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Figura 12. Statua all'esterno nord-est, villa La Rotonda……………………pag.18

Figura 13. Statua all'esterno nord-ovest, villa La Rotonda…………………pag.18

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• Introduzione

Andrea Di Pietro, detto Palladio, nacque nel 1508 a Padova, all’età di sedici anni s'iscrisse a

Vicenza alla fraglia dei muratori e degli scalpellini. Intorno al 1536 il grande talento del giovane fu

scoperto da Trissino, grande umanista e autore di uno dei primi grandi poemi epici del cinquecento

L’ Italia liberata dai Goti. Trissino fu responsabile del mutamento di professione del Palladio ed

ebbe inoltre un’influenza decisiva sul suo atteggiamento rispetto all’architettura. Palladio fu avviato

da Trissino agli studi classici, i quali rimasero per tutta la vita, la sua occupazione preferita. Egli

compì diversi viaggi a Roma, e scrisse due piccole guide, la prima Le Antichità di Roma in cui

riporta brevi descrizioni dei ruderi classici e la loro storia; la seconda Descrizione de le Chiese,

Stationi, Indulgenze et Reliquie de Corpi Sancti, che sonno in la città de Roma, in cui riporta una

descrizione delle chiese romane dal punto di vista religioso.

Verso la fine della vita egli pubblicò i Commentari di Cesare con le sue quarantuno tavole.

Gli scritti sopra citati appaiono di second’ordine rispetto ai celebri Quattro Libri dell’Architettura,

pubblicati nel 1570, i quali trattano argomenti legati solo all’architettura. Questi sono similmente

caratterizzati da acutezza, precisione, chiara e razionale organizzazione. Il primo libro tratta degli

ordini e delle questioni elementari, il secondo degli edifici domestici, il terzo degli edifici pubblici e

dell’urbanistica e infine il quarto dell’architettura religiosa.

Presumibilmente per Palladio la pratica della buona architettura costituiva un obbligo morale e

l’architettura stessa era considerata come disciplina fondamentale delle arti e delle scienze, il cui

complesso rappresentava per lui l’ideale della virtus.

L’architettura palladiana, più di quella di ogni altro architetto del Rinascimento, è fondata su una

serie di elementi concepiti con cura e concettualmente precostituiti: è possibile osservare come

questi elementi venissero combinati in maniera flessibile e creativa in un disegno in cui egli genera

rapidamente venti schizzi differenti per la pianta di un palazzo.

Nella preparazione dei libri studiava opere dei suoi predecessori che avevano trattato l’architettura,

in particolare l’Alberti, che ebbe una notevole influenza su di lui, Vitruvio il maestro guida e

rivelatore dei più grandi segreti dell'architettura. 4

• Le ville

Nella progettazione delle ville e dei palazzi Palladio seguì alcune norme precise, dalle quali non si

allontanò mai. Esigeva una sala posta sull’asse centrale dell’edificio e un’assoluta simmetria tra gli

1 .

ambienti minori ai suoi lati

Fin da sempre gli architetti rinascimentali hanno riguardato alla simmetria come un requisito

fondamentale nella progettazione, ma raramente questa teoria fu applicata nella pratica. Elemento

caratteristico delle ville e dei palazzi palladiani furono la sistematicità e la planimetria.

Figura 1. Piante schematizzate di dieci ville palladiane.

Lo schema delle ville costruite dal 1550 risponde nettamente alle esigenze della villa italiana: logge

e un’ampia sala sull’asse centrale, due o tre soggiorni o stanze da letto, stanze per i servizi e le

scale. Tutte le ville derivano da un unico modello geometrico di base. Palladio ebbe la massima

cura di impiegare rapporti armonici sia all’interno di ogni ambiente che nelle relazioni degli

ambienti fra loro. Questa esigenza del giusto rapporto sta alla base dell’architettura palladiana.

Le facciate delle ville palladiane presentano un problema simile a quello riscontrato nelle piante.

L’architettura monumentale italiana è concepita secondo rapporti di tridimensionalità (tra

lunghezza, altezza e profondità). Ogni edificio necessitava di una facciata così Palladio scelse il

“si deve avvertire che quelle stanze della parte destra rispondano e siano uguali a quelle della parte sinistra: acciochè

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la fabbrica sia così in una parte come nell’altra”. Palladio (p.72) 5

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frontone del tempio classico adattandolo alle sue ville .

Applicando il fronte del tempio antico alla casa, Palladio, riteneva di aver ricreato le facciate degli

edifici residenziali antichi nelle forme e nello spirito.

Palladio fece, inoltre, uso di portici classici, ne è un esempio chiaro il portico con ampia e maestosa

scalinata presente nella Rotonda. Infine l’intera facciata assume il carattere di un pronao.

Guardando queste facciate non si può di certo sfuggire all’impressione che l’architetto nel

disegnarle abbia elargito una quantità d'idee inesauribile, tuttavia non si deve dimenticare che sono

generate tutte in base al medesimo schema.

In questo passo Palladio dimostra come le considerazioni pratiche e i principi di ordine superiore procedessero di

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pari passo: “Io ho fatto in tutte le fabbriche di Villa et anco in alcune della Città il Frontespicio nella facciata dinanti;

nella quale sono le porte principali: perciò che questi tali Frontespici accusano l’entrata della casa, et servono molto

alla grandezza, e magnificienza dell’opera; facendosi in questo modo la parte dinanti più emminente delle altre parti:

oltra che riescono comodissimi per le Insegne, ovvero Armi degli Edificatori, le quali si sogliono collocare nel mezzo

delle facciate. Gli usarono hanco gli Antichi nelle loro fabbriche, come si vede nelle reliquie de i Tempij, et di altri

pubblichi Edificij; i quali, per quello c’ho detto nel proemio del primo libro, è molto verisimile, che pigliassero la

inventione, et le ragioni da gli edificij privati, cioè dalle case”. (p. 75-76) 6

• Villa La Rotonda

La Rotonda, icona universale delle ville palladiane, era considerata dal suo proprietario una villa

urbana o, meglio, suburbana. Paolo Almerico, ecclesiastico vicentino ma soprattutto uomo educato

nei più raffinati ambiti culturali del Cinquecento, poeta e amante delle lettere, vende, infatti, il

proprio palazzo di città per trasferirsi appena fuori le mura, sulla cima di un piccolo colle.

La villa fu progettata da Palladio nel 1566 e divenne abitabile nel 1569 sebbene incompleta. Non

certo villa-fattoria, la Rotonda è piuttosto una villa-tempio, un’astrazione, specchio di un ordine e di

un’armonia superiori. Orientata con gli spigoli verso i quattro punti cardinali, vuole essere letta

innanzitutto come un volume, cubo e sfera, quasi si richiamasse alle figure base dell’universo

platonico. Certo le fonti per un edificio residenziale a pianta centrale sono diverse, dai progetti di

Francesco di Giorgio ispirati a villa Adriana o dallo “studio di Varrone”, alla casa di Mantegna a

Mantova (o la sua “Camera degli sposi” in palazzo Ducale), sino al progetto di Raffaello per villa

Madama. Sta di fatto che la Rotonda resta un unicum nell’architettura di ogni tempo come se,

costruendo una villa perfettamente corrispondente a se stessa, Palladio avesse voluto costruire un

modello ideale della propria architettura.

Palladio immaginò la villa completamente quadrata e innalzò sui quattro lati, che sono altrettanto

prospetti, e sopra una gigantesca scalinata, un elegantissimo pronao composto di sei colonne

d’ordine ionico sormontate da un grande frontespizio.

Nel mezzo del quadrato tagliò un quadrato minore in cui inscrisse un cerchio riservato alla sala e

illuminato da un oculo, destinando i quattro angoli rimasti fuori, alle scale per le quali si doveva

salire al piano superiore. Alla scala si accedeva per mezzo di quattro anditi, corrispondenti ciascuno

a un pronao, dai quali, per parte laterale, si passava alle varie stanze che in tal modo risultavano

appaiate.

Determinata la pianta, l’architetto compartì in tre piani l’altezza dell’edificio, il pianterreno

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riservato alle stanze per la servitù , il piano nobile all’abitazione del padrone, e quello superiore,

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che si raggiunge per mezzo di scale a chiocciola poste ai lati della scala; a luogo di passaggio .

Palladio sosteneva che le stanze del pianoterra fossero riservate “per la comodità et uso della famiglia” in cui per

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famiglia intende la servitù. (p. 23 G. Zorzi, La Rotonda di Andrea Palladio)

“luogo da passeggiare, di larghezza di quindici piedi e mezzo” A. Palladio (p. 137 A. Palladio, I Quattro Libri

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dell’Architettura) 7

Figura 2. Andrea Palladio, La Rotonda a Vicenza.

Figura 3. Andrea Palladio, La Rotonda a Vicenza. 8

È lecito domandare per quale motivo Palladio non ci abbia mai dato nei suoi Quattro Libri, la

riproduzione della sua opera così come l’aveva descritta. È doveroso, inoltre, notare come nessuna

misura delle fabbriche erette prima del 1570, e nominate nei Quattro Libri, corrisponda esattamente

alle misure attribuite dall’architetto nelle sue invenzioni.

Il continuo lavoro, l’esperienza permisero a Palladio di scorgere con minuziosità difetti e mancanze

nelle fabbriche che via via venivano costruite, anche dove questi vizi e difetti non esistevano

realmente; e perciò arrivato alla maturità della sua arte, s’induce a correggere i suoi progetti

5 .

giovanili

Per la Rotonda vengono così fatti due progetti distinti, che non ci danno l’aspetto dell’edificio

realmente eseguito: per questa ragione il Bertotti-Scamozzi, sulla fine del secolo XVIII, decise di

pubblicare alcuni rilievi dai quali sarebbe dovuta risultare la vera architettura della Villa.

Sfortunatamente anche il Bertotti fu trovato scrupoloso nelle misure, una buona ricostruzione della

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Rotonda può essere quella pubblicata dal Burger anche se un po’ troppo sommaria.

Più recentemente Semenzato ha ottenuto risultati più accurati grazie all’utilizzo di poligoni interni,

Gioaconi ha realizzato disegni di ogni tipo e specialmente in acquarello, Lawrence Sass ha

sviluppato modelli delle ville su computer.

Secondo Sass, Palladio creò i disegni e il testo dei Quattro Libri dopo la costruzione delle ville, non

a caso la costruzione della Rotonda è stata iniziata nel 1550 e il libro realizzato nel 1570, il che

significa una delle due cose: o, l’architetto, ha scelto di pubblicare un disegno idealizzato anziché

uno reale, sempre che ne esista uno reale, o volutamente ha preparato un disegno ideale volto a

mostrare i canoni della sua architettura.

Qualunque sia la risposta resta che abbiamo a che fare con un edificio che presenta differenti

pro

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
19 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher albertocrobe di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Architettura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Sassari o del prof Fonti Alessandro.