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PRODUZIONE
Le api bottinatrici, prelevati nettare e melata, tornate all'arnia, passano il "bottino" (da qui
il nome) alle compagne operaie. Queste lo depongono in celle esagonali che fungono da
dispensa (i favi); agitando le ali, altre api specializzate, le ventilatrici, creano correnti d'aria
hanno lo scopo di fare evaporare l'acqua dal miele e di regolare l'umidità dell'alveare. In
quanto Questo impianto di condizionamento naturale abbassa la temperatura
dell'ambiente e la mantiene costante. Ci vuole in genere poco più di un mese affinché il
miele si disidrati e maturi al punto giusto. Quando è pronto, le operaie lo raccolgono in
altre cellette che sigillano con una capsula di cera (opercolo), e a questo punto il miele è
pronto da raccogliere. La lavorazione umana del miele inizia dunque dopo il periodo delle
fioriture, quando l'opera delle api è terminata. Per estrarre il miele dal melario, la sezione
all'interno dell'arnia che contiene i favi, occorre prima allontanare le api. In genere lo si fa
utilizzando l'apiscampo, un disco di plastica che costringe le api a uscire dal melario senza la
possibilità di tornare indietro (e che non nuoce in alcun modo alla loro salute), oppure con
un soffiatore di aria compressa che le allontana in modo più energico, ma comunque senza
danneggiarle. A campo sgombro si possono togliere delicatamente i melari col loro prezioso
contenuto. Si è ora pronti per portare i melari sul piano di lavoro, dove con un apposito
strumento - il rifrattometro - viene controllata l'umidità del miele. Le api normalmente lo
opercolano quando ha raggiunto un'umidità inferiore al 18%: se, per ragioni di stagionalità,
o per il tipo di miele, lo si trova in condizioni di umidità maggiore, lo si può deumidificare
con appositi macchinari che usano dischi rotanti caldi per fare evaporare l'acqua in eccesso.
Il miele pulito e decantato, viene poi riversato nei barattoli a partire dal fondo del
recipiente.
ESTRAZIONE E INVASO
A questo punto, con un semplice coltello o un apposito macchinario, si procede alla
disopercolatura: si tolgono cioè i coperchi di cera che chiudono i favi. È poi il momento della
smielatura: i favi, contenuti nei telaini, le cornici in cui le api hanno costruito il favo, sono
inseriti all'interno di un cilindro rotante, lo smielatore. Qui, grazie alla forza centrifuga, i favi
vengono svuotati del loro contenuto che è dirottato verso grandi contenitori in acciaio detti
decantatori o maturatori (ma basta anche un semplice secchio) avendo cura, prima, di
filtrarlo con maglie di dimensioni diverse, per rimuovere i residui di cera, di api o di
qualunque altra sostanza estranea.
Il miele pulito è poi fatto decantare, per far emergere le bollicine d'aria incamerate durante
la smielatura. Rimossa la schiuma di bolle superficiali, viene invasato "verticalmente": i
primi barattoli sono cioè riempiti con il miele che sta in fondo al secchio perché le eventuali
impurità si trovano invece in superficie.
PRINCIPI NUTRITIVI
Le caratteristiche chimiche, fisiche ed organolettiche del miele dipendono quindi sia dal
materiale vegetale di origine, dall'elaborazione operata dalle api, dalle condizioni
ambientali ecc. In genere contiene 18-25% di acqua, il 65-80% di zuccheri e piccole quantità
di sostanze proteiche, flavonoidi, acidi (formico, malico, caffeico e derivati), cera, granuli di
polline ecc. gli zuccheri che compongono il miele sono glucosio e fruttosio, ma ritroviamo
anche levulosio, saccarosio e maltosio. Inoltre il miele è ricco di enzimi derivanti a partire
dalle prime fasi di raccolta del nettare: dalle secrezioni ghiandolari delle api stesse si
ricavano queste sostanze enzimatiche che sono fondamentali per la maturazione del miele
stesso. (in base al rapporto glu/fru si stabilisce la capacità di cristallizzare: Il glucosio è
meno solubile in acqua rispetto al fruttosio, quindi più alta sarà la concentrazione di
glucosio, maggiore sarà la tendenza alla cristallizzazione. In alcuni tipi c’è talmente tanto
glucosio da portare a una solidificazione direttamente nel favo (come nel caso del miele
d’edera), creando non pochi problemi non solo all’apicoltore, ma anche alle api stesse, che
faticheranno maggiormente a utilizzarlo. I mieli con più fruttosio, invece, cristallizzano più
lentamente, come nel caso dell’acacia. Per valutare la tendenza alla cristallizzazione, si
considera spesso il rapporto tra fruttosio e glucosio, che deve essere inferiore a 1,3 per una
cristallizzazione più lenta. Un altro fattore da tenere in considerazione è la quantità di
acqua presente nel miele. Essendo una soluzione soprassatura, aumentando l’acqua si
permette di raggiungere la stabilità con la precipitazione di un numero minore di cristalli.
Tuttavia, non si può aumentare indiscriminatamente il quantitativo d’acqua presente nel
miele. Per avere un prodotto ottimale, non soggetto né a fermentazione né a vischiosità, la
percentuale d’acqua deve essere compresa tra il 18% e il 16%. Considerato che è il glucosio
lo zucchero più responsabile della cristallizzazione, si tende a misurare la tendenza della
stessa valutando il rapporto tra glucosio e acqua, che deve essere minore di 1,7 per avere
un miele a lenta cristallizzazione. Per quanto riguarda, invece, i fattori esterni, non si può
non tenere in considerazione la temperatura. L’intervallo di temperatura entro cui la
cristallizzazione avviene più facilmente è quello compreso tra i 5 e i 25° C, con il picco di
velocità massima attorno ai 14°C. Le temperature basse rallentano il processo perché
rendono più difficoltoso l’accrescimento dei cristalli, mentre quelle elevate distruggono i
cristalli stessi. Se si vuole, quindi, rallentare il processo, si deve procedere con grande
attenzione alle temperature di conservazione del miele. Una volta cristallizzato, il miele può
essere fatto tornare liquido se messo a bagnomaria, a una temperatura di circa 40°C. Un
altro sistema è riscaldarlo tenendolo fra le mani, procedendo anche a rimescolarlo con un
cucchiaio. In alternativa, si può posizionare vicino a una fonte di calore, come un
termosifone, una stufa o un camino. L’importante è non sottoporlo a temperature troppo
elevate che rischiano di alterare completamente il prodotto (perdita di alcune sostanze
nutritive). generalmente mieli sottoposti ad un riscaldamento eccessivo oppure conservati
per troppo tempo e in condizioni non ottimali, tendono ad assumere una colorazione più
scura, gli aromi tipici si affievoliscono mentre compare l’odore e il sapore di caramello e un
gusto più amaro dovuto alla degradazione del fruttosio.
La FERMENTAZIONE è forse il difetto più grave e irrimediabile, tale processo avviene per lo
sviluppo di lieviti, un miele fermentato presenta al gusto un sapore leggermente acidulo. Il
processo fermentativo è direttamente proporzionale alla percentuale di acqua che vi è in
un miele, con una percentuale sotto al 18% di umidità il processo è inibito. Un miele
fermentato o in fase di fermentazione è irrimediabilmente perso, l'unico suo uso consentito
e quello industriale, ne è, infatti, vietata la vendita.
A seconda del tipo di miele il pH oscilla tra 3.4 a 6.1 anche se il valore di pH medio è di 3.9.
Il miele infatti contiene diversi tipi di acidi sia di tipo aromatico che alifatico; questi ultimi
contribuiscono al sapore ed in particolare l’acido gluconico, che è l’acido prevalente, è
costituito da una catena con sei atomi di carbonio con 5 gruppi –OH avente
formula HOCH (CHOH) COOH è un esaltatore del sapore. Tra gli altri acidi presenti vi sono
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l’acido formico, acetico, butirrico, citrico, lattico, propionico, palmitico e succinico. Il miele
contiene inoltre 18 dei 20 amminoacidi tra i quali è prevalente la prolina. Per le sue
proprietà acide il miele va conservato in contenitori di vetro.
I colori del miele hanno delle nuances che vanno dal giallo molto pallido fino all’ ambra
rossa scuro.
Le variazioni sono quasi interamente dovute alla pianta da cui è stato ottenuto anche se il
clima può modificarne il colore leggermente il colore. Il sapore e l’aroma del miele variano
ancora di più il colore. Anche se sembra che ci sia un caratteristico “sapore di miele,” può
esistere un numero infinito di varianti di aroma e di sapore. Come per il colore, le variazioni
sono alla sorgente floreale. In generale, il miele di colore chiaro ha un sapore delicato e un
miele scuro ha un sapore più pronunciato. Tuttavia a volte il miele chiaro ha un sapore
particolare molto pronunciato.
TIPI DI MIELE
La composizione del miele comune varia, secondo la provenienza e soprattutto secondo le
sostanze (nettare, polline di fiori diversi) di cui si sono nutrite le api produttrici. Il miele è
definito monoflora quando dall’analisi pollinica la presenza di polline di una stessa pianta
non risulta inferiore al 45%. Per ottenere tale miele bisogna sistemare gli alveari durante il
periodo delle fioriture vicino a campi adibiti a coltivazione monocolturali, perciò smielando
subito dopo la fine della fioritura si possono ottenere qualità diversificate.
1. Miele millefiori: è ottenuto da api che succhiano il nettare da fiori diversi, secondo il
luogo di produzione; non ha un unico luogo di produzione, per questo motivo può
presentare delle unicità a livello di sapore e profumo. In base al nettare raccolto,
infatti, il miele millefiori avrà caratteristiche diverse. Ciononostante, esso può essere
suddiviso in due macro-categorie in base al periodo di produzione:
MIELE MILLEFIORI CHIARO: esso è più chiaro e trasparente, dal sapore più delicato,
- dolce e meno intenso. Tende a cristallizzare dopo alcuni mesi dal raccolto ed è
prodotto nel periodo primaverile, fino a giugno-luglio.
MIELE MILLEFIORI SCURO: scuro o ambrato, presenta un sapore più deciso, con un
- retrogusto più o meno amarognolo. Ricorda molto la melata e il castagno. Tende a
mantenere una consistenza più cremosa e a cristallizzare più lentamente. Viene
prodotto in tarda estate. Il miele è naturalmente ricco di minerali e antiossidanti, più
numerosi in quelli di colore scuro. È utile nel trattamento di stati influenzali, aiuta
a placare la tosse e svolge funzioni antibatteriche. Sarebbe utilissimo per contrastare
le allergie stagionali. Questo miele è utile anche per l’intestino e l’apparato
digerente. Può eliminare gli stati di costipazione, bilanciare i livel