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L’affinità di ciascuna
proteina per i gruppi
carichi della colonna dipende dal PH che determina lo
stato di ionizzazione della molecola e dalla
concentrazione dei Sali presenti nella soluzione
tampone. La separazione può essere ottimizzata
variando gradualmente il PH o la concentrazione
salina della fase mobile, in modo da creare un
gradiente di PH o un gradiente salino.
Quando il pH della cromatografia è sotto il pI, la
molecola sarà carica positivamente e interagisce
con una resina a scambio cationico. Quando il pH
della cromatografia è sopra il pI, la molecola sarà
carica negativamente e interagisce con una resina
a scambio anionico.
I processi di scambio ionico che avvengono quando proteine cariche
negativamente sono separate su di una colonna a scambio ionico
L’eluizione ad una concentrazione fissa di controione si chiama eluizione
isocratica.
Se si ha una variazione continua della concentrazione dei controioni
durante il processo di eluizione si parla di eluizione a gradiente.
Se la concentrazione dei controioni durante il processo di eluizione viene
alterata a gradini si parla di eluizione a gradini.
La filtrazione su gel, anche detta cromatografia ad esclusione molecolare,
è una forma di cromatografia su colonna in cui le molecole sono separate in
base alla loro massa molecolare o più esattamente, in base al loro raggio di
Stokes (il raggio effettivo che una molecola ha se gira rapidamente su se
stessa in soluzione).
Le proteine più grandi eluiscono prima di quelle più piccole, un dato che
sembra contrario al senso comune. La fase solida è costituita da granuli di
polimeri intrecciati fra loro che creano al loro interno pori o cavità di
particolari dimensioni.
- Le proteine più grandi non possono entrare nelle cavità e quindi
attraversano la colonna più rapidamente, percorrendo un cammino più
breve, perché escluse dal volume della cavità.
- Le proteine più piccole penetrano nelle cavità e vengono trattenute
quindi impiegano più tempo ad attraversare la colonna.
Questa tecnica può essere
anche utilizzata per
determinare
approssimativamente la
dimensione di una proteina
durante il suo processo di
purificazione.
Lo spazio tra i granuli viene
definito spazio vuoto o vuoti
esterni = V 0
Lo spazio all’interno dei
granuli viene definito V i
La fase mobile riempie tutto
lo spazio fra i granuli (V0) e all’interno dei granuli (Vi).
V + V = V
0 i t
Il volume di eluizione è detto V
e
Ogni molecola ha un determinato
coefficiente di ripartizione che dipende dal suo peso molecolare. Molecole più
grandi hanno coefficienti di ripartizione più piccoli.
La filtrazione su gel può essere utilizzata per:
- scambiare rapidamente il solvente in cui sono sciolte grosse molecole
Bisogna scegliere una fase stazionaria che esclude completamente le
molecole grosse (cioè le molecole grosse vengono tutte eluite in Vo), e
equilibrare la colonna nel nuovo solvente desiderato. Le grosse molecole nel
solvente non voluto vengono quindi caricate sulla colonna e eluite con il nuovo
solvente; le molecole grosse sono eluite prima del solvente originale e escono
dalla colonna nel volume vuoto (V0) nel nuovo solvente desiderato. Questo
metodo può essere utile per rimuovere i sali da un campione di proteina.
- determinare la massa molecolare approssimativa di un composto
Per questo uso è necessario calibrare la colonna per determinare i volumi di
eluizione di proteine con massa molecolare nota.
Questo tipo di cromatografia si basa sulla formazione di legami specifici.
Come matrice nella comatografia per affinità si utilizza spesso l’Agarosio
perchè è chimicamente inerte, ha una alta porosità e ha un grande numero
di gruppi funzionali capaci di formare legami covalenti con i ligandi.
I granuli con cui viene riempita la colonna sono legati covalentemente a un
gruppo chimico chiamato ligando. Quando si aggiunge alla colonna una miscela
di proteine, ogni specie proteica che ha affinità per il ligando si lega ai granuli,
quindi la sua migrazione attraverso la matrice viene rallentata. Dopo aver
lavato via dalla colonna le proteine che non leggano l’ ATP, la proteina rimasta
sui granuli potrà essere eluita con una soluzione contenente un’elevata
concentrazione salina o con il ligando liberò che competerà con quello
attaccato ai granuli, staccando la proteina dalla matrice.
Abbiamo vari esempi di cromatografia per affinita’:
1. Approcci di fusione genica
2. Cromatografia con chelanti di metalli
L’approccio più usato trae vantaggio dal
fatto che tratti di istidine si legano con
forza a metalli come il nickel. Il gene di
interesse viene manipolato geneticamente
in modo che codifichi un’etichetta di
poliistidina (6-8 residui) all’estremità N- o C-
terminale della proteina. La proteina viene
passata attraverso una colonna che
contiene nickel immobilizzato a cui aderisce
e viene eluita con imidazolo, che compete
con l’istidina per il nickel immobilizzato.
3. Cromatografia di immunoaffinità
4. Cromatografia di affinità su DNA
5. Cromatografia con RNA polimerasi
6. Cromatografia mediante poli-(U) (per purificare mRNA!)
L’HPLC utilizza pompe ad alta pressione per
aumentare la velocità delle molecole proteiche
attraverso la colonna, e matrici cromatografiche di
elevata qualità virgola in grado di sopportare forti
pressioni. Non è una procedura molto usata in quanto
è denaturante per le proteine e spesso la
reinaturazione non è tanto efficace. Ovviamente è
un processo che porta un miglioramento nei campioni
che saranno più puliti.
Un gran numero di biomolecole assorbono la luce a
una caratteristica lunghezza d’onda. La misura
dell’assorbimento della luce con uno
spettrofotometro è utilizzata per identificare le
molecole e per valutare la loro concentrazione in soluzione. La frazione della
luce incidente che
viene assorbita da una
soluzione a una data
lunghezza d’onda è
proporzionale allo
spessore della
soluzione (cammino
ottico) e alla
concentrazione della
specie chimica che
assorbe la luce.
Per calcolare la
concentrazione di una
proteina utilizziamo la legge di Lambert Beer.
Lo strumento utilizzato
per la misura
dell’assorbimento della
luce e lo
spettrofotometro:
Il triptofano e la tirosina, e in misura minore la fenilalanina, assorbono la luce
ultravioletta. Questo spiega perché la maggior parte delle proteine
possiedono un caratteristico assorbimento della luce a una lunghezza d’onda
di 280 nm. Questa proprietà delle proteine è utilizzata dai ricercatori per
individuarle e quantificarle.
Il legame del colorante Coomassie Brillinat Blue
G-250 alle proteine provoca uno spostamento
del massimo di assorbimento del colorante da
465 nm (rosso) a 595 nm (blu) in soluzioni acide
(Bradford, 1976).
Il colorante Coomassie Brillinat Blue G-250
forma forti complessi non covalenti con le
proteine tramite interazioni elettrostatiche
con gruppi aminici e carbossilici e tramite forze di van der Waals. Poiché
l’intensità della colorazione è non lineare in una vasta gamma di
concentrazioni di proteine, è necessario preparare una curva standard per
ogni test. Il colorante viene
preparato come soluzione stock in
acido fosforico. Il metodo è un
semplice procedimento costituito da
un unico passaggio in cui il colorante
viene aggiunto ai campioni e si
determina l’assorbanza a 595 nm. Il
metodo è molto sensibile ed
accurato ed è compatibile con la
maggior parte dei tamponi comuni
(incluso guanidina HCl 6 M e urea 8 M). Alte concentrazioni di detergenti
possono interferire con questo test.
L’elettroforesi delle proteine viene di solito
effettuata su gel costituiti da polimeri con
numerosi legami crociati, come il poliacrilammide.
Questo gel agisce come un setaccio molecolare che
rallenta la migrazione delle proteine
proporzionalmente al loro rapporto carica-massa
molecolare. I gel di poliacrilamide si formano per la
copolimerizzazione di acrilamide e di un agente che
forma legami trasversali (generalmente N,N’-
metilene bisacrilamide) a formare un reticolo
tridimensionale.
Una proteina provvista di carica si muove in un campo elettrico e fenomeno,
detto elettroforesi, offre uno strumento molto adatto per poter
separare le proteine, così come le altre macromolecole, come il DNA e l’RNA.
La velocità di migrazione (v) di una proteina (o di qualunque molecola) in un
campo elettrico dipende dalla forza del campo elettrico (E), dalla Ez
carica netta della proteina (z) e dal coefficiente frizionale (f). =
v
Il coefficiente frizionale f dipende dalla massa e dalla forma f
della molecola che migra e dalla viscosità del mezzo.
Questa procedura non viene utilizzata per purificare grandi quantità di
proteina (esistono metodi più efficaci e spesso le proteine vengono
inattivate dall’elettroforesi). L’elettroforesi viene utilizzata soprattutto
come metodo analitico (permette di separare le proteine e allo stesso
tempo di visualizzarle). Poiché non è spesso pratico caricare volumi
molto piccoli del campione su di un gel da
elettroforesi, si versa un tipo speciale di gel,
detto stacking gel direttamente sopra il gel di
risoluzione. Tale gel ha proprietà che fanno
concentrare le proteine del campione in una
zona sottile sopra il gel di risoluzione,
permettendo una separazione delle proteine
più efficiente.
Lo stacking gel viene polimerizzato con una piccola percentuale di acrilamide
e di bisacrilamide per assicurare un’alta porosità ed è tamponato con
tampone Tris-HCl a pH 6,8, mentre il gel di risoluzione contiene una
percentuale più alta di acrilamide e contiene Tris-HCl a pH più alto (8,8). I
recipienti per il tampone (tampone di corsa) superiori e inferiori usati nel
processo di elettroforesi contengono Tris a pH 8,3 con glicina come
controione.
Un gel è formato da due parti:
- Stacking gel: è la parte più alta a PH basso
- Running gel: è la parte inferiore
Un metodo elettroforetico usato comunemente
per valutare la purezza e la massa molecolare delle
proteine comprende l’uso del detergente sodio dodecil solfato (SDS). Questo
detergente conferisce una carica netta negativa alla proteina, rendendo
insignificante la sua carica intri