vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
MODELLO FIBRA GENERICA
Rispetto alla fibra isolata, che non mi dice nulla sull’andamento dei
potenziali all’interno della fibra, questo modello mi caratterizza la
distribuzione all’esterno e all’interno della fibra.
Voglio caratterizzare la singola fibra sia per quanto riguarda lo strato
extra che quello intra cellulare.
Avrò un potenziale interno e uno esterno, diversi tra loro: idem per le
conducibilità.
Se attraverso la membrana, introduco una variabile “psi” che si
comporta come i potenziali perché sigma sono costanti a tratti (e all’esterno e i
all’interno). Un osservatore che la attraversa vede un salto in questa variabile; quindi,
delta psi sarà diverso da zero, in generale. Non so cosa mi ha generato questo salto
ma mi basta dire che, essendo che delta psi si comporta come un potenziale e so le
equazioni dei potenziali, allora so scrivere la distribuzione di psi nel volume. Nota la
distribuzione di psi (variabili fittizia), posso tornare ai valori del potenziale, dividendo
psi per sigma -> equazione finale del potenziale (P) in qualunque punto, sia all’interno
che all’esterno della fibra.
Sigma non è più la conducibilità generica ma è diversa tra interno ed esterno: avendo
zone a diverse conducibilità, sigma potrà variare (sigma P indica il sigma nella
posizione interna o esterna).
Quello che ottengo è un’espressione che non ha ipotesi sulla fibra: vale per
QUALUNQUE FIBRA!
-> Qualunque sia la mia sorgente, che è sempre una combinazione di fibre, modellerò
la sorgente applicando un principio di sovrapposizione degli effetti. Posso descrivere
qualsiasi modello di sorgenti.
Da un punto di vista pratico è troppo difficile ma dal punto di vista teorico è molto
importante per la sua generalità.
Perché psi si comporta come un potenziale? Siccome se sono all’esterno sigma vale
sigma e, che è costante all’esterno, questa variabile, a meno di una costante, si
comporta come un potenziale. Idem all’interno. È una variabile ausiliare senza
significato fisico ma utile per costruire queste equazioni. È il potenziale per una
costante -> si comporta come il potenziale a meno di una costante.
Il caso del disco è specifico? No. Si può dimostrare essere valida qualunque sia la
superficie. Il disco è solo un esempio -> valenza generale per qualunque sia la
superficie.
MODELLO DI VOLUME MULTIFIBRA
Miocardio: 10^10 cellule -> impossibile descrivere la sorgente descrivendo il
comportamento delle singole sorgenti.
Devo condensare l’informazione: l’approccio è quello di suddividere il volume in piccoli
volumi, ciascuno infinitesimo, con un numero significato di fibre in ciascuno. Non
descrivo il comportamento di ciascuna fibra ma quello di ciascun volumetto, in cui
tante fibre. Definiscono una nuova densità -> densità di momento di dipolo, definito
per unità di volume. Può essere ottenuto come media degli elementi all’interno.
Strutturalmente ha la stessa valenza ma dimensionalmente è definito per unità di
volume.
Equazione strutturalmente simile ma su un volume.
Questa condensazione delle info in elementi dV è necessaria dal punto di vista pratico:
non traspare che ogni densità dipende dal mio elemento dV con cui suddivido il
volume. Se faccio dV troppo grossi, perdo un effetto di distribuzione spaziale e quindi il
potenziale misurato sarà poco preciso. Se dV sono troppo piccoli, perdo il vantaggio di
condensare le info in elementi dV. Devo allora progettare bene la suddivisione dV.
Diapositiva di sintesi dei modelli di sorgente visti (monopolo, dipolo, singola
fibra, generica fibra, sorgente generica): struttura ripetitiva delle equazioni.
Dalle sorgenti semplici (monopolo) alla più generica (es. miocardio).
Il potenziale dipendeva da 3 fattori: questi tre elementi costitutivi li noto in tutte
queste equazioni
- 1/ (4 pigreco sigma) c’è sempre
- Dipendenza dalla sorgente: Io, p, im o derivata seconda, delta psi, Dv
- Distanza tra elettrodo e sorgente: se è monopolo (e quindi anche singola fibra)
la dipendenza è 1/r; nei casi di dipolo (quindi anche generica fibra o sorgente) è
il gradiente di 1/r
NB: l’ipotesi è avere un VOLUME INFINITO E OMOGENEO, costituito dalla sua
CONDUCIBILITÀ COSTANTE! Unico parametro che lo caratterizza.
Se l’elemento non è isolato, il contributo va integrato per tutti gli elementi in cui
abbiamo suddiviso la sorgente.
Il punto fondamentale è il volume infinito e omogeneo -> non è un volume reale. Non
è un’ipotesi realistica: come posso sostituirla? Perché sono utili queste relazioni? In
realtà, quando voglio calcolare il potenziale all’interno di un volume che ha le
caratteristiche di un volume fisico, il risultato che ottengo parte dall’utilizzo di queste
relazioni. Si parte dal caso ideale con alcuni fattori di correzione che tengono conto del
volume non infinito e non omogeneo.
VOLUME CONDUTTORE
Dal volume infinito passiamo al volume reale, che è non omogeneo e ha dimensioni
finite.
In applicazioni biomediche, i volumi sono torace, cuore e encefalo, oppure arti, ecc.
Le dimensioni sono variabili e hanno proprietà conduttive diverse.
I valori di resistività posso essere molto diversi, come per esempio:
- Osso: 177
- Sangue (plasma): 0.7
Hanno allora ordini di grandezza diversi e sceglieranno quindi percorsi diversi. Ancora
più problematico è ad esempio osservare che questa conducibilità dipendono anche
dalla direzione che osserviamo nella struttura: es. muscolo scheletrico
(longitudinalmente la corrente trova meno fatica a passare che trasversalmente). Non
avrà un unico valore costante ma dipende dal punto e dalla direzione di questo punto
-> anisotropia. La conducibilità non è sempre la stessa neanche nello stesso tessuto;
questo perché i muscoli permettono il passaggio di corrente facilmente
longitudinalmente mentre trasversalmente risulta più complicato perché le fibre sono
longitudinali -> trasversalmente devono attraversare continuamente le membrane
delle fibre.
Noi vedremo solo volumi isotropi, i quali hanno un solo valore scalare e non un tensore
(quindi tre valori diversi lungo x, y e z).
Come le correnti si muovono dipende sia dal volume sia dalle zone a più alta o bassa
conducibilità.
Da una parte ho un volume finito, dall’altro ho strutture disomogenee nel volume.
DISOMOGENEITÀ: nel volume conduttore esistono strutture anatomiche che hanno per
loro costituzione conducibilità diverse (es NEL TORACE c’è il cuore con le camere
cardiache e l’Orta che hanno alte conducibilità; ci sono invece le ossa con valori molto
più bassi). Rappresentazione semplificata accorpando le regioni con conducibilità
simile.
Anche nel MODELLO DELLA TESTA: ho cervello, cranio e scalpo. Scalpo e cervello simili
mentre cranio con conducibilità molto più bassa. Modello dettagliato a 3 sfere
concentriche: dall’interno ho cervello, cranio e scalpo. Importante sottolineare
comunque che nel volume ho strutture con conducibilità differenti.
EFFETTI DELLE NON-OMOGENEITÀ: sulla superficie devo garantire una continuità dei
potenziali perché queste superfici sono solo di separazione. Sono infatti superfici
passive che non possono generare potenziali. Non ci sono sorgenti sulle superfici.
Inoltre, essendo passive, dovrò garantire anche una continuità delle correnti (tanta I
entra, tanta I esce) -> continuità correnti e potenziali lungo le superficie passive di
separazione.
Considero la variabile ausiliaria psi e vedo come varia nel volume: punto interno o
esterno. Per lo stesso ragionamento di prima, psi soddisfa le ipotesi del potenziale
perché è costante a tratti. Nell’attraversare la superficie, misuro il salto di psi che
dipende dalla conducibilità.
Nel mio volume allora ciascun elemento genera una variazione di psi, che so
descrivere (psi è ancora una variabile fittizia senza significato fisico).
Questa espressione mi dice che sebbene la superficie di separazione non generi sulla
sua superficie delle effettive sorgenti, ha un effetto sul potenziale che un elettrodo
misura sul punto e quindi è come se ci fossero delle sorgenti sulle superfici. Siccome il
potenziale viene modificato dalla sorgente, è come se ci fosse una sorgente che
modifica il potenziale, anche se non c’è fisicamente -> sorgenti fittizie (o secondarie).
Hanno un effetto ma non ci sono fisicamente.
(Psi ha un salto perché c’è una discontinuità nella conducibilità)
CASO DI PIÙ DISCONTINUITÀ
Il potenziale che misuro nel volume dipende dalla sorgente (come se fosse infinito e
omogeneo) ma anche gli effetti delle disomogeneità, visti come sorgenti fittizie ai capi
delle sorgenti stesse.
Ho anche le equazioni degli effetti delle sorgenti secondarie -> potenziale totale
misurabile composto da:
- Contributo sorgenti effettive / sorgente primaria che calcolo con la distribuzione
dei potenziali
- Serie di contributi, ciascuno per ogni superficie di discontinuità, che agiscono
come effetti correttivi sulla situazione ideale -> sorgenti secondarie
OSSERVAZIONI:
- L’effetto delle sorgenti secondarie esiste solo se ho una discontinuità sulla
superficie (se tende a 0, non ce l’ho)
- Il contributo delle sorgenti secondarie è legato alla sorgente primaria. Il
potenziale misurato sulla superficie di discontinuità, infatti, rientra e non l’avrei
se non ci fosse una sorgente primaria. Questo contributo esiste solo se esiste la
sorgente primaria.
- Il gradiente di 1/r misura la distanza tra l’elettrodo e la sorgente che sto
misurando: è tanto più significativa, tanto più l’elettrodo è vicino alla sorgente
di discontinuità (se è lontana posso trascurarla). Decresce velocemente essendo
il gradiente di 1/r.
- Se la sorgente secondaria è lontana dalla primaria, l’effetto fi di si sarà più
basso e posso trascurare le sorgenti secondarie.
L’elettrodo non posso metterlo dove voglio perché mi influenza le misurazioni se ho
discontinuità.
È possibile progettare il sistema di misura in modo tale da minimizzare gli effetti
delle sorgenti secondarie! Così calcolo il valore delle sorgenti primarie in modo
più preciso. Non è necessariamente da eliminare ma voglio minimizzarlo.
Se l’elettrodo è lontano dalle sorgenti di discontinuit&a