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DSM−IV
individuati nel È la tipologia più frequente, che comprende in realtà una grande varietà di manifestazioni
psicopatologiche che possono andare dalla presenza di idee di riferimento, ovvero la tendenza a
riferire a se stessi l9attenzione di chi li circonda a forme con deliri persecutori, bizzarri e strutturati.
Se alcuni pazienti possono essere convinti di essere spiati e controllati dall9esterno, altri possono
sostenere che apparecchi di monitoraggio sono stati inseriti all9interno del loro corpo. In altri
pazienti prevalgono allucinazioni uditive, con tematiche di controllo o punizione, provenienti
dall9esterno o dall9interno del paziente.
Possono essere presenti allucinazioni cenestesiche che consistono in una percezione alterata del
corpo in alcune sue parti o nella sua interezza. Possono arrivare a forme bizzarre come sentire
alcune parti del corpo trasformate in pietra o percepire i movimenti di un feto all9interno del corpo
nella convinzione (delirante) di essere incinta. L9ideazione paranoide può portare a gesti aggressivi
o suicidari. ebefrenico−disorganizzato
2. Tipo
Questa tipologia è dominata dalla disorganizzazione dell9eloquio e del comportamento, ha un
esordio precoce e una prognosi negativa. I deliri e le allucinazioni, se presenti cambiano
continuamente nel loro contenuto l9affettività risulta alterata. Possono essere presenti alterazioni
del movimento con stereotipie.
3. Tipo catatonico
È caratterizzato da stupore, agitazione e posture di tipo catatonico.
4. Tipo indifferenziato
In questa categoria vengono fatte rientrare tutte quelle forme di schizofrenia non
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classificabili nelle categorie precedentemente menzionate
5. Tipo residuo
Rappresenta l9esito delle altre forme, è caratterizzata da prevalenti sintomi negativi, sono assenti
deliri e allucinazioni.
03. Diagnosi differenziale Diagnosi differenziale
della schizofrenia Per quanto riguarda la diagnosi differenziale, occorre fare particolare attenzione al disturbo
depressivo maggiore o al disturbo bipolare con caratteristiche psicotiche o catatoniche, la cui
distinzione dipende dalla relazione temporale tra il disturbo dell9umore e la psicosi e dalla gravità
sintomatologica dell9umore stesso; al disturbo schizoaffettivo, la cui diagnosi richiede un episodio
dell9umore in concomitanza; al disturbo schizofreniforme o psicotico breve, di durata inferiore
rispetto ai criteri richiesti per la schizofrenia; al PTSD e di dismorfismo corporeo, le cui
preoccupazioni possono raggiungere intensità deliranti nonché ad altri disturbi associati ad episodi
psicotici.
Occorre inoltre porre diagnosi differenziale rispetto al disturbo delirante; il disturbo schizotipico di
personalità, il quale può essere distinto per i sintomi sottosoglia associati alle caratteristiche di
personalità persitenti; il disturbo dello spettro dell9autismo o i disturbi della comunicazione, i
quali possono presentare sintomi simili ad un episodio psicotico ma vengono poi distinti dai
deficit rispettivi nell9interazione sociale, con comportamenti ripetitivi e limitati, ed altri deficit
cognitivi e della comunicazione.
La diagnosi di schizofrenia è una diagnosi di esclusione. L9esclusione di casi organici quali morbo
di Cushing, tumori, demenza, può essere effettuata con l9esame medico generale.
L9esclusione di casi dovuti ad intossicazione o abuso di sostanze richiede l9esecuzione di test
ematici laboratoristici.
04. Descrivere la terapia Terapia farmacologica
farmacologica della La terapia farmacologica è la terapia d9elezione nella schizofrenia, soprattutto nelle fasi
schizofrenia acute e subacute.
I farmaci utilizzati sono i neurolettici tipici e atipici che hanno come effetto comune quellodi
una riduzione dell9attività dopaminergica, attraverso un blocco dei recettori D2 per la
dopamina.
I risultati terapeutici si hanno nell9arco di circa 7−15 giorni, necessari per la stabilizzazione
del sistema dopaminergico.
Il dosaggio individuale è molto variabile in ragione delle caratteristiche individuali del
paziente, del tipo di farmaco e dei parametri farmacocinetici. Una minoranza di pazienti
risponde solamente alle alte dosi.
Complessivamente si ritiene che l980% dei pazienti in fase acuta manifestino un miglioramento
4−6
nelle prime settimane di trattamento. Il maggiore o minore effetto di
blocco sui recettori D2 sarà determinante nella scelta del farmaco. Farmaci con maggiore
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attività di blocco sui recettori dopaminergici come l9aloperidolo, avranno una maggiore
incisività sui sintomi positivi ma anche maggiore probabilità di determinare EPS. Farmacia
attività sui recettori alfa−adrenergici come la clorpromazina avranno maggiore
maggiore
effetto sedativo ma con rischio di ipotensione. Altri con effetto di blocco dei recettori
dell9istamina, come la stessa clorpromazina, avranno effetto sedativo e quindi impiegate in
presenza di ansia, agitazione, impulsività.
Dato il decorso estremamente eterogeneo della malattia la risposta alla terapia è legata
anche al particolare stadio della malattia. Alcuni autori hanno individuato categorie di
pazienti che presentano una particolare risposta alla terapia in funzione ad esempio
dell9età (più precoce, minore è la risposta), o al grado di deterioramento cognitivo
all9inizio della malattia. Altri fattori prognostici sono la mancata risposta alla terapia in
acuto, la persistenza di una importante sintomatologia negativa, l9ospedalizzazione.
Pazienti «resistententi» al trattamento sono quelli che hanno portato a termine tre cicli di
trattamento negli ultimi cinque anni con tre farmaci diversi di differenti classi chimiche,
senza esito positivo.
Da un punto di vista temporale distinguiamo il trattamento della schizofrenia in faseacuta e
in fase residua.
La fase acuta della schizofrenia si manifesta con sintomi psicotici floridi e agitazione
psicomotoria. In molti casi è necessario effettuare un ricovero ospedaliero in questa fase,al
fine di evitare che il paziente danneggi sé stesso o le persone circostanti. È importante
intervenire precocemente con farmaci antipsicotici ma anche con benzodiazepine o,
talvolta, con la contenzione fisica.
Il riconoscimento di un esordio psicotico è tuttavia molto più problematico qualora
insorga in maniera insidiosa, soprattutto se sono prevalenti i sintomi negativi, meno
»eclatanti», e quindi più difficili da diagnosticare dei sintomi positivi. La durata di una
psicosi non trattata è correlata ad una peggior prognosi nel tempo.
Alla terapia della fase acuta segue in genere il proseguimento della terapia nella fase di
mantenimento, al fine di evitare le recidive, nella fase definita residuale . In genere viene
utilizzato lo stesso farmaco utilizzato in fase acuta. In questa fase è essenziale integrare
l9intervento psicofarmacologico con interventi psicosociali, per migliorare il funzionamento
lavorativo e sociale del paziente. È essenziale intervenire in modo specifico sulla
compliance alla terapia per migliorare l9aderenza alla stessa e la gestione degli eventuali
effetti collaterali.
07. Definire l'episodio L9episodio maniacale è definibile in:
38 Disturbi dell'umore maniacale A. un periodo definito di umore anormalmente e persistentemente elevato, espanso o irritabile edi
aumento anomalo e persistente dell9attività finalizzata o dell9energia della durata di almeno
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una settimana e presente per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, oppure di qualsiasi
durata se è necessaria l9ospedalizzazione.
B. Durante il periodo di alterazione dell9umore e di aumento di energia ed attività sono richiesti
almeno tre sintomi (quattro se l9umore è solo irritabile) presenti ad un livello significativo e che
rappresentano un evidente cambiamento rispetto al comportamento abituale fra:
1. autostima ipertrofica o grandiosa
2. diminuito bisogno di sonno
3. maggiore loquacità o continua spinta a parlare
4. fuga di idee o pensieri che si succedono molto rapidamente
5. distraibilità riferita o osservata
6. aumento dell9attività finalizzata (sociale, lavorativa, scolastica o sessuale)
7. eccessivo coinvolgimento in attività che hanno alto potenziale di conseguenze dannose:
acquisti incontrollati, comportamenti sessuali sconvenienti o investimenti finanziari avventati)
C. L9alterazione dell9umore deve inoltre essere sufficientemente grave da causare una marcata
compromissione del funzionamento sociale o lavorativo o da richiedere l9ospedalizzazione per
prevenire danni a sé o agli altri, oppure devono essere presenti manifestazioni psicotiche.
D. L9episodio non deve poter essere attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o ad altra
condizione medica.
dell’umore
Un episodio è invece definito ipomaniacale quando:
A. siamo in presenza di un periodo definito di umore anormalmente e persistentemente elevato, espanso ed
dell’attività dell’energia,
irritabile e di aumento anomalo e persistente finalizzata o della durata di almeno
quattro giorni consecutivi e presente per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni.
dell’umore
B. Durante il periodo di alterazione e di aumento di energia o attività è richiesta la presenza di
maniacale, quattro se l’umore è solo
almeno tre dei sintomi già descritti per la diagnosi di un episodio
irritabile.
C. I sintomi devono rappresentare un cambiamento evidente rispetto al comportamento abituale e
l’episodio
presentarsi a livello significativo, deve essere associato ad un evidente cambiamento del
dell’individuo
funzionamento, che non è caratteristico quando è asintomatico
l’alterazione dell’umore
D. ed il cambiamento nel funzionamento devono essere osservabili dagli altri
l’episodio non deve essere sufficientemente grave da causare una marcata compromissione del
E. l’ospedalizzazione.
funzionamento sociale o lavorativo o da richiedere In caso di manifestazioni psicotiche
l’episodio deve essere considerato, per definizione, maniacale.
Gli studi di neuroimaging, anche funzionale, nello studio dei disturbi
01. Descrivere i correlati di
39 Disturbi dell'umore dell9umore ha evidenziato disfunzioni a carico del sistema limbico,
neuroimaging del disturbo coinvolto nell9elaborazione delle emozioni, a carico dei gangli della base e
bipolare dell9ipotalamo, responsabile della regolazione del ritmo sonno veglia,
dell9appetito e del comportamento sessuale.
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In soggetti con disturbo bipolare I &