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CARATTERI DISTRIBUTIVI DEGLI EDIFICI

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA I

Prof. Gino Malacarne Cristiana Sabetta

A.A. 2024/2025

Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Architettura

Dipartimento di Architettura – Università di Bologna, Campus di Cesena

Andrea di Pietro della Gondola è stato un architetto italiano del Rinascimento, conosciuto in tutto il mondo.

Chiamato Andrea Palladio, ha progettato ville, palazzi, basiliche e monumenti soprattutto in Veneto.

L’UNESCO ha riconosciuto 24 ville e 23 palazzi nella città di Vicenza, dove si è formato e ha vissuto

maggior parte della sua vita.

Palladio nasce a Padova nel 1508, da una famiglia di umili origini, e muore a Maser nel 1580. Inizia a

lavorare come muratore e marmista nella bottega del costruttore Giovanni di Giacomo da Porlezza e dello

scultore Girolamo Pittoni. In questi anni ha l’occasione di conoscere il nobile Gian Giorgio Trissino dal Vello

d’Oro, un colto letterato e un prestigioso diplomatico, interessato alla riscoperta del mondo classico.

Entrambi avranno occasione di conoscersi durante la ristrutturazione della villa del principe, che decide di

prendersi cura della formazione culturale del giovane. In questi anni Palladio realizzerà le sue prime opere

significative, fra cui la villa di Gerolamo Godi a Lonedo.

Il nome Palladio deriva da un viaggio compiuto a Roma, col fine di studiare la bellezza e l’equilibrio

dell’architettura classica. L’appellativo “Palladio” deriva più precisamente dalla ninfa Pallade, una compagna

di giochi della giovane Atena, che la uccise per errore mentre simulavano un combattimento; Atena prese

quindi il nome di Pallade in segno di lutto per dimostrare il suo rimorso.

La cultura delle ville prima dell’arrivo di Palladio erano le grandi ville degli antichi, ovvero un luogo dove si

andava per passare un periodo di riposo e, allo stesso tempo, per controllare l’agricoltura, in quanto era

situata in zone naturali. Nel 1540, col governo veneziano, Vicenza diventa un centro di primaria importanza,

in quando le esigenze stavano cambiando. La Repubblica Veneziana era famosa per la navigazione, il

commercio e il rapporto con l’oriente, ma sin dal secolo precedente erano iniziati una serie di conflitti che

videro contrapposti l’Impero ottomano e la Repubblica, portando di conseguenza a difficoltà non trascurabili.

In quello stesso periodo, i patrizi veneziani avevano comprato dei terreni che necessitavano di sedi per essere

modificati e, in questo contesto, Palladio viene incaricato di progettare le nuove residenze per i nobili. I

patrizi, però, non volevano avere delle ville troppo complesse e andavano in opposizione ad alcune ville

romane e fiorentine, necessitando di sobrietà ed equilibrio.

Dopo la morte di Trissino, Palladio inizia a collaborare con Daniele Barbaro, noto in particolare come

traduttore e commentatore del trattato De architectura di Marco Vitruvio Poillone e per il trattato La pratica

della prospettiva. Il rapporto con lo studioso aiuterà Palladio a trovare committenti in altre città.

Un grande punto di riferimento per Palladio, e modalità per comprendere il pensiero dell’architetto è, come

accennato precedentemente, il trattato De architectura di Vitruvio, ispirato alla tradizione greca e scritto tra il

29 e il 23 a.C. È suddiviso in dieci libri di cui il primo esplora la formazione dell'architetto. Secondo

Vitruvio, l'architetto deve essere un esperto in una vasta gamma di discipline, tra cui letteratura, geometria,

ottica, filosofia, musica, medicina e astronomia. Un architetto ideale per Vitruvio non dovrebbe essere un

esperto in tutte queste aree, ma deve possederne una buona conoscenza.

"Un architetto non deve né potrebbe essere un grammatico come fu Aristarco (211-145 a.C. - Bibliotecario

di Alessandria), ma neppure un analfabeta; né un musicista come Aristosseno (c. 350 a.C. - filosofo e

musico discepolo di Aristotele), ma neppure un ignorante in materia musicale; non un pittore come Apelle

(IV Sec. a.C. - famosissimo pittore) tuttavia abile nel disegno; non uno scultore come Mirone (V Sec. a.C.

famoso scultore) però esperto nell'arte plastica; non un medico come Ippocrate (c. 470-350 a.C. considerato

il fondatore dell'arte medica) ma nemmeno privo di conoscenze igienico sanitarie; non deve infine eccellere

particolarmente né essere del tutto digiuno di ogni altra scienza.”

Vitruvio definisce poi l'architettura come un'arte composta da sei principi fondamentali: ordine, disposizione,

armonia, proporzione, decoro e distribuzione. La suddivide, inoltre, in tre principali categorie: costruzione,

gnomonica (l'arte di costruire orologi solari) e meccanica (progettazione di macchine, in particolare da

guerra). Ogni costruzione, secondo Vitruvio, deve rispettare tre requisiti essenziali: utilitas (utilità), firmitas

(solidità) e venustas (bellezza).

L'importanza di queste tre qualità è ribadita da Vitruvio: un edificio deve essere solido, funzionale e

esteticamente piacevole. La solidità dipende da fondamenta ben costruite, l'utilità dalla praticità e dalla

corretta distribuzione degli spazi, e la bellezza dall'armonia delle proporzioni e dal calcolo delle simmetrie.

Tornando a Palladio, una delle opere più significative oltre i progetti, sono i Quattro libri dell’architettura,

pubblicati nel 1570 e considerati una delle opere fondamentali per lo sviluppo dell’architettura

rinascimentale. Questa grande opera ha avuto la sua diffusione grazie a Barbaro, il quale aveva anche aiutato

Palladio nella traduzione dei testi classici per la progettazione delle architetture.

Il documento anticipa lo stile dell’architettura neoclassica, determinando anche tutta la produzione

architettonica successiva, compreso Ottocento e fino alla nascita del Movimento Moderno nel Novecento.

Come dice il titolo è composto da quattro libri:

- Primo libro: dedicato alla progettazione di ville e case, basando il proprio sistema di architettura

sulla simmetria e proporzioni classiche

- Secondo libro: vengono esaminati i templi classici greci e romani, proponendo una serie di progetti

che interpretano il linguaggio architettonico della tradizione classica

- Terzo libro: tratta di come palazzi e residenze aristocratiche in città vengono progettati, con focus

sulla disposizione degli spazi e alle decorazioni

- Quarto libro: permette un’analisi approfondita delle regole fondamentali dell’architettura, come le

proporzioni, l’ordine delle colonne e l’uso delle pareti classiche in modo armonioso e funzionale.

L’idea principale presente nei libri è che le dimensioni dei vari edifici dovevano essere determinate in base a

proporzioni precise: il diametro di una colonna, per esempio, viene usato come unità di misura di riferimento

per calcolare le dimensioni delle altre componenti dell’edificio. Una trave di ordine tuscanico, di

conseguenza poteva avere uno spessore pari ai ¾ del diametro della colonna, e la colonna stessa doveva

avere un’altezza pari a 7 volte il suo diametro e la lunghezza della trave doveva essere 5 volte il diametro

della colonna.

Un altro aspetto importante su cui Palladio si concentra è il materiale che suggeriva l’ambiente stesso,

ovvero la Pietra Bianca di Vicenza, caratterizzata da un colore chiaro e tenero e ricavata dalle montagne

vicentine, in particolare dai colli Berici, da Valchiampo e dall’Altopiano di Asiago.

Palladio ha studiato a fondo questo materiale, diventandone un vero esperto. La pietra permette, infatti, una

grande facilità di lavorazione e anche una grande quantità di utilizzo, così che anche i nobili non avessero

troppi costi.

Anche dopo la morte, la fama di Palladio si è consolidata grazie alla sua capacità di progettare e realizzare

ville, conosciute come “Ville palladiane”.

Tra le opere più significative troviamo la Villa Almerico-Capra, detta La Rotonda (1566-1570), caratterizzata

da una pianta quadrata con un salone circolare ricoperto da una cupola, attorno a cui ruotano stanze

simmetriche. Pensata come luogo di intrattenimento e non, a differenza delle altre ville, come centro di

produzione.

Importante anche la Basilica Palladiana di Vicenza (1549), che si affaccia su Piazza dei Signori. Deriva dalla

riprogettazione del Palazzo della Ragione, incorporando alla struttura gotica preesistente, ancora chiaramente

visibile sotto le arcate palladiane nella zona sopra i negozi, le famose logge in marmo bianco con archi a

serliana.

A Venezia troviamo invece la Basilica del Santissimo Redentore (1577-1592), costruita per celebrare la fine

della peste che colpì la città nel 1576. Presenta una pianta a forma di croce greca, con un ampio vano

centrale che si apre su quattro bracci; al centro si erge una grande cupola che he domina l’intera struttura.

Una delle sue ultime opere è il Teatro Olimpio di Vicenza (1576-1577), in cui regna l’esperienza

dell’architetto in una sintesi con la poetica di Vitruvio. È il teatro coperto più antico ancora esistente.

Ha una forma di semicerchio o a “cavea”, tipica dei teatri romani: il palco e l’orchestra sono separati da una

fossa orchestrale, soluzione classica che permetteva una migliore acustica. Sono presenti sedute in gradoni

che possono ospitare circa mille spettatori. La principale caratteristica è la scenografia prospettica, che dà

l’illusione di una città che si estende oltre il teatro.

VILLA BARBARO, Maser, Provincia di Treviso (1554-1558)

Le ville palladiane hanno una storia tutta diversa rispetto i primi progetti derivanti dalle innovazioni del

Bramante e altri architetti romani. Le ville appartengono alla cultura architettonica dell’Italia centrale, e

ruotano tutte attorno a un nucleo comune che dipende dall’armonia delle parti e della composizione

architettoniche.

Villa Barbaro è una delle più significative residenze di campagna del Rinascimento Italiano, massima

espressione della collaborazione tra architetto e committenti. Costruita intorno al 1554-1555 su una casa

dominicale preesistente, la villa era destinata alla gestione delle proprietà dei due esponenti di spicco della

nobiltà veneziana, i fratelli Daniele e Marcantonio Barbaro.

La facciata dell’edificio è composta da una parte centrale a forma di tempio, che ospita la zona residenziale,

e da due ali simmetriche di archi destinati alle attività produttive, che si concludono con due logge sopra le

quali si trovano delle colombaie. La struttura complessiva è caratterizzata da una combinazione di forme

geometriche.

Il progetto di Villa Barbaro nasce in un periodo di grande rinnovamento culturale e sociale, il Rinascimento

Veneziano, tra il XV e il XVI secolo. Durante questo periodo, mentre la Repubblica di Venezia era

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Ingegneria civile e Architettura ICAR/14 Composizione architettonica e urbana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher criistiana di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio di progettazione architettonica i e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Malacarne Gino.
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