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Le politiche pubbliche e le loro caratteristiche

A ciascuna di esse fanno riferimento specifiche competenze tecniche o scientifiche e la loro impostazione è spesso presidiata da una specifica comunità epistemica. Possiamo anche classificare le politiche in base al livello di governo a cui operano: avremo così politiche europee, nazionali, regionali o comunali. Alcune politiche sono formulate e gestite esclusivamente a un livello mentre numerose altre politiche sono multilivello, in quanto alla loro formulazione partecipano tutti i livelli di governo.

Le due tipologie più note per raggruppare le politiche pubbliche sono:

La tipologia di Lowi

Dopo aver studiato sessant'anni di governo nella città di New York, Lowi concluse che il sistema politico tende a strutturarsi in diverse arene del potere, con attori diversi e diversi modelli di relazione fra loro, a seconda della natura dei problemi che esse trattano, o possiamo anche dire a seconda del tipo di politica pubblica che è sul tappeto. Individua

così quattro tipi di politiche:

  1. Politiche distributive: sono politiche che assegnano risorse a favore di specifiche categorie di soggetti. Esse si applicano a individui singoli che ne sono i beneficiari e non prevedono l'uso diretto della coercizione: si tratta infatti di erogazioni di benefici che non contemplano ovviamente alcuna sanzione. Le politiche di questo tipo non sono particolarmente conflittuali perché distribuiscono vantaggi a tutte le persone che appartengono alla categoria indicata. Proprio per questo motivo sono politiche a cui si fa ampio ricorso (attribuzione di sussidi per gli agricoltori, borse di studio per gli studenti, ecc.). Il numero degli attori che concorrono alla definizione è relativamente esteso.
  2. Politiche regolative: sono politiche che definiscono regole, obblighi e divieti. Si riferiscono alla condotta individuale e prevedono l'uso della coercizione in caso di infrazione, mediante l'applicazione di sanzioni (codice della strada).
Gli attori che intervengono nel processo di formulazione dei provvedimenti sono soprattutto gruppi di interesse che rappresentano intere categorie; le interazioni sono più conflittuali rispetto alle politiche distributive. La loro approvazione è generalmente demandata al parlamento o alle assemblee elettive locali. Politiche redistributive: hanno lo scopo di riequilibrare le risorse all'interno della società: - sottraggono risorse a specifiche classi o gruppi sociali e le attribuiscono ad altre classi o gruppi. Non si applicano a singoli individui, ma a intere classi sociali; l'uso della coercizione è presente nei confronti dei gruppi che sono costretti a pagare. Sono esempi la tassazione progressiva del reddito e le tasse universitarie differenziate. Sono politiche molto conflittuali e sono solitamente gestite attraverso incontri al vertice tra il governo e i grandi gruppi di interesse. Politiche costitutive: definiscono le regole di fondo del sistema.

politico come per esempio le leggi elettorali, le norme di carattere costituzionale o quelle che istituiscono o trasformano nuovi organismi pubblici con compiti amministrativi. Sono politiche che attribuiscono poteri o funzioni (e quindi non prevedono la possibilità di sanzioni) e non si applicano a singoli individui ma riguardano piuttosto l'azione collettiva.

Questa classificazione è stata spesso criticata perché i quattro tipi non sono così nettamente distinti e alternativi tra di loro; Ciò malgrado la proposta di Lowi ha il pregio di offrire un quadro semplice e potente delle diverse modalità con cui il potere politico può operare. Sono anche molto efficaci per mettere in luce le trasformazioni che lo stato ha attraversato nel corso dei decenni. Mentre lo stato liberale ottocentesco si basava soprattutto su politiche regolative, lo stato sociale (o welfare state) novecentesco si è indirizzato prevalentemente su politiche.

sulla natura e sulle dinamiche delle politiche pubbliche. Wilson identifica quattro tipi di politiche pubbliche in base alla combinazione di benefici e costi concentrati o diffusi. Il primo tipo è quello delle politiche redistributive, in cui i benefici sono concentrati su specifiche categorie di cittadini e i costi sono diffusi su tutta la collettività. Queste politiche mirano a ridistribuire le risorse economiche e sociali per ridurre le disuguaglianze. Il secondo tipo è quello delle politiche distributive, in cui sia i benefici che i costi sono concentrati su specifici gruppi di cittadini. Queste politiche mirano a favorire determinati interessi o settori della società. Il terzo tipo è quello delle politiche regolative, in cui i benefici sono diffusi su tutta la collettività e i costi sono concentrati su specifici gruppi di cittadini. Queste politiche mirano a regolare e controllare determinati settori o comportamenti per il bene comune. Infine, il quarto tipo è quello delle politiche costitutive, in cui sia i benefici che i costi sono diffusi su tutta la collettività. Queste politiche riguardano la definizione e l'organizzazione delle istituzioni e dei processi decisionali della società. Attualmente, lo stato neoliberale sta privilegiando le politiche regolative al fine di contenere l'espansione della spesa pubblica.benefici concentrati, in questo caso i costi sono distribuiti su tutta la società mentre i benefici sono riservati a gruppi specifici. Questo può generare un conflitto tra coloro che sostengono i costi e coloro che beneficiano dei vantaggi. Gli attori che rappresentano i gruppi beneficiari avranno un forte incentivo a difendere questa politica, mentre coloro che sostengono i costi potrebbero cercare di contrastarla. Quadrante B: comporta costi e benefici concentrati, ma in modo meno evidente rispetto al quadrante A. In questo caso, i costi e i benefici sono distribuiti su gruppi sociali più ampi, ma comunque ben definiti. Anche qui potrebbe esserci un conflitto tra coloro che beneficiano dei vantaggi e coloro che sostengono i costi, ma potrebbe essere meno intenso rispetto al quadrante A. È importante notare che la classificazione dei quadranti non indica necessariamente la bontà o la cattiveria di una politica, ma serve a comprendere l'intensità delle preferenze dei cittadini e i possibili conflitti che possono sorgere.

benefici concentrati, corrispondono alla politiche distributive di Lowi. Si tratta delle politiche che possono essere approvate con maggiore facilità. Sono infatti fortemente richieste dai gruppi destinati a ricevere specifici vantaggi, ma non incontreranno alcuna opposizione, perché i costi saranno distribuiti sull'insieme dei contribuenti, diventando per ciascuno di loro del tutto trascurabili.

Quadrante B: costi concentrati e benefici diffusi comportano costi per un gruppo ben delimitato di soggetti, come nel caso delle politiche redistributive. I benefici però non sono concentrati su un altro gruppo sociale, ma riguardano l'intera collettività. Questa politica riceverà un'intensa opposizione da parte dei gruppi di interesse che rappresentano le industrie, a fronte di una limitata o assente mobilitazione dei soggetti favorevoli.

Politiche e politica

Il punto chiave delle teorie di Lowi e di Wilson consiste nell'affermazione

che a ogni tipo di politica pubblica corrisponde una diversa struttura delle relazioni tra gli attori o, all'inverso, che il comportamento degli attori dipende dalla policy concretamente in gioco. Lowi scrive infatti perentoriamente che "le politiche determinano la politica" ("policies determine politics") e con questa affermazione, egli intende dire che gli attori che si attivano e le relazioni che si stabiliscono tra di loro (la politics), dipendono dalla natura delle politiche in discussione o, potremmo dire, dalle caratteristiche dell'oggetto del contendere (la policy). Sostanzialmente Lowi dice che non esiste un'unica arena del potere (un unico policy network) che presiede sistematicamente alla formulazione di tutte le politiche pubbliche, ma diverse arene o reti di attori, più o meno elitarie o pluraliste, stabili o mutevoli, coese o frammentate, che variano in relazione al tipo di politica pubblica di cui si occupano. In particolare, come già accennato,le politiche redistributive tendono a essere trattate in arene elitarie, ristrette e relativamente coese, mentre le politiche regolative e quelle distributive sono tendenzialmente gestite in arene pluraliste, più ampie e aperte, e più egualitarie in termini di distribuzione delle risorse di influenza. Nei panni dei policy makers: politiche facili e politiche difficili Sia il contributo di Lowi sia quello di Wilson, che si muove nel solco tracciato dal primo, sono particolarmente utili agli stessi policy makers, perché li aiutano a capire, ricorrendo a poche informazioni essenziali sulla natura della politica pubblica in discussione, quale arena si troveranno di fronte: se possono aspettarsi una situazione conflittuale o cooperativa, una rete di attori ampia o ristretta, e se le misure su cui stanno lavorando potranno essere approvate agevolmente o se invece incontreranno seri ostacoli e richiederanno un impegno di particolare intensità. Dalla teoria di Lowi sipuò dedurre che le politiche che si possono fare più agevolmente sono quelle distributive; all'opposto, le politiche di tipo redistributivo sono quelle che presentano i maggiori ostacoli essendo generalmente associate a un elevato livello di conflitto tra gruppi sociali, mentre gli altri due tipi di politiche possono presentare difficoltà variabili. La teoria di Wilson, a sua volta, ci aiuta a focalizzare l'attenzione su alcune sfide che talvolta i policy makers si trovano a dover affrontare: l'indifferenza e il free-riding dei cittadini nel caso di politiche che presentano costi e benefici diffusi; la forte capacità di mobilitazione dei soggetti svantaggiati nel caso di politiche con costi concentrati e benefici diffusi o comunque scarsamente percepibili. Capitolo 4 - I problemi pubblici e l'agenda Cosa sono i problemi pubblici Come stabiliamo che una condizione sociale è (o non è) un problema pubblico, ossia una condizione che richiede l'intervento del governo?che i problemi pubblici sono il risultato di una costruzione sociale e sono influenzati dalle rivendicazioni e dagli eventi che si verificano. Non esiste una definizione oggettiva dei problemi pubblici, ma dipendono dalle prospettive e dai contesti in cui si trovano i soggetti coinvolti. L'approccio oggettivista, che era predominante fino agli anni '60, sosteneva che i problemi pubblici potessero essere identificati in modo oggettivo attraverso l'analisi dei fatti e la misurazione dei fenomeni. Tuttavia, questo approccio è stato ampiamente criticato a partire dagli anni '70. In conclusione, la questione di quali problemi pubblici affrontare e come affrontarli richiede una comprensione delle diverse prospettive e dei contesti in cui si verificano. Non esiste una risposta unica e definitiva, ma è necessario considerare le diverse opinioni e le dinamiche sociali per sviluppare politiche pubbliche efficaci.che la definizione dei problemi ha natura condizionale e quindi mutevole, nel tempo
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Publisher
A.A. 2021-2022
54 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher a.l.99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Analisi delle politiche pubbliche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Chiarini Rosalba.