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Probabilmente però, il fatto che viaggiasse spesso e che fosse fenicio è una
ricostruzione a posteriori: ci spieghiamo i suoi interessi che conosciamo per certo
(geometria e astronomia) pensando che fosse di origini fenicia e abbia viaggiato in
Egitto.
[Una ricostruzione a posteriori è una ricostruzione che avviene dopo avere già preso
conoscenza dello stato di una cosa o degli effetti che se ne sono avuti. Una
ricostruzione che avviene post-mortem, che si avvale di testimonianze e di fattori
mostrati sulle azioni della vita di una persona]
Non scrisse nulla, come molti filosofi di Mileto. Era disinteressato alle cose
umane, tanto da non guardare a terra ma sempre al cielo; Platone infatti, in un
tentativo di metterlo in cattiva luce, racconta che cadde in un pozzo mentre era
troppo distratto dalle sue indagini sul cosmo. Platone però, ci dice anche che dimostrò
grandi qualità scientifiche e pratiche, a cui fu messa a servizio la sua grande capacità
di osservazione.
- Episodio dell’eclissi totale
Secondo una ricostruzione a priori: Talete calcolò l’anno dell’eclissi totale di sole
(studio di matrice babilonese). Le fonti antiche collocano questa eclissi tra la 48ª e la
50ª olimpiade; l'ipotesi che ha riscosso più consensi tra gli storici moderni è che
l'eclissi citata da Erodoto sia l'eclissi totale verificatasi il 28 maggio 585 a.C.
(secondo il calendario giuliano; 22 maggio secondo quello gregoriano), visibile in Asia
Minore.
Secondo una ricostruzione a posteriori: Talete predisse la data di tale eclissi totale
di sole. Il motivo per il quale si definisce questo evento come una predizione è dovuto
al fatto che per calcolare con esattezza un eclissi di quel tipo era necessario avere una
piena consapevolezza della sfericità della terra e saper calcolare la parallasse.
- L’aneddoto dei frantoi
L'aneddoto dei frantoi di Talete è un celebre racconto che la tradizione riferisce alla
vita del filosofo milesio, primo dei Sette saggi. A riportare l'episodio è Aristotele, nella
sua Politica. Al centro dell'aneddoto sta il rilievo e l'utilità della pratica filosofica e la
sua presunta inadeguatezza ai bisogni della vita quotidiana. Si tratta di temi in parte
correlati a un altro celebre episodio, dai risvolti comici, riguardante anch'esso la vita
del filosofo presocratico, tramandatoci da Platone: la caduta nel pozzo di Talete
intento all'osservazione astronomica e della conseguente irrisione da parte di
un'arguta servetta trace. Entrambi gli accadimenti, infatti, vertono sulla
considerazione nella quale è tenuto il filosofo e in generale il sapiente, percepito come
lontano dalle cose terrene e incapace di agire in maniera adeguata alle
esigenze della vita, secondo l'archetipo, già allora vivo, e poi divenuto un paradigma
universale, del «professore distratto». Secondo quanto riportato da Aristotele, Talete
era criticato dai suoi concittadini per lo stato di povertà nel quale lo relegava la pratica
coerente della sua inclinazione filosofica. Queste accuse nei confronti della filosofia lo
avrebbero spinto a un gesto, di valenza essenzialmente pratica, che smentisse le
insinuazioni sull'inutilità della ricerca teoretica: avendo previsto, grazie alle sue
conoscenze astronomiche, un abbondante raccolto di olive, Talete, quando si era
ancora in inverno, avrebbe raggranellato una piccola somma di denaro con la quale,
distribuendo dei piccoli anticipi sui guadagni futuri, avrebbe preso in affitto per poco
prezzo, essendosi in periodo di bassa richiesta, tutti i frantoi di Mileto e della vicina
isola di Chio. Il suo piccolo investimento si sarebbe trasformato in un grande profitto
con l'avverarsi delle sue previsioni nella stagione della raccolta delle olive, durante la
quale avrebbe potuto fissare l'affitto dei frantoi in regime di monopolio. In questo
modo, Talete – conclude Aristotele – dimostrò ai denigratori della ricerca del sapere
quanto sia falsa l'opinione comune e quando facile sia, per un filosofo, arricchirsi con
le sue conoscenze, al solo volerlo, anche se il fine della filosofia è la ricerca libera e
disinteressata e non il perseguimento di ciò che Aristotele chiama la crematistica (da
χρήματα, in gr. ricchezza), ovvero l'arricchimento personale.
- Le altre abilità di Talete
Era abile nel prevedere le inondazioni del Nilo; prevedeva i terremoti (causati dal
movimento dell’acqua su cui la terrà è appoggiata) [questa interpretazione della terra
piatta come un grande ammasso di roccia sull’acqua fu utilizzata spesso da Talete,
però essa in principio apparteneva agli oracoli caldaici che definivano la terra come
una zattera su Oceano]; sapeva calcolare l’altezza delle piramidi. Tutte queste sono
delle testimonianze.
- La novità del pensiero di Talete
Talete non credeva ai miracoli o all’intervento di una divinità, ma osservava il
cambiamento dei fenomeni e sulla base di quest’osservazione stabiliva una regola.
Egli quindi osservando dava spiegazioni alla realtà. La novità quindi è
l’osservazione e la ricerca di una spiegazione materialistica ai fenomeni della natura
senza ricorrere alla divinità. Talete ad esempio a differenza degli oracoli caldaici non
attribuiva all’acqua valore divino, ma definendola come principio intrinseco del cosmo
attraverso un’attenta osservazione di tutte le cose naturali e delle loro origini.
T1, DK11A12. Fonte: Aristotele, Metafisica I (Alpha)
“Ci dev’essere una qualche sostanza, o più di una, da cui le altre cose vengono
all’esistenza, mentre essa permane. Ma riguardo al numero e alla forma di tale
principio non dicono tutti lo stesso: Talete, il fondatore di tale forma di filosofia, dice
che è l’acqua (e perciò sosteneneva che anche la terra è sull’acqua): egli ha tratto
forse tale supposizione vedendo che il nutrimento di tutte le cose è umido [...].” (Testo
non definitivo)
In questo testo tratto dalla Metafisica Aristotele tenta di ricostruire una prima storia
della filosofia. Il testo è diviso in due parti (a) e (b).
- Domanda: Cosa è interessante e nuovo di quello che ci dice Aristotele?
La prima cosa da notare, è che Aristotele carica un presocratico di un lessico
tutto suo (per esempio il termine sostanza, è un termine aristotelico). La sostanza
(primo termine aristotelico) per Aristotele è la prima categoria dell'essere, cui si
riconducono o di cui si predicano tutte le altre; essa come 'forma' sussiste in sé e
sostiene le determinazioni di ciò che esiste costituendone la natura o essenza. L’
archè (secondo termine aristotelico) per Aristotele è la materia dalla quale tutte le
cose esistenti derivano e dipendono, nonché la forza o legge che spiega la loro nascita
e la loro morte. I presocratici non parlavano di archè ma si interrogavano sul
cosmo e sulla ricerca di un principio causale unico e omogeneo al quale non fu
assegnato nessuna parola in particolare.
- Domanda: Aristotele cosa ci dice sull’archè?
Anche questo è un termine aristotelico, ed egli vuole che tutti i presocratici si
interroghino sull’archè: questa discussione al tempo dei presocratici non si intavolò
probabilmente in questo modo, poiché loro si interrogarono principalmente sul cosmo
e sulla sua origine, e in questa fase ne individuarono una sola. Una sola origine, un
solo “archè”, che per Talete era l’acqua. Ma come fa ad individuarlo? Dice che
esiste Oceano? Aristotele esplica la novità di Talete, ovvero l’osservazione. Talete
guarda come si generano e mutano le cose e, osservando, stabilisce che tutto è
determinato dall’acqua. Ogni essere vivente ne dipende. Sin da Omero, con Oceano,
l’acqua è l’elemento primordiale del cosmo. Persino per gli egiziani il Nilo è un Dio che
feconda le terre. Per i Milesi invece, l’acqua permette le attività commerciali.
L’importanza dell’acqua per la città di Mileto. C’è una cultura di fondo che spinge
Talete a pensare che l’acqua sia il principio di tutto. Talete non ci arriva però per
credenza, ma per osservazione scientifica.
- Domanda: Qual è il risultato di quest’osservazione scientifica?
La novità di Talete è un metodo scientifico per arrivare all’archè, non l’archè
in sé. Egli va oltre i poeti che si interrogavano sull’origine del mondo: egli assolutizza
le sue affermazioni. Dice che l’acqua sia il principio materiale di tutte le cose, non
divino. Essa, pur essendo all’origine di ogni trasformazione, rimane identica a se
stessa, “permane come sostanza (termine aristotelico)”. Cos’ha Talete? La capacità di
astrarre, ricavando dall’osservazione un principio generale. Questa osservazione non
vale solo come un racconto, ma come una certezza, poiché ne abbiamo le prove che il
mondo viva perché c’è acqua. Il risultato finale è che questo tipo di osservazione,
questa legge, può essere compresa e dimostrata da tutti, mentre gli dei non sono
comprensibili o dimostrabili da tutti.
- Le innovazioni di Talete
1) L’osservazione scientifica
2) Il metodo di indagine sull’archè
3) Capacità di astrazione e assolutizzazione
4) Chiarezza e comprensibilità del messaggio
5) La materialità dell’archè
L’archè in conclusione è la causa di tutti gli enti, da cui per primo si generano e in cui
da ultimo si corrompono; permanendo come sostanza ma mutando nelle affezioni.
Anassimandro (610-546 a.C.)
[Anassimandro è stato un filosofo e astronomo greco antico presocratico e il primo
cartografo della storia. Si conosce poco della sua vita e del suo lavoro; secondo i
documenti storici disponibili, fu il primo filosofo noto ad aver trascritto i suoi studi,
sebbene rimanga solo un frammento della sua opera. Testimonianze frammentarie
trovate in documenti postumi hanno permesso di ricostruire un ritratto dell'uomo.
Anassimandro fu uno dei primi sostenitori della scienza e cercò di osservare e spiegare
diversi aspetti dell'universo, con un particolare interesse per le sue origini, sostenendo
che la natura sia governata da leggi, proprio come le società umane, e tutto ciò che
disturba l'equilibrio non può continuare a lungo. Come molti pensatori del suo tempo,
la filosofia di Anassimandro includeva contributi a molte discipline. In astronomia,
tentò di descrivere la meccanica dei corpi celesti in relazione alla Terra. In fisic