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Trasmissione di calore e metodi di scambio
ɗQ ΔT→oppure = .ɗt R
Dove:
- Q = Quantità di calore
- t = Tempo
- T = Temperatura
- ΔT = Forza motrice del trasferimento
- R = Resistenza al trasferimento del calore
La trasmissione di calore può avvenire con metodo diretto (immettendo vapore direttamente nel prodotto) o con metodo indiretto, tramite parete di scambio (a scambio tubifero, a piastre, a tubi, ecc.)
Tra i metodi di scambio di calore possiamo osservare tutti i metodi relativi alla cottura e alla conservazione, quali:
- Pastorizzazione
- Sterilizzazione
- Concentrazione
- Essiccamento
- Congelamento/Surgelazione
Pag. 168 Tipi di scambiatori di calore (Elenco):
- A fascio tubiero
- A piastre
- Tubolari
- A Tubo in tubo
- A superficie raschiata (SSHE)
- A serpentina
- A camicia
Parlando di liquidi, lo scambiatore più efficace è quello a piastre. È caratterizzato da piastre di acciaio molto sottili, poste a distanza di circa 2 mm l'una dall'altra, con
ampiasuperficie di scambio.Passando il liquido da entrambe le parti della piastra, considerando la breve distanza tra una piastra e l'altraed effettuando il passaggio ad elevate temperature, le piastre permettono una velocità di aumento del caloremolto elevata;Questa velocità assicura che non vengano prodotti effetti indesiderati (Es. nel latte.La fase successiva, per il corretto trattamento del liquido, è una rapida refrigerazione;Questa avviene sempre nello stesso scambiatore ed avviene ad uguale velocità rispetto a quella diriscaldamento.Questo processo è utilizzato per il latte pastorizzato.
Pag. 169-171 Flussi del prodotto e dei fluidi di riscaldamento:Negli scambiatori a tubi, i tubi sono immersi nel liquido per scaldare o raffreddare il liquido.Il flusso del liquido che passa nei tubi e il flusso del fluido da riscaldare/raffreddare possono avere flussi cheprocedono verso la stessa direzione o che procedono verso direzioni opposte.
Pag.
172-173 Trattamenti termici: È importante valutare se utilizzare, a seconda dei diversi prodotti, trattamenti termici a freddo o a caldo in base alle esigenze ed alle funzioni.
Trattamenti a caldo: Distruggono i microorganismi in quanto ne alterano la parete esterna ed inattivano gli enzimi a partire dai 50°C agli 80°C. A seconda dei diversi microorganismi che si vogliono eliminare, si possono adottare temperature differenti (Es. il botulino richiede un T° di 150°C; Le forme vegetative richiedono una T° di 60-70°C o 5-10°C).
Esistono fattori che influenzano poi la termoresistenza, quali:
- La natura del microorganismo (muffe e lieviti sono più resistenti dei batteri);
- Il grado di infestazione;
- Ambiente (alimento) e pH dell'ambiente:
- pH < 4,5 I microorganismi sporigeni non sviluppano;
- pH > 4,5 C'è lo sviluppo;
- PH < 3,7 arresto dello sviluppo di molti batteri.
Un trattamento termico può essere realizzato in modo da garantire una stabilità limitata nel tempo; una esposizione molto lunga al trattamento può provocare danni al prodotto fino a renderlo inappetibile.
→Pag. 174 Metodi di sterilizzazione:La sterilizzazione può avvenire attraverso calore secco o calore umido.
- Calore secco:La sterilizzazione attraverso il calore secco è una tecnica usata per vetreria, metallo ed oggetti che non fondono.
Per una sterilizzazione completa è necessario che sia raggiunta una T° di 160°C per un’ora oppure che sia raggiunta una T° di 180°C per 30 minuti, il tutto in un ciclo di circa 180-240 minuti.
Avviene all’interno di stufe a secco, con l’azione di aria calda (attraverso sistemi di ventilazione ad aria forzata) che agisce per un certo N° di componenti cellulari.
E’ una tecnica ormai in disuso.
soppiantata dalla sterilizzazione a vapore, di gran lunga più rapida.
Calore umido:
Nella sterilizzazione attraverso calore umido si adopera del vapore acqueo, il quale presenta il vantaggio di un'alta capacità termica unita alla facilità di penetrazione tra le fibre dei tessuti e la penetrazione nei corpi porosi.
La sterilizzazione mediante autoclave è quella più diffusa (essendo poco costosa); Essa non è tossica ed è utilizzata per la sua buona capacità di penetrazione.
Questa tecnica sfrutta l'azione del vapore saturo. È una tecnica effettuata in autoclave, la quale elimina i microrganismi (MO) mediante la denaturazione di loro proteine e di altre biomolecole.
Pag. 175 Condizioni di processo per il trattamento termico:
Esse dipendono da:
- Fattori Biologici, quali la resistenza ad Eumiceti ("E", ovvero Funghi) e microrganismi (MO);
- Fattori fisici, quali la velocità di penetrazione del calore.
Pag.
176 Fattori biologici: I microrganismi (MO) hanno un diverso grado di tolleranza al calore in base a vari fattori, quali: - Tipo di alimento; - Fattori intrinseci; - Fattori esterni. I fattori intrinseci riguardano: - Il tipo di microrganismo: - Le muffe e i lieviti sono meno resistenti dei batteri; - Le spore sono più resistenti dei batteri e, in generale, sono le strutture più termoresistenti; - Le forme vegetative sono meno resistenti delle spore. - L'età della coltura: - Si ha minore resistenza nella fase di crescita; - Le spore prodotte a maggiori °C sono anche maggiormente resistenti. I fattori esterni riguardano: - Il fatto che i microrganismi sono maggiormente resistenti al vapore secco piuttosto che a quello umido. In base al tipo di alimento, e quindi in base alle sue caratteristiche di composizione e stato fisico, possiamo dire che: - Più il mezzo è idoneo allo sviluppo microbico, maggiore sarà la resistenza termica.Dei microrganismi;
Una maggiore quantità di lipidi determina una maggiore resistenza da parte dei microrganismi; Questo perché i lipidi forniscono loro un effetto protettivo.
Una maggiore quantità di zuccheri semplici ed amidi dona una maggiore resistenza ai microrganismi;
Una maggiore forza ionica ed una maggiore quantità di Sali influenzano la popolazione microbica;
La presenza di sistemi colloidali influisce sulla popolazione microbica;
Può esserci un'influenza sulla popolazione microbica a della struttura fisica dell'alimento.→Il livello di A influenza la resistenza dei microrganismi Un minor livello di A determina una maggiore resistenza. →Pag. 176-178 Il pH e gli MO: →Il pH è probabilmente il fattore più importante di tutti In genere i microrganismi hanno massima resistenza a pH neutro e bassa resistenza a pH basso.
Il Clostridium botulinum:- A pH 7 ha la massima resistenza e produce
dell’esotossina;- A pH 6 la resistenza diminuisce;- A pH da 3,7 a 4,5 sono presenti anche microrganismi (Es. Lieviti e muffe);- A PH minore di 3,7 si presenta l’inattivazione enzimatica, la quale è la principale ragione deltrattamento termico.In alimenti a pH maggiore di 4,5, il Clostridium botulinum è il più pericoloso e resistente al calore (se in formadi spore).In condizioni di anaerobiosi, in un contenitore sigillato può crescere per produrre una potente esotossina(Neurotossina).T° di crescita ideale per i microrganismi:- 55°C – 35°C per i microrganismi termofili;- 40°C – 10°C per i microrganismi mesofili;- 35°C – 5°C per i microrganismi Psicrofili.→Pag. 179-180 MO e pH degli alimenti:Tutti gli alimenti hanno una particolare e specifica composizione chimica e un determinato grado di acidità.Quest’ultimo aspetto è molto importante per lo sviluppo dei microrganismi;Infatti,
negli alimenti con un pH inferiore a 4,5 i microrganismi sporigeni non si sviluppano, mentre se il valore è oltre il 4,5 lo sviluppo e la moltiplicazione di tali germi è favorita. Un alimento acido, scatena una reazione chimica in base alla quale ne consegue una sottrazione di sali minerali all'organismo, al contrario un alimento alcalino tende a non sottrarre sali minerali fungendo da bilancia. Pag. 181 MO e T°: Alle temperature più basse (-18°C o più), soprattutto per l'indisponibilità d'acqua, i batteri non sono in grado di crescere e proliferare nell'alimento. Ricordiamo però, come abbiamo fatto più volte, che anche questo freddo estremo non è in grado di uccidere i batteri che semplicemente attendono "ibernati" condizioni migliori (es. lo scongelamento). A temperature superiori (che arrivano ai +4°C) la crescita batterica è nella migliore delle ipotesi, ovvero estremamente lenta;semplice duplicarsi di un singolo organismo batterico alle temperature di un buon frigo può richiedere fino a 6 ore. Sopra i +4°C/+5°C iniziano invece le temperature di crescita e proliferazione batterica. Queste temperature sono le più pericolose. In particolare diversi batteri patogeni hanno un optimum di temperatura che va dai 25 ai 40°C (vedi tabella sotto) cioè una temperatura normalmente presente negli ambienti di lavoro del cibo. Questo intervallo di temperatura permette la buona crescita dei microrganismi. Per alcuni di essi (termofili) la temperatura è favorevole fino ai 65°C. Questo livello di temperatura segna il limite di sopravvivenza per molte specie. Superata questa temperatura i microrganismi presenti nel cibo iniziano a morire (a seconda della temperatura toccata e del suo tempo di mantenimento), è per questo motivo che una buona cottura del cibo aiuta sempre la sicurezza alimentare. →Pag. 182 Trattamento termico: Può essererealizzato in modo da garantire una stabilità limitata nel tempo o molto lunga (anche di qualche anno). →Pag. 183 Distruzione termica dei microrganismi: La cinetica di distruzione dei microrganismi, secondo Bigelow, segue la legge definita dall'equazione: ɗN➔ = -KN; ɗ0 Dove: - N = Numero di microrganismi; - 0 = Tempo; - K = Costante; - Il "-" (Simbolo di sottrazione "meno") presente nel risultato indica che "N" diminuisce all'aumentare di 0. Ciò significa che la velocità di riduzione della popolazione è proporzionale al N° di microrganismi per ogni Kg di prodotto. Integrando la relazione e passando alla forma logaritmica