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EFFETTI DESIDERATI DEI TRATTAMENTI TERMICI REAZIONI DI DANNO TERMICO
Distruzione microbica
Distruzione vitamine e altri fattori nutrizionali
Inattivazione enzimatica
Formazione di caratteristiche sensoriali indesiderabili: imbrunimento, gusto di cotto e perdita di consistenza
Modificazioni strutturali e della texture (cottura)
Diminuzione del valore biologico delle proteine
Sviluppo di aromi e di flavours (cottura)
Formazione di composti di neoformazione mutageni
Distruzione componenti antinutrizionali o di sostanze tossiche
Formazione di composti di neoformazione tossici (cottura)
L'ottimizzazione dei trattamenti termici consiste nella massimizzazione dell'effetto di distruzione dei microrganismi e degli enzimi e nella minimizzazione del danno termico.
Tutto è relativo, la cottura è una denaturazione voluta; normalmente il danno termico va valutato per ogni singolo alimento: massimizzare effetti voluti e minimizzare effetti non voluti.
LA PASTORIZZAZIONE termica
Esistono
anche delle tecnologie non termiche per la pastorizzazione, che possono sfruttare ad esempio la variazione di pressione. La pastorizzazione viene normalmente ottenuta con trattamenti a temperature inferiori a 100°C; consente la distruzione delle forme microbiche patogene (e non) non sporigene e di disattivare gli enzimi termolabili presenti nell'alimento. Non esiste una temperatura standard di pastorizzazione, esiste il binomio tempo-temperatura; dipende anche dallo scopo della pastorizzazione: per ogni tipologia di prodotto viene identificato il patogeno più termoresistente e di conseguenza viene applicata la pastorizzazione. Si possono distinguere diversi tipi di trattamento che si prefiggono scopi diversi: Ad esempio: - La pastorizzazione bassa: 60-65 °C per 30 minuti, utilizzata per vino e birra, e per latte destinato alla produzione di formaggio (latte destinato ad un processo fermentativo); - La pastorizzazione alta: 75-85 °C per 2 o 3 minuti, metodoutilizzato un tempo per il latte alimentare e ora sostituito dall'HTST (prodotto destinato al consumo diretto); La pastorizzazione rapida o HTST (High Temperature Short Time): 75-85 °C per 15-20 secondi, condotta sul latte. Quindi lo scopo della pastorizzazione è rendere un alimento sicuro per il consumo umano (assenza di patogeni) e stabile (inibizione di modificazioni di natura microbiologica o enzimatica) per il periodo di conservazione previsto, nelle condizioni di conservazione previste (ad es., temperatura di refrigerazione, confezione chiusa, ecc.). Poiché le forme sporigene, i microrganismi termoresistenti e gli enzimi termostabili permangono nel prodotto, la conservabilità dei prodotti pastorizzati è limitata (giorni/settimane) e i prodotti pastorizzati devono essere mantenuti a temperatura di refrigerazione. Tutto questo consente di impedire o rallentare lo sviluppo della microflora e delle attività enzimatiche residue; per questo motivo.I prodotti di pastorizzazione presentano una data di scadenza. La pastorizzazione in generale, garantisce quindi una conservabilità limitata nel tempo (normalmente giorni o settimane) ed è particolarmente efficace se applicata a prodotti acidi (pH inferiore a 4,5), nei quali non è possibile lo sviluppo di forme microbiche sporogene. È dunque un trattamento di conservazione a breve termine ed è spesso abbinato ad altre tecnologie di conservazione come: refrigerazione, uso di atmosfere modificate, uso di conservanti chimici, acidificazione, abbassamento del valore di attività dell'acqua mediante aggiunta di ingredienti opportuni. Fino alla data di scadenza il prodotto pastorizzato NON può avere nessun patogeno se tenuto alle condizioni di conservazione precise; infatti sul prodotto abbiamo la data di scadenza e non il termine minimo di conservazione. Il confezionamento non prevede nemmeno la sterilizzazione. In generale si applica la
pastorizzazione su prodotti liquidi, fluidi, solidi; di norma la pastorizzazione è seguita da un rapido raffreddamento del prodotto, per limitare lo sviluppo dei microrganismi residui e il danno termico. I pastorizzatori sono impianti relativamente semplici, che utilizzano come mezzo di riscaldamento vapore o acqua calda e operano a pressione ambiente.
Clara Rech P a g . 2 | 7
PRINCIPI DI TECNOLOGIA ALIMENTARE
Operazioni unitarie Prof.ssa Giovannelli#Lezione 10
Controllo della pastorizzazione
La gestione dell'operazione di pastorizzazione si deve basare sui seguenti punti:
- Valutazione e validazione delle condizioni tempo-temperatura del trattamento, cioè verificare che il trattamento sia efficace per la distruzione dei microrganismi e per l'inattivazione enzimatica definiti come obiettivo.
- Verifica del raggiungimento della temperatura target per il tempo stabilito in tutta massa del prodotto. Questo punto è particolarmente importante nei prodotti solidi disomogenei.
trattamento che comporti un'elevata temperatura per un breve periodo di tempo (almeno 71,7 °C per 15 secondi o qualsiasi altra combinazione equivalente) o mediante un trattamento di pastorizzazione che impieghi diverse combinazioni di tempo e temperatura raggiungendo un effetto equivalente.
Presentare una reazione negativa alla prova della fosfatasi e positiva alla prova della perossidasi. È tuttavia autorizzata la fabbricazione di latte pastorizzato che presenti una reazione negativa della prova di perossidasi a condizione che sulle confezioni figuri una indicazione del tipo: pastorizzato a temperatura elevata.
Al trattamento termico deve seguire un rapido raffreddamento che porti il latte nel più breve tempo possibile ad una temperatura non superiore ai 4 °C.
Deve avere un contenuto in sieroproteine solubili non denaturate non inferiore all'11% delle proteine totali, non inferiore al 14% delle proteine totali nel latte fresco pastorizzato.
Non inferiore al 15,5% delle proteine totali nel latte fresco pastorizzato di alta qualità.
Il pastorizzatore, qualora presente in un processo produttivo, rappresenta sempre un CCP e presenta tutti i punti di controllo. Bisogna saper valutare il binomio tempo-temperatura.
LA STERILIZZAZIONE
La sterilizzazione termica ha lo scopo di distruggere tutte le forme microbiche, comprese le spore, e di inattivare tutti gli enzimi. È quindi un trattamento molto più drastico della pastorizzazione, che consente di ottenere un prodotto stabile per lungo tempo a temperatura ambiente. Possiamo raggruppare i punti principali che descrivono la sterilizzazione:
- Il trattamento a temperatura superiore a 100°C ha l'obiettivo di inattivare le spore oltre che le forme vegetative.
- Le temperature impiegate nella sterilizzazione sono legate all'acidità dell'alimento:
- Per prodotti non acidi (pH > 4,5) occorrono circa 115-120 gradi per almeno 20 minuti.
- Le temperature di sterilizzazione provocano la distruzione della quasi totalità delle attività enzimatiche.
- Il trattamento può essere effettuato sull'alimento già all'interno del contenitore (alimenti confezionati), oppure sull'alimento sfuso, che verrà poi confezionato in contenitore sterile con sistema di confezionamento asettico. La confezione deve quindi essere sterile ed ermetica.
- I prodotti sterilizzati sono definiti conserve, in quanto sono stabili per tempi molto lunghi (mesi/anni), a temperatura ambiente. È il trattamento a determinare quindi la tipologia di prodotto.
- La conservabilità è dovuta al fatto che "tutte" le forme microbiche sono state distrutte e che "tutte" le attività enzimatiche sono state inattivate.
- Per gli alimenti con pH inferiori a 4,5 (conserve acide), le
Le temperature del trattamento termico sono anche inferiori a 100 gradi. Questa differenza è determinata dal fatto che i microrganismi sporigeni non si sviluppano a pH inferiori a 4,5. Questi prodotti sono dunque definiti conserve anche se non hanno subito un classico trattamento di sterilizzazione. La conservabilità è garantita dal fatto che il prodotto sterile è confezionato in una confezione sterile ed ermetica, che ne impedisce la ricontaminazione da parte di agenti esterni.
I prodotti sterilizzati non hanno una data di scadenza ma un termine minimo di conservazione (da consumarsi preferibilmente entro...). Da quando si apre la confezione abbiamo la fine della sterilità; in ogni caso si ha un termine minimo di conservazione ma abbiamo in ogni caso un lento declino dovuto a reazioni non enzimatiche che avvengono secondo l'equazione...
forma di resistenza che alcuni microrganismi possono assumere in condizioni avverse. Le spore sono molto più resistenti alle alte temperature rispetto alle forme vegetative e richiedono temperature più elevate per essere inattivate. La sterilizzazione termica è un processo che utilizza il calore per eliminare o ridurre al minimo la presenza di microrganismi. Questo processo è ampiamente utilizzato in diversi settori, come l'industria alimentare, la sanità e la produzione di farmaci. Durante la sterilizzazione termica, è importante considerare diversi fattori, come la temperatura, il tempo di esposizione al calore e la resistenza termica dei microrganismi target. Questi fattori possono variare a seconda del tipo di microrganismo e del prodotto da sterilizzare. In conclusione, l'inattivazione termica dei microrganismi è un processo fondamentale per garantire la sicurezza e l'igiene in diversi settori. La conoscenza delle caratteristiche termiche dei microrganismi e l'applicazione corretta delle tecniche di sterilizzazione termica sono essenziali per ottenere risultati efficaci.forma di latenza delle cellule, con un metabolismo ridotto al minimo. In pratica se le condizioni ambientali non sono adeguate allo sviluppo del microrganismo, la cellula si converte in una forma dormiente.