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FARMACI ANTIDEPRESSIVI
1° generazione: Antidepressivi triciclici: sono efficaci sulla serotonina e sulla noradrenalina, sui recettori
antistaminici, recettori alfa- adrenergici. Sono ricchi di effetti collaterali, quali un aumento dell’appetito e
quindi aumento ponderale (peggiora la depressione specialmente nelle donne). Possono dare problemi
cardiologici, secchezza delle fauci, ipertensione arteriosa. Inoltre, hanno un’importante tossicità ed era possibile
aumentare il rischio di suicidio (overdose).
2° generazione: Serotoninergici puri: agisce sulla serotonina e hanno pochi effetti collaterali;
Più la depressione è lievi meno i farmaci funzionano, più la depressione è grave più il farmaco funziona. Sono
5-6. Sperimentazione doppio cieco contro placebo > sia il paziente che il medico non sanno cosa stia
assumendo il malato. 1/3 risponde al placebo mentre 2/3 rispondono all’antidepressivo. Non tutti gli
antidepressivi, quindi, funzionano su tutti i pazienti; quindi, la terapia farmacologica per la depressione richiede
pazienza nella formulazione. Tanto più è grave la malattia tanto più il farmaco funziona. Un antidepressivo
richiede inoltre dalle 2 alle 4 settimane per avere effetti; quindi, bisogna aspettare circa un mese per verificarne
l’efficacia
Terapie non farmacologiche
Terapia magnetica trans cranica: magnete potente che si applica alcune volte alla settimana in alcune
aree cerebrali particolarmente sensibili andando a creare un campo elettromagnetico che induce corrente
elettrica nelle aree cerebrali sottostanti allo scalpo. Questo potrebbe portare ad un aumento del
meccanismo mono-aminico ed è adatto ai pazienti che resistono alla terapia.
Impianto di micro-elettrodi: in aree specifiche dell’encefalo che cercano di ricreare la stimolazione
mono-aminica dei farmaci
Elettroshock: più utilizzato in passato, induce crisi epilettica controllata in un paziente depresso. Nei
manicomi quando i pazienti depressi aveva crisi epilettica miglioravano (1/3). Viene fatto in caso di
pazienti che non rispondono a nessun trattamento, vengono anestetizzati prima e poi vengono fugonati.
MANIA
È all’opposto della depressione ma allo stesso tempo vi è molto correlata. Disturbo mentale che si presenta con
un umore alto (euforico o irritabile), fuga di idee e pressione ideomotoria (parla molto ma non ascolta), ha
molta energia, non ha bisogno di dormire (non dorme) e riposarsi ed è iperattiva, non mangia e ha eccitamento
sessuale. Scarso rispetto delle condizioni sociali.
Sintomi Psicologici Cognitivi Biologici
Disturbi del sonno:
Umore euforico, sensazione di
dorme poco perché è
grandezza o delirio (io sono il miglior uno spreco
Poca concentrazione
studente al mondo). Più l’euforia Iperattivo, quasi
cresce più si riduce la performance Fuga di idee e alta pressione
aggressivo quando
cognitiva: il flusso di pensieri accelera di linguaggio viene contrariato
che non mi ricordo da dove sono Mancanza di consapevolezza
Alta libido, scarsa cura
partito (non chiedono aiuto) delle convenzioni
Irritazione
sociali, disinibito
Ottimismo
Spende denaro
Terapia
Aumento della consapevolezza
Sedazione (antipsicotici e benzodiazepine): nelle fasi acute. Stabilizzatori dell’umore vanno dati in
continuazione.
Considerare una depressione di base
Spesso si può arrivare al TSO
Mania e depressione sono diagnosi dello stato presente, ma si ha bisogno di sapere se vi sono già stati episodi
del genere nel corso della sua vita o di segno opposto. In questo caso si effettua una diagnosi di disturbo
bipolare (la psicosi maniaco depressiva di Kraepelin)
LITIO, STABILIZZATORI DELL’UMORE E ANTICONVULSIVANTI
Si usano quindi dei farmaci che possano trattare entrambi i problemi ovvero gli stabilizzatori dell’umore:
Litio: pro > si trova in natura quindi nessuna casa farmaceutica lo produce per guadagnarci
Contro > sorveglianza della litiemia, perché ad alti dosaggi può essere tossico per cuore, reni, tiroide, in
gravidanza e midollo osseo (fa aumentare i globuli bianchi quindi attenzione alla proliferazione)
Anticonvulsivanti: non richiedono monitoraggio continuo
DISTURBI D'ANSIA
L’ansia è una risposta alle esperienze di vita, ma viene considerata patologica se diventa esagerata,
frequente e cronica tanto da determinare un danno funzionale.
(personale definizione preoccupazione eccessiva per qualcosa). L’ansia è una tipica dimensione (termine che
contrappongo a categoria), non posso dire se c’è sì o no l’ansia, è solo un continuum (il cadavere è ad ansia
zero). Viene dalle situazioni di pericolo reale, dimensione emotiva della preparazione ad un pericolo. (attacco o
fuga), eccesso di ansia con effetto sedativo. Si può contrapporre alla paura. Il DSM riguardo l’ansia non
utilizza il concetto di spettro. Per ragioni didattiche vengono dividi i diversi disturbi ma in realtà nei pazienti le
diverse manifestazioni si sovrappongono. L’ansietà potrebbe essere una paura spropositata nei confronti del
reale pericolo. Le radici dell’ansietà affondano in un periodo della vita umana in cui il pericolo era all’ordine
del giorno e ha quindi una radice benevola, atta a metterci in gioco davanti al pericolo. Non esiste alcun
individuo che non abbia ansia, una piccola quota è presente nella vita di tutti i giorni di chiunque.
È un’emozione o esperienza normale che diventa patologica quando è ingestibile e può essere un sintomo
trasversale in diversi quadri psichiatrici. Si può esprimere con sintomi fisici che possono essere neurologici
(tremore, sudorazione, cefalea muscolo-tensiva, lipotimie, sensazione di caldo e freddo, iperidrosi delle mani,
vertigini che non sono vere ma è la paura di cadere, perdere l’equilibrio), cardiovascolari (tachicardia,
palpitazioni, disturbi del ritmo), respiratori (mancanza di respiro, iperventilazione), gastrointestinali (nausea,
non digerire, non mangiare, diarrea come colite spastica pre-esame, stipsi) e genitourinari (cistite, incontinenza
urinaria, alterazione del ciclo femminile, contrazione involontaria dei muscoli genitali, sessualità alterata come
l’impotenza, eiaculazione precoce, vaginismo); oppure possono essere psicologici (preoccupazione,
apprensione, irritabilità, anticipazione, pessimismo, perdita di memoria, calo della concentrazione).
Può essere la spia di un problema organico: CAUSE
Disturbi endocrini: distiroidismo (patologie della tiroide) hanno come effetti correlati sintomi ansiosi.
Feocromo citoma: può dare attacchi di panico perché secerne catecolamine che vengono dal tumore, si
ritrova agitato
Extrasistoli: se le ho vivo in maniera ansiosa, la perdita di ritmo può metterci in situazione di pericolo
imminente
Epilessia temporale: si manifesta con dei vissuti strani che vengono percepiti come molto ansiogeni.
Effetto collaterale di farmaci e non: La sintomatologia ansiosa può essere l'effetto di sostanze come
cortisonici, caffè, ormoni della tiroide, nicotina, anfetamine, astinenza da sostanze o ansiolitici,
antidepressivi, efedrina, antistaminici.
La parola ansia deriva da posto angusto, che ti schiaccia, ha una radice biologica perché è imparentata con la
paura di un pericolo che innesca una reazione. L'ansia si manifesta quando il pericolo non c'è; l’ansia è
anticipazione. Essere vivi vuol dire avere quel minimo di quote ansiosa che ci tiene attivi e reattivi alla vita.
EPIDEMIOLOGIA
L’ansia è un problema clinico; utilizzando un modello dimensionale (in cui vi è un valore continuo) risulta
difficile capire qual è il limite oltre il quale si può formulare una diagnosi. La prevalenza dell’ansia nella
popolazione generale è:
18,6% (National Comorbility Survey, 1994): studio molto costoso in cui c’era personale formato che
giravano porta a porta in 5 nazione degli USA, intervistando tutta la popolazione, con i criteri del dsm
dell’epoca e fecero diagnosi di studio opposto per 18,6 (1 persona su 5 ha disturbo d’ansia)
M: F 1:2 (dovrebbero interessare più le femmine, ammettono più facilmente di essere ansiose)
OCD 1:1 (disturbo ossessivo-compulsivo è più equilibrato tra i generi)
Radici neurobiologiche dell’ansietà
Disturbo singolo varia dall’1 al 9% PATOGENESI
La sensazione di paura è regolata da connessioni tra amigdala e la corteccia anteriore e tra l’amigdala e la
corteccia orbito-frontale. È probabile che sia l’attivazione esagerata di questi circuiti che provoca l’ansia.
Classificazione dell’ansia
Attacco di panico > l'attacco di panico è una crisi d'ansia acuta, è un picco di ansietà che insorge bruscamente,
in maniera inattesa (improvvisa) e immotivata (a volte c'è un elemento scatenante), che raggiunge il picco in
pochi minuti e finisce autonomamente dopo 15-20 minuti. La persona sente dolore toracico a volte si irradia al
braccio sinistro, mancanza di respiro, e si unisce la paura di morire o la paura di impazzire. Si interrompe tutto
quello che si sta facendo. L’attacco di panico è isolato mentre il disturbo di attacchi di panico vede più episodi
ripetuti (l’attacco di panico evolve in disturbo di attacchi di panico). Per “curare” un attacco di panico a volte
basta il fatto di avere l'ansiolitico a portata di mano, a volte c'è bisogno di una psicoterapia.
Ansia situazionale > fobia, (ansietà specifica) in greco significa “paura”, ma vi è una differenza profonda
rispetto alla paura (la fobia è una paura particolare): la fobia è il terrore di qualcosa che non induce
preoccupazione nella maggior parte delle persone, ma solo in alcune (es. fobia del ragno, fobia per qualcuno e
per altri no). È un disturbo d’ansia che interferisce con il funzionamento della persona per qualcosa che nella
normalità non suscita paura. È una delle poche patologie che ha avuto nel corso della storia un tentativo di
spiegazione. Paura irrazionale e persistente di un oggetto, di un’attività o situazione che genera ansia
anticipatoria e un comportamento di evitamento.
Agoraphobia > paura di restare in spazi aperti o in spazi pubblici affollati es. persone che non riescono ad
attraversare piazza della vittoria, dovevano fare il giro contro il muro.
Claustrofobia: paura degli spazi chiusi.
Fobie di animali: fobia dei piccioni, serpenti, scarafaggi, blatte. Il grado di fobia è in rapporto alla pericolosità
dell’animale (es. del ragno velenoso è gius