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PROSPETTIVE TERAPEUTICHE
Da anni sono utilizzati gli inibitori dell’acetilcolinaesterasi come farmaci che all’inizio della
malattia
possano essere utili per ritardare la compromissione della memoria, come la neostigmina, che
non passa
nel SNC e la fisostigmina, che però porta a effetti collaterali periferici troppo consistenti per
permetterle
di essere impiegata nella terapia, entrambi inibitori della colinesterasi.
Tipicamente un farmaco utilizzato è Donepezil, ma anche dei farmaci nootropi, come Piracetam
e
Aniracetam. Tra i farmaci disponibili o in fase di sviluppo troviamo anche la diidroergotossina e
la
pentossifillina, che hanno effetti vasodilatatori e sui recettori monoamminergici. Sono impiegati
anche
farmaci agonisti muscarinici come l’Arecolina e Pilocorpina.
Studi riguardi a possibili trattamenti nella malattia di Alzheimer hanno ipotizzano la
somministrazione per
via oculare del fattore di crescita NGF per ridurre l’evoluzione della malattia riducendo la morte
neuronale.
I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei, il cui prototipo è l’acido acetilsalicilico ovvero
aspirina)
hanno un impiego nella malattia di Alzheimer come in generale ce l’hanno nelle malattie
neurodegenerative, perché in seguito alla neurodegenerazione si instaura quasi sempre un
processo
infiammatorio e questo è dovuto alla produzione di detriti. Questa reazione infiammatoria, che
all’inizio
dovrebbe essere benefica, diventa così eccessiva da essere causa di prodotti d’infiammazione,
come le
citochine, quindi l’infiammazione stessa protratta nel tempo porta ulteriormente a morte la
cellula.
Recentemente, nel giugno 2021, è stato approvato dall’FDA un anticorpo monoclonale
Aducanumab
contro l’amiloide, nuovo farmaco contro l’Alzheimer che ha le potenzialità per rallentare il
decorso della
malattia. Si è rilevato utile nelle forme iniziali riducendo l’APP.
Ad oggi le strategie più utilizzate prevedono l’impiego degli inibitori delle colinesterasi
(Donepezil,
rivastigmina e galantamina) associate ai FANS.
Nel 2019 è stata introdotta anche la nemantina come antagonista dei recettori NMDA che ha
dimostrato
una modesta azione di inibizione del deterioramente cognitivo e avvalora le evidenze
sperimentali che gli
amminoacidi eccitatori (come le eccitotossine) siano coinvolti nella progressione della malattia
di
Alzheimer.
COINVOLGIMENTO DEL SISTEMA COLINERGICO NEI MECCANISMI D’APPRENDIMENTO
La prima evidenza del fatto che che il sistema
colinergico giocasse un ruolo chiave nei
meccanismi dell’apprendimento e della
memoria è stata quella che la Scopolamina
(insieme ad Atropina, prototipi degli
antagonisti dei recettori muscarinici)
compromette nell’animale i meccanismi della
memoria.
Nella shuttle box viene misurato il numero di
evitamenti (non entrare nel compartimento
dove la somministrazione del cibo è associata
ad uno shock ai piedini). Negli animali lesionati
nel nucleo basale magnocellulare e negli
animali trattati con scopolamina il numero di evitamenti diminuisce rispetto ai controlli.
Oltre alla Scopolamina, un altro prototipo di antagonisti dei recettori muscarinici è l’Atropina.
L’intossicazione da atropina (antagonista dei recettori muscarinici) presente nelle bacche della
Atropa Belladonna dà una sintomatologia centrale caratterizzata da:
-iniziale stimolazione con agitazione, iperattività, soppressione del sonno REM, allucinazioni,
compromissione della memoria recente a cui segue coma e paralisi midollare
Antidoto è la fisostigmina, inibitore delle colinoesterasi, che aumenta l’acetilcolina, che sposterà
la
tropina dai recettori, perché tropina e scopolamina sono antagonisti competitivi dei recettori
muscarinici
per l’acetilcolina. Non si può somministrare direttamente acetilcolina in vivo, perché una volta
somministrata per via orale o endovenosa viene degradata subito dalle esterasi, a livello
intestinale e del
sangue e non verrà assorbita. La fisostigmina invece riuscirà a passare.
-Descritti nella letteratura casi di deliri collettivi attribuiti poi ad intossicazioni con bacche della
pianta.
SCOPOLAMINA
Scopolamina, o siero della verità per le sue proprieta di compromettere la memoria recente, è
definita
anche come droga da stupro (tipologia di sostanze psicoattive che possono essere utilizzate
con lo scopo di
perpetrare violenza sessuale). Le sostanze utilizzate per facilitare lo stupro possono avere
effetti sedativi,
ipnotici, dissociativi e/o causare amnesia. Possiedono la caratteristica di poter essere
somministrate alla
vittima, assieme a cibo o bevande, senza che questa se ne renda conto. Nei paesi
anglosassoni l'atto di
aggiungere tali sostanze alle bevande è noto come "drink spiking" ed è considerato reato,
perfino se non è
seguito da una aggressione od altro tipo di violenza. Le più comuni droghe da stupro sono il
gamma
idrossibutirrato (GHB), che ha effetti sedativi mediati da un proprio recettore e dal recettore
GABA, la
MDA (La 3,4-Metilenediossiamfetammina, meglio conosciuta come MDA, differisce dalla più
nota NMDA
"Ecstasy" per un gruppo metilico in meno e causa effetti euforici e allucinogeni) e talune
tipologie di
benzodiazepine tra cui in particolare il flunitrazepam, comunemente noto come Rohypnol. Taluni
studi di
provenienza statunitense classificano anche l‘alcol come una droga da stupro.
UTILIZZO DI ACH (Acetilcolina)
Per il suo ruolo:
1) Nella memoria (utilizzati anticolinoesterasici)
2) Nella motilità (utilizzati antagonisti muscarinici)
La malattia di Parkinson è causata da una
degenerazione dei neuroni dopaminergici
(nigro-striatali) e delle vie dopaminergiche,
che partono dalla substantia nigra a livello
cerebrale e che si portano ai nuclei della base
ed in particolare allo striato. Dallo striato
ripartiranno delle fibre di natura GABAergica
che vanno alla corteccia da cui partiranno delle
vie che recandosi al midollo spinale regolano
la motricità.
A livello dei nuclei della base queste vie
dopaminergiche prendono contatto sinaptico
con degli interneuroni colinergici (intrinseci al
corpo striato, cioè al nucleo della base) che a sua volta prenderanno contatto con le vie
GABAergiche in
uscita che regoleranno la motricità.
La dopamina, fisiologicamente, ha il ruolo di esercitare un tono inibitorio sugli interneuroni
colinergici
striatali. Quindi, quando la dopamina degenera, come avviene nel Parkinson, questo tono
inibitorio sul
neurone colinergico viene a mancare e quindi il neurone scaricherà maggiormente, facendo
danno. Nel
parkinson viene bloccata l’acetilcolina, i cui effetti risultano incrementati e questo blocco lo si
attua con
antagonisti dei recettori muscarinici, come Atropina o Scopolamina, che sono utilizzati in certe
fasi della