il gesto a risolvere le ambiguità. Gran parte dei gesti serve a raffigurare uno dei riferimenti non

spaziali che la nostra lingua tratta per mezzo di metafore: il gesto rende più chiaro un riferimento

metaforico. L'interazione tra gesto e parola varia tra individui e culture: un tipo di interazione è quello

dove l'uno sostituisce l'altra (es. l'annuire per dire si). Per gesti non si riferisce solo alla gestualità delle

mani, ma anche alla postura del corpo (oggetto di studio della cinesica). Interesse principale per

l'etnolinguistica è lo studio dei comportamenti che si associano alla parola. La prossemica invece studia

l'utilizzo dello spazio interpersonale a scopo comunicativo.

4. CODICI AUSILIARI

Si tratta di sistemi di comunicazione che si basano sulla lingua parlata ma usano sostituti della voce:

fischi, tamburi, trombe, campane.. Ma differiscono per il loro utilizzo sociale: le lingue fischiate per

esempio sono usate per circostanze quotidiane; quelle tamburate per occasioni solenni.

--> Lingue fischiate: popolazioni montanare, in cui c'è necessità di comunicare a distanza: sono lingue

tonali e non. Ogni parlante sa decifrare correttamente ogni sequenza di fischi, che possono essere

illimitati.

--> Lingue tamburate: Ghana, anche qui conta la

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
10 pagine
6 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Letiii93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etnolinguistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Iannaccaro Gabriele.